ANGEL HEART

Il seguito di "CITY HUNTER SONO IO!!!", altra crossover CH Drama-CH e Angel Heart anime/manga

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. K66s
     
    .

    User deleted


    Ed eccomi qui con un’altra crossover , il seguito di “CITY HUNTER SONO IO!!!” che per ovvi motivi ha senso che sia letto solo da chi ha già letto la prima parte della storia. Stavolta ho incrociato CH Drama, CH e AH (quindi un incrocio a tre, anzi, anche qualcosina di più, ma adesso non dico altro ^__-) Per continuità con la storia precedente anche qui ogni capitolo è punteggiato di link che rimandano alle musiche delle tre storie a cui mi sono ispirata, creando una colonna sonora che non pretende certo di essere migliore dell’altra, ma ho ritenuto necessario comunque metterla per mantenere lo stile della ff a cui si riallaccia. Ogni capitolo ha come titolo il nome di un angelo con il suo attributo divino, i giorni in cui regna sulla terra e i doni spirituali che porta con sé, che hanno a che fare con quello che succede nel capitolo (beh, se non me la faccio complicata non sono contenta, no? ^__-). Attenzione, il primo capitolo è molto più lungo del normale, perché mi serviva per farvi entrare nel MIO mondo, quello che ho creato, e vi assicuro che non è stata un’impresa facile riuscirci! Allora, la storia comincia pochi mesi dopo dal momento in cui termina la prima ff, ed esattamente a New York, dove succede che….Buona lettura! ^__^
    ”Angel Heart – Finally – Sigla iniziale”

    CAPITOLO 1 – PAHALIAL (DIO REDENTORE) / 23 - 27 GIU / COMPRENDERE LE LEGGI DELLA NATURA E IL PROPRIO RUOLO. CAPACITÀ DI COMPRENDERE IL PROPRIO RUOLO NELLA VITA. FEDELTÀ IN AMORE.

    ”Senshi Tachi no Kizuna”

    New York – Queens - 9.30 p.m.

    “Allora, quando pensate di sposarvi voi due?”
    La domanda improvvisa fece andare di traverso a Lee Yoon Sung il caffè che stava bevendo, immerso com'era nei suoi pensieri.
    “Mamma! Perché salti fuori con questa domanda proprio adesso?!” sbottò quando ebbe modo di tirare il fiato dopo una lunga serie di colpi di tosse, la lingua ancora bruciante.
    E meno male che Kim Na Na non era presente!
    Per sua fortuna subito dopo cena lei aveva deciso di concedersi un lungo bagno caldo e rilassante, giusto per dare sollievo ai muscoli doloranti dopo il duro allenamento a cui si era sottoposta anche quel giorno.
    Dal momento stesso in cui avevano messo piede in America, circa sei mesi prima, si erano sistemati nel Queens in quella elegante villetta trifamiliare con giardino, che aveva consentito alla loro neonata famiglia di vivere unita ma nello stesso tempo con una certa privacy.
    Sua madre e Ajussi avevano ognuno un loro appartamento ai lati mentre lui e Kim Na Na vivevano in quello più grande nel mezzo.
    Questo dava a tutti il più ampio margine di movimento ma permetteva anche che ogni qualvolta lo volessero potessero ritrovarsi tutti affettuosamente insieme, cosa che si ripeteva puntualmente tutte le sere a cena e in certi casi anche a colazione o a pranzo.
    Solo che se sua madre e Ajussi avevano trovato ben presto uno scopo tranquillo per la loro vita nell’apertura di un loro ristorante, il “Korean Delicious Food”, e su quello stavano concentrando tutte le loro energie, Kim Na Na al contrario si era intestardita nell’idea che prima o poi lui avrebbe ripreso il suo “lavoro” di City Hunter, e per meglio seguirlo in quell’impresa si stava preparando ossessivamente per migliorare le sue capacità atletiche e di combattimento.
    Conoscendo la sua testardaggine non le aveva opposto una resistenza aperta, ben sapendo che avrebbe ottenuto esattamente l’effetto contrario, ma la faccenda stava diventando stancante anche per lui, seppure non si potesse negare che fosse un allieva pronta e di talento.
    Però a lui l’idea che perfezionasse la sua professionalità di “scudo umano” piaceva quasi quanto l’idea che le sparassero addosso, e cioè proprio per niente!
    E poi, a che scopo tutto questo?!
    Lui non aveva affatto deciso quale direzione dare alla sua vita, non ancora.
    Aveva sempre sognato una vita tranquilla e serena e ora che ce l’aveva, perché mai doveva rinunciarci per buttarsi di nuovo nel pericolo?!
    Questo si diceva quando l’irrequietezza cominciava a salire, dopodiché si rinchiudeva nel suo studio a lavorare per i progetti di nuovi software che stava curando come consulente esterno per il Gruppo Shinhwa, una multinazionale coreana che aveva una sede anche a New York.
    Un lavoro sicuro, tranquillo, redditizio…e anche mortalmente noioso!
    Ma questo non l’avrebbe mai ammesso con Kim Na Na, che lo aspettava al varco per ribadire il suo punto di vista.
    Soffocò un sospiro di impazienza.
    Davvero non riusciva più a capirsi, e non sapeva cosa fare di sé stesso…
    E dire che aveva creduto che una volta arrivati a New York sarebbe stato tutto facile!
    In parte le sue aspettative erano state soddisfatte, nel senso che poter vivere con Kim Na Na il loro amore alla luce del sole e in più avere sua madre e Ajussi vicino lo rendeva felice, però c’era quel piccolo tarlo nella sua testa che…..mah, ancora non sapeva da cosa dipendesse, né come riuscire a gestirlo.
    Forse la risposta stava in quello che gli era successo quella mattina e in quello che aveva fatto poi di conseguenza e….
    “Lee Yoon Sung….so che forse non sono la persona più adatta per chiedertelo. Magari pensi che mi sto comportando da madre impicciona e che non sono nella posizione di farti la morale, visto il mio passato, però….”
    Oddio, si era talmente astratto nei suoi pensieri da dimenticarsi della domanda di sua madre!
    E dire che non era una domandina tutta da ridere…
    “Tu hai il diritto di farmi tutte le domande che vuoi, madre. E’ solo che mi hai colto di sorpresa.” si affrettò a rassicurarla, accarezzandole una mano con dolcezza.
    La donna sorrise confortata.
    Non si sentiva mai completamente a suo agio di fronte a suo figlio quando rivangava il modo in cui lo aveva concepito, ossia con una relazione extraconiugale con un uomo sposato, anche se mai aveva ricevuto da lui una sola parola o un solo sguardo di rimprovero!
    “Sono contenta che tu me lo dica. E’ solo che….so che per molti giovani d’oggi vivere insieme e basta è naturale e che il matrimonio viene considerato una cosa sorpassata…tu poi hai vissuto a lungo qui in America e…capisco che ti sei abituato alla loro mentalità, però….confesso che per la mia generazione è un po’ più difficile pensarla così, e poi ho sempre sognato di accompagnare mio figlio all’altare! Inoltre credo che anche a Kim Na Na farebbe piacere.”
    Lee Yoon Sung si rabbuiò.
    “Te lo ha detto lei, questo?”
    “Oh no, lei non avrebbe mai osato, però l’altro giorno stavamo passeggiando insieme e l’ho vista soffermarsi davanti ad un negozio di abiti da sposa con uno sguardo incantato…Mi è sembrata molto interessata, ecco tutto.”
    Lee Yoon Sung sospirò.
    ”Kou no Kodou”
    Sì, non faceva fatica a credere che fosse vero.
    Kim Na Na era una ragazza all’antica, che per di più per tutta la sua vita non aveva nemmeno avuto il tempo di intrattenere relazioni con l’altra metà del cielo, presa com’era dalla necessità di sopravvivere nella situazione difficilissima in cui si era trovata.
    Sola, con un padre in coma in ospedale per più di dieci anni e una montagna di debiti da ripagare.
    Tutta la sua vita era stata solo lavorare, lavorare e ancora lavorare, e non per potersi concedere chissà quale lusso ma semplicemente per poter restare a galla.
    Figurarsi, era stato proprio lui a darle il primo bacio alla bella età di ventisette anni!
    E anche se lei si era adattata senza protestare alle sue decisioni senza mai lasciar intendere qualcosa di diverso, non era affatto strano che desiderasse dentro di sé realizzare il classico sogno di quasi tutte le ragazze.
    L’abito bianco, la musica, i fiori… e tutto il resto.
    Un altro sospiro, poi una smorfia.
    Lui al contrario come TUTTI i maschi provava una certa repulsione all’idea di infilarsi in uno stupido smoking e recitare la parte del pinguino per un’intera giornata, e tutto per ottenere un altrettanto stupido pezzo di carta!
    No, non era ancora pronto per quello, proprio no!
    “Mamma, capisco i tuoi desideri e li rispetto, però questa è una cosa tra me e Kim Na Na e siamo noi a dover prendere insieme questa decisione, non credi?”
    La madre si morse le labbra, poi chinò la testa.
    “Certo. Hai ragione, e scusa se mi sono intromessa.”
    Lui le regalò un sorriso luminoso, giusto per farle capire che non ce l’aveva affatto con lei.
    “Non hai nulla di cui scusarti. Non sai quanto sia bello per me avere una madre che si preoccupa per il mio benessere. E’ una gioia alla quale non riesco ancora ad abituarmi!”
    Lee Kyung Hee rispose al sorriso del figlio con pari luminosità.
    “E tu non sai quanto sia bello per me avere un figlio di cui preoccuparmi. Solo che è un po’ strano essere passata dal cambio del pannolino direttamente alle nozze!” scherzò facendogli l’occhiolino poi rise, e anche Lee Yoon Sung si unì alla sua risata.
    Era bello il rapporto che era nato con sua madre, caldo e affettuoso, ma anche pieno di momenti di umorismo come quello.
    Ora che Lee Kyung Hee era stata liberata dal suo tormento di rintracciare il figlio scomparso era diventata un’altra donna; in quelle condizioni di spirito anche la sua reazione alla leucemia era stata di una forza straordinaria, al punto che I medici erano molto ottimisti sulle possibilità di una completa remissione della malattia!
    Intanto la donna si dedicava alla sua nuova vita con entusiasmo e i suoi progetti per il ristorante erano secondi solo a quelli di Ajussi per grandiosità e impegno.
    Ma a proposito di questo...
    “Dov’è finito Ajussi? E’ sparito subito dopo cena senza dire una parola!” le domandò curioso.
    La madre sollevò le spalle.
    “Credo che avesse un appuntamento con una signora…”
    Lee Yoon Sung la guardò incredulo.
    “Dici sul serio?”
    “Beh, ha fatto amicizia con quella rappresentante che ci ha venduto le pentole per il ristorante e così…l’ho sentito invitarla a vedere un film insieme.”
    Lee Yoon Sung alzò gli occhi al cielo, poi gemette.
    Aish, era in arrivo un’altra botta micidiale alla sua carta di credito, che Dio avesse in gloria quel benedett’uomo!
    “Capito. Sarà meglio che vada a lavorare ancora un po’, se voglio riuscire a pagare tutte le pentole che si farà convincere ad acquistare!”
    “Ma non stai lavorando troppo, figlio mio?” si preoccupò subito la madre.
    “No, stai tranquilla, lo faccio soltanto perché mi va’; lo sai che come consulente posso fare gli orari che voglio. Ora scusami, ma devo proprio andare.”
    Scostò la sedia dal tavolo e si alzò, poi si chinò a baciare la madre sulla fronte e le sorrise.
    Dopo un ultimo saluto si avviò verso la scaletta interna che gli consentiva di passare nell’appartamento a fianco, quello in cui viveva con Kim Na Na.
    Prese la direzione del suo studio nel seminterrato, quello in cui portava avanti i suoi progetti informatici in totale solitudine.
    Uno dei motivi che lo aveva spinto a scegliere quella villetta era stata proprio l’esistenza di quell’ambiente sotterraneo, nato come rifugio antiatomico e da lui trasformato in studio attrezzato con tutte le apparecchiature elettroniche più sofisticate: ovviamente era insonorizzato e costruito in modo tale da essere praticamente indistruttibile.
    Se mai li avessero assaliti con armi pesanti sarebbe potuta crollare tutta quanta la casa ma il suo studio sarebbe rimasto solidamente in piedi!
    Quando si trovava lì dentro era inattaccabile e solo chi conosceva la combinazione d’accesso poteva entrarci, il che voleva dire non più di quattro persone: sua madre, Ajussi, Kim Na Na e lui stesso.
    Una precauzione forse inutile nella sua posizione attuale ma che si era sentito di prendere quando avevano sistemato quella casa, così come si era sentito di installare nel seminterrato un poligono di tiro e una piccola palestra, dove lui e Kim Na Na si allenavano duramente nelle arti marziali.
    Forse semplicemente certe abitudini sono dure a morire…o forse non si può mai cambiare del tutto, chissà.
    Digitò il codice sulla tastiera, poi entrò nello studio-bunker e si mise seduto nella poltrona.
    Doveva pensare…
    Come doveva comportarsi adesso?
    Poteva ignorare quello che stava succedendo e tornare sui suoi passi?
    Sospirò profondamente.
    Qualcosa dentro di lui si ribellava profondamente all’idea, per questo aveva agito come aveva agito, anche se era ancora pieno di dubbi e incertezze.
    E pensare che quella mattina era iniziata come tutte le altre….

    Flashback

    Central Park - 7.30 a.m.

    “Vado all’edicola a prendere il giornale, va bene?” propose Kim Na Na tutta allegra e pimpante alla fine della lunga corsa che avevano fatto intorno al laghetto.
    Da quando erano a New York avevano preso l’abitudine di fare jogging insieme tutte le mattine, su istigazione di Kim Na Na che lo accusava sempre di essere troppo sedentario e di muoversi solo con la macchina.
    Peccato che questo comportasse levatacce assurde al mattino, momento del giorno in cui lui non brillava assolutamente!
    “Non so dove trovi tutta questa energia la mattina presto! E va bene, ma sbrigati: poi andiamo a fare colazione in quel baretto sulla decima dove fanno quelle buonissime ciambelle, ho una fame da lupi!” si lamentò Lee Yoon Sung, accasciandosi quasi sulla panchina.
    “A non far niente ti stai impigrendo! Se continui così scommetto che diventerai uno di quegli uomini con i rotolini di ciccia sulla pancia, e allora te le sognerai le file di donne che ti corrono dietro di cui ti vanti sempre!” lo prese in giro lei mettendosi le mani sui fianchi.
    “Coooosa?! Ma stai scherzando? Prima che ingrassi io ce ne vogliono di ciambelle! Sei tu quella che deve stare attenta al suo giro vita, e anche così non avrai MAI file di uomini che ti corrono dietro!“ brontolò lui mordace, guadagnandosi una smorfia stizzita. “Piuttosto datti una mossa, ho detto che ho fame!”
    Kim Na Na gli fece una linguaccia, poi ben sapendo che non c’era modo di cambiare il suo caratteraccio si avviò di buon passo verso l’edicola, seguita senza saperlo dal suo sguardo di apprezzamento che a quanto pareva non trovava nel suo corpo tutte le magagne che la voce bugiarda dichiarava di trovarvi.
    Quando lei si fu allontanata un pezzo Lee Yoon Sung allungò le gambe, con l’intenzione di rilassare i muscoli affaticati dopo la lunga corsa.
    Aveva appena chiuso gli occhi e stava per reclinare la testa all’indietro quando una voce risuonò alle sue spalle.
    ”The ballad of silver bullet”
    “Xyz.”
    Lee Yoon Sung si irrigidì.
    Chi poteva lanciargli il segnale di aiuto per City Hunter nel bel mezzo di una tersa mattina qualunque nel parco principale di New York? Era stata una grande sorpresa scoprire che quello fosse il modo in cui a Shinjuku i clienti richiedevano l’intervento di City Hunter, scrivendo quelle lettere sulla lavagna della stazione. Lui stesso aveva usato quel segnale una volta con Ajussi ed era una delle tante coincidenze che lo legavano al destino di Ryo Saeba, alias il City Hunter di Shinjuku.
    Però adesso che cosa c’entrava tutto questo con lui?
    “Che cosa hai detto?”
    “Hai capito bene. Ho detto “Xyz”, e l’ho detto proprio a te, Lee Yoon Sung. No, non cercare di voltarti, ascoltami e basta.”
    Lee Yoon Sung, che aveva appena accennato il movimento di girarsi per scoprire chi fosse il suo interlocutore, si fermò al suono di quella voce sorprendentemente decisa per appartenere ad una donna.
    Perché di questo era sicuro: si trattava di una donna, anche se la sua voce era così bassa e roca da poter essere confusa per certi toni con quella di un maschio.
    Era seduta nella panchina alle sue spalle e di lei poteva solo sentire il profumo, forte e deciso come sembrava essere il suo carattere.
    Per il momento scelse di assecondarla, in attesa di capire quali fossero le sue intenzioni, anche perché era dannatamente curioso.
    “Chi sei? E come fai a sapere il mio nome?”
    “Chi sono io adesso non ha importanza, ti basti sapere che è stato Ryo Saeba a consigliarmi di contattarti. Lui dice che sei l’unico che potrebbe aiutarmi, e io ho un bisogno disperato del tuo aiuto.”
    Lee Yoon Sung si fece più attento: Ryo le aveva consigliato di contattarlo?
    Beh, con quel biglietto di presentazione come minimo doveva ascoltarla, doveva troppe cose a Ryo per permettersi di fare il contrario!
    “Parla: non ti prometto che ti aiuterò ma… ti ascolto.”
    La donna fece una risata breve e un po’ rauca.
    “Fai bene ad essere prudente, perché quello che sto per chiederti è molto pericoloso…infinitamente più pericoloso di qualunque cosa tu possa aver fatto fino ad ora!”
    Lee Yoon Sung alzò le spalle.
    “Non sai com’è stata la mia vita. Comunque se stai cercando di convincermi ad accettare forse non stai usando la tattica giusta!”
    Un colpo di tosse, forse per soffocare un’altra risata più aperta.
    “E’ vero, ma a me piace parlar chiaro e non voglio che poi tu mi dica che non ti avevo avvertito!”
    “Insomma, ti decidi a dirmi che cosa vuoi da me?” grugnì Lee Yoon Sung spazientito.
    “Va bene, andiamo al sodo, anche perché la tua ragazza non tarderà molto ad arrivare. Domani sera alle undici, in cima al 550 Fifth Avenue sulla West 42nd Street a Manhattan, ci sarà una riunione molto importante. Ho bisogno che tu mi installi una cimice, una telecamera, qualunque cosa mi permetta di avere occhi e orecchie in quel posto, perché da quello che verrà deciso in quella riunione dipende la vita di molti innocenti. Ryo dice che tu sei un esperto in queste cose, e io mi fido del suo giudizio.”
    Lee Yoon Sung ci pensò su attentamente, poi scosse la testa.
    “Anch’io mi fido di Ryo, ma non di te e tu mi stai dicendo troppo poco. Perché non puoi piazzarle tu stessa quelle cose, e chi parteciperà esattamente a quella riunione?”
    La donna non sembrò offendersi per quella richiesta, anzi, schioccò la lingua in segno di approvazione.
    “E’ un sollievo scoprire che non sei uno stupido e non ti cacci dentro ai guai senza averci pensato prima almeno un po’! E’ vero, avrei potuto tentare di farlo io stessa ma il sistema di protezione che verrà attivato intorno a quella riunione è troppo sofisticato per le mie capacità: inoltre mi conoscono bene e mi tengono sott’occhio. Anche adesso potrei essere stata pedinata da qualcuno, sebbene sia stata attenta a non farmi seguire.”
    A quelle parole Lee Yoon Sung drizzò le antenne e si guardò attentamente attorno: quello che vedeva intorno a sé non sembrava diverso dallo scenario consueto di Central Park a quell’ora del mattino.
    Un anziano passeggiava piano appoggiandosi al suo bastone, una ragazza correva ascoltando musica con le cuffiette, un uomo lanciava un bastone al suo cane e così via, in tanti piccoli spezzati di vita quotidiana, banali e pacifici.
    Ma come mai Kim Na Na ci stava mettendo tanto a tornare?
    La cercò con uno sguardo preoccupato e la vide mentre parlava sorridente con l’edicolante: aveva il giornale in mano e lo stava salutando, ma poi un ragazzo con dei volantini le si avvicinò e le attaccò bottone.
    Uff, era sempre troppo socievole con gli estranei e c’erano un sacco di mosconi che scambiavano la sua cortesia per disponibilità e finivano per cercare di intortarla di brutto!
    Forse doveva davvero decidersi a metterle addosso un cartello di off limits….ma non era quello il momento adatto per farlo.
    Soffocando un impeto di gelosia si sforzò di considerare che tutto sommato era meglio che stesse lontana.
    Aveva la sensazione che una grana di proporzioni macroscopiche stesse per scoppiargli tra le mani, come sempre quando c’era di mezzo Ryo!
    “Tranquillo, la mia era solo un’ipotesi. I miei uomini stanno monitorando tutta la situazione, ho fatto in modo che il nostro colloquio fosse sicuro.” gli disse la donna intuendo la sua circospezione.
    I suoi uomini?
    Ma chi era quella donna che parlava come un generale di truppe avanzate?!
    “E per rispondere alla tua seconda domanda, a quella riunione saranno presenti Alejandro Tevez, Esteban Gutierrez, Vitòrio Silva…”
    A Lee Yoon Sung mancò il fiato.
    Alejandro Tevez era a capo del cartello messicano di Tijuana, in lotta con i il Cartello di Juárez ed il Cartello del Golfo per l’egemonia sulla cocaina, Esteban Gutierrez comandava il cartello di Medellín, praticamente uno stato dentro lo stato della Colombia, di gran lunga dominante sugli altri due cartelli di Cali e di Norte del Valle, quanto a Vitòrio Silva era il responsabile del Pcc (Primeiro comando da capital), una delle due principali centrali del narcotraffico brasiliano, insieme al CV (Comando vermelho).
    Tutti pezzi da novanta del narcotraffico sudamericano!
    “…e Rijenchan Ritaijin del Chen Da Fu Ei.”
    E quella fu la mazzata finale: niente meno che il capo della mafia taiwanese, la punta di diamante delle mafie orientali!
    “Capisco dal tuo silenzio che sai di chi sto parlando. Se accetti di aiutarmi, sarà come infilare volontariamente la testa in una ghigliottina, con ben poche speranze di salvezza. Non te ne vorrò quindi se decidi di rifiutare ma sappi che non te lo chiederei mai se, come ho già detto, non ci fossero in ballo molte vite innocenti.”
    Un sospiro profondo.
    “Non posso prendere una decisione simile su due piedi. Voglio pensarci, e voglio anche parlare con Ryo. Ho solo la tua parola che è stato lui a inviarti da me, ma se permetti non metto in gioco la mia vita fidandomi delle parole di una sconosciuta di cui non so nemmeno il nome!”
    “Mi pare giusto: ricordati però che il tempo stringe. Se deciderai di aiutarmi, mi troverai al Morningside Inn nell’Upper West Side, registrata sotto il nome di Jacqueline Sparrow, stanza n° 135. Confido che tu sappia fare la scelta giusta, Lee Yoon sung…e che Ryo non si sia sbagliato.”
    Lee Yoon Sung strinse le labbra: anche lui sperava proprio che non si fosse sbagliato!
    “A proposito…il mio vero nome è…Yan Fan Yui.”
    Un fruscio e il silenzio che seguì gli fecero capire che la donna si era infine dileguata con la stessa rapidità con cui era comparsa, lasciandogli per le mani una bella patata bollente, roba da far tremare le mani a chiunque.
    Aveva appena cominciato a pensarci quando Kim Na Na ritornò.
    “Lee Yoon Sung! Scusa il ritardo, ma ho incontrato un ragazzo che mi ha invitato a vedere una gara di aeroplanini radiocomandati. Guarda, ho qui il depliant: ci andiamo dopo colazione? Non è molto lontano e dev’essere una cosa divertente!” gli propose entusiasta tendendogli il depliant che le avevano dato.
    Lee Yoon Sung lo prese distrattamente e se lo infilò nella tasca della tuta.
    “Non mi interessa granchè, quindi se non ti spiace preferirei farne a meno. Andiamo a fare colazione, poi dobbiamo tornare a casa in fretta: voglio lavorare ad alcuni progetti.” le rispose serio, poi si alzò in piedi e si avviò verso una delle tante uscite del parco.
    “Ma…Lee Yoon Sung!”
    Nel suo richiamo esasperato c’era tutto il suo sconcerto per il suo repentino cambiamento d’umore, ma non aveva nessuna intenzione di parlarle delle sue motivazioni e della decisione che doveva prendere.
    Come minimo prima doveva parlare con una certa persona: Ryo Saeba!

    ***

    ”Inbou no Theory”

    Queens - 9.30 a.m.

    “Non si può dire che tu abbia degli amici normali! Come diavolo ha fatto quella donna a finire impelagata con il narcotraffico sudamericano e la mafia taiwanese?!?”
    “Mmhh…Lee Yoon Sung. Sì, mi aspettavo la tua telefonata, ma speravo che lei avesse cambiato idea…” rispose Ryo senza scomporsi a quell’esordio privo di ogni formula elementare di saluto. “Quindi hai incontrato la “Generalessa d’acciaio”…”
    “E’ così che la chiamano?! A me si è presentata come Yan Fan Yui…però non mi stupisce che abbia un soprannome del genere, dà l’impressione di essere parecchio autoritaria!”
    “E’ qualcosa di più di un impressione: Yan Fan Yui è a capo dello squadrone militare “Hei Bao” e ti assicuro che avercela alle costole non è consigliabile per nessuno, lasciatelo dire da un suo ex commilitone!”
    Lee Yoon Sung assorbì in silenzio quella nuova informazione.
    Saeba e quella donna avevano combattuto insieme….soltanto combattuto?
    “Te la sei anche portata a letto?”
    Un colpo di tosse quasi strozzato dall’altra parte.
    “Che razza di domanda…cos’è , ti sei dato al gossip ultimamente?”
    “Capito: c’è Kaori lì vicino e non puoi rispondere.” sogghignò Lee Yoon Sung, divertito come sempre nel constatare che il più grande sweeper del mondo tremava di fronte ad uno scricciolo di donna che pesava un decimo di lui.
    “NON C’E’ KAORI QUI VICINO, lei è a casa che dorme, è solo che io sono un gentiluomo e non mi vanto di certe faccende!” sbraitò Saeba piccato dall’altra parte e Lee Yoon Sung soffocò una risata.
    L’uomo che si fregiava con orgoglio del titolo di Stallone di Shinjuku era capace di essere DISCRETO?!?
    “Comunque sì…diciamo che qualche volta ci siamo scaldati il letto a vicenda, ma niente di che…non era niente di importante per nessuno di noi due. Dopo la fine della guerriglia in cui eravamo coinvolti io mi rifugiai nel Nord America e lei invece scelse di tornare nel sud est asiatico, poi fondò una serie di orfanotrofi per orfani di guerra, di cui quello più grosso ha sede a Taiwan.Quella però è solo una delle molte attività in cui Fan Yui è impegnata: ha le mani in pasta in un sacco di cose, soprattutto perché è un’idealista e cerca sempre di raddrizzare quello che non le piace e lo fa in un modo decisamente diretto. E’ capace di scatenare una guerra e di mettere una nazione a ferro e fuoco per arrivare dove vuole! Ma questa volta aveva bisogno di essere più sottile e così ho pensato che tu potessi supplire alla sua mancanza di delicatezza…Mi rendo conto però che ti sto chiedendo molto e se non te la senti non devi fare altro che tirarti indietro.”
    Lee Yoon Sung esitò: era in debito con Ryo e quindi per lui era un problema rifiutarsi di aiutarlo, ma doveva proprio chiedere il pagamento del suo credito con una faccenda così esplosiva?!
    “Sai almeno perché è così interessata a quella riunione?”
    “No.” ammise Ryo con un sospiro. “Non ha voluto dirmelo, ha detto che era molto meglio che ne stessi fuori, ma viste le persone coinvolte deve trattarsi di qualcosa di davvero importante e a cui tiene molto, altrimenti non rischierebbe così tanto nemmeno lei. Non ho bisogno di dirti quanto sia pericoloso sfidare i cartelli sudamericani! Quanto al Chen Da Fu Ei…beh, metterglisi sulla strada è qualcosa di più che pericoloso. E’ al limite della pazzia.”
    Lee Yoon Sung si concesse un sospiro sofferto.
    Il Chen Da Fu Ei era un’organizzazione di stampo quasi militare: oltre la facciata di industria internazionale, gigante della farmaceutica mondiale, si nascondeva un apparato di matrice mafiosa che aveva addentellati in tutte la mafie più importanti, sostenuto da una serie di squadroni addestrati con tecniche quasi sovrumane che ne facevano degli avversari praticamente imbattibili. A quanto era riuscito a sapere, gli squadroni erano ben cinque: il primo era il Chin Lon, lo squadrone dai connotati più squisitamente militari, quello che interveniva in operazioni d’assalto. Il secondo era Suzaku, composto di assassini che agivano individualmente e non fallivano mai il bersaglio. Poi c’era il Byakko, particolarmente qualificato per le missioni di spionaggio, e poi lo squadrone Seyryu, corpo di kamikaze suicidi per le missioni estreme. E infine, la perla dell’organizzazione; Genbu, il corpo speciale al diretto servizio del capo del Chen Da Fu Ei, Rijenchan Ritaijin.
    Del Genbu facevano parte l’elite degli uomini addestrati dal Chen Da Fu Ei: in realtà si diceva che non fossero uomini ma ombre, capaci di avvicinarsi al loro obiettivo senza far minimamente avvertire la loro presenza, uccidere e poi sparire come fantasmi nel vento.
    In altre parole, mettersi contro di loro era un vero e proprio suicidio!
    “Da qualunque parte la giri, questa storia ha la scritta PERICOLO che lampeggia grande come una casa.” ammise Lee Yoon Sung tirando le fila delle sue riflessioni. “Però…la tua amica dice che ci sono in ballo molte vite innocenti. Che avrà voluto dire? Chi è in pericolo, secondo te?”
    “Non lo so. Però se lo ha detto vuol dire che è vero: Fan Yui non è una persona bugiarda, anzi, è sin troppo sincera.” affermò Ryo sicuro. “Non posso che consigliarti di parlarne con Kim Na Na e poi insieme deciderete se…”
    “Kim Na Na non deve saperlo: tanto lei non potrebbe farci niente, è una cosa che dovrò fare da solo….se deciderò di farla.”
    Silenzio dall’altra parte, poi un sospiro.
    “Secondo me sbagli a tenerla fuori: se c’è qualcosa che ho imparato negli anni è che tenere nascoste le cose alla propria compagna non porta mai a niente di buono. Se dovesse scoprire la verità per conto suo allora tu sarai in una bruttissima posizione, e ancora di più se qualcosa andrà storto.”
    “Se deciderò di infilarmi in questa storia sarà perchè avrò valutato come NON far andare storte le cose, e allora averla fatta preoccupare sarà stata un’inutile crudeltà!” dissentì Lee Yoon Sung con veemenza.
    No, Kim Na Na non doveva sapere proprio niente: se avesse anche solo annusato cosa aveva intenzione di fare si sarebbe fiondata ad aiutarlo, e allora sì che sarebbe successo un disastro!
    La paura per lei lo avrebbe deconcentrato, mentre invece per quella missione avrebbe avuto bisogno di tutto il suo sangue freddo e di tutta la sua lucidità mentale.
    Mmmhh, stava già ragionando come se avesse deciso di accettare….ma se era così, aveva molte cose da fare in preparazione di quella pazzia!
    “Ryo, adesso devo proprio andare: devo considerare molte cose e non ho più tempo. Ti ringrazio per avermi confermato quello che volevo sapere.”
    Lee Yoon Sung chiuse la comunicazione bruscamente come l’aveva iniziata e Ryo restò a guardare pensoso il telefono.
    Davvero voleva ringraziarlo per averlo coinvolto in quella storia?
    Aveva invece la sensazione che lo avrebbe maledetto per questo per molto, molto tempo….
    Quanto a lui, per il momento ne era rimasto fuori, ma… era solo questione di tempo, se lo sentiva nelle ossa, poi sarebbe stato coinvolto, in un modo o nell’altro.
    Sperava di sbagliarsi, ma il suo intuito gli diceva di no!

    ***

    ”Akuma no Sasayaki”

    Queens – 10.00 a.m.

    Mmhhh…
    All’ultimo piano del 500 Fifth Avenue c’era la sede di una ditta che produceva talco per bambini, la “White Cloud S.P.A.”.
    Che ironia, il bianco dell’innocenza abbinato al bianco della depravazione più assoluta!
    Comunque, se quella ditta era coinvolta nel traffico di droga, allora sicuramente quel posto aveva un sistema di videosorveglianza molto sofisticato, nel quale però era pur sempre possibile entrare…sì, con le sue capacità informatiche, questo era sicuramente possibile, e una rapida ricerca su Internet glielo confermò.
    Ci avrebbe dovuto lavorare per un pochino ma poi ci sarebbe riuscito, non era un ostacolo insormontabile.
    Così avrebbe risolto il problema del vedere, ma per il sentire…
    Uhm…
    Se il posto era sorvegliato dal Genbu, non era pensabile infiltrarsi con i suoi soliti sistemi per piazzare una cimice, lo avrebbero scoperto sicuramente.
    Cliccò di nuovo sul pc per osservare meglio le immagini del grattacielo.
    All’ultimo piano erano tutte vetrate, quindi l’ideale sarebbe stato piazzare la cimice direttamente sul vetro, in modo però che non la vedessero.
    A questo proposito da tempo aveva studiato un nuovo prototipo di cimice che faceva proprio al caso suo, qualcosa che non avrebbe dato assolutamente nell’occhio, specialmente se piazzata sul vetro.
    Ne aveva parlato anche con Ryo e forse era stato proprio quello a dargli l’idea che lui potesse essere il tipo giusto per aiutare la sua amica Fan Yui!
    Ma come diavolo poteva piazzarla a quell’altezza…volando?
    Ancora le ali non ce le aveva, però…uff, doveva trovare assolutamente un modo…
    Si agitò sulla sedia e qualcosa che aveva nei pantaloni della tuta scricchiolò.
    Perplesso frugò nella tasca e ne estrasse il volantino sulla gara di aeroplanini radiocomandati che gli aveva dato Kim Na Na quella mattina.
    Un aereo…
    All’improvviso ebbe un’idea: sì, così avrebbe funzionato!
    Eccitato fece qualche altra ricerca su Internet e trovò il modellino che faceva al caso suo: doveva solo uscire a comprarlo, visto che non c’era il tempo materiale per un acquisto su E-Bay e la relativa consegna.
    Superato il nodo più difficile fece una telefonata e risolse il problema del trasporto in sicurezza: sì, anche quello era un particolare da non sottovalutare.
    Una volta stabilito che il piano d’azione era a posto riprese in mano il telefono e digitò un numero.
    “Morningside Inn, come posso aiutarla?”
    “Mi passi la signorina Jacqueline Sparrow, stanza n° 135, per cortesia.” chiese alla receptionist che gli aveva risposto.
    “Subito, signore.”
    Dopo pochi secondi la voce grave di Fan Yui era al telefono.
    “Sì?”
    “Ho deciso di aiutarti. Troviamoci un po’ prima delle undici al Bryant Park. Io sarò su una Porsche nera con una targa del Nebraska, 2007 Porsche 911S. Da lì riusciremo a seguire tutta la riunione.”
    Un breve silenzio dall’altra parte.
    “Grazie. Non mi aspettavo che tu accettassi.” disse infine la donna in tono quasi commosso.
    “Aspetta a ringraziarmi. Prima dobbiamo uscirne vivi….l’unica cosa sicura al momento è che siamo tutti e due abbastanza pazzi da volerci provare!”
    Yan Fan Yui rise.
    “E’ vero. A domani sera, Lee Yoon Sung. E’ un piacere avere a che fare con il City Hunter di New York!”
    “Ehi, aspetta! Chi ha detto che io sono…?!”
    Ma Yan Fan Yui aveva già chiuso la comunicazione e Lee Yoon Sung guardò la cornetta del telefono con il fumo negli occhi.
    Aish, tutti volevano proprio tirarcelo dentro a quella storia ad ogni costo!
    Mise a posto bruscamente il telefono, poi scrollò le spalle.
    City Hunter o no, adesso aveva un lavoro da fare e pochissimo tempo per farlo.
    Ergo, doveva darsi una bella mossa!

    Fine flashback

    ***

    ”Yuuki wo Kudasai”

    Queens – 23.30 p.m.

    Lee Yoon Sung si infilò nel letto e si avvicinò cautamente alla figura di Kim Na Na che giaceva addormentata.
    O almeno così credeva, perché poi lei si voltò e gli allacciò le braccia al collo, stringendosi a lui.
    “Hai fatto molto tardi….e sei stato lontano quasi tutto il giorno, non hai nemmeno voluto pranzare con me. Era un lavoro così importante quello che dovevi finire?”
    Beh, aveva solo dovuto hacherare il sistema di videosorveglianza di una ditta che copriva il mercato del traffico di droga e preparare un aeroplanino a consegnare un nuovo tipo di cimice…quisquilie, insomma, di cui però Kim Na Na non doveva sapere assolutamente nulla!
    “Mmh, sì, ma adesso sono quasi a buon punto: però domani dovrò impegnarmi ancora molto, sono nel momento cruciale, quindi salterò la corsa mattutina e gli allenamenti nel pomeriggio, e probabilmente lavorerò anche tutta domani notte. Tu intanto potresti aiutare mia madre e Ajussi al ristorante, l’inaugurazione è vicina…”
    Kim Na Na mugolò tutto il suo disappunto all’idea di non vederlo ancora una volta per tutta la giornata, ma lui soffocò la sua esclamazione contrariata con un bacio ardente e sensuale.
    L’incendio che divampò furioso e devastante distrasse entrambi dai propri crucci personali e finchè gli ultimi ciocchi di legno non furono bruciati non ritrovarono il fiato per parlare.
    “Lee Yoon Sung…” mormorò lei con la voce ancora arrochita per la passione appena vissuta, mentre gli accarezzava il petto.
    “Sì?”
    “Non potrei aiutarti? Magari insieme faremmo prima e…”
    “No!” proruppe incapace di trattenersi, e lei lo guardò stupita.
    Comprendendo di aver fatto un passo falso Lee Yoon Sung le accarezzò il seno poi la baciò di nuovo, con il preciso intento di distrarla.
    Quando si ritirò lei aveva di nuovo lo sguardo languido e un po’ perso e si era già dimenticata il suo scatto di poco prima.
    “Grazie, ma finirò più in fretta da solo. Si tratta di cose molto complicate e se tu mi aiutassi perderei più tempo a spiegartele che a fare da me. E prima finisco, prima potrò tornare da te!” le spiegò in un tono molto convincente.
    Lei annuì: quell’ultimo argomento era il più persuasivo, quindi si accoccolò contro di lui posandogli la testa sulla spalla.
    Non gli serviva altro incoraggiamento!
    Si chinò su di lei e cercò la sua bocca poi ricominciò a baciarla, deciso a trascinarla con sè nel loro privato universo d’amore cancellando quello più banale e privo di colori del mondo esterno.
    Mosse le labbra sulle sue lentamente, perdendosi nel miele del suo sapore in un bacio infinito, preludio all’unione dei loro corpi.
    Per diverso tempo la stanza fu piena solo dei loro gemiti e sospiri, la dolce colonna sonora del loro amore.
    Quando Kim Na Na si afflosciò tra le sue braccia illanguidita Lee Yoon Sung la strinse forte, poi vegliò su di lei finchè non si addormentò, esausta e appagata.
    Lui restò sveglio ancora pochi minuti, ritornando suo malgrado ad arrovellarsi sui suoi dubbi, ma alla fine la sua conclusione restò la stessa.
    Faceva bene a non preoccuparla, sì: Kim Na Na doveva restare al sicuro, non c’era nessuno bisogno che sapesse cosa stava per fare.
    Nel giro di poche ore, tutto si sarebbe risolto e anche quella brutta faccenda sarebbe stata solo un ricordo.
    O almeno…così sperava!
    Su quel pensiero forse troppo fiducioso si abbandonò al sonno; Morfeo lo colse con il corpo ancora aggrovigliato a quello di Kim Na Na e lo portò sollecito a raggiungerla nel mondo dei sogni.

    ”Suddenly”
    ________________________________

    N.d.A.: Lee Yoon Sung guarda caso lavora per il Gruppo Shinhwa, perché io il mio amato BOF (ovvero il drama “Boys over Flowers” ^^) devo sempre trovare il modo di infilarcelo da qualche parte! ^__- Il 500 Fifth Avenue è effettivamente un grattacielo situato sulla West 42nd Street a Manhattan, ed è adiacente al Bryant Park. Comunque sappiate che io conosco New York solo superficialmente, non ci sono mai stata, quindi è possibile che le mie indicazioni geografiche in questa ff non siano sempre corrispondenti e aderenti alla realtà. Tenetelo presente anche per il proseguimento della storia! Quanto ai cartelli della droga sudamericani, anche qui ho attinto a man bassa da Wikipedia e i nomi dei personaggi sono totalmente inventati (ma non i cartelli, quelli esistono o esistevano veramente!). Chi conosce Angel Heart sa già che da lì ho tratto i personaggi di YAN FAN YUI (CAPO DELLO SQUADRONE MILITARE “HEI BAO”, DETTA LA GENERALESSA D’ACCIAIO) e di RIJENCHAN RITAIJIN (CAPO DEL CHEN DA FU EI). Quanto agli squadroni del Chen Da Fu Ei chiaramente anche per quelli ho attinto da AH, ma in Angel non si dice mai di quali compiti sia investito il Seyryu (almeno, io non l’ho trovato da nessuna parte, a meno che non mi sia sfuggito!), e tra l’altro quello squadrone viene nominato solo una volta, quindi ho deciso io che compiti dargli in base al mio estro.^^
     
    Top
    .
  2. K66s
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 2 - JELIEL (DIO CARITATEVOLE) /25 - 29 MAR/ SPIRITO CARITATEVOLE. AMORE PER L'INFANZIA. ACCORDA FECONDITÀ ALLE PERSONE, AGLI ANIMALI, ALLE PIANTE. RISTABILISCE LA PACE CONIUGALE.

    ”Mokkori Shinaaaaaai!”

    “RYOOOOOOO!!!!”
    A quello strillo acuto Ryo infilò la testa sotto il cuscino, sperando vanamente che bastasse per salvare le sue povere orecchie.
    Dio, che mal di testa aveva quella mattina: ma Kaori doveva sempre chiamarlo in quel modo così squillante e rumoroso?!
    La porta sbattè violentemente contro il muro, segnalandogli che il tornado-Kaori era in arrivo: e meno male che per via della gravidanza il Doc le aveva proibito di usare i suoi famigerati martelli, altrimenti la sua situazione sarebbe stata ancora peggiore!
    RYO! Quando ti chiamo potresti avere il buon gusto di rispondere, non ti pare?!”
    “Quando mi hai chiamato ERI ANCORA GIU’ IN CUCINA, devo forse sgolarmi per tenere una conversazione?!” bofonchiò emergendo dal cuscino per poi girarsi e appoggiarsi alla testata del letto. “E poi, che accidenti di ora è?!Lo sai che la mattina non è il mio momento migliore!”
    Kaori strinse gli occhi e si mise le mani sui fianchi.
    “Certo che lo so, come potrei non saperlo?! E’ perché passi le notti a gozzovigliare in giro per localacci notturni e torni a casa in orari impossibili e in condizioni indecenti!”
    Ryo si rattrappì su sé stesso, conscio che quello era un tasto dolente.
    “Lo dici come se mi ci divertissi! Lo sai che come City Hunter devo sapere tutto quello che succede in città, e il modo migliore per saperlo è andare in giro di notte e…”
    “Buona la scusa…” bofonchiò Kaori guardandolo severa, poi continuò la sua rampogna.”…però stavolta hai esagerato: SI PUO’ SAPERE QUANTO DIAVOLO HAI BEVUTO IERI SERA?!”
    Ryo afferrò istintivamente il cuscino e se lo parò davanti per difendersi: come se quel mucchietto di piume avesse qualche potere occulto di difesa da quella virago!
    E dire che era incinta di otto mesi, ma non aveva perso un filo della sua energia!
    “Non più del solito, perché?”
    “Ah sì? E allora come te lo spieghi QUESTO?!”
    Ryo la guardò perplesso, poi seguì la direzione dello sguardo di Kaori e arrivò ai suoi piedi, dove un gattone bianco e nero con una strana c bianca sulla fronte si stava strusciando contro le gambe della sweeper facendo le fusa.
    “Ho dovuto dargli da mangiare per avere pace! Si può sapere che ti è saltato in mente di portarlo a casa?! Non avevi sempre detto che non era il caso di prendere un animale perchè non avevamo il tempo di tenergli dietro?”
    Ryo si grattò la testa confuso.
    Era stata una serata un po’ trafficata.
    Prima c’era stata la telefonata con Lee Yoon Sung, quando era appena uscito di casa, e la loro conversazione lo aveva messo decisamente in allarme.
    La sua amica era in guai grossi, ancora più grossi di quello che aveva pensato, e presto ci sarebbe finito anche il pivello coreano, visto che sembrava propendere per aiutarla!
    In risposta a quella sua preoccupazione era stato in più locali del solito, cercando notizie che gli potessero chiarire esattamente in che pasticcio si fosse cacciata Fan Yui.
    Se il Chen Da Fu Ei era coinvolto, anche la Yakuza doveva saperne qualcosa, no?
    L’ipotesi aveva senso ma nonostante tutti i suoi sforzi non aveva cavato un ragno dal buco; bocche cucite, sguardi terrorizzati, pallori improvvisi…il che confermava che in ballo c’era qualcosa di così grosso che nemmeno la paura di avere a che fare con lui bastava a rompere la barriera di omertà!
    In compenso però nel suo girovagare il livello dell’alcool ingurgitato era salito ben oltre i consueti livelli di guardia e così alla fine si era risvegliato sdraiato per terra in un vicolo…con un gatto sconosciuto che gli leccava la faccia!
    Aveva scacciato l’animale con un gesto brusco e si era rialzato faticosamente in piedi, ma quel felino gli si era accodato tenacemente e non l’aveva più mollato fino a casa; però doveva essere veramente ubriaco per non accorgersi che il piccolo scocciatore era riuscito ad infilarsi all’interno!
    E adesso, chi la sentiva Kaori?!
    Erano anni che le proibiva di prendersi un animale e ora lui ne portava a casa uno di soppiatto, senza nemmeno chiedere la sua opinione!
    “Ehm…l’ho incrociato per caso ieri sera…mi è sembrato carino e così…ho pensato che, visto che stiamo per avere un bambino, al piccolo sarebbe piaciuto un animale domestico…i cuccioli vanno sempre d’accordo tra di loro, no? Ed è molto educativo che crescano insieme!” improvvisò sperando che la scusa funzionasse.
    Kaori lo scrutò con sospetto, poi guardò il gatto e imprevedibilmente si raddolcì.
    “Beh, questo non è un cucciolo, e poi è una GATTA , non un gatto, però su una cosa hai ragione. E’ davvero carina!”
    Kaori si chinò e accarezzò la gatta sotto il mento, facendole così intensificare le fusa.
    “E va bene. Non mi piace il modo in cui l’hai introdotta in casa di testa tua ma… direi che possiamo tenerla. E poi guarda, con quella C in fronte sembra fatta apposta per noi. Che ne dici, la chiamiamo “CH”? rise la sweeper mentre Ryo la guardava ancora stralunato.
    Fiuuu, era andata per un pelo!
    “Però bisognerà trovare il modo di dirlo con delicatezza a Falcon di questo nuovo arrivo: non so se la prenderà proprio bene, lui odia i gatti!” riflettè Kaori a voce alta.
    La sua riflessione strappò un sogghigno a Ryo: oh sì, a ben pensarci quello era un BUONISSIMO motivo per adottare un gatto, grazie CH!
    Era in arrivo un invito urgente per il Lucciolone a presentarsi a casa sua!
    Ignara dei suoi pensieri machiavellici Kaori fece un’ultima carezza alla gatta poi se ne andò verso la porta.
    “Vai a prepararmi la colazione? Ho una fame…” chiese Ryo speranzoso.
    “La tua colazione era già pronta da un pezzo ma l’ho dovuta dare a questa gattina affamata, quindi tu dovrai arrangiarti! Io esco: devo incontrarmi con Miki e poi vado a fare un po’ di spesa. Ora che abbiamo un gatto ci servono alcune cose, no? Bye Bye!” lo salutò Kaori beffarda poi se ne andò con il suo passo un po’ dondolante, dovuto alla gravidanza avanzata.
    Quando lei fu sparita Ryo guardò la gatta torvo.
    “E così ti sei pappata la mia colazione, eh? Guarda che questo non è un buon inizio, proprio per niente!”
    La gatta lo guardò serafica poi si leccò una zampina, infine gli infilò una serie di “Miao” che lui interpretò più o meno così.
    Non sarà un buon inizio per te, BABBEO, ma per me decisamente sì!
    Rassegnato, Ryo buttò giù le gambe dal letto.
    Quella mattina gli toccava anche prepararsi la colazione, accidenti!

    ***

    ”Senshi Tachi no Kizuna”

    “Ho deciso di avviare le pratiche per adottare un bambino.”
    Mick abbassò il giornale e scrutò la sua compagna con attenzione.
    Gli occhi dolci e castani di Kazue ricambiarono il suo sguardo con fermezza; allora Mick piegò il giornale meticolosamente e lo posò di fianco alla tazza del caffè che aveva appena bevuto.
    “E’ una decisione molto importante..ne abbiamo parlato tante volte, ma tu non hai mai voluto. Come mai hai cambiato idea proprio adesso?” le chiese con prudenza.
    Sospettava che dietro a quella risoluzione improvvisa ci fosse la gravidanza di Kaori, ma sperava proprio di sbagliarsi!
    La novità che Kaori aveva riportato a Shinjuku dopo la spedizione di City Hunter a Seoul di sei mesi prima aveva cambiato un po’ tutti gli equilibri, e non solo nella coppia Ryo-Kaori.
    Tutto sommato Kazue fino a quel momento aveva vissuto la sua impossibilità di avere figli con una certa rassegnazione, visto che anche le altre coppie che li circondavano non li avevano, anche se per motivi diversi, ma lo scoprire che proprio la sweeper che tuttora tendeva a considerare una sua rivale, essendo stata il suo primo amore, era incinta…beh, quello era stato un macigno molto duro da digerire!
    Se poi lo si doveva aggiungere al fatto che lui era tornato sempre più al “servizio attivo”, per così dire, nonostante la sua ferrea opposizione, la conclusione era che quello non era un momento facile per Kazue.
    All’inizio si era dimostrata perennemente inquieta e con i nervi a fior di pelle, poi era subentrato un periodo di calma apparente, e adesso questo..che cosa doveva dedurne?
    Lo faceva per surclassare Kaori o per punirlo per la sua decisione di tornare a fare lo sweeper?
    “So che cosa stai pensando: che lo faccio solo perché sono invidiosa di Kaori…o magari per ripicca perché fai di nuovo lo sweeper.”
    Mick strinse le labbra: accidenti, gli aveva letto dentro alla perfezione, manco fosse telepatica!
    “E non è così?”
    “No. Cioè….non nego che all’inizio ho invidiato molto Kaori e che la tua decisione di riprendere il tuo lavoro così pericoloso, solo perché nel Triangolo d’oro ti è andata bene, mi ha fatto impazzire di rabbia, ma non è per questo che lo sto facendo.” negò Kazue con calma ma anche con forza.” Mick…io ho bisogno di avere uno scopo nella vita.”
    Gli occhi azzurri di Mick si velarono di perplessità.
    Uno scopo?
    “E io non ti basto?”
    Kazue scosse la testa.
    “Non è la stessa cosa. Io ti amo tantissimo, lo sai, però ho bisogno di occuparmi anche di qualcun altro….Voglio un bambino, e questo per noi è l’unico modo di averlo. All’inizio avevo anche pensato di ricorrere ad una delle tante nuove tattiche moderne per forzare la natura, ma poi…ne ho parlato con una mia amica psicologa, e lei mi ha invitato a riflettere su quello che è il ruolo di una madre. La vera madre non è colei che ti genera, ma solo quella che ti cresce. Con amore, con pazienza, con dedizione…io posso essere una madre di quel genere, VOGLIO essere una madre COSI’! Non c’entra Kaori, non c’entra il tuo lavoro, c’entra un mio bisogno profondo, qualcosa che non posso più aspettare a soddisfare!”
    Mick distolse lo sguardo e si passò una mano tra i capelli.
    “Sai che per noi sarà più difficile che per tutti gli altri. Il mio lavoro…”
    Odiava doverglielo ricordare e porle davanti quell’ostacolo proprio adesso, ma non poteva fare a meno di farle notare quanto fosse rischioso avere come padre uno sweeper!
    Kazue si alzò e gli arrivò davanti, poi si accoccolò davanti a lui e gli appoggiò la mano sulle sue.
    “Lo so. Ma se può farcela Ryo puoi farcela anche tu, ne sono sicura. E tanto per essere chiara, anch’io voglio cominciare ad addestrarmi per essere all’altezza della situazione! Forse non diventerò mai come Miki o Saeko, e magari neanche come Kaori, ma voglio provarci. Non c’è nessun motivo per pensare che non possa riuscirci!”
    Mick alzò la testa sorpreso: Kazue aveva sempre rifiutato qualunque sia pur minima forma di addestramento, non aveva neanche mai voluto imparare semplicemente a sparare.
    A tanto era disposta ad arrivare pur di realizzare i suoi sogni?!
    “Kazue…”
    “Mick, non dirmi di no, ti prego! Tu hai uno scopo nella vita, qualcosa per cui sei disposto a morire. Anch’io ne voglio uno, proprio come te!” lo supplicò accorata.
    Mick sussultò, colto alla sprovvista: Kazue era così insicura dei suoi sentimenti da arrivare a pensare questo?!
    Il suo lavoro lo faceva sentire realizzato, d’accordo, e per questo aveva sofferto tanto quando aveva dovuto lasciarlo; riprenderlo lo aveva galvanizzato e gli aveva scrollato di dosso almeno vent’anni, ma questo non voleva dire che sua moglie per lui non contasse niente!
    Perché l’avrebbe sposata se fosse stato così?!
    Dove collocava sé stessa in quell’ordine delle cose?
    Forse era il caso che le chiarisse un pochino le idee…
    “Ti sbagli se credi che sia disposto a morire solo per il mio lavoro: lo farei anche per te, Kazue! Io ti amo, te lo sei dimenticato?”
    Due lacrime brillarono negli occhi castani della donna, poi lei gli sorrise dolcemente.
    “Non l’ho dimenticato, però…oh, non so come spiegartelo, ma….fare lo sweeper ti fa sentire un essere umano completo, giusto? Beh, a me per sentirmi tale invece serve un figlio! Non so dirtelo meglio di così…”
    Kazue chinò la testa e si morse le labbra.
    Possibile che Mick non riuscisse a capire quello che provava?
    Quando lui l’afferrò per le braccia e l’attirò a sé Kazue si abbandonò a lui, docile e cedevole.
    Si ritrovò contro la sua spalla, stretta tra le sue braccia, e il suo profumo virile le solleticò i sensi come sempre.
    “Va bene, Kazue. Faremo come vuoi tu…se per te è così importante, allora lo è anche per me.”
    Non potè trattenere un tremito di gioia e si strinse a lui con entusiasmo.
    “Grazie, Mick! Oh, grazie, non sai quanto mi hai resa felice!” esultò lasciando scorrere finalmente le lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto.
    “Beh, mi pare di averne una vaga idea…” scherzò lui prendendo il fazzoletto per asciugargliele, poi la scostò da sé e le pulì le guance come se fosse una bambina.
    “Allora…avremo un maschietto o una bambina?”
    Kazue rise.
    “Non lo so, ma non mi importa. Mick, avremo finalmente un figlio! Ma ci pensi?”
    Piena di entusiasmo Kazue saltò in piedi e cominciò a ballare per la stanza, mentre Mick la guardava scuotendo la testa.
    E poi era lui quello più pazzo dei due…
    Però era bello vederla così contenta, come non succedeva da tanto tempo.
    Un figlio…
    Beh, anche a lui non spiaceva l’idea di diventare padre, naturalmente, però l’ambiente in cui viveva e si muoveva non era esattamente salutare per un esserino indifeso; per questo una volta tornato al suo mestiere d’origine si era adattato meglio all’idea di rinunciare alla paternità.
    Ora invece doveva rispolverare quel vecchio sogno e affrontare tutte le incognite del futuro che sarebbero nate dalla sua realizzazione, proteggendo ben DUE persone indifese, e non più una sola.
    Il suo sguardo si indurì.
    Toccava a lui far sì che il sorriso di Kazue non si spegnesse nel pianto più disperato….e non sarebbe stato per niente facile, proprio no!
    Un pensiero mordace gli attraversò la mente.
    Maledetto Ryo…MA NON POTEVI TENERE I TUOI DANNATI SPERMATOZOI A POSTO, E CHE CAVOLO?!?!

    ***

    ”Nettaigyo No Keshiki”

    “Che vuol dire “Vieni subito qui perché c’è una sorpresa per te!” ? Ryo, guarda che non ho tempo da perdere con le tue bambinate! Sto lavorando, al contrario di te che sei uno sfaticato, e…ma non è il miagolio di un gatto quello che sento in sottofondo?” grugnì Falcon al telefono.
    La risposta di Ryo non gli piacque per niente, al punto che il gigante iniziò subito a urlare.
    “CHE COSA?!?! HAI ADOTTATO UNA GATTA DI NOME CH????? DISGRAZIATO, E VOLEVI PURE CHE VENISSI A CASA TUA?!?! SEI PROPRIO UN GRANDISSIMO IDIOTA!!!!”
    Falcon sbattè giù il telefono con tanta forza da rischiare di sbriciolarlo, sognando inutilmente che fosse la testa di Ryo.
    Ma possibile che a quarant’anni suonati quel deficiente fosse ancora peggio di un bambino dell’asilo?!
    Afferrò l’asciugamano e ricominciò ad asciugare le tazzine da caffè, compito che aveva interrotto per rispondere al telefono e raccogliere i deliri di quel debosciato.
    “Ma hai sentito che cosa ha fatto Saeba? Ha adottato UNA GATTA! E lo viene a dire proprio a me, quel buzzurro!” disse alla moglie per metterla al corrente delle ultime novità, anche se soltanto in caso di totale sordità la poveretta avrebbe potuto ignorare quello che il marito aveva sbraitato al telefono giusto un minuto prima.
    Miki mugugnò un commento distratto senza mai smettere di mettere a posto i bicchieri e i piattini, così come aveva fatto anche durante la conversazione come minimo animata che si era tenuta poco prima.
    Falcon la guardò preoccupato.
    Niente da fare, Miki era proprio giù di corda in quel periodo.
    Distratta, pensierosa, assorta in chissà quale cruccio.
    E temeva anche di sapere di che cosa si trattasse…
    “Non avevi appuntamento con Kaori questa mattina?” le chiese, tanto per tastare il terreno.
    Miki rialzò la testa e lo guardò con uno sguardo opaco che non gli piacque per niente.
    “Sì, ma mi ha chiamato per dirmi che prima deve andare a fare un po’ di spesa, poi ci troveremo al parco e faremo una bella passeggiata. La sua ginecologa le ha consigliato di camminare molto, specialmente in quest’ultimo periodo della gravidanza…”
    Falcon annuì e Miki riprese il suo compito sempre in silenzio.
    Dopo un po’ di minuti passati in quel clima innaturalmente teso, Falcon non ne potè più.
    Posò l’asciugamano e si decise a prendere il toro per le corna.
    “Miki…che cos’hai? E’ da un po’ di tempo che non sei più tu…E non dirmi “niente” perché sarebbe un insulto alla mia intelligenza!”
    La bella ex mercenaria sospirò e smise di fare il suo lavoro.
    Si girò verso il marito, mordendosi le labbra: e adesso, come faceva a dirglielo?
    “Da quando hai accompagnato Kaori a fare quell’ecografia, non sei più la stessa: mi vuoi dire cosa ti sta succedendo?” continuò Falcon dando prova ancora una volta del suo eccezionale intuito.
    Miki sussultò: accidenti, ci era andato vicino tanto così!
    Però, ormai non poteva più fare a meno di dirglielo…non c’erano segreti tra loro due, come poteva tenergli nascosti i suoi pensieri fino a questo punto?
    Loro due erano un’anima sola, non era giusto che lo escludesse dai suoi sentimenti!
    “Hai ragione. E’ solo che io…ecco, ho visto il bambino nella pancia di Kaori e…non so, mi ha preso un groppo in gola così forte che non posso neanche descrivertelo.”
    Falcon annuì lentamente: proprio quello che aveva immaginato.
    E da lì poi era passata a…
    “Insomma, è da allora che ho ricominciato a pensarci e…Senti, Falcon…ma davvero per noi sarebbe impossibile avere un figlio? Se ce la fanno Ryo e Kaori, perché non potremmo farcela anche noi?”
    Esatto.
    Proprio quello che aveva temuto.
    Puntuale come la cartella delle tasse…e altrettanto sgradita!
    Non che lui non desiderasse essere padre, ma come si faceva a pensare di generare un figlio in quella situazione?!
    La loro vita era sempre esposta a catastrofi di ogni genere, e lui era quasi cieco, accidenti!
    Come faceva Miki a non capire quanto la loro situazione fosse precaria?
    Era già stato un immenso atto di coraggio quello di sposarsi!
    “Miki…tu lo sai che…”
    “Lo so, lo so…Facciamo un lavoro pericoloso, tu non ci vedi bene, eccetera eccetera. Però….anche sposarmi ti sembrava un’impresa impossibile, e invece è filato tutto liscio!”
    Falcon la guardò stralunato: come FILATO TUTTO LISCIO?!
    Il giorno del matrimonio LE AVEVANO SPARATO, non se lo ricordava più?!
    Il suo ferimento, il rapimento di Kaori, la trappola del folle Generale Croiz…tutto sparito, dimenticato, resettato completamente?!
    “Non mi pare che sia andato proprio tutto bene: se non sbaglio tu…”
    “E’ invece sì, è andato tutto bene: ne siamo usciti tutti vivi, noi due ci siamo sposati e Ryo e Kaori si sono messi insieme. Meglio di così!” lo interruppe ostinata.
    Maledizione, non gli stava facendo finire un solo discorso!
    “Miki, non ti sembra di essere un tantino irragionevole? Quello che mi stai chiedendo è veramente troppo!” sbottò spazientito.
    “No! Non sono irragionevole e non ti sto chiedendo troppo! Tu puoi riuscirci, Falcon, tu riesci a fare tutto quello che vuoi. Guarda come sei riuscito a riprendere in mano la tua vita nonostante il tuo problema agli occhi! Nessuno si accorge mai che non ci vedi, ti muovi con una tale sicurezza che solo chi ti conosce bene ne è al corrente!”
    Miki era partita per la tangente e Falcon capì che non sarebbe stato facile convincerla a fare un passo indietro.
    “Falcon…diamoci un possibilità. Io sono sicura che noi ce la potremmo fare. Tu non sei da meno di Ryo, anzi!”
    Falcon grugni: che furba, lo aveva toccato nel suo punto debole, l’orgoglio!
    Se poi lo si combinava con il suo implacabile istinto di competizione verso Saeba tutto ciò poteva davvero spingerlo a fare una scelta avventata e incauta!
    Strinse le labbra, cercando invano una via d’uscita.
    “Miki…dammi almeno un po’ di tempo per pensarci…”
    Miki trattenne un sorriso di trionfo, ma il luccichio sospetto nei suoi occhi scuri era una chiara manifestazione di quanto sapesse di essere a tanto così dalla vittoria.
    “Ma certo, caro. Pensaci pure quanto vuoi: io non scappo da nessuna parte!”
    E felice come una Pasqua, dopo averlo gettato all’inferno, riprese ad ammonticchiare piattini canticchiando un’allegra canzoncina per bambini.
    Anche Falcon riprese il suo lavoro ma in uno stato d’animo molto meno felice.
    Accidenti, accidenti e poi ancora accidenti.
    Un pensiero mordace gli attraversò la mente.
    Maledetto Ryo…MA NON POTEVI TENERE I TUOI DANNATI SPERMATOZOI A POSTO, E CHE CAVOLO?!?!

    ”Fantastic Splash”

    ___________________________________________

    N.d.A.: Beh, di sicuro avete riconosciuto il gatto CH, anche quello è tratto da Angel Heart! Che volete, per questa storia sono stati arruolati tutti, anche gli animali! ^__-
     
    Top
    .
  3. K66s
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 3 - YEHUIAH (DIO DI CONOSCENZA) /27 - 31 AGO/ PROTEZIONE DA OSTILITÀ, INVIDIA, COMPLOTTI. SUCCESSO NEL LAVORO. CAPACITÀ DI COMPRENSIONE NELLA SCIENZA. CARATTERE ORDINATO E RISPETTOSO DELLA DISCIPLINA.

    ”Eagle eye”

    Bryant Park – 10.50 p.m.

    Lee Yoon Sung guardò l’orologio per l’ennesima volta, nervoso.
    Mancava poco all’ora della famigerata riunione e la Generalessa d’acciaio brillava ancora per la sua assenza: possibile che gli avesse dato buca proprio all’ultimo momento?!
    Se pensava a tutte le difficoltà che aveva dovuto superare per accontentare la sua pazzesca richiesta gli veniva una gran voglia di strozzarla!
    Entrare nel sistema di videosorveglianza della “White Cloud S.P.A.” non era stato affatto semplice, come si era aspettato dopo aver scoperto la sua reale attività: visto che era una copertura per qualcosa di molto più grosso ed illegale la sede in cima al 500 Fifth Avenue era dotata di sistemi piuttosto sofisticati di protezione, che avevano richiesto tutta la sua abilità di hacker per poter essere aggirati.
    Quasi altrettanta fatica e tempo gli era costata la sistemazione dell’aeroplanino radiocomandato in modo da metterlo in grado di collocare la sua rivoluzionaria cimice a forma di mosca, la risposta che aveva trovato alla domanda che si era posto diverso tempo prima, e cioè: “Cosa non si nota appoggiato ad un vetro?”
    Il risultato dei suoi sforzi era stato un piccolo capolavoro di elettronica che sarebbe stato ambitissimo dai servizi di spionaggio di qualunque potenza mondiale, ma non sarebbe servito a niente se non fosse anche riuscito a piazzarlo sul vetro del grattacielo usando quell’aeroplanino!
    Aveva impiegato diverso tempo a provarlo, finchè sistemandosi in cima ad un grattacielo vicino al suo obiettivo non gli era riuscito di indirizzarlo contro il vetro che gli interessava, facendo in modo che la cimice restasse agganciata con la sua ventosa!
    Che peccato non potersene vantare subito con Saeba, ma alla prossima telefonata senz’altro avrebbe…
    La portiera della Porsche si aprì in quel momento e la donna che stava aspettando scivolò finalmente al suo fianco.
    Lee Yoon Sung la guardò incuriosito: fino a quel momento non l’aveva mai vista in faccia ed era proprio curioso di vedere che tipo di donna fosse così forte e determinata da essere pronta a giocarsi la vita in quel gioco così pericoloso!
    Non fu sorpreso di scoprire che era sulla quarantina e che pur avendo un corpo alto e longilineo, tutto sommato molto piacevole, era vestita con pantaloni e camicia in tessuto verde militare, concedendo ben poco alla sua femminilità.
    Una lunga treccia castana le pendeva dalla nuca, pronta ad ondeggiare ad ogni mossa della sua padrona.
    Il viso era molto femminile e gradevole, con una bocca carnosa ma dalla linea decisa, che teneva testa alla protuberanza ostinata del mento, ma quello che lo lasciò senza parole fu…l’assenza dell’occhio sinistro!
    Al posto dell’occhio c’era una benda nera che le dava un’aria vagamente piratesca.
    Un momento…ma allora…?!
    “Jacqueline Sparrow?! Hai uno strano senso dell’umorismo!”
    La risata roca della donna gli era già familiare, meno il suo gesto di gettare la testa all’indietro per ridere a gola spiegata: una risata aperta e sincera, da donna senza infingimenti, diritta come una spada.
    Esattamente come gli aveva detto Ryo.
    “Perché no? Adoro Johnny Depp e il suo pirata Jack Sparrow nella serie sui Pirati dei Caraibi è uno spasso! Non c’è niente di male a rendere le cose un po’ più divertenti, ti pare?” replicò lei quando ebbe finito di ridere e Lee Yoon Sung alzò le spalle.
    Da un’amica di Saeba non poteva aspettarsi niente di meno!
    “Allora, ci sei riuscito?” lo incalzò subito lei fissandolo con il suo unico occhio sano dall’iride intensamente scura.
    “Certo: ne dubitavi?”
    Lee Yoon Sung si concesse un sorrisino di autocompiacimento mentre spingendo pochi tasti sul suo portatile si intrufolava nella telecamera, usando la via privilegiata che si era costruito, per poi attivare anche la ricetrasmittente.
    Fan Yui guardò meravigliata i preparativi che già fervevano nella sala riunioni per l’arrivo dei boss.
    Le guardie del corpo stavano facendo le ultime ispezioni, scambiandosi informazioni sulle zone che avevano già perquisito e controllato.
    L’audio era quasi perfetto e anche l’inquadratura della telecamera: in quelle condizioni sarebbe stato come se fossero stati presenti anche loro!
    “Santo cielo, Ryo aveva ragione da vendere: sei proprio in gamba! Adesso capisco perché…”
    Fan Yui si interruppe bruscamente e prima che Lee Yoon Sung capisse che cosa l’aveva distratta se la ritrovò addosso che gli premeva la bocca sulla sua!
    Sconcertato accennò una reazione di ripulsa ma lei si staccò quanto bastava per mormorargli: “C’è un poliziotto che si sta avvicinando, assecondami!”
    Lee Yoon Sung capì l’antifona e l’abbracciò, lasciando che lei gli premesse il seno contro il torace.
    Sì, ma…non ci sta prendendo un po’ troppo gusto?! , ebbe il tempo di pensare contrariato.
    Il bacio durò per quella che gli parve un’eternità, poi Fan Yui finalmente si staccò e guardò disinvolta fuori dal finestrino.
    Quando si voltò di nuovo verso di lui sorrideva soddisfatta.
    “Perfetto: ci ha preso per una coppietta di innamorati e non ci disturberà più. E non guardarmi con quella faccia, l’ho fatto per cause di forza maggiore! Sei un po’ troppo giovane per me, sai?”
    Lee Yoon Sung fece una smorfia: beh, anche lui non apprezzava granchè le donne più grandi, e soprattutto non gli piacevano le donne così AGGRESSIVE!
    “Però…beh, Ryo non me l’aveva mica detto che eri così bello…E’ un vero peccato…” aggiunse lei con una punta di malizia leccandosi le labbra e Lee Yoon Sung scoprì con suo grande scorno di essere ancora capace di arrossire!
    Fan Yui non mancò di notarlo e scoppiò in un’altra delle sue franche risate, ma divenne subito seria quando vide cosa stava succedendo sullo schermo.
    “Ora basta scherzare: guarda, stanno entrando nella sala!”
    Lee Yoon Sung trasalì e puntò lo sguardo sul portatile.
    In effetti l‘ambiente si stava riempiendo con i pezzi grossi che dovevano partecipare a quella riunione segreta.
    Per primo entrò il brasiliano Vitòrio Silva, seguito dalle sue due nerborute guardie del corpo, poi arrivò il colombiano Esteban Gutierrez, anche lui protetto da due guardie gigantesche. Dopo pochi secondi arrivò anche il messicano Alejandro Tevez, seguito da due tizi che più che guardie del corpo sembravano due armadi a muro: buon ultimo entrò la star della riunione, Rijenchan Ritaijin del Chen Da Fu Ei.
    ”Gendu Butai”
    Al suo fianco c’erano due uomini in tuta mimetica scura e con il viso coperto.
    Non erano particolarmente muscolosi ma la loro presenza misteriosa incuteva molta più soggezione e paura dell’esibizione di forza bruta offerta dalle altre guardie del corpo.
    Lee Yoon Sung non ebbe bisogno del sibilo che sfuggi a Fan Yui per capire di chi si trattava: erano membri del Genbu, il corpo speciale al servizio di Ritaijin.
    Ormai nella Porsche c’era un silenzio assoluto, rotto solo dagli scambi di saluti che gli uomini si stavano scambiando in quella sala riunioni in cima al grattacielo.
    “Cómo estás, Esteban?”
    “Estoy muy bien, Alejandro: e como és tu, Vitòrio?”
    “Muito bem, obrigado.”

    La conversazione oscillava dallo spagnolo al portoghese con naturalezza, visto che gli uomini si conoscevano già in precedenza e anche molto bene.
    Lee Yoon Sung notò che la stessa disinvoltura non era presente negli scambi con Ritaijin, la cui presenza autorevole generava una sorta di rispetto esagerato nei suoi compagni di riunione.
    O forse erano i suoi occhi freddi e acuti, il suo viso scolpito nella pietra…o ancora gli uomini di Genbu dietro la schiena?
    Tutto un insieme di queste cose, probabilmente.
    Ritaijin ricevette i saluti deferenti in inglese rispondendo con un lieve cenno della testa, poi si sedette sulla poltrona con lo schienale più alto, insediandosi con sicurezza a capotavola.
    Nessuno gli contestò quella posizione di privilegio, accettando automaticamente la sua affermazione di potere.
    Fan Yui schioccò la lingua con disgusto e Lee Yoon Sung si accorse che la donna stava guardando Ritaijin con un odio inesprimibile nello sguardo quasi febbrile.
    Chissà che cosa aveva fatto Ritaijin per attirarsi un’antipatia così feroce?
    Non ebbe la possibilità di indulgere nella sua curiosità perché le prime parole di Ritaijin lo fecero sussultare violentemente.
    “Sapete tutti perché siamo qui riuniti.” esordì Ritaijin con la sua voce dura e tagliente. “Yanim Yeerum era un imbecille ma una cosa buona l’aveva fatta: era riuscito a recuperare gli ultimi chimici che erano rimasti in circolazione della defunta ”Union Teope”, l’organizzazione di Shin Kaibara. Con quegli uomini stava ricominciando a produrre la Polvere degli Angeli e non appena lui ci fosse riuscito noi avremmo potuto prendere il suo posto e mettere in moto il nostro piano. Ma tutto è andato a pallino, ancora una volta per colpa dello stesso uomo… Ryo Saeba, alias City Hunter…”
    Lee Yoon Sung e Yan Fan Yui si scambiarono uno sguardo preoccupato: qualunque cosa si fossero aspettata, nessuno dei due era preparato a quanto stava succedendo!
    “E’ una faccenda seccante, ma ormai che cosa possiamo farci?” intervenne Alejandro Tevez. “Spariti quegli uomini, non è rimasto più nessuno che conosca la formula per produrre la Polvere degli Angeli e..”
    “No. Questo non è vero.” lo freddò Ritaijin brutalmente. “C’è ancora un uomo che conosce quella formula; uno solo, ma c’è.”
    “Chi è e dove si trova?” domandò Vitòrio Silva subito interessato, mentre tutti gli altri si chinavano istintivamente sul tavolo piegandosi verso Ritaijin per sentirne la risposta.
    Ritaijin sorrise soddisfatto: bene, le redini della riunione erano saldamente nelle sue mani.
    “Si chiama Chin, è un cinese:aveva combattuto con Shin Kaibara, era un suo commilitone, ed è’ stato proprio lui a inventarla. L’invenzione della Polvere degli Angeli gli capitò tra le mani per puro caso, visto che si dilettava di chimica, ma i suoi scopi erano banalmente umanitari: stava solo cercando di creare un antidolorifico più potente per i soldati. Svelò la sua scoperta all’amico Kaibara il quale ne intuì il potenziale, decidendo di sfruttarla per scopi ben diversi. Chin si dissociò fortemente da quella scelta ma non potè contrastarla, Kaibara era molto più forte, quindi il cinese si dileguò e per molto tempo ne sono state perse le tracce. Fino ad ora…”
    “Dov’è?” chiese Esteban Gutierrez a nome di tutti, e senza saperlo anche di Lee Yoon Sung e Fan Yui .
    ”Giwaku”
    “Ho sguinzagliato sulle sue tracce il Byakko e pare che si sia nascosto fino ad ora a Kāipíng, un piccolo villaggio di montagna nel Guǎngdōng, una provincia cinese. Ma ora si sta muovendo e le ultime notizie mi dicono che si sta dirigendo in Giappone, probabilmente a Tokyo, dove si trova anche Ryo Saeba.”
    “Ancora lui.” borbottò Vitòrio Silva. “E se quell’uomo intralciasse di nuovo i nostri piani? Le nostre strade si stanno incrociando un po’ troppo spesso…” concluse l’uomo dimostrandosi il più acuto di tutti, a parte Ritaijin.
    “E’ anche il mio pensiero.” confermò Ritaijin con un cenno di approvazione. “Ma Saeba non è l’unico ostacolo sul nostro cammino…ci sono anche correnti interne molto…come dire…sgradevoli.”
    Il suo sguardo duro si appuntò su Alejandro Tevez, che si agitò impercettibilmente sulla sedia.
    “Che cosa vuole dire con questo?” domandò con una voce leggermente stridula in cui vibrava una nota insicura.
    Ritaijin non rispose ma schioccò due dita.
    La porta dietro di lui si aprì ed entrò una bellissima ragazza di origine chiaramente cinese, con lunghi e lucidi capelli scuri e due occhi a mandorla scuri e impassibili, che spiccavano come fari neri nel volto altrimenti quasi marmoreo.
    Nelle mani aveva un vassoio coperto da una cupola e con pochi passi andò a posarlo sul tavolo davanti al messicano, che la guardò allucinato.
    "P-Pai Lan..Tu…”
    Ritaijin ebbe un sorriso ferino.
    “Alejandro…dunque lei conosce la mia Dea della morte, Pai Lan?”
    Goccioline di sudore imperlavano la fronte del poveretto mentre rivolgeva il suo viso stravolto verso il suo torturatore: stava giocando con lui con la crudeltà di un gatto con il topolino!
    “D-dea della morte?” domandò con un filo di voce.
    “Pai Lan rappresenta il fior fiore del Byakko, la mia spia per eccellenza. Nessuno riesce a nascondere le sue trame oscure quando lei entra in azione, e nessuno sfugge alla punizione…se se la merita!”
    Alejandro Tevez chinò la testa: era una condanna a morte!
    Gutierrez e Silva stavano assistendo al confronto con una faccia perplessa, chiaramente non erano al corrente degli ultimi sviluppi.
    “Ma che cosa sta succedendo?! Ritaijin, vuole spiegarci, per favore?”
    Ritaijin fece un cenno a Pai Lan e la donna procedette a sollevare la cupola di metallo.
    Sotto la cupola la testa decapitata di un uomo con le pupille girate verso l’alto e la lingua di fuori comparve come un macabro spettacolo, strappando esclamazioni di disgusto a tutti i presenti, vicini e lontani.
    “Vi presento il Comandante Chao, capo dello squadrone Chin Lon del Chen Da Fu Ei, che ha pagato con la vita il suo tradimento.” disse Ritaijin tranquillo, come se stesse parlando del tempo.
    Alejandro Tevez accennò ad alzarsi in piedi ma uno del Genbu gli posò una mano sulla spalla e gli fece capire che non era il caso di farlo.
    ”Seidou Kai”
    “A quanto pare, signori, qualcuno non gradiva la mia posizione di preminenza in questa piccola combriccola di soci in affari, così ha pensato bene di eliminarmi corrompendo uno dei miei squadroni….”
    Nessuno dei presenti (reali e virtuali!) ebbe il minimo dubbio su chi fosse quel qualcuno e nella sala riunioni il gelo avrebbe ormai potuto tagliarsi con il coltello.
    “Grazie all’abilità della mia Pai Lan, però, di cui il caro Tevez ha potuto gustare anche le ottime doti di amante, il suo piano criminale è stato sventato. Il Chin Lon è stato spazzato via quasi completamente e i traditori hanno raggiunto il loro capo all’inferno….o dovunque il diavolo abbia ritenuto utile mandarli.”
    Tevez era pallido come un morto, dando un’ottima anteprima del colorito che avrebbe avuto di lì a poco.
    ”Manchi solo tu, Tevez. Ti stanno aspettando, non puoi più tardare!”
    Ad un suo cenno della testa la donna chiamata Pai Lan, che Ritaijin aveva presentato come la Dea della morte, dimostrò di esserlo davvero e quanto si meritasse quel soprannome.
    Mentre gli uomini della Genbu bloccavano facilmente le guardie del corpo del messicano l’emissaria di Satana tirò la testa di Tevez all’indietro, poi con una mossa così veloce da non essere quasi recepita dagli occhi umani estrasse un coltello e recise la carotide al traditore.
    Un fiotto di sangue rosso vivo sgorgò fuori dalla gola del poveretto, che gorgogliò tutta la sua disperazione in pochi gemiti prolungati e convulsi.
    Ad un nuovo cenno della testa gli uomini della Genbu afferrarono l’uomo per le ascelle e lo portarono fuori dalla sala, come se fosse un rifiuto indesiderato, poi rientrarono composti riprendendo la loro posizione.
    “Aish, mai visto niente di simile!” mormorò Lee Yoon Sung impressionato.
    Yan Fan Yui gli fece cenno di tacere: non era ancora finita!
    “Bene, signori, ora che ci siamo liberati della serpe in seno, possiamo procedere con la riunione.” disse Ritaijin completamente padrone di sè.“Ora che il quadro generale è cambiato, dobbiamo modificare anche le nostre mosse. Dobbiamo recuperare la formula della Polvere degli Angeli e per farlo dobbiamo rintracciare Chin. A questo penseranno i miei squadroni. Quando avremo la formula allora potremo cominciare a produrre la droga, poi la immetteremo sul mercato procedendo come avevamo stabilito.“
    “Un momento.” osò intervenire Silva vincendo sicuramente una buona dose di sano terrore, vista la scena alla quale aveva assistito poco prima. “C’è un punto che vorrei ridiscutere perché non ne sono convinto. Perché vuole cominciare a smerciarla proprio in Giappone? Abbiamo detto poco prima che lì c’è un uomo che potrebbe intralciarci e non vedo…”
    Ritaijin gli scoccò un’occhiata impaziente ma la sua risposta fu calma e ragionata.
    “Il Giappone è una potenza che dopo la seconda guerra mondiale, a causa della sua sconfitta, ha cambiato completamente il suo atteggiamento verso la guerra. Come sapete quella nazione si è in pratica del tutto smilitarizzata: esistono le Jieitai (N.d.A.Forze di autodifesa giapponesi), ma non hanno mai partecipato ad alcun conflitto armato, hanno svolto soltanto alcune operazioni internazionali sotto l’egida dell’ONU…e questo fa il nostro gioco. Se noi immetteremo la Polvere in Giappone, corrompendo dall’interno le Jieitai, creeremo scompiglio e confusione; daremo origine prima ad una sanguinosa guerra civile, poi ad un nuovo conflitto esterno, che creerà il panico nell’ordine mondiale. La nuova escalation militare del Giappone destabilizzerà tutta l‘economia mondiale, che è già in affanno per la crisi: ancora una volta le superpotenze cercheranno di arginare il pericolo e si alleeranno tra di loro per vincere il superesercito che avremo creato. Ma a fronte delle sconfitte che subiranno bisticceranno tra di loro e si innescheranno nuove guerre ovunque: il Giappone sarà una miccia inaspettata che accenderà tutto il pianeta, e nel caos generale i nostri affari prospereranno come non mai. Armi, droga, prostituzione…ci sarà da mangiare per tutti…sotto la guida del Chen Da Fu Ei, naturalmente.”
    Ritaijin pose il suo sigillo su quel piano mostruoso senza battere ciglio, e nessuno osò opporsi.
    ”Questo magnifico piano ha un solo punto debole…” continuò Ritaijin, accogliendo la mancanza di opposizione senza dare segno di sorpresa. ” …City Hunter. Quando quell’uomo avrà sentore dei nostri intenti si opporrà con tutte le sue forze…e non sarà facile contrastarlo.”
    Gutierrez inarcò un sopracciglio.
    “E’ pur sempre un uomo solo! Come potrebbe riuscirci?” osservò con un filo di scetticismo e Ritaijin lo guardò irritato.
    “Non è solo! Ha alcuni amici in gamba quasi quanto lui, ma non c’è dubbio che è lui quello più pericoloso. Potrei scatenargli addosso i miei squadroni ma Saeba è abbastanza abile da poter riuscire a scrollarseli di dosso: quell’uomo non si può combattere con i metodi tradizionali, per lui ci vuole qualcosa di particolare….bisogna vincerlo con l’astuzia, oltre che con la forza.”
    “Forse ho io quello che vi serve.” intervenne di nuovo Gutierrez e Ritaijin si girò verso di lui.
    “Se permettete, chi fa al caso vostro è proprio qui con me. Gli avevo chiesto di accompagnarmi per dare una mano in caso di bisogno…”
    La voce gli morì sotto lo sguardo duro di Ritaijin, che dovette constatare come anche lui si fosse presentato con un’arma occulta in più: non si poteva certo dire che in quella congrega abbondassero lealtà e fiducia reciproca!
    Gutierrez deglutì, poi si fece coraggio: ormai era in ballo e doveva ballare!
    “Se fate entrare la persona che è venuta con me, vi presenterò il killer migliore che esiste sulla piazza. Nessuno è mai sopravvissuto dopo essere finito nel suo mirino!”
    Dopo un lungo istante, Ritaijin annuì.
    La porta venne di nuovo aperta e dopo pochi minuti un’altra donna mise piede nella stanza.
    A Lee Yoon Sung sfuggì un’esclamazione: mai vista una donna più sexy!
    Non era giovanissima, ma il suo corpo sinuoso da pantera non aveva nulla da invidiare a una ventenne.
    Capelli scuri e lunghi fino alle spalle, con una ciocca che le cadeva sulla fronte e che lei scostava con una mossa indicibilmente sensuale.
    Gambe lunghe e sinuose, accentuate dallo spacco della gonna corta e aderente che stava indossando: un seno prosperoso, di quelli che fanno sognare ad un uomo di stringerli tra le mani e assaporarli con la bocca.
    Quando la donna rialzò la testa e i suoi inquietanti occhi d’ambra vennero inquadrati dalla telecamera Lee Yoon Sung ebbe un breve ansito.
    “Respira, sciocco di un coreano, altrimenti ti verrà un infarto!” lo redarguì Fan Yui acidamente. “Lo sai? Tutto sommato assomigli un sacco a Ryo! Il che non è esattamente un complimento…” borbottò per finire la sua ramanzina.
    Lee Yoon Sung le lanciò un’occhiataccia, poi riprese a seguire lo schermo.
    ”Seiryuu Butai”
    “Sarebbe questa donna il tuo killer formidabile?” stava dicendo Ritaijin perplesso. “Beh, di certo Saeba, visto che è un donnaiolo impenitente, potrebbe subirne il fascino ma ci vuole altro per pensare di batterlo, altrimenti gli avrei semplicemente messo alle costole qualcuno del Suzaku!”
    “Lei è molto più di una donna qualunque…” sorrise misteriosamente Gutierrez. “Si fidi di lei, Ritaijin; vedrà che non se ne pentirà.”
    Ritaijin soppesò attentamente la donna in questione, che non si scompose per nulla sotto il suo sguardo scrutatore, poi parve prendere una decisione.
    “E va bene, voglio darti una possibilità.” stabilì il boss rivolgendosi direttamente a lei. ”Allora, il tuo obiettivo sarà questa persona…”
    Ritaijin tirò fuori una fotografia e la passò al killer, che la osservò attentamente.
    “Mmhhh, capisco….” osservò in tono professionale.
    Anche la sua voce era molto sensuale, ma la nota di ghiaccio che vibrava nel sottofondo la rendeva in qualche modo sgradevole e Lee Yoon Sung rabbrividì.
    “Ma non è Saeba! Chi diavolo è?” domandò Silva perplesso sbirciando la fotografia.
    Lee Yoon Sung e Yan Fan Yui si guardarono sorpresi: ma allora chi…?
    “Si chiama Kaori Makimura ed è la donna del nostro Ryo Saeba, meglio conosciuto come City Hunter, lo sweeper numero uno del mondo.” spiegò Ritaijin a tutto beneficio del killer in tono beffardo, quasi a sottolineare che di quel titolo presto Ryo non avrebbe più potuto fregiarsi, poi continuò: ”Al momento è incinta di otto mesi. Uccidi lei e Saeba sarà molto più che morto, sarà completamente distrutto…ed è esattamente quello che voglio! Il fatto che sia incinta ti crea problemi?” chiese Ritaijin pro-forma.
    La donna ebbe un sorriso crudele.
    “No. Mi stuzzica molto l’idea di sfidare City Hunter, in un modo o nell’altro; è una cosa che ho sempre desiderato e stavo proprio cominciando ad organizzarmi per farlo, quindi accetto senz’altro l’incarico!”
    Ritaijin approvò la sua determinazione e ricambiò il sorriso con pari crudeltà.
    “Bene. Una volta eliminato Saeba dallo scenario e trovato Chin, il nostro piano potrà avere inizio. Siamo tutti d’accordo?”
    Due teste si chinarono in segno di assenso.
    “Ottimo. E adesso…”
    Ritaijin sollevò lo sguardo e fissò dritto nella telecamera.
    “Hai visto e sentito abbastanza, Yan Fan Yui? Spero di sì…perché saranno le ultime cose che sentirai e vedrai in vita tua!”
    La donna chiamata Pai Lan alzò un braccio e mentre Ritaijin rideva beffardo con la pistola sparò con una precisione incredibile alla telecamera, poi probabilmente fece qualcosa di simile anche alla cimice perché all’improvviso Lee Yoon Sung e Yan Fan Yui persero sia l’audio che il video e si ritrovarono al buio.
    Poi Yan Fan Yui gridò: “VIAAA, ARRIVA GENBU!”
    Lee Yoon Sung mise in moto la Porsche: era cominciata la lotta per la loro vita!

    ___________________________________________

    N.d.A.: Anche Pai Lan proviene da Angel Heart, dove fa parte effettivamente del Byakko ed è lei stessa a darsi il soprannome di Dea della morte. In Angel grazie alla sua amicizia con Shin Hon ottiene il suo riscatto e una vita migliore, qui l’ho catturata nel momento in cui è membro operativo e a pieno regime del suo squadrone, senza ritrarne i tormenti interiori ma solo la sua (possibile) crudeltà operativa. Anche Chin viene da Angel, ma lì aveva un ruolo molto diverso: era il Gran Ciambellano Chin, braccio destro di Ritaijin (a proposito, in alcuni volumi si chiama Chen, va’ a capire perché è cambiato….io ho adottato la versione più frequente). Ah, la testa mozzata è un particolare un po’ macabro ma che compare sin troppo frequentemente (purtroppo) nelle cronache che vengono dal Messico. E visto che il traditore è un messicano mi sembrava che le due cose si chiamassero l’un l’altra: quello era un messaggio che la serpe poteva capire particolarmente bene!
     
    Top
    .
  4. K66s
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 4 – LAUVIAH (DIO AMMIREVOLE) / 8 - 12 GIU/ AMICI FIDATI. GRANDE AFFETTUOSITÀ. FAVORISCE IL RIPOSO NOTTURNO.

    ”Fire with fire”

    Kaori appoggiò la spesa di fianco alla panchina del parco poi si sedette con un sospiro.
    Aahh, la schiena la stava veramente uccidendo!
    Non le era sembrato di aver comprato tanta roba ma non aveva fatto i conti con il fatto che ultimamente anche il minimo peso le dava fastidio e aveva sopravvalutato le sue forze.
    Meno male che presto Miki l’avrebbe raggiunta, così si sarebbe fatta aiutare da lei per riportare tutto a casa!
    Non aveva ancora finito di pensarlo che si ritrovò la sua amica davanti, con un’espressione molto più felice di quanto le avesse mai visto ultimamente.
    Già da tempo avrebbe voluto indagare sui motivi della sua tristezza ma poi la sua innata discrezione l’aveva sempre trattenuta: se Miki avesse voluto parlarle dei suoi problemi lo avrebbe già fatto, evidentemente era qualcosa che aveva bisogno di sviscerare prima da sola ma al momento giusto sicuramente si sarebbe aperta e allora da buona amica avrebbe fatto il possibile per aiutarla…posto che ce ne fosse ancora bisogno, cosa di cui dalla sua espressione piena di ritrovata felicità cominciava a dubitare!
    Meglio così, di qualunque cosa si fosse trattato doveva essere in via di risoluzione.
    “Miki! Stavo proprio pensando a te. Temo che dovrai darmi una mano per tornare a casa perché ho comprato un po’ troppa roba…” si scusò con un sorriso.
    L’amica si sedette al suo fianco e le sorrise a sua volta.
    “Figurati, nessun problema. Ah, vedo che hai preso anche una lettiera…Falcon mi ha raccontato la novità della gatta. Ma non è un po’ troppo per te farti carico anche di un animale, proprio adesso che stai per diventare mamma?”
    “Uff, forse hai ragione, ma ormai è andata. Ryo ha fatto come sempre di testa sua e questo è il bel risultato!” sbuffò Kaori un po’ immusonita. “Però è molto carina, sai? Devi venire a vederla assolutamente! Beh, naturalmente senza Falcon, non credo che a lui piacerebbe l’idea. E’ un po’ rotondetta ed è bianca e nera, con una c bianca proprio in fronte. L’ho chiamata “CH” e…”
    Miki scoppiò in una gran risata.
    “L’hai chiamata “CH”? Beh, non si può dire che il nome non sia ben scelto! Ma a proposito di nomi, avete finalmente deciso il nome per il bambino? Visto che non avete voluto sapere il sesso ne dovete scegliere ben due e non è che sia rimasto tutto questo tempo, ormai sei quasi alla fine…” chiese curiosa e Kaori sorrise.
    “Hai ragione, infatti ne stiamo discutendo già da un po’. Se sarà maschio la decisione è già presa: si chiamerà Ryuuki! Ho messo insieme il nome di Ryo e quello di mio fratello Hideyuki e…che ne dici, ti sembra carino?” domandò un po’ ansiosa.
    “Certo! Mi sembra un ottima idea! E invece se è femmina…”
    “Ecco, è lì il problema: io e Ryo non abbiamo trovato nessun accordo. A lui piacerebbe Yuki, nome che io ODIO (chissà perché! ^__-), invece a me piacerebbe Keiko (la cliente che si travestì da uomo N.d.A.), ma Ryo dice che gli ricorda una sua figuraccia, non ho capito bene quale, e quindi…oh, non lo so, credo che di questo passo lo decideremo all’ultimo minuto e…”
    “Kaori! Tu sei Kaori Makimura, vero?”
    Al richiamo di quella voce maschile Kaori si girò perplessa e incontrò lo sguardo di un bell’uomo dai caldi occhi castani che la stava osservando sorridendo.
    La sua espressione le era familiare ma non riuscì a identificare nei meandri della sua memoria dove l’avesse già visto.
    “Beh sì, sono Kaori Makimura ma…” rispose esitante, facendogli capire che era ben lontana dall’averlo riconosciuto.
    “Non sai chi sono, vero? Sono Yoshiki, Yoshiki Natsume. Eravamo alle superiori insieme, te lo ricordi adesso?”
    Kaori spalancò la bocca stupefatta: però, quel ragazzo mingherlino con gli occhiali perennemente con un foglio e una matita in mano era diventato quel bellissimo uomo?!
    “Ma sì, Yoshiki…ora mi ricordo di te: ma sai che non ti avevo riconosciuto? Sei davvero cambiato tanto! E poi non mi aspettavo di rivederti proprio qui; se non sbaglio ti eri trasferito a Parigi per approfondire i tuoi studi sull’arte, giusto?”
    Yoshiki sorrise.
    “E’ vero, vivo a Parigi da diversi anni ma in questi giorni sono tornato in Giappone per curare una mostra di miei quadri: sono diventato un pittore proprio come sognavo sai? Anzi, ti invito assolutamente a venire!” le disse entusiasta tendendole un cartoncino con l’indirizzo della galleria in cui stava esponendo e Kaori lo prese volentieri.
    “Tu invece non sei cambiata molto, sei sempre bellissima!” continuò l’uomo guardandola con ammirazione.
    Kaori arrossì leggermente sotto lo sguardo malizioso dell’amica, che stava assistendo a quell’incontro tenendosi discretamente da parte.
    “Beh, al momento direi che più che altro sono decisamente in forma…”
    Mentre lo diceva si accarezzò amorevolmente il pancione e Yoshiki la guardò a disagio.
    “Oh! Beh, a quanto pare ti sei sposata…dovevo immaginarmelo: era una speranza vana pensare di trovarti ancora con il cuore libero! A quando il lieto evento?”
    “Tra un mese circa…” rispose Kaori un po’ imbarazzata, poi per essere sicura di glissare sull’argomento spinoso matrimonio passò subito ad un’altro argomento: “Dimenticavo, che maleducata, questa è la mia amica Miki Ijuin … “
    L’uomo fece un cenno cortese con la testa e accennò un inchino e Miki rispose con un sorriso.
    “Sai, Yoshiki era molto bravo a disegnare già a scuola. Mi ha fatto un sacco di ritratti, alcuni veramente molto belli.”
    Yoshiki tossicchiò imbarazzato.
    “Ecco, a questo proposito volevo dirti che uno dei ritratti che ti ho fatto l’ho esposto alla mostra…ti avrei chiesto il permesso, ma non sapevo dove trovarti e così…”
    Kaori trasalì imbarazzata.
    “Davvero? E quale hai esposto?”
    Yoshiki si morse le labbra.
    “Quello in cui ti ho ritratta di profilo con un’espressione un po’ seria…”
    Kaori si rabbuiò e lo guardò un po’ torva.
    “Lo so che non ti piaceva molto, ma io lo ritengo tuttora uno dei miei lavori migliori e…spero che adesso non ti dispiaccia più così tanto.” finì in tono un po’ mogio.
    La bella sweeper sospirò.
    “Beh, se era davvero necessario…spero che non ti rovini l’esposizione.”
    “Scherzi?! E’ il quadro più ammirato della mostra! Devi venire a rivederlo, magari con tuo marito, così conoscerò anche lui!” le propose di slancio e Kaori accennò una smorfia.
    “Ryo non è esattamente il tipo da apprezzare queste cose ma sì, vedrò di fare un salto in qualche modo.”
    Un sorriso soddisfatto illuminò il viso di Yoshiki.
    “Perfetto! Allora ti aspetto. Adesso devo proprio andare, sono già in ritardo, ma sono felicissimo di averti rincontrato, Kaori.”
    Dopo un ultimo festoso cenno della mano l’uomo si allontanò e Kaori lo seguì per un po’ con lo sguardo.
    Yoshiki Natsume…
    Però, ne era passato davvero tanto di tempo, e lui era così cambiato che…
    “Dai, adesso mi racconti tutto: ti faceva il filo alle superiori, vero? Confessa, altrimenti ti torturerò senza nessuna pietà!” buttò lì Miki allegramente.
    Kaori alzò gli occhi al cielo.
    Uff, le ci mancava solo il terzo grado di Miki, adesso!

    ***

    “Kagami no Naka no Watashi”

    “Ryo, non puoi immaginare chi ho incontrato al parco! C’era un mio vecchio compagno di scuola che…Ma… signor Ritaijin! Come mai è venuto a trovarci?”
    Non capitava tutti i giorni di trovare nel proprio salotto il fratello gemello del capo del Chen Da Fu Ei, la potentissima organizzazione mafiosa con sede a Taiwan!
    Tra Richenda Ritaijin e Ryo c’era un’amicizia di vecchia data, ma ormai erano anni che l’uomo non si faceva vivo ed era strano ritrovarselo lì in casa proprio adesso!
    “Ciao, Kaori. E’ passato così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti che non vuoi più chiamarmi Richenda?” disse l’uomo sorridendo, guardandola con uno sguardo benevolo.
    Kaori sorrise imbarazzata.
    “No, certo, mi scusi…è solo che mi ha colto di sorpresa e…oggi è veramente la giornata degli incontri inaspettati!” disse allegra andando a sedersi al fianco di Ryo sul divano.
    Lui le lanciò una strana occhiata cupa che la mise subito in allarme.
    Ryo era molto teso: di cosa stavano parlando i due uomini prima che lei entrasse?
    Richenda annuì poi sorrise di nuovo.
    “Si dice che le sorprese non vengano mai da sole…giusto, Ryo?”
    “E’ vero… e questa senz’altro lo è. Kaori, perché non vai a riposarti un pochino sul letto? Penso io al nostro ospite. Lui capirà, sei stata in giro fino adesso e nelle tue condizioni invece dovresti…”
    “No.” si oppose lei con fermezza. “Di qualunque cosa stiate parlando voglio sentire anch’io. E’ inutile che ci provi, Ryo: so che sta succedendo qualcosa, e qualcosa di grave se tu sei così nervoso e Richenda è venuto qui dopo tanto tempo. Sono City Hunter quanto te, quindi quello che ti turba mi riguarda. Allora, di cosa stavate discutendo?”
    Un silenzio pieno di tensione calò nella stanza, poi la gatta si presentò camminando con il suo passo felpato e agilmente saltò sul grembo di Kaori, come se fosse suo diritto ascoltare anche lei quel colloquio.
    Kaori cominciò ad accarezzarla, attendendo con calma le valutazioni dei due uomini: tanto lei la sua decisione l’aveva già presa, nemmeno un argano l’avrebbe mossa di lì!
    Ryo sospirò scontento.
    “Parla pure, tanto Kaori non cambierà idea, lo so già.”
    Kaori gli fece un gran sorriso e lui le diede un’occhiataccia, ma ormai i giochi erano fatti e lo sapevano tutti e due.
    “Non sono convinto che sia la cosa migliore, ma…mi adeguo alle vostre decisioni. Ryo, mio fratello Rijenchan sta combinando qualcosa di grosso. Non conosco tutti i dettagli della cosa, ma so per certo che ha preso contatti con dei pezzi grossi del narcotraffico sudamericano e in questo momento è a New York proprio per trattare con loro. So che sta cercando di rintracciare un uomo servendosi della Byakko, ma non ne conosco ancora il nome: tramite quest’uomo so però che arriverà a fabbricare di nuovo la Polvere degli Angeli e se riuscirà ad ottenerla non si sa dove potrebbe arrivare! Non ne sono sicuro, ma temo che sarà proprio il Giappone il primo mercato in cui cercherà di lanciarla, non appena ne sarà in possesso…ma è solo una mia ipotesi. Purtroppo i nostri rapporti da diversi anni sono tesi e quindi mio fratello non mi passa più tutte le informazioni…” e su queste parole i due uomini si scambiarono uno sguardo significativo che Kaori non seppe decifrare. Mmhh, altri segreti….doveva scavare più a fondo, ma non era il momento giusto.”…. anche se continua ad usarmi come sua controfigura in determinate circostanze. Però ho vari contatti all’interno della Byakko e prima o poi riuscirò a sapere quel nome.”
    “Non ne dubito: so che sei molto in gamba.” asserì Ryo tranquillo.
    “Sì, ma non è tutto. Mi risulta anche che abbia assoldato un killer per uccidere…”
    “…Ryo, come al solito. Se vuole venire a smerciare la Polvere degli Angeli qui, è chiaro che Ryo non resterà a guardare e questo suo fratello lo sa, giusto?”intervenne Kaori pensosa.
    Perché altrimenti Richenda sarebbe venuto da loro?
    Richenda la fissò enigmatico.
    “E’ vero: mio fratello sa che Ryo lo combatterà con tutte le sue forze e che per questo lo deve eliminare dalla sua strada, ma non ha messo lui nel mirino del killer. Questa volta l’obiettivo è… Kaori Makimura.”
    Kaori per la sorpresa ebbe un movimento brusco che disturbò la gatta, al punto che il felino saltò giù dal suo grembo e se ne andò con un’aria di maestà offesa.
    Quanto a Ryo, non era saltato per aria ma i suoi occhi erano diventati neri come carbone e profondi come l’inferno, e il suo viso si era indurito come una maschera di pietra.
    “Perché? Perché proprio lei, se è me che vuole eliminare?”
    Richenda sospirò.
    “Perché lui sa che la sua morte ti distruggerebbe molto di più che se ti uccidesse! Sai quanto ti odi mio fratello…Da molti anni temevo che si sarebbe vendicato in qualche modo, ma quando ho visto che il tempo passava senza che si muovesse ho sperato che avesse finalmente cominciato a capire…invece no. E adesso, purtroppo ci siamo. So che tutti gli squadroni del Chen Da Fu Ei stanno per convergere qui, tranne il Chin Lon che è stato epurato quasi totalmente per colpa di un tradimento. Ma resta il fatto che il Chen Da Fu Ei sta per sbarcare in forze in Giappone e anche il misterioso killer…e voi due sarete esattamente sulla linea di tiro di entrambi! Non potevo fare niente per fermarli, tranne che avvertirvi del pericolo…ed è quello che ho fatto.” Richenda chinò la testa, non prima di averli fissati con gli occhi più tristi del mondo. “Mi spiace molto. Io…qualunque cosa riteniate che possa fare per aiutarvi, la farò.”
    Ryo era rimasto immobile come una statua mentre lo ascoltava, ma non era difficile intuire il lavorio della sua mente che analizzava il quadro catastrofico che aveva davanti.
    Il Chen Da Fu Ei al gran completo…un killer misterioso…come si inseriva in quel quadro Fan Yui? Che cosa sapeva lei di tutto questo?
    Kaori non era in grado di fare le sue stesse riflessioni perché non aveva tutti gli elementi in mano come Ryo, visto che di Fan Yui e delle sue ultime mosse non sapeva niente, ma era un altro il tassello del puzzle che le interessava acquisire molto di più e non esitò a fare il possibile per ottenerlo.
    “C’è una cosa che vorrei sapere: perché suo fratello odia così tanto Ryo?”
    Richenda si agitò imbarazzato, poi lanciò un’occhiata a Ryo per chiedergli che cosa dovesse fare.
    Ryo fece un gesto vago con la mano, come a dire che arrivati a quel punto aggiungere anche quello sul piatto non aveva più nessuna importanza.
    “Mio fratello aveva una moglie…si chiamava Ri Shan Ping. Erano molto uniti e lui l’adorava, ma lei non sapeva niente dei traffici illeciti di mio fratello, né tanto meno che lui fosse il capo del Chen Da Fu Ei. Anche con me lei aveva un bel rapporto di amicizia e durante le frequenti assenze di mio fratello io le tenevo compagnia: si sfogava con me, eravamo molto in confidenza…nei giusti limiti naturalmente.”
    L’uomo si schiarì la gola e Kaori cominciò a sospettare che quei limiti non varcati nella realtà lo fossero stati però nella mente, almeno da parte di Richenda, ma non volle approfondire.
    “Ri Shan Ping restò incinta…Mio fratello era pazzo di gioia, e anch’io ero molto contento. Ma quando lei arrivò all’ottavo mese, purtroppo, per una serie di sfortunate circostanze, mentre mio fratello era lontano per un breve viaggio di lavoro, lei scoprì la vera natura dei suoi affari e la cosa la fece inorridire. A quei tempi io venivo spesso in Giappone e uscivo con Ryo…di sicuro te ne ricordi, Kaori….”
    L’interpellata grugnì: accidenti se se lo ricordava!
    Quei due uscivano sempre insieme a far bisboccia e non tornavano mai prima dell’alba, ubriachi fradici come marinai e con un puzzo di sigarette e di profumo di altre donne da far vomitare!
    Lei e Ryo non erano ancora una coppia e così le toccava ingoiare il rospo, ma se ci ripensava le tornava una voglia di fargliela pagare che…
    Richenda forse intuì dalla sua faccia burrascosa la direzione dei suoi pensieri e si affrettò a proseguire.
    “Beh…ehm…sfortuna volle che quando mia cognata scoprì gli altarini Ryo mi avesse appena chiamato in Giappone per assistere all’inaugurazione di un nuovo localino e così…insomma, nemmeno io ero presente nel momento del bisogno e non potei arginare in nessun modo gli effetti della scoperta terribile che lei aveva fatto. E così mia cognata sconvolta decise di lasciare suo marito e scappò via, ma durante la sua fuga ebbe un incidente in macchina e…”
    Il cuore di Kaori si raggelò: poteva essere che…sì, doveva essere così.
    “Morirono tutti e due, lei e il bambino che stava aspettando.“confermò in tono dolente Richenda, stringendo i pugni con forza. “Mio fratello impazzì di dolore e accusò il mondo intero di quella perdita: i medici che non li avevano salvati, me che non ero presente quando dovevo, Ryo che mi aveva chiamato…tutti, tranne che sé stesso. Per mesi non mi volle parlare, poi piano piano ricucimmo in qualche modo una sorta di rapporto, ma nulla fu mai più come prima. Non so dirti per quale meccanismo, ma nella sua mente alla fine l’unico colpevole è diventato Ryo e io ho visto crescere il suo odio per lui come una malattia. Mi sono allontanato da Ryo proprio per vedere di tamponare questo sentimento negativo, e visto che da un po’ non ne parlava più speravo di esserci riuscito, che la ragione avesse vinto, ma quando ho saputo per caso che tu eri incinta ho cominciato a temere che in realtà lui stesse solo aspettando, che avesse un piano molto più spietato, che…”
    “Suo fratello vuole infliggere a Ryo lo stesso dolore che ha subito lui, giusto?” concluse Kaori con voce atona.
    Richenda la guardò mortificato.
    “Temo di sì. Io…cercherò di parlargli, di farlo ragionare, ma ormai ho paura che…”
    “Basta così. Kaori, credo che tu adesso ne sappia più che abbastanza. Richenda, grazie per essere venuto: non dimenticherò quello che hai fatto per me oggi, ma ora è meglio se tu ci lasci. Tuo fratello potrebbe aver sentore che l’hai tradito e tutta la fatica che hai fatto per avvertirci sarebbe stata vana. Devi andartene adesso.”
    Ryo si alzò in piedi e dopo un freddo cenno del capo si mosse verso le scale.
    Kaori sapeva già dove stava andando: al poligono di tiro, a sfogare con la sua fedele Python tutta la rabbia che sentiva dentro... e anche a prepararsi alla battaglia più campale che avessero mai dovuto affrontare.
    Sospirò.
    “Lo scusi. E’ un po’ sconvolto e così…”
    Richenda le accarezzò la mano.
    “Non hai nulla di cui scusarti, Kaori. Io so quanto ti ami e so che non è per la paura di morire che sta così male, ma solo per la paura di perderti…e lo capisco.”
    “Lei dice? Chissà…forse anche lui ogni tanto prova un po’ di sana paura di morire!” tentò di scherzare lei debolmente.
    Richenda scosse la testa.
    “Può darsi, ma so per certo che non è adesso. Sai, una volta, tanto tempo fa, gli chiesi di entrare a far parte della nostra organizzazione….Un uomo con il suo valore, con le sue capacità, in pochissimo tempo sarebbe diventato un pezzo grosso, grossissimo. Avrebbe guadagnato soldi a palate e la sua vita sarebbe stata ben diversa da quella che stava conducendo…”
    Kaori deglutì a vuoto: questo Ryo non glielo aveva mai detto! Come mai aveva rifiutato? Perché doveva aver rifiutato, se era ancora lì!
    Richenda sorrise.
    “Scommetto che vuoi sapere perché ha respinto la mia offerta…Beh, te lo dirò con le sue esatte parole. Lui mi disse:”C’è una donna che ama questa città…ed io non chiedo di meglio che di contemplare in eterno il suo sorriso, qui a Shinjuku!” . Così mi ha risposto.“
    Lo sguardo di Kaori si velò di emozione.
    Per lei….lo aveva fatto per lei!
    “Voi due non eravate ancora insieme come coppia e lui faceva di tutto per nascondere quanto tenesse a te, ma io ormai lo avevo già capito e sapevo che la donna di cui stava parlando eri tu.” continuò Richenda con un mezzo sorriso. “Quell’uomo ti ama così tanto che tutti i soldi del mondo non significavano niente, per lui, e adesso è sicuramente disposto a morire, per te. Tu sei il suo angelo…Un amore così è raro, e molto prezioso. Abbiatene cura più che potete. “ concluse Richenda alzandosi in piedi. “E’ ora che vada, Ryo ha ragione. Se mio fratello scoprisse che sono stato qui, il mio avvertimento non avrebbe più nessun valore.”
    Anche Kaori si alzò in piedi, pronta ad accompagnarlo, ma lui la fermò con un cenno della mano.
    “Lascia, lascia, tanto conosco la strada; tu vai a riposarti, piuttosto.”
    “Grazie…per aver rischiato tanto per noi.” gli disse Kaori con le lacrime agli occhi, poi gli si gettò tra le braccia per abbracciarlo, per quanto lo consentisse il suo pancione.
    L’uomo le accarezzò i capelli, poi si scostò cercando di nascondere la sua emozione.
    “Di niente…Voi siete miei amici, e io non potevo lasciare che mio fratello vi facesse del male ingiustamente. Addio, Kaori. Spero di rivedervi: tutti e due, anzi..tutti e tre, sani e salvi.”
    Kaori annuì: lo sperava anche lei.
    Richenda scivolò via come un’ombra silenziosa, lasciando Kaori ai suoi pensieri.
    Il futuro era diventato per loro un buco nero, enorme e funesto…ne sarebbero stati inghiottiti?
    Un miagolio dalla cucina le disse che CH aveva un buco molto più prosaico nello stomaco che attendeva di essere colmato.
    Con un sospiro Kaori si avviò per accontentare la famelica gattina, cercando di trovare nella soddisfazione di quel compito così banale una parvenza di normalità.

    ”I only look at you”
    ___________________________________________

    N.d.A: Sia Yoshiki Natsume che Richenda, il fratello gemello di Rijenchan Ritaijin, che Ri Shan Ping, la moglie di Ritaijin, sono ovviamente personaggi tratti da Angel Heart. Qui c’è anche una frase copiata pari pari da Angel Heart (che sicuramente avete riconosciuto!^^), la risposta di Ryo a Richenda alla sua proposta di affari: come tutti, morivo dalla voglia di farla conoscere ad una Kaori VIVA! *çç*

    CAPITOLO 5 - CALIEL (DIO CHE ESAUDISCE) / 13 - 17 GIU / PROTEZIONE DALLE AVVERSITÀ. AIUTO DALL'ALTO IN CASO DI DIFFICOLTÀ. REALIZZAZIONE DEI PROGETTTI. AMORE PER LA VERITÀ E PROTEZIONE DAI CALUNNIATORI. FACILITÀ DI PAROLA.

    ”Seiryuu Butai”

    “VIAAA, ARRIVA GENBU!”
    All’urlo di Fan Yui Lee Yoon Sung mise subito in moto la Porsche ma aveva appena fatto in tempo a farlo che entrambi gli sportelli dell’auto a due porte vennero aperti brutalmente.
    Fan Yui respinse il suo assalitore con un calcio all’inguine che sicuramente gli maciullò i testicoli, Lee Yoon Sung invece ficcò due dita dritte in gola al suo nemico e così tutti e due crollarono a terra mugolando.
    Gli sportelli vennero richiusi immediatamente e Lee Yoon Sung partì a razzo ma nella mossa investì l’uomo di Genbu che li stava attaccando di fronte.
    Il corpo del loro nemico rotolò sul parabrezza, poi ricadde sul selciato con un tonfo.
    Lee Yoon Sung lo vide rialzarsi dallo specchietto retrovisore ma non ebbe tempo di preoccuparsi di lui più a lungo.
    Due SUV neri erano comparsi alle loro spalle a segnalare che l’inseguimento era iniziato!
    “Ancora Genbu…o forse Seyryu, se per ammazzarci sono disposti a scagliarsi contro di noi in un attacco kamikaze.” osservò Fan Yui con una punta di cinismo.
    “Magari tutti e due, ma chissenefrega! Il punto è che vogliono ammazzarci, fa molta differenza sapere chi lo vuole fare?!” sbuffò Lee Yoon Sung sarcastico.
    Uno dei due SUV tentò di tamponarlo ad una velocità che avrebbe causato danni serissimi agli occupanti di entrambe le automobili, e allora la minaccia del Seyryu si fece più concreta: ora lo sapevano con certezza, non si erano posti nessun limite pur di farli fuori!
    “Dirigiti verso il Bronx, là sono più attrezzati e abituati a sopportare la guerriglia urbana. Prendi la Fifth Avenue, continui fino all'Upper East Side e poi arrivi ad Harlem. Dopo devi…”
    “LO SO!” la interruppe nervoso Lee Yoon Sung mentre guidava la fuoriserie a velocità folle, rintuzzando continuamente gli attacchi dei due SUV alle sue spalle.
    Una sirena della polizia più indietro rivelò che quell’inseguimento non era sfuggito alle forze dell’ordine e Lee Yoon Sung masticò un’imprecazione: ci mancavano soltanto loro!
    Ignorando un semaforo rosso si immise in un incrocio a tutta velocità causando la carambola di diverse automobili ma anche così non riuscì a scrollarsi di dosso i due SUV, che continuavano ad incombere su di loro minacciosi.
    Poteva solo sperare che non ci fossero state vittime innocenti ma purtroppo non aveva la possibilità di fermarsi a controllare!
    “Ci stanno addosso, non riesco a seminarli! Quei maledetti hanno pure i motori truccati!” ringhiò Lee Yoon Sung.
    Fan Yui aprì il finestrino e mise fuori la mano come se fosse in una tranquilla gita scolastica.
    “Era prevedibile: non abbiamo a che fare con gente da poco ma con squadroni militari perfettamente addestrati. Ti aspettavi forse che sarebbe stato facile?”
    Lee Yoon Sung non rispose nemmeno, occupato com’era a far salire la Porsche sul marciapiede per sorpassare una macchina che non voleva saperne di spostarsi e gli ostacolava la strada.
    “Mi spiace di averti messo nei guai, Lee Yoon Sung. Ora ce l’avranno anche con te.” si scusò la donna facendogli un mezzo sorriso.
    “Non vedo come. Non sanno niente di me: questa macchina è stata presa a noleggio con un nome falso e anche la targa è fasulla! Non so come abbiano fatto a scoprire che avevo hackerato il sistema ma l’indirizzo IP da cui è partito l’attacco non era il mio, ma quello della Polizia di New York!” le disse strizzandole un occhio, poi tornò a concentrarsi sulla loro fuga. “Piuttosto, che ne diresti di spiegarmi perché mai ti sei messa contro il Chen Da Fu Ei? Se devo morire gradirei almeno sapere il perché!”
    Fan Yui si rabbuiò.
    “Sai come arruolano i membri dei loro squadroni? Comprano dei bambini orfani…o li rapiscono, o mettono in piedi delle false adozioni, di tutto un po’. Li prendono molto piccoli, a tre o quattro anni, e da quel momento in poi per loro comincia l’inferno. L’addestramento è durissimo e spietato e solo i più forti riescono a sopravvivere, e cioè nemmeno il cinque per cento del totale; tutti gli altri muoiono durante il percorso, vittime della fatica, della paura, dell’addestramento feroce…o dei loro stessi compagni. Lo sai che per superare il corso di addestramento bisogna risultare vincitori in una gara mortale in cui si combatte con i propri compagni ? Solo uno sopravvive…il più forte, quello che uccide tutti gli altri.”
    Lee Yoon Sung si concesse un secondo per guardarla incredulo: così crudele era quella organizzazione?!
    Ora che ci pensava Ryo gli aveva detto che la sua amica tra i suoi tanti interessi si occupava di diversi orfanotrofi…e questo spiegava perfettamente come fosse nato il suo odio mortale per il Chen Da Fu Ei e il suo capo!
    Fan Yui interruppe il suo racconto, come se quello che aveva detto fosse più che sufficiente a spiegare tutto quello che stava facendo, e infatti era vero: lui era già arrivato a quello che voleva sapere.
    Erano quelli gli innocenti da salvare di cui lei aveva parlato, gli orfani.
    Beh, almeno avrebbe tirato le cuoia davvero per una buona causa!
    Non poteva nemmeno pensare che dei poveri bambini subissero una tortura simile, persino peggiore di quella che aveva subito lui stesso da bambino.
    ”Honoo no naka de”
    Distratto dai suoi pensieri solo all’ultimo momento Lee Yoon Sung si accorse del pericolo che aveva di fronte: allora fece un movimento brusco con il volante e riuscì così ad evitare un passante che stava scendendo incautamente dal marciapiede.
    Subito dopo la sua manovra una pallottola disegnò la sua rosa mortale sul vetro del parabrezza, andandosi a conficcare sul sedile di dietro.
    Se la Porsche non avesse cambiato bruscamente il suo percorso quella pallottola avrebbe centrato in pieno la testa del guidatore!
    Lee Yoon Sung e Fan Yui si scambiarono uno sguardo significativo.
    “Suzaku. Ce li abbiamo proprio tutti addosso!”commentò Fan Yui alzando un sopracciglio.
    Lee Yoon Sung masticò un’imprecazione.
    In che razza di maledetto pasticcio si era cacciato?!
    Purchè Kim Na Na e la sua famiglia non avessero a soffrire di tutto questo…
    Lo scoppio della gomma dell’automobile che si trovava davanti a lui lo richiamò all’ordine e lo spinse a sterzare di nuovo bruscamente.
    “Ci sparano addosso da tutte le parti, ma noi non possiamo rispondere al fuoco altrimenti rischiamo di far del male a degli innocenti. Aish, qui si mette molto male, ci vorrebbe un aiuto dal cielo! Hai qualche brillante idea?!” ruggì Lee Yoon Sung evitando per un pelo un palo della luce.
    Le sirene della polizia dietro di loro erano sempre più insistenti e già varie volte avevano dovuto evitare le manovre delle loro automobili che miravano a fermarli, ma se Lee Yoon Sung si limitava a scansarle per poi tirare dritto dai SUV partivano invece sventagliate di mitra a raffica che testimoniavano quanti pochi scrupoli si facessero i loro occupanti di fare vittime sul loro cammino.
    “Allora ti accontenterò! Dirigiti verso l’East River, io chiamo i rinforzi.”
    Lee Yoon Sung la guardò stranito: ma quali rinforzi?! Voleva tirare in ballo il suo squadrone militare “Hei Bao”, per caso?
    Mio Dio, New York si sarebbe trasformata in una specie di campo di battaglia!
    Fan Yui tirò fuori una ricetrasmittente dal taschino della camicia e l’accese.
    “Simon! Simon, mi senti? Ho bisogno del mio angelo!”
    La ricetrasmittente gracchiò e sfrigolò per qualche secondo, poi una voce profonda e allegra rispose.
    “Ricevuto, bambolina. Dimmi dove sei che passo a prenderti!”
    Fan Yui sorrise.
    “Siamo nel Bronx e ci stiamo dirigendo verso l’East River. Siamo su una Porsche nera che fila come un razzo e dietro abbiamo due SUV neri che ci inseguono e un vasto assortimento di auto della polizia che vogliono arrestarci, non dovresti fare molta fatica ad individuarci!”
    Una risata squillante risuonò dall’altra parte.
    “Sai sempre come farti notare, vero bellezza? Con te non ci si annoia mai, dovunque vai scoppia una guerra! Ok, arrivo subito a salvarti con le mie magnifiche ali bianche!”
    “Ti aspetto, Simon. Sai che sei sempre il mio principe azzurro, vero?”
    Un’altra risata fu la risposta che Fan Yui ricevette poi la comunicazione venne chiusa.
    “Chi è questo tizio?”
    “Un amico. Uno di quelli che quando ne hai bisogno ti dà sempre una mano e non si tira mai indietro, anche se c’è da rimetterci la pelle.”
    “Sono tutti così incoscienti i tuoi amici?” brontolò Lee Yoon Sung mentre faceva un testa coda controllato per modificare la strada all’improvviso e distanziarsi un po’ dal SUV più insistente. “Spero che faccia presto, perché qui non resisteremo ancora a lungo!”
    “Arriverà. Tu vai verso la zona del porto, abbiamo bisogno di più spazio.” gli ordinò Fan Yui mentre voltata all’indietro controllava la distanza dagli aggressori.
    “Ma così saremo allo scoperto e saremo un bersaglio più facile!”
    “Fai come ti dico: VAI!”
    ”Scope no Naka no Shinjitsu”
    Lee Yoon Sung strinse le labbra irritato: odiava le donne autoritarie!
    Nonostante questo le ubbidì: Fan Yui aveva un piano in mente, il che era sempre meglio di quello che lui NON aveva.
    Superò un altro incrocio a tutta velocità, ignorando ogni segnaletica, poi voltò a sinistra e infilò la direzione del porto.
    Dopo pochi minuti sopra le loro teste si sentì il tipico rumore delle pale di un elicottero.
    “Non sarà la polizia che ci dà la caccia anche dall’alto? Oppure è un altro squadrone del Chen Da Fu Ei ?” domandò perplesso.
    “Nessuno dei due! Volevi un aiuto dal cielo, no? Beh, ora lo avrai!” rispose Fan Yui enigmatica. “Dai, apri il tettuccio dell’automobile.”
    “Ma così ci spareranno addosso!” obiettò Lee Yoon Sung preoccupato, ma Fan Yui gli lanciò un’occhiataccia che anche con un occhio solo fu egualmente molto eloquente.
    “Ragazzo, tu hai un problema con l’eseguire gli ordini! TI HO DETTO DI APRIRE IL TETTUCCIO!”
    Mentre loro discutevano il rumore dell’elicottero si era fatto sempre più vicino e ora Lee Yoon Sung aveva l’impressione che fosse esattamente sopra le loro teste.
    Irritato dall’accusa ingiustificata di Fan Yui spinse il pulsante per aprire il tettuccio: se voleva suicidarsi, che lo facesse pure!
    Ma quando l’automobile fu a tetto scoperto l’elicottero si abbassò ancora fino al limite massimo.
    “Ti lancerò qualcosa per l’acceleratore!” urlò Fan Yui mentre si alzava in piedi.
    “Eh?!”
    Di colpo Lee Yoon Sung capì cosa voleva fare: infatti Fan Yui con un agile balzo si agganciò ai pattini d’atterraggio dell’elicottero e in pochi secondi riuscì ad entrare nella cabina, poi dal finestrino gli fece il segno di vittoria con la mano.
    Bel colpo, però lui era ancora nei guai!
    Si stava appena cominciando a chiedere come avrebbe fatto quando sul sedile di fianco comparve una leva lanciata dall’alto.
    Gettò una breve occhiata a Fan Yui per capire come mai gliel’avesse lanciata, e lei a gesti mimò quello che si aspettava da lui.
    Ecco cosa intendeva dire poco prima!
    Mmhh, rischioso, ma non aveva altra scelta.
    Voltò di nuovo a sinistra e infilò la via senza uscita che sbucava direttamente sul molo, puntando la Porsche verso l’acqua, sempre seguito dai suoi fedeli SUV e ora anche dall’elicottero.
    Bloccò l’acceleratore con la leva e si alzò in piedi, poi si lanciò anche lui verso l’elicottero come aveva fatto prima la sua compagna d’avventure, tra le pallottole che gli fischiavano contro.
    E mentre la Porsche si infilava dritta dritta nell’acqua finendo la sua corsa folle in gloria, Lee Yoon Sung si arrampicò sulla fusoliera ed entrò nell’abitacolo dell’elicottero, poi scoccò un’occhiata torva a Fan Yui.
    “Potevi almeno dirmelo che avevi in mente una cosa simile!”
    Fan Yui alzò le spalle.
    “Tu avresti detto che era una pazzia e avresti fatto un sacco di storie!” rise lei senza scomporsi.” Lee Yoon Sung, ti presento il mio amico, Terry Simon. Abbiamo combattuto insieme io, lui e Ryo. Al campo tutti lo chiamavamo l’”Angelo Simon” per come veniva sempre ad aiutarci nei momenti di maggior pericolo, proprio come un angelo!”
    “Sei troppo buona, Fan Yui, io facevo solo il mio dovere! Comunque molto piacere, amico. Gli amici di Fan Yui sono anche i miei!” disse allegro il pilota, un biondo dall’aspetto aitante e robusto con una vistosa cicatrice sull’occhio destro.
    “Terry Simon? Ho già sentito questo nome…era nell’elenco di contatti a New York che mi aveva dato Mick Angel. Per caso conosci anche Mick?”
    Il pilota scoppiò a ridere quasi convulsamente.
    “Mick ti ha dato il mio nome?! Che gran figlio di buona donna! Prima mi frega la ragazza e poi dà il mio telefono ai suoi amici! Ahahaha, è proprio una cosa da Mick!” Simon fece l’occhiolino a Lee Yoon Sung che lo guardava stranito. “Comunque sì, conosco anche Mick Angel. L’ho conosciuto qui a New York, quando formava il duo di City Hunter insieme a Saeba, ma Ryo lo conoscevo già da prima, come ti ha detto Fan Yui abbiamo combattuto insieme in Sudamerica.”
    Lee Yoon Sung era rimasto a bocca aperta: Mick e Ryo insieme erano stati City Hunter a New York?! Questa sì che gli tornava nuova!
    “Se vedi quel Casanova da strapazzo digli comunque che mi ha fatto un gran favore! Dopo la stupidella che mi ha fregato ne ho trovata un’altra molto migliore, l’ho sposata ed ora ho una figlia fantastica, Shoko, quindi alla fine mi è andata più che bene!”
    Lee Yoon Sung alzò gli occhi al cielo: inutile, erano tutti pazzi da legare, non l’aveva ancora capito?!
    L’elicottero intanto stava riguadagnando quota e si stava dirigendo verso la città, in rotta verso il più vicino aeroporto.
    Ma come avrebbe fatto ad atterrare senza un piano di volo approvato in precedenza?
    La domanda vagò peregrina nella sua mente ma non ebbe modo di rispondervi perché Simon tornò a parlargli.
    “Sei in contatto anche con Ryo? Se per caso lo senti, digli che sto ancora aspettando di dargli un passaggio con il mio elicottero! Ahahah, quel disgraziato preferiva farsela tutta a piedi piuttosto che farsi salvare da me, ci crederesti?”
    Lee Yoon Sung ci credeva sì, visto il terrore di volare di Ryo!
    “Tranne una volta…” disse Fan Yui pensierosa, intervenendo per la prima volta in quel dialogo tra uomini. “Quando Ryo mi ha salvata in quell’azione sciagurata mi ha messa sul tuo elicottero ed è venuto con noi per farmi coraggio…Voleva a tutti i costi che sopravvivessi, ma io non avevo più voglia di lottare…avevo appena perso il mio occhio! Se lui non si fosse intestardito e non fosse venuto con me, incitandomi a resistere, io ora non sarei qui…”
    Simon annuì.
    “Se uno sta lottando per salvarsi la pelle, è Ryo l’uomo giusto da avere accanto.” confermò per una volta serio. “Ma a proposito di lotta per la vita…Uhu, ragazzi, credo che abbiamo compagnia.”
    ”Utsukushii Shinigami”
    Tre elicotteri erano infatti comparsi alle loro spalle e non sembravano avere intenzioni pacifiche.
    “Polizia? Antiterrorismo? U.S.Air Force?” chiese rassegnato Lee Yoon Sung.
    Dagli elicotteri spuntarono come per incanto dei mitragliatori che subito cominciarono a vomitare fuoco a volontà e Fan Yui sospirò.
    “No. Quelli prima almeno ci avrebbero intimato di atterrare, questi invece SPARANO E BASTA! Direi che è l’unità operativa aerea dello squadrone Chin Lon: si vede che non li hanno sterminati tutti, qualcuno non ha tradito ed era rimasto in carreggiata!”
    “Ma che bello, ero preoccupato: mi sarebbe spiaciuto fosse mancato uno squadrone all’appello! Ora manca solo il Byakko, ma con un po’ di fortuna possiamo tirarci addosso anche quello!” sibilò sarcastico Lee Yoon Sung.
    Fan Yui lo guardò enigmatica.
    “Chissà…Ehi, Simon, non sarebbe meglio dirigerci verso il mare aperto? Così rischiamo di coinvolgere dei civili!”
    Simon, che era impegnato a dribblare le sventagliate di mitra dei loro inseguitori e contemporaneamente le cime svettanti dei grattacieli scosse la testa negativamente.
    “Se ci dirigiamo là non avremo speranza, faremo la fine dei sorci in trappola! Invece qui…” Mentre parlava Simon si lasciò alla destra la “Freedom Tower”, il grattacielo ancora in fase di costruzione e sorto sulle ceneri delle Twin Towers, che recentemente si era guadagnato la qualifica di grattacielo più alto di New York superando l’Empire State Building.
    “Invece qui…?!” continuò Lee Yoon Sung tenendosi attaccato alla maniglia dello sportellone per compensare gli sbalzi e i cambiamenti di direzione impressi al velivolo dal pilota.
    Che fine ridicola finire appiccicati come un francobollo ad un grattacielo!
    Sembrava quasi che Simon stesse aspettando qualcosa…ma cosa…?
    Improvvisamente Simon sorrise.
    “Proprio come pensavo!” esultò e Lee Yoon Sung seguì la direzione del suo sguardo.
    Tre F-16 Fighting Falcon erano sbucati minacciosi proprio davanti a loro e non passò molto tempo prima che si sentissero interpellare con una certa durezza.
    “Voi dell’elicottero: identificatevi immediatamente se non volete essere distrutti, poi dirigetevi verso…”
    Simon non si preoccupò di rispondere: semplicemente nel momento esatto in cui partiva una nuova mitragliata dai loro inseguitori andò in quota, facendo in modo che la sventagliata di confetti mortali finisse addosso ai nuovi arrivati.
    “CHI CAZZO SONO QUESTI BASTARDI?! RAGAZZI, ANNIENTATELI TUTTI!” si sentì dire dalla stessa voce di poco prima, il cui proprietario nella concitazione aveva evidentemente dimenticato di chiudere la comunicazione.
    Cominciò così un duello aereo tra i mezzi del Chen Da Fu Ei e quelli dell’U.S.Air Force, duello dal quale Simon si defilò elegantemente, perdendosi nel cielo notturno.
    Quando si furono sufficientemente allontanati dalla zona del fuoco Simon ridacchiò, poi fece l’occhiolino ai suoi attoniti passeggeri, ancora senza fiato.
    “Questo era l’unico modo perché l’antiterrorismo facesse il lavoro sporco al posto nostro. Geniale, non trovate, ragazzi? Adesso sì che posso dirigermi fuori dalla zona popolata! Vi va’ bene se vado verso Staten Island?”
    I due annuirono ammutoliti.
    Superarono il famoso Ponte di Brooklyn, poi dopo un po’ Governor’s Island e dopo ancora qualche minuto cominciarono a vedere in lontananza la famosa Statua della Libertà.
    Lee Yoon Sung aveva appena cominciato a pensare che non l’aveva mai vista dall’alto in quel modo quando Simon tossicchiò.
    “Ehm….ragazzi, forse c’è qualche problema…credo che il motore sia rimasto danneggiato perché non ho quasi più carburante…”
    I due passeggeri lo guardarono allucinati.
    “E adesso?”
    “Torniamo verso Governor’s Island, è la terra più vicina e…”
    Era una sua impressione o le pale dell’elicottero avevano già cominciato a rallentare?! , pensò Lee Yoon Sung con una punta di apprensione.
    Aish, in quelle condizioni anche a lui sarebbe venuta la paura di volare come a Saeba!
    Simon fece la manovra di inversione di rotta con una calma che gli altri francamente gli invidiarono.
    In pochi minuti furono già di nuovo in vista dell’isola, ma Simon non ebbe modo di avvicinarsi a terra e di dare inizio alla classica manovra di auto rotazione, manovra di emergenza per una discesa controllata da effettuarsi in caso di avaria all'impianto motore.
    Il suddetto motore ebbe la buona idea di fermarsi all’improvviso e l’elicottero cominciò a ruotare e a perdere quota a perdicollo.
    "NOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
    “AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!”
    “AIUTOOOOOOOOOOO!!!!”

    Dopo un primo istante di shock nonostante la paura ebbero la presenza di spirito di lanciarsi fuori dall’elicottero, consci che se fossero rimasti all’interno li avrebbe trascinati sul fondo con sé.
    Anche così però l’acqua si avvicinò ad una velocità spaventosa, finchè dopo un impatto tremendo si richiuse sulle loro teste, desiderosa di essere la loro tomba.
    E per un po’, fu proprio un silenzio di morte quello che regnò su tutto e su tutti.

    ***

    ”Hot spade”

    “L’uomo che ha aiutato Yan Fan Yui si chiama Lee Yoon Sung. E’ un coreano ma ha vissuto fino alla sua adolescenza nel Triangolo d’oro, allevato dal padre adottivo Lee Jin Pyo, il capo indiscusso della droga prima di Yanin Yeerum. E’ abilissimo con le armi e nelle arti marziali, suo padre lo aveva addestrato perfettamente per portare a termine la sua vendetta nei confronti dei nemici in patria che lo avevano tradito. Si è laureato al MIT ed è un esperto in informatica, per lui non è stato un problema hackerare il sistema di sorveglianza in modo da non essere scoperto. Non lo avremmo mai individuato se non avessimo spiato il suo incontro segreto a Central Park con Yan Fan Yui. A Seoul si è guadagnato il soprannome di City Hunter per il modo in cui ha consegnato alla giustizia diversi uomini politici corrotti. E’ riuscito a sopravvivere alla vendetta che aveva organizzato suo padre sui suoi nemici e anche agli attentati di Yanin Yeerum, che voleva liberarsene per consolidare la sua egemonia nel Triangolo. In quest’ultima impresa è stato aiutato da Ryo Saeba e dai suoi amici; al momento non sappiamo né come né perché si siano conosciuti, ma non tarderemo a scoprirlo. Poi Lee Yoon Sung si è trasferito qui a New York con la madre, un amico di famiglia e la sua ragazza, Kim Na Na. Vivono nel Queens, in una villetta trifamiliare: la madre e l’altro tizio stanno aprendo un ristorante che si chiama “Korean Delicious Food”, l’inaugurazione è ormai prossima. Per il momento questo è tutto, ma stiamo ancora indagando.”
    Rijenchan Ritaijin annuì gravemente.
    Il Byakko non lo deludeva mai, poteva sempre contare sulla qualità delle informazioni che riuscivano a reperire, e anche sulla loro rapidità.
    “E’ già sufficiente. Questo tizio si è messo sulla nostra strada e pagherà per il suo errore, esattamente come Yan Fan Yui. Il fatto poi che sia amico in qualche modo di Ryo Saeba rende solo più necessaria la sua eliminazione. Non ci serve un nuovo alleato di City Hunter, soprattutto non ci serve UN ALTRO City Hunter!”
    La sua voce salì di tono e l’uomo del Byaako chinò la testa in segno ossequioso.
    “Uccidetelo. Uccideteli tutti!” fu la sentenza implacabile di Ritaijin.
    Dopo un inchino deferente l’uomo del Byakko si allontanò silenziosamente.
    “Ahh, Pai Lan, tu non sai quanto sia duro prendere decisioni nella mia posizione. A volte mi sento così stanco...” commentò Ritaijin facendo roteare il liquore nel bicchiere che teneva in mano.
    Pai Lan sorrise.
    “Ci vogliono spalle forti per essere un capo, e lei ha le spalle più forti che abbia mai visto!” rispose lei lusingandolo, poi prese posto sulla poltrona di fronte a lui e alzò il suo bicchiere per un brindisi.
    Ritaijin rispose al gesto poi annuì distrattamente.
    Era vero, lui era molto forte, ma lo era abbastanza per schiacciare i suoi nemici?
    City Hunter…era giunta la sua ora, sì.
    Strinse il pugno con una tale determinazione che il bicchiere che teneva in mano si spezzò, poi Ritaijin contemplò i rivoli di sangue che colavano dalla sua mano quasi con soddisfazione.
    SÌ, City Hunter avrebbe fatto la fine di quel bicchiere nella sua mano.
    Doveva essere così!

    ***

    ”Glory of the city”

    Lee Yoon Sung si attaccò al pontile del piccolo molo e si sollevò faticosamente, poi diede una mano anche a Fan Yui per sollevarsi.
    Simon invece si arrangiò da solo e Lee Yoon Sung gliene fu grato: era completamente esausto e gli facevano male tutti i muscoli, anche quelli che non sapeva di avere!
    Però erano salvi, che cavolo, ed era più di quanto si sarebbe aspettato da quella nottata rocambolesca!
    Poi tutti e tre crollarono sfiniti ed ansimanti sul selciato.
    “State bene?” chiese Lee Yoon Sung dopo un po’.
    Ricavò due borbottii poco convinti in risposta, ma nessuno segnalò gravi emergenze e quindi si permise di tirare un respiro di sollievo.
    Bene.
    Ora che c’era un minimo di calma, doveva tirare le fila di quello che aveva sentito in quell’interminabile serata.
    “Dobbiamo avvertire Ryo. Anzi no. Dobbiamo andare subito a Tokyo ad aiutarlo. Sulla sua testa sta per scatenarsi l’Apocalisse, e lui nemmeno lo sa!” proruppe Lee Yoon Sung angosciato.
    “Vai tu, se vuoi. Io ho altro da fare.” rispose Fan Yui mettendosi a sedere, mentre rivoli d’acqua le colavano sul viso e dalla lunga treccia di capelli castani.
    “Credevo che fosse tuo amico! Ti ha anche salvato la vita, no?” replicò Lee Yoon Sung corrucciato.
    “E vero, hai ragione…ma hai sentito quello che hanno detto alla riunione? Il Chin Lon è stato quasi totalmente distrutto. E questo vuol dire che se il Chen Da Fu Ei ha perso uno squadrone, presto comincerà una campagna serrata di nuove acquisizioni…se non è già cominciata. Hanno bisogno di nuove leve e io non posso lasciare che le trovino!”
    Lee Yoon Sung la guardò senza capire: era così sconvolto che faceva fatica a seguire il suo ragionamento!
    “Gli orfani, Lee Yoon Sung, gli orfani…prima devo mettere in sicurezza quanti più orfanotrofi mi sarà possibile, e dopo verrò anch’io ad aiutare Ryo.”
    Lee Yoon Sung aprì la bocca per obiettare ma Simon, che nel frattempo si era alzato in piedi, gli mise una mano sulla spalla e sorrise.
    “Ryo ce la farà. Terrà duro fino al nostro arrivo, ne sono sicuro. Non è uomo da farsi battere così facilmente…E poi, ci sarai tu ad aiutarlo, giusto?”
    Simon strizzò l’occhio in un gesto che evidentemente gli era abituale, accentuando ancora di più la sua cicatrice e Lee Yoon Sung si trovò suo malgrado a rispondere al suo sorriso, poi annuì.
    “Sì, io ci sarò.”
    Sia Simon che Fan Yui approvarono con un cenno della testa.
    Sì, sarebbe stato al suo fianco..ma come fare per tenere fuori Kim Na Na da tutto questo?
    Domanda da un milione di dollari…

    ”Hunter in the city”

    ___________________________________________

    N.d.A.: Ovviamente anche il personaggio del pilota Terry Simon è tratto da Angel Heart, dove ha anche un nome diverso, Teruo Simon, e una figlia di nome Shoko. In Angel però Ryo non ha paura di volare, quindi sul suo elicottero ci è salito, eccome! Anche il fatto che Ryo abbia salvato Fan Yui è tratto da Angel, e proprio nell’azione in cui ha perso un occhio. L’unica differenza è che Simon non c’entra niente con quell’azione! Di mia invenzione è anche la sua conoscenza con Mick Angel.^^ Fan Yui e Lee saltano sull’elicottero un po’ come ha fatto Shan In in Angel, quando salta sull’elicottero della figlia di Simon, Shoko, per portare in ospedale un cuore destinato a salvare un uomo con un trapianto! ^__^
     
    Top
    .
  5. K66s
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 6 – NELKHAEL (DIO UNICO) /28 GIU - 2 LUG/ PROTEZIONE DALLE FORZE DEL MALE, DALLE INVIDIE. LIBERAZIONE DAGLI OPPRESSORI, CARATTERE FORTE E SERENO. AMORE PER LA BELLEZZA E L'ARTE.

    ”Nemuri no Mori no Hime”

    “Maestro! Ma che sorpresa!”
    “Spero che non sia spiacevole….”
    Mick guardò allibito il maestro cinese che si inchinava davanti a lui in segno di saluto, emanando la consueta aura di pace e tranquillità che lo caratterizzava.
    Mai si sarebbe aspettato aprendo la porta di trovarselo sullo zerbino di casa!
    A quanto ne sapeva il maestro Shan Jie non si muoveva da un sacco di anni da Kāipíng, il piccolo villaggio di montagna nella provincia cinese del Guǎngdōng , forse addirittura non si era mai mosso di lì!
    Toccava sempre a lui raggiungerlo periodicamente per brevi periodi per fare le sue sessioni di lezione, ed era davvero strano ritrovarselo all’improvviso in Giappone!
    “Ovviamente è bellissimo averla qui, maestro, ed è un grande onore. Solo che credevo che viaggiare non le piacesse affatto e…”
    Shan Jie lo scrutò con i suoi occhi acuti al di sotto delle sopracciglia cispose, poi si accarezzò la lunga barba bianca e sottile che gli pendeva dal mento.
    “Forse intendevi dire che non pensavi che fossi in grado di farlo…Pensi che sia troppo anziano per andare da qualche parte? Ragazzo, non sono sempre stato un vecchio sedentario, ai miei tempi ho girato il mondo! E’ vero che da parecchi anni non provavo il desiderio di lasciare casa mia, ma mi ero sempre ripromesso di visitare Tokyo una volta o l’altra e adesso ho sentito che era arrivato il momento giusto.”
    Mick faticò a trattenere un sorriso: sentirsi chiamare “ragazzo” alla sua età era un po’ ridicolo ma certo, paragonato all’età del maestro…che comunque meritava tutto il suo rispetto perché se a vedersi sembrava molto vecchio durante gli allenamenti però aveva dimostrato di possedere un’agilità e una forza assolutamente invidiabili , da dare dei punti a parecchi ragazzini!
    Un colpetto alla gamba che gli fu inferto con il bastone a cui il maestro si appoggiava lo riscosse dalle sue riflessioni.
    “Pensi di farmi entrare o mi terrai in eterno davanti alla tua porta?”
    “Oh sì, mi scusi, la sorpresa mi ha fatto dimenticare le buone maniere!” si scusò Mick mettendosi una mano dietro la testa imbarazzato, poi si scostò dalla porta. “Entri pure, maestro, la mia casa è a sua disposizione.”
    Il vecchio annuì poi entrò con il suo passo solenne e si guardò attorno, ispezionando l’ambiente, poi la sua attenzione si appuntò su una rivista aperta posata su un tavolino, dove una bionda prosperosa esibiva disinvolta le sue grazie indossando solo il suo sorriso.
    Mick seguì lo sguardo del maestro e desiderò sprofondare:si precipitò a prendere la rivista e la nascose velocemente sotto un cuscino del divano.
    “Ehm…mia moglie Kazue è uscita a fare alcune spese e io…uhm…mi stavo rilassando un po’…”
    Sulle labbra sottili del maestro comparve l’ombra di un sorriso e una punta di malizia fece capolino nei suoi occhi scuri, ma subito la sua espressione ritrovò una compostezza severa che fece pensare a Mick di essersi sognato tutto quanto.
    “Vedo, vedo. Hai una bella casa, e si respira una bella atmosfera. Hai anche una stanza per gli ospiti?”
    Mick inarcò un sopracciglio interdetto: il maestro voleva addirittura fermarsi a dormire a casa sua?!
    Beh, Kazue avrebbe trovato un po’ strana quell’improvvisata, per non dire inopportuna, però…poteva rifiutare quel favore al suo maestro?
    Gli era molto riconoscente per aver accettato di diventare il suo insegnante: in un primo momento,per la verità, il maestro si era rifiutato recisamente di addestrarlo nella sua arte di combattimento con i piedi, ma quando gli si era prostrato innanzi raccontandogli quanto lo facesse sentire perso la sua impossibilità di combattere, quando gli aveva raccontato come era sopravvissuto ad un incidente aereo e ad una droga potentissima che aveva rischiato di rubargli l’anima e gli aveva bruciato per sempre l’uso delle braccia, il maestro si era mosso a compassione e aveva accettato di allenarlo.
    Gliene sarebbe stato per sempre debitore: da lì era iniziato il suo riscatto, da lì aveva ricominciato a riprendere fiducia in sé stesso.
    Non poteva dirgli di no, anche se Kazue forse non ne sarebbe stata troppo contenta e avrebbe mugugnato un po’!
    “Certo che ho una stanza e sarò felice di metterla a sua disposizione, maestro, per tutto il tempo che vorrà.”
    Il maestro annuì regalmente, come se quel gesto fosse una cosa dovuta.
    “Ti ringrazio: sapevo che il mio allievo preferito non mi avrebbe deluso.”
    Mick si schiarì la gola.
    “Beh…a quanto so, io sono il suo UNICO allievo, maestro!”
    Il vecchio fece un cenno con la mano come a liquidare quella precisazione come un inutile dettaglio.
    “Allora, dov’è questa stanza? Il viaggio è stato lungo e ora ho bisogno di riposare un po’.”
    “Certo. Da questa parte, maestro. “
    Mick guidò il vecchio verso la stanza poi ve lo lasciò, dopo essersi accertato che fosse tutto in ordine, ma vista la bravura di Kazue come donna di casa non aveva avuto preoccupazioni a offrirgliela all’istante e la breve ispezione che fece lo rassicurò sulle sue opinioni.
    Anche il maestro valutò la stanza di suo gusto e annuì soddisfatto.
    “E’ molto accogliente. Ora scusami, mi voglio stendere subito sul letto per fare un sonnellino. Più tardi avremo tempo di parlare con più calma.”
    Mick annuì e lo lasciò solo, chiudendosi la porta alle spalle.
    Che strano…era davvero surreale averlo lì.
    E poi c’era qualcos’altro che lo inquietava un tantino.
    Il maestro sembrava tranquillo come al solito, ma quel suo viaggio improvviso contrastava con la sua abitudine di programmare tutto meticolosamente con grande anticipo.
    Era stato a trovarlo appena un mese prima e non gli aveva accennato minimamente alla sua intenzione di venire a Tokyo!
    E poi, dov’era il suo bagaglio?!
    C’era qualcosa che non tornava nella sua visita improvvisa…
    Mick si infilò le mani in tasca e ritornò in salotto, ripescando la rivista che aveva nascosto e ricominciando a sfogliarla distrattamente.
    Qualcosa gli diceva che il suo maestro era nei guai…e stavolta sarebbe toccato a lui aiutarlo!

    ***

    ”Lady in the dark”

    Uno sparo.
    Di nuovo un altro.
    Ancora un altro.
    E ancora.
    Ancora.
    Ancora.
    Ancora.
    Per non pensare.
    Per dimenticare.
    Per cancellare l’orrore.
    L’impossibile, l’imponderabile, l’unico inferno che temesse veramente.
    Un mondo senza Kaori.
    Un altro sparo.
    Un mondo senza il suo angelo.
    Ancora uno sparo.
    No, mai, non poteva accettarlo!
    Doveva sparare, sparare e ancora sparare.
    La sua Python era tutto quello che aveva per tenere lontano da sé il terrore.
    Quel mostro orrendo, spaventoso e maligno che lo tormentava da anni, che non aveva mai cessato di tormentarlo, e non era quella stupida paura di volare, che quando veramente lo voleva trovava sempre il modo di vincere, no: era la paura di perderla.
    Un altro sparo.
    La mano gli faceva male, anche la spalla cominciava ad accusare un certo dolorino, ma lui continuava a sparare standosene dritto, le gambe leggermente aperte e il braccio teso.
    Quanti one hole shot aveva infilato?
    Tanti, ma non abbastanza da scacciare la paura.
    Doveva sparare ancora, doveva essere sicuro di essere pronto, doveva fare qualcosa per…
    Una mano si posò sulla Python e lo forzò ad abbassare la pistola, con delicatezza ma anche con decisione.
    “Adesso basta, Ryo. Sono ore che sei chiuso qui dentro. Vuoi consumare tutta la scorta di proiettili che abbiamo in casa?” scherzò Kaori facendogli uno di quei suoi sorrisi dolci che più che mai la facevano assomigliare ad un angelo. “Dai, vieni, la minestra si raffredda. Se proprio devi, continuerai dopo aver mangiato.”
    Kaori si voltò, dirigendosi verso la porta, come se fosse sicura che lui non avrebbe osato contravvenire alle sue richieste.
    Per un attimo Ryo fu tentato di riprendere da dove lei l’aveva interrotto, ma a che cosa gli sarebbe servito?
    Kaori non avrebbe desistito mai dal suo proposito e in un modo o nell’altro l’avrebbe costretto a smettere, quindi tanto valeva accontentarla e poi riprendere il suo lavoro di preparazione.
    Si ritrovò seduto davanti a lei al tavolo di cucina con una ciotola di minestra calda e fumante davanti al naso, e nessun appetito che lo invogliasse anche solo ad assaggiarla: aveva lo stomaco chiuso ma sapeva che se non avesse mangiato lei si sarebbe preoccupata ancora di più, quindi chinò la testa e attaccò la minestra come se morisse di fame.
    Kaori lo guardò mangiare per un po’ in silenzio, poi sorrise.
    “Guarda che non te la vuole portare via nessuno, sai?”
    “Ah sì? E come ti spieghi allora quella lì?”
    Ryo accennò con la testa a CH che si era appollaiata in un angolino della tavola e guardava bramosa la ciotola di Ryo.
    “Gattaccia maleducata, sciò, non voglio che salti sulla tavola!” la sgridò subito Kaori dandole un colpettino che spinse la gatta a saltare giù dal tavolo. “E poi non ti vergogni? Hai appena mangiato e ormai sei più grassa di me!”
    “Il che è tutto dire….” bofonchiò Ryo con la bocca piena.
    “Hai voglia di morire?!”disse Kaori guardandolo torva.
    Ryo spalancò gli occhi poi si affrettò a negare.
    “Assolutamente no!”
    “Ah, mi pareva…A dire il vero neanch’io ne ho troppa voglia, ma comunque, nel caso capitasse, sappi che poco fa mi sono iscritta via internet all’Associazione di Donatori di Organi. Trovo che sia un modo molto nobile di gestire la propria morte, andarsene regalando una vita migliore a chi resta ed è malato. In un certo senso doni la vita come si fa quando si partorisce un figlio, quindi i riceventi diventano tutti tuoi figli e penso che…”
    Ryo sbattè la ciotola sul tavolo e la guardò furibondo.
    “Spero che tu stia scherzando!”
    Lei fece una faccia perplessa.
    “Perché dovrei scherzare su una cosa del genere?! Morire è una cosa che può capitare a chiunque in qualunque momento, non è sbagliato soffermarsi a pensarci su un pochino e prendere qualche decisione sensata e ragionevole, e perché no, anche utile agli altri!”
    Ryo si alzò di scatto e piantò le mani in mezzo al tavolo minacciandola faccia a faccia.
    “Ed è un puro caso che tu ci stia pensando proprio adesso?!”
    Lei subì quello che assomigliava ad un assalto senza vacillare né battere ciglia.
    “Era un po’ che ci stavo pensando. Questa storia mi ha solo dato la spinta che mi mancava per decidermi ad agire, ma onestamente non mi sento più in pericolo di quanto fossi ieri. Tu mi proteggerai, Ryo, io lo so: lo hai sempre fatto e non fallirai neanche questa volta, ne sono sicura.”
    Lo guardò con quei suoi occhi castani pieni di una limpida sicurezza e di colpo si sentì vergognoso.
    Si rialzò e le girò le spalle.
    “Kaori, io…farò tutto quello che posso e anche quello che non posso, ma stavolta non so se…”
    Lei gli arrivò alle spalle e gli circondò la vita con le braccia, poi appoggiò la testa sulla sua schiena.
    “Non avere paura: andrà bene anche questa volta, ne sono sicura. Ma se non fosse così…” Kaori si fermò sentendo il corpo di Ryo attraversato come da un tremito a quelle parole, poi lo strinse più forte, quasi a trasmettergli il suo coraggio.” …se non fosse così, sappi che non sarà stata colpa tua. E ricordati sempre che io non rimpiango niente. Non rinuncerei ad un giorno, non ad un minuto, nemmeno ad un secondo di quelli che abbiamo vissuto insieme…Io sono felice e non avrei voluto una vita diversa da quella che ho vissuto e che vivo, nemmeno se me l’avessero cambiata con quella di una ultracentenaria! E’ qui che voglio stare, che ho sempre voluto stare…con te, Ryo. Per favore, non dimenticartelo mai.”
    Ryo sospirò, poi si voltò e la prese tra le braccia.
    “L’ho sempre pensato che eri un po’ pazza…” disse appoggiandole il mento sui soffici capelli corti e Kaori rise.
    “Ehh, infatti solo una pazza furiosa potrebbe desiderare di essere la tua compagna!”
    Ryo le diede un pizzicotto sul sedere e Kaori fece uno strillo di disappunto.
    “Ahi! Mi hai fatto male!”
    “Così impari a confermare!”
    “Sei un bruto! Ma per questa tua brutalità subirai una punizione! Vediamo, che cosa potrei farti fare….mmhh….ho trovato!” trillò con un gran sorriso. “Mi accompagnerai a vedere la mostra d’arte del mio amico Natsume!”
    Ryo fece tanto d’occhi.
    “Una mostra d’arte?!? Ma sei tutta matta, lo sai che odio queste cose!! E poi chi è questo tizio?”
    “Yoshiki Natsume è l’amico che ho incontrato al parco mentre ero con Miki, un mio vecchio compagno di scuola. Avevo cominciato a dirtelo quando sono arrivata a casa ma poi c’era Richenda e…”
    Ryo si rabbuiò e anche Kaori si ammutolì: nessuno dei due aveva voglia di ricordare il momento in cui il loro futuro si era inabissato nell’incertezza e la loro vita era stata stravolta.
    Kaori si schiarì la voce e si sforzò di riprendere a parlare con un tono allegro.
    “Beh… Yoshiki era bravissimo a disegnare anche quando eravamo a scuola, mi ha fatto tanti bellissimi ritratti. Poi si è trasferito a studiare arte a Parigi ed è diventato un pittore. Mi ha invitato alla sua mostra e io vorrei proprio andarci perché pensa, dice di aver esposto anche un mio ritratto!” concluse con un pizzico del suo solito entusiasmo.
    Ryo inarcò un sopracciglio.
    “Cos’è, vuole far scappare tutti i visitatori dalla mostra?!” si sforzò di scherzare ma senza il brio con cui lo faceva di solito.
    Kaori gli diede un colpetto sulla spalla.
    “Stupido! Io voglio andarci, e tu mi accompagnerai!”
    Ryo fece una smorfia.
    Poteva anche odiare l’idea fino alla nausea ma la verità era che da quel momento in poi lui sarebbe stato appiccicato a Kaori ovunque andasse, quindi se lei andava alla mostra, lui andava alla mostra, punto.
    E lei lo sapeva benissimo, la furbetta!
    Si infilò le mani in tasca, poi sospirò.
    Kaori invece si concesse un sorriso trionfante.
    Beh, c’erano dei vantaggi ad avere un compagno che era anche la tua guardia del corpo: da quel momento in poi avrebbe potuto portarlo dove voleva, e lui sarebbe stato costretto a seguirla senza fiatare!
    Magari poteva trascinarlo anche a scegliere le tende per la stanza del bambino…e a scegliere la carrozzina….e magari a…
    Ryo intercettò quello sguardo calcolatore e gemette.
    Sarebbe stato un vero inferno, ora ne era sicuro!

    ***

    ”Deep inside”

    ”E ora le ultime notizie dall’estero, provenienti da New York. Le strade della città sono state messe sottosopra da un inseguimento degno di un film d’azione. Una Porsche nera inseguita da due SUV neri ha letteralmente sconvolto il traffico cittadino, da Manhattan fino al Bronx, causando una serie infinita di incidenti che solo per pura fortuna hanno causato soltanto numerosi feriti ma nessuna vittima. La cosa incredibile è che poi gli occupanti della Porsche sono sfuggiti ai loro inseguitori SALTANDO su un elicottero! Ma la cosa non è finita qui. L’elicottero si è dato alla fuga ma poi sono comparsi altri tre elicotteri misteriosi e l’inseguimento si è trasferito nei cieli. Sono dovuti intervenire tre F-16 Fighting Falcon dell’U.S. Air Force per porre fine alla pericolosa situazione, abbattendo quasi tutti i velivoli sospetti tranne il primo. Guardate queste riprese, raccolte per puro caso da un videoamatore su un grattacielo mentre stava filmando il panorama notturno di New York. L’elicottero inseguito si alza all’improvviso, in questo modo i tre elicotteri che gli sono dietro e gli stanno sparando si trovano di fronte gli aerei dell’antiterrorismo. Una manovra audace e ben studiata che ha permesso a quell’elicottero di allontanarsi indisturbato! Ma ora tutte le forze dell’ordine lo stanno cercando per fare luce sull’incredibile episodio. Né l’Fbi né la Polizia hanno voluto commentare, sono sconosciute le ragioni di questo folle inseguimento e…”
    Falcon spense il televisore con un gesto nervoso.
    Era tutto solo al Cat’s Eye, Miki si era allontanata per andare dalla parrucchiera e visto che di clienti quando c’era lui al bar non se ne vedeva nemmeno l’ombra (chissà perché!) aveva tutto il tempo di pensare in santa pace.
    La manovra di quell’elicottero…audace e spericolata, ma anche dannatamente furba…
    Conosceva una sola persona che ne fosse capace.
    Poteva mai essere che….Terry Simon…?!
    Non lo vedeva da anni ma sapeva che spesso collaborava con Yan Fan Yui e il suo battaglione, quando non era impegnato con le sue missioni di soccorso in tutto il mondo per le associazioni umanitarie più disparate.
    Ryo non gli aveva forse detto che Yan Fan Yui era a New York per una faccenda importante non meglio specificata?!
    Mmhh, dove andava quella donna poco dopo erano fuoco e fiamme…cioè esattamente quello che stava capitando a New York!
    Un pizzicorino dietro alla testa gli stava dando un grande fastidio.
    A New York c’era anche Lee Yoon Sung…
    Non c’era nessun motivo per pensare che anche lui fosse coinvolto però…allora perché si sentiva così agitato?!
    Uff, forse poteva fargli una telefonatina per sentire come stava, tanto per mettersi tranquillo…
    Prese il cellulare con quell’intenzione ma prima che potesse chiamare il numero che gli interessava quello gli squillò tra le mani e il nome del chiamante che comparve sul display non contribuì certo a placarlo.
    Sempre più nervoso prese la comunicazione in fretta.
    “CHE C’E’?!” ringhiò quasi urlando. “Spero che tu non mi chiami per un’altra delle tue smargiassate, Ryo Saeba, perché adesso non ho proprio voglia di…”
    “Hai visto il telegiornale? A New York è successo il finimondo!”
    Falcon restò in silenzio per un istante.
    Se Ryo arrivava a chiamarlo per questo non era affatto un buon segno, proprio no!
    ”Questa è opera di Fan Yui e anche di Simon.” continuò Ryo approfittando del suo silenzio. “E…sicuramente c’entra anche Lee Yoon Sung.” concluse infine confermando le più segrete paure di Falcon. “Gli avevo chiesto se poteva aiutarla…e lui sembrava propenso ad accettare. Mi dispiace, Falcon.”
    “Contro chi si è messa stavolta Fan Yui?” domandò con voce atona.
    “Contro Ritaijin e il Chen Da Fu Ei….e qualche cartello sudamericano della droga, ma niente in confronto a Ritaijin.”
    Falcon si raggelò: avevano pestato la coda di una tigre feroce e sanguinaria!
    “E non è tutto, Falcon: che ci piaccia o no, anche noi stiamo per entrare in guerra con il Chen Da Fu Ei, perché il suo capo ha emesso una condanna a morte che ci riguarda tutti e che non credo che nessuno di noi sia disposto ad accettare.”
    Falcon si fece più attento e il suo enorme corpo si tese totalmente.
    “Chi?”
    “Kaori. Pende una taglia sulla sua testa. Ritaijin la vuole morta…ovviamente per arrivare a me. Mi vuole distruggere. Io sono l’ostacolo per i suoi piani qui in Giappone…e anche l’oggetto della sua vendetta.”
    Silenzio mortale, poi un sospiro stanco.
    “Raccontami tutto.”
    Ryo lo accontentò.

    ”CH”
    __________________________________________

    N.d.A.: La donazione degli organi e dei figli era già in Angel Heart =__=….e anche l’affermazione che per desiderare di essere la compagna di Ryo bisogna essere pazze! ^__-

    CAPITOLO 7 - JAHAYAH (DIO NASCOSTO) / 23 - 27 LUG / PROPENSIONE VERSO LA GIUSTIZIA E LA LEGGE. AMORE PER LA VERITÀ. PROTEZIONE DAI CALUNNIATORI E DAI BUGIARDI. GRANDE FORZA INTERIORE. ATTRAZIONE VERSO LE COSE DIVINE.

    ”Kimyou na Oya Musume Date”

    “Ajussi, svegliati!”
    Lee Yoon Sung lo scrollò con forza finchè l’uomo finalmente non smise di russare e si svegliò, poi fissò il giovane amico con lo sguardo appannato di chi proviene direttamente dal mondo dei sogni.
    “Lee Yoon Sung?! Ma che ore sono?!” domandò con voce impastata dal sonno tirandosi faticosamente a sedere sul letto. Un occhiata veloce all’orologio sul comodino gli disse che erano appena le cinque di mattina e Ajussi emise un gemito di disappunto.“Aish, è troppo presto per alzarsi! E perché i tuoi vestiti sono ridotti in quello stato?! Puzzi, sembra quasi che ti sia rotolato in una fogna!”
    Lee Yoon Sung arginò quel fiume di domande tappandogli la bocca.
    “Diciamo che ho fatto un tuffo fuori programma in acque non proprio pulite, ma non ho tempo di spiegarti adesso. Ho bisogno del tuo aiuto, Ajussi!”
    “Eh?! D’accordo, ma…cosa devo fare? Ti sei cacciato nei guai?”
    Lee Yoon Sung scrollò la testa con impazienza.
    “Non preoccuparti, va’ tutto bene. Voglio che tu mi chiami sul cellulare verso le otto, ma non su quello solito, sul cellulare di riserva.”
    “Ma perché??”
    “Perché l’altro è fuori uso, ha gradito il bagno ancora meno di me e quindi…”
    “No, volevo dire perché vuoi che ti chiami?”
    “Ho già detto che non posso spiegarti tutto, ma fa come ti dico, per favore! Io fingerò di parlare con qualcun altro: tu non badare a quello che dico, dammi soltanto corda tenendo la linea aperta e parlando quando io sto zitto.”
    Ajussi balzò giù dal letto agitatissimo.
    “Sei nei guai fino al collo! Cosa sta succedendo, si può sapere?!”
    “Ajussi, ti prego! Devo partire al più presto ma ho bisogno che Kim Na Na mi creda a Seoul e mi serve il tuo aiuto!” sbottò con urgenza.
    “Ma dove devi andare? E perché devi partire?!?”
    “Preferisco non dirti dove altrimenti potresti tradirti, e lo faccio perché…beh, diciamo che City Hunter ha bisogno di aiuto…” rispose Lee Yoon Sung enigmatico.
    “Che cosa?! Ma sei tu City Hunter!”
    “Non proprio…Ajussi, se mi aiuti stavolta giuro che non ti annullerò mai più le carte di credito, anche se dovessi comprare tutto il pentolame degli Stati Uniti!”
    Ajussi fece una faccia stralunata, poi gli occhi cominciarono a luccicare di ingordigia.
    Nessun limite di spesa…la sua idea di Paradiso!
    Però…
    “Mi giuri che non sei finito nei pasticci? Non voglio averti sulla coscienza e…”
    Lee Yoon Sung lo afferrò per le spalle e gli puntò i suoi occhi scuri e penetranti dritto negli occhi, cercando di imporgli la sua volontà.
    “Ajussi, ti giuro che non mi succederà niente di male, ma devo assolutamente fare questo viaggio e voglio che Kim Na Na resti a casa! Se lei mi seguisse allora sì che potrebbe finire molto male. Per proteggere lei rischierei molto di più!”
    Ajussi si morse le labbra, poi si passò la mano nei radi capelli ricci, infine sospirò, e fu allora che Lee Yoon Sung seppe di aver vinto.
    “E va bene, sai che non so mai dirti di no…Che cosa devo fare esattamente?”
    Lee Yoon Sung fece un sorriso trionfante, poi cominciò a spiegargli per bene le cose.
    “Allora, per prima cosa tu…”

    ***

    ”Puchai love”

    L’acqua gli scorreva a rivoli sui capelli scuri lavando via, con l’aiuto del profumato gel doccia di Chanel, il suo preferito, tutti i residui di sporcizia che si sentiva ancora addosso.
    Per fortuna Ajussi aveva da parte alcuni suoi vestiti che stava per dare in beneficienza, così era potuto tornare in camera sua con degli abiti un minimo più decenti e un pochino meno puzzolenti, anche se un po’ stretti: era quello che gli serviva per guadagnare la via della doccia con un aspetto non troppo stravolto.
    Kim Na Na grazie al cielo dormiva ancora, probabilmente non si era nemmeno accorta che lui non aveva toccato il letto.
    Uff, quella notte di fortuna ne aveva avuta veramente a iosa!
    Il semplice fatto che fossero stati gli uomini del battaglione di Yan Fan Yui a trovarli per primi a Governor’s Island e non il Chen Da Fu Ei era da considerarsi una botta di culo pazzesca!
    Altra ma più piccola fortuna era stata quella di riuscire a organizzare il suo viaggio aereo a Tokyo in tempi ristrettissimi…ma ora veniva il bello.
    Doveva convincere Kim Na Na a restare all’ovile!
    Non ci pensava nemmeno ad esporla ad un pericolo simile; lei doveva restare al sicuro, insieme a sua madre e ad Ajussi, solo così avrebbe potuto evitare di impazzire per l’ansia!
    Doveva restare lucido, doveva prendere in considerazione tutte le ipotesi, doveva…
    La porta della doccia si aprì e un corpicino caldo e morbido che ben conosceva gli si strinse contro la schiena, poi due piccole mani gli circondarono la vita e gli accarezzarono il petto, soffermandosi sui capezzoli ed eccitandolo all’istante.
    “Perché non sei venuto a letto stanotte? Ti aspettavo…lo sai che non dormo bene se tu non sei lì con me.”
    Lee Yoon Sung sospirò e si girò per prenderla tra le braccia, poi le catturò le labbra in un dolce bacio languoroso.
    “Anche tu mi sei mancata ma….volevo finire quel lavoro per levarmelo dai piedi.”
    Lei gli fece un piccolo broncio, poi lo modificò in un sorriso malizioso.
    “Beh, se hai finito il tuo lavoro, adesso possiamo recuperare, no?”
    Gli gettò le braccia al collo, strofinandogli il seno con le punte rosee erette sul petto in una mossa sensuale che lo lasciò senza fiato.
    Aveva imparato, accidenti se aveva imparato in fretta, non era un’allieva pronta solo nelle arti marziali e nel tiro con la pistola: ormai riusciva a farlo impazzire in un millesimo di secondo!
    Le loro bocche si cercarono freneticamente e le loro lingue si scontrarono in un nuovo duello infuocato che fece accelerare le loro pulsazioni alle stelle.
    Kim Na Na gli agganciò le gambe ai fianchi e lui raccolse il suo invito con la foga di un affamato che non tocca cibo da settimane.
    Lei era già pronta e allora le entrò dentro subito, duro ed eretto, poi cominciò ad incalzarla con spinte sempre più vigorose e potenti, finchè i gemiti di lei non divennero quasi rantoli che si spensero in un alto grido rauco finale.
    Le gambe di Kim Na Na scivolarono a terra senza forza e lui la sostenne appoggiandola alla parete della doccia, poi le baciò il collo con tenerezza.
    “Mi sono fatto perdonare per la mia assenza?”
    “Oh sì…” rispose lei con lo sguardo ancora sognante. “Anzi no, aspetta: voglio la promessa che oggi non mi lascerai sola neanche per un momento!”
    Lee Yoon Sung distolse lo sguardo, trovandosi in difficoltà: quel giorno avrebbe fatto molto più che lasciarla sola per un momento, stava per prendere un aereo per il Giappone e Dio solo sapeva quando sarebbe tornato!
    E SE, sarebbe tornato…ma a questo non voleva pensare.
    Doveva fare quello che sentiva necessario: aveva un debito con Ryo, che non poteva essere liquidato con una semplice telefonata o messaggio di avvertimento!
    Doveva partire, non c’era altra strada.
    Lasciare Kim Na Na proprio adesso era la cosa più dolorosa che avesse dovuto affrontare da molto tempo a quella parte, ma…anche se lei era diventata parte di lui, anzi, proprio per questo, non poteva trascinarla in quella che minacciava di diventare una vera e propria guerra senza esclusione di colpi!
    “Lee Yoon Sung? Non vuoi farmi questa promessa?”
    Lee Yoon Sung chiuse il rubinetto della doccia poi scostò il vetro.
    Afferrò un asciugamano e cominciò ad asciugarsi i capelli mentre Kim Na Na afferrava l’altro asciugamano.
    “Non so se posso farti questa promessa. Voglio dire, dovrai pure andare in bagno, no? Vuoi che venga con te anche in quel caso?” glissò cercando di buttarla sullo scherzo.
    Kim Na Na non lo deluse e fece una smorfia, poi gli tirò l’asciugamano bagnato sulla faccia.
    “Lee Yoon Sung! Devi sempre essere così indelicato?! E’ ovvio che non riferivo a QUEI momenti!” protestò immusonita.
    Lui rise, buttò l’asciugamano per terra e si chinò per prenderla tra le braccia, poi mentre lei protestava e rideva insieme la buttò sul lettone e le calò addosso.
    “Va bene, ho capito. Vuoi che ti stia appiccicato addosso…Beh, non ho nulla in contrario..Odio stare lontano da te, lo sai, vero?”
    Kim Na Na sorrise poi gli posò la mano dietro la testa tra i capelli morbidi per attirarlo a sé.
    “Mai quanto me…” sospirò languida, ma prima che le loro labbra potessero incontrarsi in un altro bacio rovente uno squillo fastidioso li interruppe.
    “Che cos’è? Non riconosco questo suono…” chiese Kim Na Na perplessa.
    “E’ il mio cellulare di riserva.” disse Lee Yoon Sung disinvolto. “Probabilmente mi cercano su quello perché l’altro non funziona più, mi è caduto per terra e si è rotta anche la scheda.”
    ”Liar”
    Alzandosi dal letto Lee Yoon Sung si diresse verso il comò e aprì un cassetto, e a quel punto lo squillo del cellulare divenne più insistente.
    “Devo rispondere, è un numero della sede del Gruppo Shinhwa. Per chiamarmi a quest’ora dev’essere una cosa importante!” si scusò con Kim Na Na, poi le girò le spalle.
    Una cosa era mentirle guardandola in faccia, un’altra dandole la schiena!
    “Lee Yoon Sung. Ah, Signor Presidente, non mi aspettavo che mi chiamasse lei in persona. Come mai questo onore?”
    “Non so cosa stai combinando Lee Yoon Sung, ma non mi piace per niente! Sei sicuro che non ci siano rischi?”
    Kim Na Na si appoggiò sui gomiti e sospirò, ignara della conversazione sotterranea che si stava svolgendo realmente a sua insaputa.
    Uffa, ancora lavoro: qualcosa le diceva che quella giornata non sarebbe andata come lei desiderava!
    Lee Yoon Sung stava ascoltando e intanto si muoveva per la stanza recuperando i suoi vestiti.
    Altro brutto segno: non aveva intenzione di tornare a letto per fare di nuovo l’amore!
    “Certo, Signor Presidente; ne avevamo già parlato ma le ho già detto che non è mia intenzione tornare a vivere a Seoul…”
    “Questa è bella, mi chiami Presidente! E che cosa presiedo adesso?! Qualunque cosa sia, adesso lo so per certo: ti stai per cacciare IN GUAI GIGANTESCHI!!! Lee Yoon Sung, ti prego: qualunque cosa tu stia combinando, lascia perdere tutto e rientra in te. Resta a casa con noi, eh? Non ti va’ l’idea di restare vicino alla tua Kim Na Na, a tua madre e a me, tranquillo e pacifico? Ti prego…non fare niente di azzardato! Non era sempre così che dicevi a me?!”
    A quelle parole Kim Na Na rialzò la testa allarmata: il Presidente del Gruppo Shinhwa stava ancora cercando di convincere Lee Yoon Sung a tornare sui suoi passi?
    Lui le aveva già accennato a quella proposta, corredata dall’assegnazione di un incarico di prestigio nel reparto informatico e da un generosissimo stipendio, ma Lee Yoon Sung aveva sempre nicchiato, preferendo una collaborazione occasionale che gli dava più spazi di autonomia e non comportava l’obbligo di rientrare in patria, cosa che al momento gli riusciva sgradita.
    Aveva bisogno di più tempo per decantare tutto quello che vi era successo, e in qualche modo anche lei provava lo stesso.
    Avevano appena cominciato una nuova vita a New York, perché buttare tutto all’aria un’altra volta?!
    Cominciò a seguire quella conversazione con apprensione, spiando le espressioni che si succedevano sul viso di Lee Yoon Sung.
    “Capisco quello che mi sta dicendo e la sua proposta è molto allettante, ma io penso che non sia il caso e…”
    “Lee Yoon Sung, quando ti ci metti sei più cocciuto di un mulo, e non è un complimento, sai? Ho fatto malissimo a promettere di aiutarti: se ti succede qualcosa Kim Na Na vorrà la mia testa servita su un vassoio, e avrà pienamente ragione! Aish, non posso neanche pensarci…”
    Lee Yoon Sung sospirò, come se fosse stato interrotto, poi sembrò ascoltare attentamente quello che veniva detto dall’altra parte.
    Kim Na Na cercò di avvicinarsi a lui per carpire la conversazione, ma Lee Yoon Sung si allontanò e le lanciò un’occhiata severa, difendendo la sua privacy.
    Ma perché?
    Tanto dopo le avrebbe raccontato tutto, no?!
    “E va bene. Capisco che non accetterà un no come risposta se prima non mi avrà esposto nei dettagli la sua offerta. Farò come vuole, verrò a Seoul a valutare direttamente la situazione. Ma non le prometto niente, sia chiaro. Accetto soltanto di venire a incontrarla, ok?”
    "No che non è ok, non che non è ok! Lee Yoon Sung, se non torni immediatamente sui tuoi passi, DICO TUTTO A KIM NA NA, CAPITO?!”
    Kim Na Na fece tanto d’occhi: quindi tornavano a Seoul, anche se solo temporaneamente?
    Beh, per cercare un lato positivo, l’idea di salutare sua zia e la sua famiglia, e anche Choi Da Hye e i suoi vecchi colleghi della Blue House non le dispiaceva affatto!
    Lee Yoon Sung chiuse la telefonata corrucciato e si voltò verso di lei accennando al telefono.
    A calmare Ajussi avrebbe pensato dopo, adesso doveva concludere la sua recita con Kim Na Na.
    “Questo Gu Jun Pyo è davvero un mastino: vuole a tutti i costi che vada ad incontrarlo a Seoul perché vuole convincermi ad assumere la direzione del settore informatico del Gruppo Shinhwa! Gli ho già detto di no un sacco di volte ma lui non se ne dà per inteso! Non cambierò idea ma credo che non mi libererò mai di lui se non vado a dirglielo di persona.” borbottò fingendosi esasperato mentre Kim Na Na lo fissava con gli occhioni spalancati. Lee Yoon Sung si sfregò le mani mentalmente: bene, lei se l’era bevuta…per il momento. Ora però veniva il difficile…”Kim Na Na, per favore, preparami la valigia: parto per Seoul con il primo aereo disponibile. Prima vado, prima mi leverò di torno questo pensiero.”
    La faccia delusa di lei era il preannuncio che i guai stavano arrivando.
    “Vorrai dire le valige! Naturalmente vengo anch’io e…”
    “Non mi sembra sensato. A parte che starò via pochissimo e davvero non ne vale la pena, tra due giorni c’è l’inaugurazione del locale di mia madre e Ajussi e non mi sento tranquillo che ce ne andiamo contemporaneamente tutti e due! Sai quanto mia madre tenda a strafare quando c’è da lavorare e Ajussi è un tale pasticcione che uno di noi due deve restare per assicurarsi che tutto fili liscio.”
    Quando Kim Na Na cominciò a realizzare che era in arrivo un altro distacco anche se breve si rattristò.
    Quelle che lui aveva addotto erano tutte motivazioni molto ragionevoli, ma lei non voleva allontanarsi da lui: quando non le era vicino le sembrava che le mancasse l’aria!
    Però non poteva continuare ad essere così appiccicosa, se ne rendeva conto da sola, anche se al momento Lee Yoon Sung non se ne stava lamentando e sembrava gradire la cosa.
    Lui avrebbe potuto stancarsi e…no, non voleva neanche pensarci!
    “Ah. Ho capito…Beh, sì, sembra più ragionevole che io resti qui….se sarà per poco tempo…”
    Con un’aria mogia scese dal letto e si avvicinò all’armadio, poi cominciò a tirar fuori i vestiti che avrebbero potuto far comodo a Lee Yoon Sung per quel breve viaggio.
    A Lee Yoon Sung fece una tenerezza infinita.
    Era meraviglioso sentirsi così amato, dopo tutta l’aridità che aveva sopportato nella sua vita, e ancora non riusciva a convincersi di essersi meritato quel tesoro.
    Le arrivò alle spalle e la cinse alla vita, poi le scostò i morbidi e lunghi capelli per baciarle il collo.
    “Mi mancherai…da morire. Ogni minuto passato lontano da te sarà come un’eterna agonia…” le mormorò con voce roca all’orecchio.
    Lei si voltò tra le sue braccia e gli fece un sorriso adorante.
    “Anche per me…però quando torni mi aspetto un congruo risarcimento!” lo stuzzicò birichina.
    Lui rise e poi si chinò a mormorarle all’orecchio un “Contaci” che era pieno di promesse.
    Sì, sarebbe tornato da lei.
    Avrebbe impiegato tutte le sue forze e tutte le sue risorse per riuscirci.
    Perché non poteva vivere lontano da lei…e forse nemmeno morire!

    ”Na Na’s Theme”

    ___________________________________________

    N.d.A.: E qui c’è un piccolo incrocio con il drama Boys Over Flower…ma non è tutto! ^__-
     
    Top
    .
  6. K66s
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 8 – YEAIEL (DIO CHE ESAUDISCE) /30 DIC - 3 GEN/GUARIGIONE DA MALATTIE PSICOSOMATICHE. PROTEZIONE DAI TRUFFATORI E DAI BUGIARDI. CARATTERE DOCILE E GENTILE. AMORE PER L'ARTE E LA BELLEZZA. SUCCESSO E NOTORIETÀ.

    ”Samayoeru Shanin Lee”

    “Buongiorno, maestro. Ha dormito bene?” lo salutò Kazue con un sorriso, accogliendo il vecchio che se ne stava fermo sulla porta della sua stanza un po’ esitante.
    “Grazie, cara, ho dormito benissimo, il letto era molto comodo.” rispose Shan Jie gentilmente.
    “Ne siamo lieti, maestro. Si accomodi, la colazione è pronta. Kazue è un’ottima cuoca, sa?” intervenne Mick allegro indicando la sedia di fronte a lui.
    Il vecchio si avvicinò appoggiandosi al suo fedele bastone, poi si sedette e attaccò il suo sostegno al tavolo.
    “Ne sono convinto. Hai sposato un vero tesoro, ragazzo, non lasciartelo sfuggire!” disse gravemente.
    Kazue, che stava iniziando a versargli il caffè nella tazza, gli fece un sorriso ancora più ampio, lusingata per il complimento.
    Simpatico il vecchietto!
    Era rimasta un po’ interdetta tornando a casa il giorno prima nel trovarsi in casa quell’ospite inaspettato ma superata la sorpresa iniziale era stata contenta di poter finalmente conoscere il grande maestro Shan Jie, quello di cui Mick le magnificava sempre le doti parlandone con un grande affetto e rispetto.
    Quell’uomo aveva avuto un grande ruolo nel percorso di rinascita di suo marito e nel suo sforzo di ritrovare la fiducia in sé stesso e lei gliene sarebbe stata per sempre grata, quindi era davvero piccola cosa ricambiare quel grande favore con l’ospitalità di qualche giorno.
    Finito di versare il caffè nella tazza gliela tese con un gesto pieno di sollecitudine.
    “Ecco, tenga maestro. Mick mi ha detto che le piace caldo, forte e senza zucchero. Spero che questo incontri il suo gusto.”
    “Grazie. Tanta cortesia mi confonde.” approvò Shan Jie con un cenno quasi maestoso del capo.
    “Si serva di tutto quello che le piace, maestro.” lo invitò Mick di rincalzo.”Come vede Kazue ha allestito un vero e proprio banchetto!”
    In effetti la tavola era una gioia per gli occhi, imbandita con ogni ben di Dio.
    Il vecchio osservò tutto quanto poi ebbe un sorriso mesto.
    “E’ meraviglioso ma alla mia età bisogna tenersi leggeri, altrimenti lo stomaco si ribella. Però grazie, Kazue, apprezzo veramente il pensiero.” si scusò il maestro, poi allungò una mano per prendere una semplice sfoglia di riso.
    Kazue fece buon viso a cattivo gioco: e dire che aveva spignattato per ore sperando di fargli cosa gradita!
    Beh, era tutta colpa sua, avrebbe dovuto prevedere che un uomo di quell’età dovesse avere dei gusti più frugali.
    “Grazie a lei, maestro, è un piacere per me poter essere utile all’uomo che tanto ha aiutato mio marito.” rispose cortese, poi diede un’occhiata all’orologio a muro e trasalì. “Oddio, sono già in ritardo! Vi prego di scusarmi ma devo andare subito al lavoro, altrimenti il Doc si arrabbia!”
    Si chinò verso Mick per posargli un breve bacio sulle labbra e lui la ricambiò, ma poi la guardò severo.
    “Digli di tenere le mani a posto, altrimenti gliele tronco! Sono stanco di trovare sul tuo camice le impronte delle sue ditacce sporche!” brontolò semiserio e Kazue rise allegramente.
    “Lo sai com’è fatto! Non c’è niente da fare, ormai non cambierà più!”
    “Dovrebbe vergognarsi, alla sua età ancora mette le mani addosso alle ragazze…E’ un maniaco sessuale, ecco cos’è!”borbottò ancora Mick per nulla pacificato.
    “Ma senti da che pulpito…” lo stuzzicò Kazue strizzandogli un occhio, ma prima che Mick riuscisse ad agguantarla lei era già arrivata alla porta ed era uscita sempre ridendo.
    “HEY, IO NON SONO UN MANIACO SESSUALE! MI PIACCIONO LE DONNE, TUTTO QUI!!!”urlò offesissimo, sorvolando sul fatto che lei era ormai troppo lontana per sentire la sua difesa.
    Un po’ stizzito si rimise seduto e incontrò lo sguardo serio di Shan Jie.
    “Ehm…mi scusi. Io e Kazue scherziamo sempre. Non vorrei che pensasse davvero che io…”
    “Questo Doc…lo conosci da molto tempo?” domandò il maestro con un’espressione curiosa.
    “Beh, abbastanza, ma il mio amico Ryo Saeba lo conosce da ancora più tempo di me. Loro due hanno combattuto insieme e…”
    Il maestro ebbe un gesto brusco con la mano e la tazza di caffè che era appoggiata sul piattino si rovesciò sul tavolo: il liquido scuro si allargò sulla tovaglia, dilagando in una chiazza sempre più grande che Mick si affrettò a tamponare con una miriade di tovagliolini di carta.
    “Scusa, ragazzo. Con l’età sono diventato più maldestro.” mormorò Shan Jie mortificato.
    “Ma che dice?! E’ solo un piccolo incidente che potrebbe capitare a chiunque!” replicò Mick pronto a giustificarlo, ma la frase gli morì quasi in gola vedendo il pallore intenso sul viso del vecchio.
    “Maestro! Si sente bene?!” gli domandò preoccupato.
    Il vecchio si riscosse e lo guardò smarrito.
    “Sì, sì certo, sto benissimo. Mi ero solo distratto.”
    Mick lo fissò a lungo, poi decise di fingere di credergli.
    Però voleva fare un piccolo test, tanto per verificare se il suo intuito funzionasse ancora a dovere o se ne fosse andato in vacanza.
    “Dicevo, a proposito di Ryo…Non le ho mai parlato del mio migliore amico, Ryo Saeba, ma abita proprio qui di fronte a casa mia e mi farebbe tanto piacere farglielo conoscere, se lei me lo permette. Magari dopo colazione potremmo fare un salto a casa sua e…”
    Il vecchio si alzò in piedi di scatto.
    Sul viso esangue le rughe dell’età ora spiccavano spietatamente, ormai divenute a pieno titolo i solchi profondi del campo arato senza pietà dal tempo.
    “Io…se non ti dispiace adesso preferirei di no. Oggi ho in programma di girare per la città un po’ da solo. Ci sono alcune cose che devo fare.”
    Mick annuì: proprio come si era aspettato.
    “Va bene, non si agiti maestro: lei deve fare quello che si sente. Tanto Ryo non scappa, ci sarà tempo un altro giorno.”
    Ormai era chiaro: era qualcun altro che stava scappando!
    Shan Jie esitò poi annuì, ma i suoi occhi avevano una luce che all’inizio Mick non riuscì a decifrare e quando ci riuscì lo lasciò sbalordito: sembravano…ma sì…tristi.
    Tristi e disperati.
    Il suo maestro, sempre così calmo e pacato, con una ferrea padronanza di sé, era sconvolto.
    Il vecchio riprese il suo bastone e fece un inchino di saluto.
    “Non posso mangiare altro, ora. Devo andare, ragazzo. Spero che tu possa capirmi.”
    Mick rispose al gesto di saluto chinando anche lui la testa.
    “Certo. Capisco, maestro.”
    Invece no, no che non capiva ma lo avrebbe fatto presto.
    Guardò Shan Jie uscire dalla porta con le spalle molto più curve, come se all’improvviso accusasse tutto il peso della sua età.
    Quando la porta si richiuse alle sue spalle Mick appoggiò il mento sulla mano, pensieroso.
    Bastava il nome di Ryo per causare uno shock al suo altrimenti impassibile maestro, e anche quello di Doc gli aveva dato una bella scossetta!
    Shan Jie, Ryo Saeba e Doc…un interessante terzetto.
    Ma che cosa legava quei tre?
    Mmhhh…forse una chiacchierata con Ryo glielo avrebbe chiarito…
    Sì, era arrivato il momento di fare una visitina al suo caro, carissimo amico!

    ***

    ”Middle Point Symphony”

    “Ehm…c’è quel dannato felino in giro, per caso?”
    “Ma che dolce, sei venuto a trovare la mia gatta?! Davvero gentile da parte tua, scommetto che le hai portato anche un regalino! Forse un topino di gomma?!” tubò Ryo guardando divertito il suo gigantesco amico che non osava varcare la soglia di casa sua e si guardava attorno nervosamente, temendo l’arrivo del suo incubo personale a quattro zampe.
    “Piantala, idiota! Allora, si può sapere dov’è quella tua gatta del cavolo?!”
    Ryo ridacchiò.
    “CH non è qui. Era una gatta randagia, va’ e viene a suo piacimento ma arriva puntualissima quando è l’ora della pappa! E visto che ha appena mangiato adesso è uscita, sei fortunato. Dai entra, non vorrei che cambiasse idea e tornasse indietro!”
    A quell’ipotesi terrificante Falcon entrò dentro alla velocità di un fulmine, ignorando il ghigno sarcastico di Ryo, poi si fiondò in salotto come se avesse un branco di mercenari armati fino ai denti alle calcagna.
    Ryo alzò gli occhi al cielo poi lo seguì ad una velocità più ragionevole; una volta in salotto si sedette sul divano e allungò le gambe sul tavolino, riprendendo in mano il bicchiere di whisky che si era versato poco prima.
    Per venire fin lì nonostante la presenza del gatto Falcon doveva essere piuttosto sottosopra quindi Ryo attese non senza curiosità di sapere che cosa lo avesse pungolato al punto di vincere la sua atavica paura per i gatti.
    “Lee Yoon Sung non risponde al cellulare.” esordì Falcon nervoso.
    Ah, ecco, era preoccupato per il suo pupillo.
    “Hai provato anche su quello di riserva?” chiese Ryo serafico.
    “Li ho provati tutti e due, ma uno sembra morto e l’altro è sempre spento, con la segreteria inserita. Non mi piace per niente. Non vorrei arrivare a chiamare Kim Na Na, la spaventerei forse inutilmente e…Tu sei riuscito a contattare Yan Fan Yui?”
    “No, non ancora, ma non c’è niente di strano in questo. E’ sempre difficile contattarla, lei si muove molto e d’abitudine tiene spento il cellulare il più possibile per non farsi rintracciare: forse anche Lee Yoon Sung sta facendo lo stesso…o forse no, ma io aspetterei ancora un po’ per preoccuparmi. Sia Lee Yoon Sung che Fan Yui sono perfettamente in grado di cavarsela, e se fosse successo qualcosa di grave Kim Na Na ce lo avrebbe già fatto sapere: lei e Kaori si tengono in stretto contatto. Però per stare sul sicuro ho chiesto a una persona di fiducia che si trova a New York di fare un controllo. Se è successo qualcosa di grave, lo sapremo molto presto.”
    Dopo aver risposto in tono quasi annoiato Ryo riprese a sorseggiare il suo whisky, centellinandolo con una lentezza certosina che innervosì Falcon ancora di più.
    Ma come faceva a restarsene lì così pacifico e indifferente?!
    Kaori era nel mirino di un killer e del Chen Da Fu Ei, il che voleva dire che era come se vivesse con la classica spada di Damocle appesa ad un filo sottilissimo sulla testa, e lui se ne stava lì a bere whisky come se fosse la cosa più naturale del mondo!
    Però…whisky già di prima mattina?
    Non era da lui!
    E poi…
    Falcon a quel punto notò i solchi quasi rossi sulle dita della sua mano destra e finalmente capì: Ryo non era affatto calmo e indifferente.
    Si stava allenando così spasmodicamente con la sua Python che la sua pelle, indurita da tanti anni di esperienza con le armi, nonostante fosse callosa e ispessita non aveva retto allo sforzo e si era irritata fin quasi a far sangue!
    Fu allora che si placò: Ryo stava soffrendo, ma come sempre sapeva nasconderlo molto bene.
    “Dov’è Kaori?”
    “E’ di sopra: si sta preparando perché vuole che la accompagni a vedere una mostra d’arte. Sarà una cosa pallosissima, perché credi che stia bevendo questa roba a quest’ora?”
    Falcon non rispose e si sistemò meglio gli occhiali scuri sul naso.
    “Dobbiamo fare dei turni. Non ce la puoi fare a proteggerla ventiquattrore su ventiquattro senza mai dormire, e poi hai bisogno di fare anche i tuoi giri per raccogliere informazioni. A proposito, hai saputo nulla?”
    “No, è tutto fermo. La Yakuza tiene la bocca saldamente chiusa, quindi ho dovuto allertare la mia rete d’informazioni d’emergenza e ci vorrà un po’ più di tempo e pazienza. Non ci sono nuovi arrivi sospetti in Giappone...ma le cose non tarderanno a cambiare nelle prossime ore, è sicuro.”
    Ryo strinse più forte il bicchiere poi per mascherare quel suo cedimento ingollò un altro sorso di whisky.
    “Già. Beh, io coprirò i turni di notte, tanto Miki può cavarsela da sola al Cat’s Eye, non è che siamo sommersi dalla clientela. Però a questo punto dovremmo avvisare anche Mick. Anche lui potrebbe darci una mano e…”
    “Che cosa dovreste dire anche a Mick?” intervenne l’americano placido sbucando dalla porta con il suo passo felpato e una mano in tasca.
    “Le persone normali suonano il campanello, sai, non forzano la porta!” commentò acido Ryo e Mick fece spallucce, poi si sedette sulla poltrona a fianco di Falcon.
    “Non volevo disturbare Kaori, adesso che è alla fine della gravidanza: quando apri tu sei di una lentezza spaventosa e io non avevo voglia di aspettare. Allora, cosa bolle in pentola?”
    Falcon non attese il permesso di Ryo per parlare: per lui era scontato che Mick dovesse essere coinvolto!
    “Kaori è nel mirino di un killer e del Chen da Fu Ei.”
    Mick fece tanto d’occhi, impressionato.
    “Però! Non si può dire che vi facciate mancare qualcosa, eh? Prima l’Union Teope, e adesso questo!”
    Beh, stando così le cose Mick decise di soprassedere sulle indagini per chiarire lo strano comportamento del suo maestro: Ryo al momento aveva ben altre priorità che soddisfare le sue piccole curiosità!
    Si piegò verso Falcon e lo sollecitò a parlare.
    “Dai, spiegatemi meglio! Voglio capire cosa sta succedendo!”
    Mentre Falcon parlava facendo il quadro fosco della situazione Ryo li ascoltava distante, quasi la cosa non lo riguardasse.
    “Mmmhh, avevo sentito del putiferio scoppiato a New York ma non avevo idea che Lee Yoon Sung e Yan Fan Yui potessero essere coinvolti…Non c’è che dire, è un bel pasticcio! Allora, come ci organizziamo? Io potrei…”
    Ryo si sollevò e posò bruscamente il bicchiere ormai vuoto sul tavolino.
    “Se voi due foste veramente intelligenti vi terreste fuori da questa storia.” disse atono.
    Falcon e Mick lo guardarono sbigottiti.
    “Scherzi?!” sbottò l’americano incredulo. “Pensi che potremmo mai abbandonare te e Kaori al vostro destino come se nulla fosse? Così poco ci conosci?!”
    “Non pensate solo a voi stessi, ma anche alle vostre donne. Se vi infilate in questa guerra insieme a noi, anche loro ne saranno coinvolte. Forse non potrete fare nulla per aiutarci: riuscirete solo a morire insieme a noi.”
    Morire?
    Ryo che parlava addirittura di morire?!
    Falcon e Mick si scambiarono uno sguardo preoccupato: Ryo non era mai stato così pessimista e catastrofico!
    “Hey, non penserai che possa lasciar uccidere così il mio primo amore, vero?! Non posso permettere che una donna bellissima faccia una fine del genere, poi come farei a farmela? Ne va’ del buon nome di Mick Angel!” se ne uscì con enfasi il biondo americano cercando di stuzzicare un po’ il suo vecchio amico, ma nemmeno quella burla che di solito avrebbe smosso la gelosia di Ryo ottenne nient’altro che un blando sguardo vagamente contrariato.
    Accidenti, era proprio in fase di depressione acuta!
    Scherzi della mezz’età, in passato nulla avrebbe potuto scalfire il suo imperituro ottimismo.
    “Sentimi bene, tu.” grugnì Falcon stizzito. “Ammetto che c’è stato un periodo della mia vita in cui ti avrei appeso volentieri per le palle al soffitto per poi torturarti con sommo piacere fino alla morte, ma le cose sono cambiate e adesso ti considero…uhm..un amico…” Le parole gli uscirono un po’ strozzate ma gli uscirono e Ryo lo guardò stupito: cavolo, mai Falcon era stato così esplicito sui suoi sentimenti di amicizia verso di lui! Il gigante era diventato rosso come un pomodoro e Mick stava già sogghignando quando Falcon sbattè un pugno poderoso sul tavolino del salotto mandandolo quasi in frantumi. “E POI BASTA, MIKI MI FAREBBE A FETTINE SE LASCIASSI UCCIDERE LA SUA MIGLIORE AMICA SENZA FARE NIENTE, CI HAI PENSATO A QUESTO?!” urlò al colmo dell’imbarazzo.
    Ryo lo guardò divertito, risvegliandosi dal suo torpore.
    Nella sfortuna era veramente fortunato: aveva degli amici fantastici, pronti a morire per lui!
    “Beh…l’ho sempre pensato che sei un tenerone…” disse infine con affetto, ma Falcon non gradì il complimento e lo afferrò per il collo.
    “Grr, io adesso ti…”
    “Ma che succede qui?! State già litigando?” brontolò Kaori sopraggiungendo dal piano superiore, appoggiandosi al corrimano per non scivolare.
    Falcon mollò Ryo bruscamente.
    “No, figurati!” intervenne Mick rivolgendole il suo sorriso più solare. “Era solo…ehm…un pacifico scambio di opinioni..Ma dove vai così bella?” chiese galante per cambiare discorso.
    “Ah, Ryo mi accompagna a vedere la mostra di un mio amico, ci crederesti?”
    Mick guardò la faccia sconsolata di Ryo e trattenne a malapena una risata.
    “No. Cioè, voglio dire…sì, lo sanno tutti quanto Ryo sia appassionato d’arte e…”
    La gomitata che Ryo gli assestò di nascosto a Kaori mentre lei era girata per prendere la giacca dall’attaccapanni gli tolse quasi il fiato, ma quando Kaori lo guardò di nuovo vide solo Ryo che gli stava tenendo un braccio intorno al collo in un gesto apparentemente amichevole.
    “Davvero? Se è così, è un lato di sé che ha nascosto molto bene. Allora, andiamo Ryo? Oppure i ragazzi sono venuti perché avevano bisogno di qualcosa?”
    “No, no, noi ce ne stavamo andando, vero Falcon?” trillò garrulo Mick, che non aveva nessuna intenzione di dare una mano a Ryo per uscire da quella noiosa incombenza.
    Falcon annuì, ma prima di andarsene scambiò uno sguardo significativo con Ryo e lui scosse la testa.
    No, avrebbe pensato lui a proteggere Kaori in quella uscita, non aveva bisogno del loro aiuto.
    Anche Mick annuì, recependo il messaggio e Kaori li guardò incuriosita.
    Aveva la netta sensazione che sotto i suoi occhi si stesse svolgendo una conversazione di cui lei non era cosciente, ma quando li vide dirigersi tutti e tre verso la porta ridendo e scherzando e cercando di menarsi come al solito pensò di essersela sognata.
    Chiuse la porta di casa e salutò gli altri, poi si attaccò al braccio di Ryo cominciando a trascinarlo nella direzione voluta.
    Mick e Falcon li guardarono andarsene pensierosi.
    “Stavolta è davvero brutta, eh?” commentò Mick disinvolto.
    Falcon grugnì in segno di assenso.
    “Casa tua o Cat’s Eye? Penso che ci convenga stendere qualche piano d’azione.”
    “Cat’s Eye. Tanto non potrei tenerne fuori Miki neanche se la legassi con delle funi d’acciaio, la impacchettassi e la spedissi in Siberia. E’ la vita della sua migliore amica ad essere in ballo.” sospirò Falcon rassegnato.
    Mick lo soppesò con uno sguardo divertito.
    “E quella del tuo migliore amico…”
    “Pfui, questo lo dici tu!”
    Falcon gli girò le spalle e si avviò con passo marziale sul marciapiede.
    Mick rise, poi lo seguì fischiettando.
    Eh sì, Falcon era proprio un gran tenerone!

    ***

    ”Seitei no Hatsu kiss”

    “Allora, ti piace Ryo? Io trovo questi dipinti bellissimi! Yoshiki è diventato ancora più bravo di quanto ricordassi!”
    “Se lo dici tu: io ti credo sulla parola…”
    Kaori lo guardò storto e tirò dritto verso la sala successiva.
    Ryo sospirò: mah, a lui quei quadri sembravano tutti uguali…
    Avevano visitato la parte della mostra dedicata ai paesaggi e non poteva dire di provare un grande entusiasmo di fronte a quelle scene bucoliche di prati e montagne e laghi.
    Non erano il suo genere, ecco tutto.
    Seguì la sua compagna con le spalle curve e le mani in tasca: se non avesse avuto l’ingrato compito di proteggerla, mai sarebbe riuscita a trascinarlo lì dentro!
    Si rianimò un po’ quando vide che erano nella zona della mostra dedicata ai ritratti.
    Si soffermò davanti al ritratto di una vecchia, e lì dovette ammettere che l’artista aveva davvero talento.
    Sapeva cogliere l’essenza delle persone, catturarne l’anima e riprodurla su tela.
    Il volto solcato dalle rughe esprimeva saggezza e forza, e gli occhi avevano una luce determinata e insieme sapiente che gli piaceva molto.
    Sembrava una donna viva, reale e …
    “Guarda, Ryo, là c’è un sacco di gente! Dev’essere un ritratto davvero importante, andiamo a vederlo!”
    Ryo si lasciò trascinare poi fendette suo malgrado la piccola folla che circondava il famoso ritratto.
    Alzò lo sguardo blandamente incuriosito e…restò paralizzato, e anche Kaori vicino a lui si immobilizzò completamente.
    “Ma quello è…”mormorò Kaori stupefatta.
    Il suo ritratto era lì, al centro dell’attenzione.
    Il suo profilo purissimo si stagliava contro uno sfondo bianco, gli occhi abbassati in un’espressione così dolente e triste da straziare il cuore.
    Era la Kaori più segreta, nascosta, quella che apparteneva solo a lui…e Ryo mai avrebbe pensato di trovarsela esposta proprio lì, davanti a tutti!
    Infilò le mani nelle tasche stringendole a pugno, resistendo alla tentazione di distruggere quel ritratto che violava così spudoratamente la loro intimità.
    Kaori si stava mordendo le labbra incerta, spiando la sua reazione, ma il viso cupo di Ryo non invitava certo al dialogo.
    Stava per tentare un cauto approccio quando un mormorio e la folla che si faceva largo la distrasse.
    Si voltò e incontrò i caldi occhi castani di Yoshiki Natsume.
    “Kaori! Sono davvero felice che tu abbia accettato il mio invito!” le disse sorridendo e tendendo la mano per stringere la sua.
    Kaori gliela diede e il mormorio della folla salì, avendo riconosciuto non solo l’autore ma anche la modella del quadro.
    “Qui non possiamo parlare. Vieni, andiamo nella saletta sul retro, staremo più tranquilli.”
    “Veramente non sono sola, io…”
    “Kaori è con me.”intervenne Ryo a muso duro.
    Yoshiki si girò sorpreso e incontrò due occhi neri e furenti che lo fecero trasalire.
    “Ah...lei è il marito di Kaori, giusto? Sono lieto di conoscerla: sono Yoshiki Natsume, un vecchio compagno di scuola di sua moglie.”
    L’uomo tese la mano ma Ryo tardò così tanto ad allungare la sua per stringerla che l’imbarazzo rischiò di far soffocare Kaori.
    “Ryo, ti prego…non fare scenate…” mormorò con un filo di voce.
    “Scenate? Perché dovrei farne? Solo perché ti sei fatta ritrarre da qualcuno in un modo così personale e gli hai regalato un pezzetto di te che mi appartiene? Non ne vedo il motivo: tu puoi dare te stessa a chi vuoi, chi sono io per…”
    “Scusi se la interrompo, ma Kaori non ha fatto niente di tutto questo. Lei non ha mai posato per quel ritratto, sono stato io che l’ho dipinto a sua insaputa. Kaori a scuola era sempre sorridente e allegra, ma io sentivo che quella era solo una facciata, così mi è venuta l’idea di dipingerla in questo modo e l’ho fatto. Quando le ho fatto vedere quel ritratto lei si è arrabbiata molto, e io ho capito in quel momento che ero stato indelicato e me ne sono pentito…ma lei è troppo buona per portare rancore e me lo ha lasciato, dicendomi che un giorno sarebbe stata in grado di rivederlo con un sorriso. Ho pensato che dopo tanti anni quel momento fosse venuto..ora poi so che vive con lei ed è felice…”
    Ryo guardò Kaori poi il ritratto.
    Il discorso filava, ma nessuno poteva raggiungere il profondo dell’anima di qualcun’altro così facilmente: o era davvero un grandissimo artista oppure..
    “Lei era innamorato di Kaori, vero? E forse lo è ancora…”
    “Ryo!” gridò Kaori rossa come un peperone per l’imbarazzo.
    Yoshiki Natsume sorrise.
    “Beh, a lei non posso mentire, vero? Sì, allora avevo una bella cotta per Kaori, ma lei non mi filava proprio e quando l’ho ritrovata era già impegnata. Peccato, perché ci avrei fatto un pensierino anche adesso…”
    “Yoshiki!” strillò sull’orlo dello svenimento.
    Ryo ridacchiò, cominciando a rilassarsi.
    Perlomeno era sincero!
    Cominciava quasi a stargli simpatico…
    “Com’era Kaori a scuola?” chiese curioso.
    “Un maschiaccio, sempre in movimento e con un centinaio di idee strampalate per la testa, e per di più era testarda come un mulo!”
    “Più o meno com’è adesso , insomma!” scherzò Ryo mentre Kaori lo fissava torva.
    “Penso che voi due stiate esagerando sul serio: adesso io vi…”
    “Però aveva un cuore d’oro, ed era pronta a fare qualunque cosa per aiutare un amico nei guai. Con lei non ci si annoiava mai e sapeva sempre come strapparti una risata anche nei momenti più tristi. Aveva una forza e un coraggio straordinari, non l’ho mai vista piangere, anche nei momenti più duri.” aggiunse Yoshiki con dolcezza.
    Lo sguardo di Ryo divenne liquido e dolce.
    “Sì, la riconosco…già allora era la mia Kaori…”
    Kaori tossicchiò, poi cominciò a iperventilare.
    Mio Dio, Ryo che parlava così di lei davanti a Yoshiki!
    E Yoshiki che…incredibile, non si era mai accorta che la corteggiasse!
    Ryo studiò ancora una volta il ritratto, poi si voltò.
    “Si può comprare?”
    “Glielo regalo: non è mai stato mio, è soltanto suo.”
    Ryo annuì: bene, era importante che avesse riconosciuto il suo diritto di proprietà.
    Visto che era così ragionevole, poteva permettersi di concedergli qualcosa.
    “Kaori, vado fuori a fumare una sigaretta. Tu fermati pure a parlare per un po’ con il tuo amico.”
    Poi se ne andò calmo e tranquillo come se niente fosse successo.
    Kaori lo seguì con lo sguardo poi sospirò.
    “Ti ama molto. Sono contento…e sa renderti anche felice, vero?”
    Kaori annuì e sorrise.
    “Sì, lo vedo. Ora il tuo sorriso non è più una maschera che nasconde un segreto doloroso. Ora quella che sorride è la vera Kaori…e tu puoi guardare quel vecchio ritratto sorridendo. Vero che puoi farlo?”
    In risposta alla sua domanda Kaori affrontò il ritratto quasi con titubanza, poi lo osservò a lungo.
    La Kaori di quel tempo aveva sofferto molto.
    Senza madre, il padre morto da poco, un fratello che faceva un mestiere pericoloso e che temeva di perdere da un momento all’altro, rimanendo completamente sola al mondo.
    Poi la scoperta che quel fratello non era nemmeno un fratello di sangue, una scoperta che aveva dovuto tenere solo per sé stessa per non addolorarlo.
    No, la sua adolescenza non era stata facile ma credeva di averlo nascosto bene a tutti, recitando la parte che si era imposta.
    Quel quadro era la dimostrazione che non era così…ma ora che era così felice, che la sua vita era così piena e soddisfacente, poteva riconciliarsi con quell’adolescente piena di dubbi e di tristezze, poteva abbracciare quel dolore e contenerlo senza restarne schiacciata.
    Sì, ora poteva sorridere.
    Un lento sorriso le fiorì inconsapevolmente sulle labbra e Yoshiki lo ammirò con il cuore che si scioglieva di dolcezza.
    Kaori…
    Non sarebbe mai stata sua, ma quel suo sorriso sì.
    Kaori si girò verso di lui e lo abbracciò di slancio.
    “Grazie. Ora mi sento più completa, come se i pezzi di un puzzle fossero andati a posto.”
    Yoshiki ricambiò l’abbraccio.
    “Ne sono contento. E’ stato bello rivederti, Kaori, ed è stato bello sapere che sei felice.”
    Kaori si staccò poi accennò un sospiro.
    “Sarà meglio che vada. Ryo non è molto paziente…”
    “Già, ho notato. Lascia il tuo indirizzo alla reception, ti farò avere il quadro.”
    Kaori annuì, poi fece un ultimo cenno di saluto con la mano e se ne andò.
    Yoshiki la guardò andarsene con un ombra di malinconia.
    Il suo primo amore.
    Un sogno che era finito…e non sarebbe tornato mai più.

    ”Forever in my heart”

    ___________________________________________

    N.d.A.: Qui di Angel Heart c'è il quadro, che stavolta viene visto insieme da Ryo e Kaori, e lei sorride VIVA! Che altro c’è da dire?

    CAPITOLO 9 - MELAHEL (DIO LIBERATORE) / 8 - 12 LUG / PROTEZIONE DA ARMI, FUOCO, ATTENTATI. CAPACITÀ DI CURARE ATTRAVERSO LE ERBE. AMORE PER I VIAGGI. LIBERAZIONE DAI CALUNNIATORI. PROSPERITÀ, MATRIMONIO FELICE.

    ”Kokoro no Kizu”

    Queens - 8.00 a.m.

    Andato.
    Era successo tutto così in fretta che ancora faceva fatica a crederci!
    Un momento prima stavano facendo l’amore sotto la doccia, quello dopo gli stava preparando la valigia.
    E non aveva neanche potuto accompagnarlo all’aeroporto perché lui le aveva detto che i saluti prima della partenza gli mettevano una gran malinconia quindi aveva preferito salutarla lì, nella loro casa, come se fosse un’uscita normale.
    Le aveva dato un lungo e appassionato bacio, che però non poteva bastare per scaldarla per tutta la sua assenza!
    Infatti adesso che era passato a malapena un giorno sentiva già freddo…
    Sorbì una lunga sorsata di caffè caldo, un ben misero sostituto delle labbra sensuali di Lee Yoon Sung.
    E poi, perché aveva chiamato solo una volta per dire che era arrivato bene e adesso teneva sempre il suo cellulare spento?
    Così non poteva nemmeno sentire la sua voce e…
    “Ti manca tanto, vero?” disse con dolcezza Lee Kyung Hee, la madre di Lee Yoon Sung, mentre cominciava a sparecchiare la tavola dai resti della colazione che avevano consumato insieme per farsi compagnia. “Manca tanto anche a me…Beh, bisogna aver pazienza. Ma tornerà presto e nel frattempo noi abbiamo così tanto da fare a preparare l’inaugurazione del locale che il tempo volerà ancora più in fretta, giusto?”
    Kim Na Na sorrise e annuì.
    “Certo, non si può dire che siamo senza lavoro. Domani è il grande giorno e…a proposito, sono già pronti i menù?”
    “No, volevo prepararli proprio questa mattina e poi inviarli via e-mail alla stamperia ma il mio pc fa i capricci e non me ne intendo abbastanza per rimediare…” sospirò la donna facendo una smorfia di disappunto.
    “Qui ci vorrebbe proprio Lee Yoon Sung! Però in sua assenza può usare il pc nel suo studio, di sicuro con quello non avrà nessun problema!”
    “Tu credi che non gli dispiacerà? Non vorrei che Lee Yoon Sung si arrabbiasse…”
    “Perché dovrebbe? Tra di noi non ci sono segreti particolari e questa è una situazione di emergenza! Non si preoccupi, lo usi pure tranquillamente. Io invece andrò a dare una mano ad Ajussi per gli ultimi ritocchi al locale. L’ho visto un po’ sovraeccitato stamattina…”
    “Ah, ti ringrazio se ci vai tu, mi fai veramente un favore! Quando è così agitato mi rende nervosa, fa agitare anche me!”
    “E’ fatto così, è un emotivo, però è anche tanto simpatico, no?”
    “Sì, certo, ma in alcuni momenti è più facile infilare un dito in una presa elettrica che stargli vicino!” scherzò Lee Kyung Hee.
    Le due donne risero allegramente, poi Lee Kyung Hee si allontanò verso la cucina e cominciò a lavare i piatti mentre Kim Na Na si occupava di spazzare.
    Su quella scena pacifica familiare si innestò lo squillo sgradevole e insistente del telefono.
    Che fosse finalmente Lee Yoon Sung?
    Piena di speranza Kim Na Na si diresse velocemente verso il tavolino e prese il ricevitore.
    “Pronto?”
    “Buongiorno. Sono Kim In Hee, l’assistente personale del presidente del gruppo Shinhwa, Gu Jun Pyo, la sto chiamando da Seoul. Potrei parlare con Lee Yoon Sung, per cortesia?”
    Kim Na Na inarcò un sopracciglio sorpresa.
    “Sono Kim Na Na. Mi spiace, ma Lee Yoon Sung non è più qui. Ha preso l’aereo per incontrare il suo Presidente a Seoul. Non era per oggi l’appuntamento?”
    Silenzio dall’altra parte.
    “Per la verità lo stavo cercando proprio per fissare un appuntamento…non mi risulta che ce ne fosse uno in previsione per oggi. Ai numeri di cellulare che ci aveva dato risulta irreperibile, per questo ho tentato sul numero di casa!”
    Toccò a Kim Na Na restare in silenzio perplessa.
    “Ieri mattina Lee Yoon Sung ha ricevuto una telefonata dal Presidente del gruppo Shinhwa. Gli veniva chiesto un incontro e Lee Yoon Sung è partito subito per Seoul! Non capisco….”
    “Nemmeno io, sinceramente. Aspetti in linea, ne parlo un momento con il Presidente.”
    Mentre Kim Na Na stringeva il ricevitore con forza, sentendo l’ansia crescere di secondo in secondo, ci fu un breve confabulare a bassa voce dall’altra parte, poi una profonda voce virile risuonò al telefono, facendola trasalire.
    “Lei è Kim Na Na? La compagna di Lee Yoon Sung?”
    “Sì, sono io.”
    “Sono Gu Jun Pyo del Gruppo Shinhwa. Mi rispieghi per bene quello che ha detto alla mia assistente, per favore.”
    Kim Na Na spiegò di nuovo la sequenza degli eventi dall’inizio.
    “Quindi per quanto ne sa Lee Yoon Sung sarebbe venuto a Seoul per incontrarmi proprio oggi. Mmhh…questo è piuttosto strano. Io non gli ho mai telefonato di persona e…”
    “Ma ne è sicuro?!” proruppe Kim Na Na interrompendolo con precipitazione.
    Un breve silenzio un po’ seccato dall’altra parte e Kim Na Na si morse le labbra nervosa.
    Accidenti, era come se gli avesse dato del vecchio rimbambito!
    Invece a quanto ne sapeva Gu Jun Pyo era un uomo giovane e aitante, nel pieno delle forze, era impossibile che si fosse dimenticato di aver fatto una telefonata e preso un appuntamento!
    “Signorina, capisco la sua agitazione ma mi riuscirebbe molto difficile dimenticare una cosa del genere. All’ora in cui lei dice che è arrivata quella telefonata mi stavo preparando per recarmi ad un ballo di beneficenza: quella stessa notte mio figlio è stato ricoverato in ospedale per una sospetta meningite. Mi creda, ogni singolo secondo di quella lunghissima serata è stampato a fuoco nella mia mente!” replicò piuttosto freddo.
    “MI scusi, io…è solo che non riesco a capire che cosa stia succedendo e sono molto preoccupata per Lee Yoon Sung. Spero che suo figlio stia meglio…” mormorò mortificata.
    Un sospiro dall’altra parte.
    “Mi scusi lei, l’ho aggredita a sproposito…anch’io in questi giorni non sono al mio meglio. Mio figlio sta bene, grazie. Ora però dobbiamo risolvere questo mistero. Facciamo così: mi dia il suo cellulare e un paio d’ore di tempo, io farò qualche indagine. Se Lee Yoon Sung è davvero a Seoul lo troverò e le farò sapere subito, va bene?”
    “Non so davvero come ringraziarla!” esclamò Kim Na Na ancora frastornata, poi si affrettò a dargli il numero che le aveva richiesto.
    “Ecco fatto, ho preso nota. Quanto a ringraziarmi, vorrà dire che se lo trovo metterà una buona parola perché accetti la mia proposta, d’accordo?”
    Kim Na Na esitò: voleva davvero tornare a vivere a Seoul?
    Perché questo comportava accettare la sua proposta di lavoro!
    “Lasci stare, adesso non è il momento: prima dobbiamo trovarlo, poi penseremo al resto.” disse infine Gu Jun Pyo conciliante, comprendendo i motivi della sua esitazione nel fare questa promessa.
    “Ecco, sì…forse è meglio. Allora aspetto una sua telefonata.”
    “Ci conti. A risentirci, Kim Na Na.”
    Il clic della comunicazione interrotta le ronzò per la testa come un eco disturbante per diversi secondi.
    Lee Yoon Sung…ma se non era a Seoul, DOV’ERA?!
    “Kim Na Na, era Lee Yoon Sung al telefono?” chiese Lee Kyung Hee uscendo dalla cucina e guardandola con curiosità.
    “No…era un venditore di enciclopedie…” mentì un po’ faticosamente, con l’unico intento di evitarle una forse inutile preoccupazione.
    “Ah, capisco..” mormorò delusa la donna. “Però sei stata parecchio tempo al telefono!”
    “Beh, lo sa quanto sono appiccicosi questi rappresentanti, non si arrendono mai davanti ad un no!” tentò di scherzare con poca convinzione, poi guardò ostentatamente l’orologio. “Oh, è già molto tardi, sarà meglio che vada a raggiungere Ajussi, sarà già nel panico!”
    Non era in ritardo veramente, ma aveva una fretta indiavolata: se c’era qualcuno che poteva sapere che cosa stesse combinando Lee Yoon Sung alle sue spalle quello era sicuramente Ajussi, e per scoprirlo lo avrebbe torchiato senza pietà finchè non avesse sputato l’osso!
    In pochi secondi si volatilizzò, sotto lo sguardo stupito di Lee Kyung Hee.
    “Sempre di fretta questi benedetti ragazzi. Non camminano mai, corrono e basta!” borbottò con un sospiro.
    Prese la scopa e la rimise al suo posto poi si diresse verso lo studio del figlio per fare il suo lavoro, beatamente ignara delle nubi temporalesche che si stavano addensando sulla sua testa.

    ***

    ”Mokkori Shinaaaaa!”

    Korean Delicious Food – 8.30 a.m.

    “Ajussi, sono sicura che tu sai qualcosa! Non mentire, lo capisco da come ti comporti!”
    Per tutta risposta l’uomo schivò il suo sguardo ancora una volta poi tuffò la testa sotto un tavolo, come se ne volesse controllare il telaio e la robustezza.
    “Aahh, abbiamo scelto veramente bene, sai? Questi tavoli sono indistruttibili! Dureranno anni e anni e così potremo…”
    “Dureranno molto meno se ti ci butto sopra di peso con una mossa di judo!” lo minacciò Kim Na Na stringendo gli occhi e mettendosi le mani sui fianchi. “Ajussi, dov’è veramente Lee Yoon Sung?! Non è affatto a Seoul e se c’è una persona che può sapere dov’è, quella sei tu!”
    “Ti giuro che NON LO SO DOV’E’! Lui non mi ha detto niente. Non so niente di questa storia, davvero!”
    Bae Shik Jung tenne le mani alzate in segno di resa e Kim Na Na lo guardò sospettosa.
    Non ne sapeva niente, eh?
    Però quella telefonata lei non se l’era sognata e…un momento…ma se non l’aveva fatta Gu Jun Pyo, allora…
    Con una mossa svelta si impossessò del cellulare dalla tasca di Ajussi, poi cominciò a pigiare tasti in fretta.
    “Ehi, ma cosa ti salta in mente?! Quello è mio e tu non puoi…” protestò debolmente, ma la sua protesta morì nel nulla quando Kim Na Na gli esibì trionfante la telefonata che risultava fatta al cellulare di riserva di Lee Yoon Sung esattamente nell’ora incriminata.
    “Lo sapevo: LO HAI CHIAMATO TU! Era tutta una recita per farmi credere che dovesse partire per Seoul, e invece…dov’è andato, CONFESSA!”
    L’uomo crollò con un sospiro sulla sedia più vicina, passandosi nervosamente la mano nei capelli ricci e radi.
    “Non lo so, davvero NON LO SO! E’ piombato nella mia camera da letto all’alba con i vestiti bagnati e puzzolenti, mi ha chiesto di dargli dei vestiti di ricambio e di fargli quella telefonata sull’altro cellulare, perchè il suo con l’acqua aveva smesso di funzionare. E quando gli ho chiesto chiarimenti mi ha detto soltanto che City Hunter aveva bisogno di aiuto! Gli ho fatto notare che City Hunter era lui stesso, e la sua risposta è stata “Non Proprio”! E‘ tutto quello che so, lo giuro! Kim Na Na, devi credermi ti prego…Io non volevo….” piagnucolò posando la testa sul tavolo.
    Kim Na Na si sedette nell’altra sedia di fianco a lui a riflettere.
    City Hunter aveva bisogno di aiuto?!
    Che cosa voleva dire, che aveva ripreso il lavoro di City Hunter SENZA DIRLE NIENTE?!
    Grrr, se lo aveva fatto per davvero, lo avrebbe conciato per le feste!
    Però…se era riferito al suo lavoro, perché quel “Non Proprio”?
    Mmhh…quello non ci stava per niente e…
    Il campanello della porta segnalò l’ingresso di una persona e Ajussi rialzò la testa.
    Sull’entrata del locale si stagliava una bionda statuaria con capelli lunghi foltissimi, due occhi azzurri strepitosi e una figura da urlo che fece sbavare all’istante Ajussi, subito dimentico del terzo grado al quale era stato appena sottoposto.
    “Ehm…signorina, il locale è ancora chiuso…L’inaugurazione c’è domani, perciò se vuole ripassare saremo lieti di…”
    “Lo so, non sono venuta qui per mangiare.” lo interruppe lei facendo un lieve cenno con la testa. “Un amico mi ha chiesto di venire e così…”
    Un movimento all’esterno la distrasse.
    La bionda guardò fuori dalla vetrata e spalancò gli occhi.
    ”Mission Suikou”
    “TUTTI A TERRA DIETRO IL TAVOLO, PRESTO!!! ” urlò con tutto il fiato che aveva in gola, lanciandosi contemporaneamente verso di loro con un tuffo acrobatico.
    Kim Na Na fu svelta a rovesciare il tavolo e a trascinare al suo fianco Ajussi, così ben presto tutti e tre si trovarono dietro quella protezione mentre contro la vetrata crepitavano decine di colpi di mitragliatore.
    La donna sconosciuta osservò stupita che il vetro però ne era soltanto scalfito, poi fece un sorrisino soddisfatto.
    “Chi ha avuto la brillante idea di mettere un vetro antiproiettile in un ristorante coreano?”
    Kim Na Na guardò Ajussi sospettosa.
    “Non io, lo giuro! E stata un’idea di Lee Yoon Sung, ha detto che così era più sicuro!”
    “Ed ha avuto ragione! Ryo me l’aveva detto che Lee Yoon Sung era un tipo in gamba!” esclamò la bionda ridacchiando.
    “Aspetta. Hai detto Ryo?! Sei un’amica di Ryo Saeba? E’ lui che ti ha mandato?” chiese Kim Na Na con urgenza.
    “Certo.” annuì la bionda. “Mi chiamo Rosemary Moon e abito qui a New York da diversi anni. Molto tempo fa ero l’assistente di Ryo e gli dovevo un grosso favore. Mi ha chiesto di venire a controllare come stavate e a quanto pare ce n’era proprio bisogno! Ora però non c’è tempo di chiacchierare, potrebbero fare irruzione nel locale! Ci servirebbero delle armi e un’uscita posteriore, è troppo sperare che li abbiate entrambi?”
    “Beh…Lee Yoon Sung ha messo in cassaforte qualche pistola e delle munizioni, e credo anche un po’ di esplosivo.”
    Kim Na Na lo fulminò con lo sguardo: anche quello le aveva tenuto nascosto!
    Una volta che l’avesse ritrovato avrebbe dovuto fargli un bel discorsetto…
    Ajussi deglutì, un po’ intimorito dall’occhiata truce di Kim Na Na, ma l’espressione dolce della bionda al contrario lo rinvigorì: mamma quanto era bella e sensuale, quella che si dice una bionda da infarto!
    “Quanto all’uscita posteriore…ehm… ce n’è una che porta sul vicolo qui dietro…”
    “Perfetto! Muoviamoci, non abbiamo molto tempo!”
    Le pallottole continuavano a crepitare ma ormai sicuri della protezione del vetro osarono alzarsi in piedi.
    Rosemary andò ad assicurarsi della chiusura della porta principale, che non avrebbe retto ad un vero assalto ma intanto avrebbe fatto guadagnare loro un po’ di tempo.
    Ajussi intanto sul retro stava aprendo la cassaforte ed estraendone il prezioso contenuto, che al momento non consisteva affatto in denaro ma in armi da difesa.
    Prima di tutto c’era una Beretta 92FS, l’arma preferita da Lee Yoon Sung. Kim Na Na la prese d’istinto, come se il scegliere la sua arma la ponesse più vicina a lui. Poi c’era una SIG Sauer P226 e una Colt 1911. La donna chiamata Rosemary prese la SIG Sauer mentre Ajussi si ritrasse inorridito davanti all’ultima arma, così finì che Rosemary prese anche quella e se la infilò in una tasca del vestito.
    Entrambe le donne caricarono le armi e arraffarono una bella scorta di proiettili, poi Rosemary studiò gli esplosivi.
    Uhm, non poteva prendere tutto, sarebbe stata roba un po’ troppo pesante da portarsi dietro e invece era meglio viaggiare leggeri, ma giudicò interessanti alcune bombe fumogene e le prese senz’altro.
    “Ok, siamo pronti? Attenzione, guardate che ci sarà da correre là fuori!” li avvertì senza tradire un’ombra di paura e Kim Na Na la guardò ammirata.
    Tutte così efficienti e coraggiose le donne nella cerchia di Saeba?
    Ma a proposito di efficienza, come aveva potuto non pensarci?!
    “Un momento, prima di andare devo fare una telefonata urgente!”
    Freneticamente prese il cellulare e digitò un numero, poi attese impaziente la risposta.
    “Kim Na Na, ma ti pare il momento?! Quelli stanno per arrivare!” strillò Ajussi agitatissimo ma Rosemary gli fece cenno di tacere.
    “Ajumma?! Dove si trova adesso? Perfetto, RESTI LI’, SI CHIUDA DENTRO E NON ESCA FINCHE’ NON ARRIVIAMO! FACCIA COME LE DICO, PRESTO, NE VA’ DELLA SUA VITA!!”
    Chiuse la telefonata senza attendere una risposta e Rosemary approvò con un cenno del capo.
    “Ben fatto. Adesso però tocca a noi uscire dai guai. Presto, all’uscita posteriore!”
    Kim Na Na si mise in testa al gruppetto ma non appena arrivarono alla porta Rosemary la superò, poi mise fuori la testa per controllare la situazione.
    “Brutt’affare, se usciamo saremo completamente allo scoperto.” mugugnò ritornando dentro, poi però si sovvenne dell’attrezzatura in dotazione e sorrise. “Si vede che Lee Yoon Sung aveva pensato anche a questo! Copritevi la faccia con un fazzoletto e agganciatevi alla mia cintura: dopo che le avrò lanciate dovremo muoverci in fretta!”
    Afferrò due bombe fumogene e staccò la linguetta, poi le lanciò sul selciato creando una barriera fumogena da entrambi i lati del vicolo.
    Kim Na Na ne restò sgomenta: ma così non potevano vedere nulla neanche loro, in che direzione sarebbero fuggiti?!
    Ma Rosemary aveva evidentemente un’altra intenzione perché subito fuori dalla porta sul retro fece al massimo una decina di metri, seguita a ruota da loro due, poi si chinò per terra e cominciò a sollevare un pesante tombino.
    “Aiutatemi, svelti!”
    Ajussi si riscosse e le diede una mano, poi osservò istupidito la donna che si calava nelle fognature.
    “Ma dobbiamo proprio scappare in quel posto puzzolente?”
    Alcuni suoni secchi e duri cominciarono a crepitare nei loro dintorni, ricordando loro che erano sottotiro.
    “Preferisci che ti sparino addosso?! Dai muoviti, Ajussi, quelli non scherzano!”
    Kim Na Na si calò svelta dietro Rosemary e Ajussi mandò un gemito, poi una pallottola fischiò più vicina e gli sfiorò l’orecchio.
    “Oh mamma, quelli vogliono proprio la mia pelle!”
    Ormai convinto efficacemente si tuffò dentro al tombino, poi il coperchio si richiuse velocemente sopra di loro.
    Nel vicolo restò una cortina di fumo densa, interrotta da ombre che si muovevano furtivamente alla ricerca della loro preda.
    Quel giorno, però, sarebbero rimasti a bocca asciutta!
    Almeno per un po’.

    ***

    ”Warudakumi”

    Quando il trio scese alla Queensboro Plaza, la stazione elevata della metropolitana più vicina alla casa nel Queens verso cui erano diretti, la gente si scostò da loro con disgusto, arricciando il naso, così come avevano fatto poco prima anche i passeggeri che avevano viaggiato insieme a loro.
    Il fetore che emanavano era ragguardevole e non poteva essere diversamente, dopo una prolungata fuga rocambolesca avvenuta attraverso il mondo sotterraneo (ovvero le fognature) della Grande Mela, che lì esibiva solo la parte più marcia e sporca di sé.
    Ajussi subì sconsolato l’affronto di una bella signora che girava la testa esprimendo tutta la sua disapprovazione, poi guardò Kim Na Na afflitto.
    “Sei proprio come Lee Yoon Sung: anche lui ci gode a cacciarmi in situazioni pericolose e puzzolenti!” l’accusò un tantino ingiustamente, infatti Kim Na Na lo rimbeccò subito.
    “Guarda che è proprio Lee Yoon Sung che ti ha ficcato in questo guaio, anzi, CI ha ficcati in questo guaio!Preferivi forse farti bucherellare come un colabrodo?”
    “Muovetevi voi due, non è il momento di bisticciare. Dov’è la casa di Lee Yoon Sung?”
    “Non è lontano, è dietro l’angolo a un centinaio di metri.”
    Kim Na Na si interruppe, notando la colonna di fumo nero che si levava verso il cielo e l’elicottero della polizia che volteggiava sopra il quartiere.
    “Non sta succedendo niente di buono, andiamo!” li incitò Rosemary e Kim Na Na e Ajussi si affrettarono a seguirla con il cuore in gola.
    Quando arrivarono davanti a casa trovarono un disastro!
    La zona era transennata dalla polizia, capannelli di persone osservavano incuriosite la situazione, che sembrava tanto tratta da un reportage di guerra, di quelli che si vedono alla televisione.
    Della casa non restava più alcuna traccia!
    Era solo un ammasso di rovine, sul quale i pompieri e il personale della squadra di soccorso stavano lavorando affannosamente in cerca di superstiti.
    Kim Na Na si lanciò oltre il cordone, poi quando un poliziotto l’afferrò per fermarla spiegò freneticamente dove dovevano cercare.
    In breve le squadre concentrarono il loro lavoro all’altezza del bunker sotterraneo, seguendo le indicazioni della ragazza: ci vollero due ore buone di lavoro ma poi finalmente lo trovarono e lo portarono allo scoperto, e allora Kim Na Na potè digitare il codice d’accesso con dita tremanti.
    La porta si aprì senza difficoltà e Lee Kyung Hee ne uscì con l’aria leggermente sconvolta.
    “Kim Na Na! Ma che cosa è successo!”
    La ragazza l’abbracciò con frenesia, lasciando scorrere le lacrime.
    Mio Dio, era viva, era davvero viva!
    Sempre tenendola abbracciata la portò fuori dal gruppo di curiosi, poi insieme raggiunsero Ajussi e Rosemary.
    “Ajussi, ti senti bene? Hai un’aria stravolta! E chi è questa signora?! Non capisco più niente, si può sapere cosa sta succedendo?! Perché hanno fatto esplodere la nostra casa?!”
    “Ci penserà Ajussi a spiegartelo, Ajumma, ora non ho tempo, devo prendere un aereo.“Beh, se la doveva pur prendere una piccola vendetta, no? Ajussi si sarebbe fatto carico di tutte le spiegazioni alla madre di Lee Yoon Sung ed era solo un anticipo, ce ne sarebbe voluto per saldare il conto! “Rosemary, tu puoi portarli in un posto sicuro?”
    “Certo. Ho una villa a New Haven, nel Connecticut, che fa proprio al caso loro; lì non li troverà nessuno.”
    “Perfetto.”
    “Ma tu dove vai, Kim Na Na?” chiese Lee Kyung Hee sempre più sconcertata.
    “Io? Io devo…”
    Il cellulare squillò in quel momento e Kim Na Na rispose.
    “Kim Na Na? Sono il Presidente Gu Jun Pyo.”
    “Sì, sono io, mi dica.”
    “Ho appena scoperto che Lee Yoon Sung non era affatto su un aereo diretto a Seoul, ma diretto invece a…”
    “…Tokyo.” finì per lui Kim Na Na.
    “Ah, è riuscita a scoprirlo da sola? Bene, però anche così non è rintracciabile, il cellulare continua ad essere spento.”
    “Non si preoccupi, ci penserò io a farglielo riaccendere!” ringhiò Kim Na Na bellicosa e Gu Jun Pyo si schiarì la voce, arretrando istintivamente di fronte alla furia di una donna, avendola riconosciuta benissimo anche se da una ragguardevole distanza.
    “Ehm….vedo che ha in mano tutta la situazione, quindi la lascio. La prego soltanto di ricordare a Lee Yoon Sung di contattarmi, ho veramente bisogno di parlargli.”
    “Non mancherò!” Dopo che lo avrò ridotto a pezzettini non più grandi di un coriandolo, però!
    La comunicazione venne chiusa e Kim Na Na ripose il cellulare nella tasca.
    “Allora vai a Tokyo? Ma perché?”chiese Ajussi tremolante.
    “Vado a distruggere City Hunter, che altro?!” fu la risposta furibonda.

    ”Smile & smile”
    __________________________________________

    N.d.A.: Beh, in questo capitolo c’è di tutto un po’. Qui l’incrocio diventa addirittura a cinque! Kim In Hee è un personaggio del drama “Personal Taste”, Gu Jun Pyo del Gruppo Shinhwa invece è il protagonista del drama “Boys Over Flowers”, e qui faccio un chiaro riferimento(per chi l’ha letta) ad una ff che ho scritto, intitolata “Personal Preference” in cui incrocio appunto questi due drama. Perchè l’incrocio riesca bisogna immaginare la storia di BOF un pochino arretrata nel tempo, aggiungendo poi i miei proseguimenti con le mie ff. Chi non ha letto né visto niente di queste cose non capirà l’intreccio con le altre storie ma nemmeno ne risentirà nel leggere questa ff! ^^Ho ripescato il personaggio di Rosemary Moon da City Hunter mentre il vetro antiproiettile del ristorante viene dritto dritto da “Angel Heart”, dove è invece presente nel bar Cat’s Eye. Con la fuga nella fogna faccio invece riferimento ad un episodio del drama “City Hunter”, in cui Ajussi si rifugia tra i rifiuti per sfuggire alla cattura e poi sale su un tram dove tutti lo evitano per la sua puzza! ^__-
     
    Top
    .
  7. K66s
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 10 – DANIEL (DIO DI SEGNI) /20 - 24 NOV/CAPACITÀ DI SINTESI E PROFONDITÀ DI RAGIONAMENTO. AMORE PER LA BELLEZZA E L'ARTE. CARATTERE MAGNETICO CAPACE DI CONSOLARE E DI AIUTARE GLI ALTRI. PROTEZIONE DAGLI AGGRESSORI.

    ”Yasashii Shinon”

    Cat’s Eye - 10 a.m.

    “Sai per caso se Ryo ha mai conosciuto Shan Jie, il mio maestro?”
    Falcon sollevò lo sguardo dalla tabella dei turni di sorveglianza che con puntigliosa precisione aveva voluto redigere.
    Dimostrando una precisione non minore del marito Miki intanto era nel loro deposito segreto a fare l’inventario degli armamenti, in vista dei tempi bui che li aspettavano: quello era il modo che aveva scelto per rendersi utile, visto che Falcon le aveva rifiutato (non senza discussioni!) il diritto di fare dei turni notturni.
    “Che ne so, nemmeno io lo conosco! Devi chiederlo direttamente a lui. Ma perché questa domanda?”
    Mick tamburellò con le dita sul tavolino poi si passò la lingua sulle labbra.
    “Il maestro è venuto a trovarmi, è ospite a casa mia per qualche giorno. Ho avuto l’impressione che il nome di Ryo lo turbasse, e anche quello di Doc…ma non ho idea del perché.”
    “Un bel momento per ricevere ospiti!”borbottò Falcon incrociando le braccia.
    Mick fece spallucce.
    “Beh, non si può dire che sia di troppo disturbo. E’ uscito stamattina da solo e non l’ho più rivisto! Mi sta nascondendo qualcosa, me lo sento.”
    “Mmmhh…Per conoscere Ryo e Doc contemporaneamente dovrebbe essere stato in guerra: loro due erano nello stesso battaglione di mercenari. Poi Ryo è fuggito negli Stati Uniti, come ben sai, mentre Doc è venuto subito in Giappone. Ma non avevi detto che il tuo maestro ha sempre vissuto rintanato in quella provincia sperduta della Cina, come diavolo si chiama…?!”
    “Guǎngdōng. Sì, così credevo anch’io ma a quanto pare mi sbagliavo. E’ un uomo molto misterioso, non so nulla del suo passato.”
    “Pensi che ci siano in vista altri guai? Mi pareva che ne avessimo già in abbondanza!”
    “Non lo so…però il mio istinto mi dice che la sua visita non è di cortesia e non è affatto casuale! Penso che mi toccherà seguirlo per capirci qualcosa.”
    “Nei momenti liberi dai tuoi turni, naturalmente!” sottolineò Falcon con un fiero cipiglio.
    Mick fece un sorrisino astuto.
    “Naturalmente, mio diffidente amico! Pensi forse che voglia scaricare su di te tutto il lavoro?”
    “Tzè, non sarebbe la prima volta. Tu e Ryo siete speciali in questo!” mugugnò Falcon immusonito.
    Mick aprì la bocca per replicare ma il tintinnio della porta che si apriva li interruppe ed entrambi girarono la testa quasi all’unisono verso l’ingresso per vedere chi fosse.
    “Ciao ragazzi, come va’?” salutò il nuovo arrivato con un sorriso un po’ tirato che non raggiungeva gli occhi.
    “Lee Yoon Sung! Stai bene?” esclamò Falcon scattando in piedi e andandogli incontro. “Sono ore che cerco di rintracciarti sul cellulare!”
    Lee Yoon Sung fece una smorfia.
    “Mi spiace, l’ho tenuto sempre spento per sicurezza, non volevo farmi rintracciare. Ho usato solo un cellulare usa e getta per mandare un messaggio a Ryo e avvisarlo del pericolo che corre….ma non sono sicuro che l’abbia ricevuto, non ho avuto risposta.”
    Mick sollevò il bicchiere che aveva davanti accennando un brindisi.
    “Lieto di rivederti, amico. Visto il putiferio che è scoppiato nella Grande Mela temevamo per la tua salute!”
    Lee Yoon Sung si sedette al tavolo, posando a terra la sua sacca da viaggio.
    “Non posso dire che sia stata una passeggiata, ma ne sono uscito senza quasi un graffio. Certo che Ryo ha delle amiche davvero interessanti!”
    Mick e Falcon sogghignarono.
    “Suppongo tu ti stia riferendo a Fan Yui.” interloquì Mick facendogli l’occhiolino.”Un bel peperino, eh?”
    Lee Yoon Sung roteò gli occhi in modo significativo.
    “Altrochè!” e gli altri due scoppiarono in una sonora risata. “Ma dov’è Ryo? Sono passato a casa sua ma non c’era nessuno.”
    “Ha accompagnato Kaori ad una mostra di pittura.” rispose Mick sereno, prendendo il bicchiere per bere un sorso.
    “Da solo? Ma è pazzo?!” si alterò Lee Yoon Sung.” Allora non ha ricevuto il mio messaggio? Non sa che ha alle costole un killer e anche il Chen Da Fu Ei e…”
    “Calmati, anche se non lo avesse ricevuto Ryo sa già quello che c’è da sapere.” lo placò Falcon posandogli una mano sulla spalla.
    “Come ha fatto?” chiese Lee Yoon Sung stupito.
    “Ha i suoi contatti…in un modo o nell’altro riesce sempre a sapere tutto. E’ non è affatto solo. Tutta Shinjuku è in stato d’allerta, credimi: se una foglia avesse intenzione di muoversi a sproposito, Ryo lo saprebbe ancora prima che succedesse. Tu piuttosto, che ci fai qui?” grugnì Falcon scontento.
    “Come sarebbe che ci faccio qui?! Sono venuto per dare una mano! Pensavi forse che lo avrei lasciato combattere la sua battaglia da solo?! Lui ha aiutato me quando ne ho avuto bisogno, ora tocca a me ricambiargli il favore!”
    Falcon scosse la testa e sospirò.
    Ragazzo incosciente e avventato: avrebbe dovuto restarsene tranquillo a casa sua!
    “Che cosa sono questi? Ahh, sono dei turni di sorveglianza, vero? Mi spiace Falcon, ma dovrai rifarli tutti da capo, devi aggiungere anche me!” affermò Lee Yoon Sung deciso afferrando il foglio e stracciandolo in due.
    Mick fece un sorrisino soddisfatto.
    Meglio così, non aveva mai amato passare le notti in bianco!
    Beh, a meno che non si trattasse di passarle nel letto di una bella donna, ovvio….

    ***

    ”Utsuro na Kokoro”

    Ryo aspirò un’altra boccata di fumo, mentre osservava la folla di passanti muoversi sul marciapiede nelle due direzioni di marcia.
    Ma perché la sigaretta aveva un sapore così amaro?
    Infastidito decise di gettarla, poi la schiacciò con la scarpa e si appoggiò al muro.
    Forse aveva commesso un’enorme sciocchezza a lasciarli soli, ma sapeva che a Kaori avrebbe fatto piacere un momento vissuto a tu per tu con il suo vecchio amico e così aveva fatto, anche se gli era costato molto.
    Non gli piaceva affatto il modo in cui la guardava, era troppo intimo e intenso...
    Quell’uomo vedeva troppo, riusciva a leggerle fin dentro l’anima, ed era troppo attraente perchè potesse stare tranquillo e ritenerlo innocuo!
    Innervosito dai suoi stessi pensieri aprì la porta e rientrò nell’atrio della galleria, poi cominciò a gironzolare guardando distrattamente le opere esposte.
    Era fermo davanti ad un’insipida (per lui) natura morta quando una mano femminile scivolò all’interno del suo braccio destro, stringendolo familiarmente.
    “Eccomi qui. Hai aspettato molto?”
    Ryo si girò e incontrò il dolce sorriso della sua Kaori.
    “Sei stata veloce.” mentì con disinvoltura.
    Per lui ogni secondo era durato un’eternità!
    Il sorriso di Kaori si accentuò e una punta di malizia scintillò nei suoi caldi occhi nocciola.
    “Davvero? Meglio così. Direi che ho visto tutto quello che volevo vedere, possiamo andare.”.
    Lo afferrò con più decisione al braccio dirigendosi verso l’uscita, ma Ryo resistette e si arrestò bruscamente; poi con lentezza ma decisione le staccò la mano dal braccio, facendola voltare verso di sé.
    “Chi sei?” chiese gelido, perforandola con i suoi occhi scuri e penetranti come laser.
    “Come sarebbe a dire, stai scherzando?! Sono Kaori e…”
    “No. Ne hai fatto una buonissima imitazione, ma hai commesso almeno tre errori.”
    La donna restò un istante in silenzio, interdetta, poi fece un passo indietro e lo sguardo che prima era dolce e caldo divenne duro e freddo.
    “Bravo. Sei all’altezza della tua fama, a quanto vedo. Nessuno aveva mai smascherato un mio travestimento. Posso sapere quali errori ho commesso?”
    “La tua voce: è quasi identica a quella di Kaori, ma non del tutto. Ci sei arrivato molto vicino, ma lei ha dei toni molto più caldi che non sei riuscito a riprodurre. Devi lavorarci di più.”
    La donna annuì, come prendendo nota del suo errore per non incorrervi in un prossimo futuro.
    “Il suo odore….Non sei riuscito a imitare il profumo della sua pelle, lo riconoscerei tra mille.”
    Una smorfia in risposta dall’altra parte: quello era un po’ più difficile da aggiustare, non poteva modificare la chimica della sua pelle e un naso sensibile poteva sempre arrivare a scoprire il trucco, se non si faceva ingannare dagli occhi.
    “E poi il mio corpo non ha avuto nessuna reazione alla tua presenza. Se ho vicino una donna attraente, il mio amico reagisce sempre, infallibilmente. Se poi c’è Kaori…” Ryo fece un sorrisino e un gesto vago con la mano, più eloquente di molte parole. “I tuoi seni sembrano veri, ma il mio istinto mi dice che non sei una vera donna!”
    “Capisco. Ho sottovalutato il fatto che non per niente sei conosciuto come lo Stallone di Shinjuku. Mmhh, questo è un problema al quale non posso proprio porre rimedio, peccato.” sospirò sconsolata la donna misteriosa, o qualunque cosa fosse.
    “Allora, chi sei veramente?”
    Un sorriso tagliente sbocciò sulle labbra carnose della donna, ma era un sorriso che sembrava stonato su quella bocca gentile che normalmente era di Kaori e Ryo sentì un brivido di malessere serpeggiargli lungo la schiena.
    Era orribile sapere che dietro le fattezze angeliche di Kaori si celava in realtà un mostro!
    “Mi chiamano il Camaleonte e sono qui per svolgere un incarico. Ma prima volevo vedere se eri in gamba come si diceva in giro…e direi che la mia curiosità è stata pienamente soddisfatta. Sarà un vero piacere batterti sul tuo terreno!”
    “Quindi tu sei il killer che vorrebbe tentare di uccidere Kaori.” constatò Ryo pacatamente, mettendosi le mani in tasca e allargando le gambe.
    “Farò molto di più che tentare. Io sono il killer che la ucciderà!” replicò furiosa la sedicente donna.
    “Povero illuso, non ci riuscirai mai! Hai accettato l’incarico sbagliato. Dimmi, che cosa può impedirmi di ucciderti proprio adesso?
    “Non oseresti mai, non qui davanti a tutti!”
    Il viso scolpito nella pietra di Ryo si concesse un sorriso feroce.
    “In circostanze normali avresti indubbiamente ragione, ma queste non lo sono. Perché tu… vuoi uccidere LA MIA KAORI!”
    Subito dopo quelle parole pronunciate in tono cupo e terribile la sua aura omicida cominciò a crescere, diventando quasi densa, palpabile e percettibile a occhio nudo.
    Il Camaleonte ne fu investito come da un’onda d’urto e indietreggiò di un altro passo senza nemmeno rendersene conto.
    Gli avevano detto che Ryo Saeba adorava la sua compagna, ma solo adesso comprendeva fino in fondo quanto tenesse a lei veramente: non avrebbe esitato a rischiare la vita pur di salvarla!
    Per fortuna era stato previdente.
    Strinse la borsetta che teneva in mano al petto: era la sua assicurazione sulla vita.
    Ryo seguì il suo gesto diffidente, forse aspettandosi che ne estraesse un arma ma non era questa la sua intenzione.
    “Non lo farai. Se mi tocchi anche solo con un dito farò scattare il detonatore che tengo qui dentro. Farò saltare in aria tutta la galleria e così morirà non solo la tua amata Kaori ma un sacco di gente innocente. Qui dentro scoppierà l’inferno: te la senti di correre questo rischio?”
    Ryo strinse gli occhi, valutando la situazione.
    Poteva essere una minaccia a vuoto…ma se non lo era?
    Non poteva rischiare così tanto!
    Cercò di rilassare le spalle, poi fece un sorrisino.
    “Beh, in questo modo otterresti il tuo scopo, quello per cui sei venuto: perché semplicemente non lo fai?”
    Anche la donna si rilassò impercettibilmente: bene, l’aura offensiva di Saeba si era attenuata di molto.
    “Prima di tutto rischierei anch’io la vita, e non è mia intenzione, e poi…non è così che voglio batterti. Io voglio sconfiggere City Hunter in modo che tutti sappiano che sono io il numero uno!”
    Ryo sospirò: uff, sempre la solita storia!
    Cominciava ad esserne stanco.
    “Vattene. Non comparirmi più davanti perché la prossima volta che lo farai ti ucciderò.”
    “Questo è da vedersi!” lo sfidò il Camaleonte con uno sguardo furioso, ma poi dovette rinunciare a prolungare il suo attacco verbale perché in lontananza vide arrivare qualcuno che non voleva assolutamente incontrare e così si affrettò ad andarsene, dopo un ultima occhiata velenosa indirizzata al suo avversario.
    Quando Ryo avvertì alle sue spalle il noto profumo di vaniglia della sua compagna capì che cosa aveva fatto fuggire il suo odioso antagonista.
    “Ryo, scusa se ci ho messo troppo, ma sai com’è…Non ci vedevamo da tanto tempo. Ma chi era la donna con cui stavi parlando? Non l’ho vista bene, ma anche se vista di spalle aveva un aspetto familiare…..”
    “Nessuno, era una tizia che voleva informazioni su un quadro.”
    “E le ha chieste proprio a te?! Ahaha, allora è cascata malissimo, tu di arte non sai proprio niente. Beh, qui abbiamo finito. Possiamo andare al Cat’s Eye? Miki ha promesso di prepararmi la sua famosa torta al cioccolato e io ho una fame!”
    Ryo alzò gli occhi al cielo lasciandosi trascinare fuori dalla galleria docilmente.
    Forse non era il killer il vero pericolo, ma LA MICIDIALE INGORDIGIA DI KAORI!

    ***

    ”Morning garden”

    Kazue inclinò la testa per osservare meglio l’oggetto del suo interesse.
    Quel ragazzino era di nuovo lì.
    Con il naso spiaccicato contro la vetrina della pasticceria stava guardando con un’espressione avida le torte e i pasticcini esposti in vetrina.
    Era dal giorno prima che lo aveva notato gironzolare attorno alla loro casa, e non avrebbe neanche saputo dire il perché; certamente lui non stava cercando di farsi notare, tutt’altro!
    Poteva avere all’incirca dieci anni, a far tanto un paio di più.
    Capelli lisci e castani, occhi castani, magro e snello, indossava un cappellino da baseball portato a sghimbescio, un giubbotto di jeans un po’ troppo striminzito, una maglietta a strisce rosse e gialle e un paio di pantaloni che dovevano aver visto giorni migliori.
    La sua famiglia non sembrava potersi concedere troppi lussi, forse per questo era attirato in quel modo dai dolci nella vetrina, magari gli davano da mangiare solo il necessario.
    Ma perché era in giro a quell’ora e non era a scuola?
    Forse era scappato di casa, ed era per quello che aveva fame?
    Guidata da un istinto che non seppe domare gli si pose di fianco davanti alla vetrina, infischiandosene del suo ritardo al lavoro.
    “Vorresti una pasta? Se vuoi posso offrirtela.” si offrì gentilmente.
    Il ragazzino si girò di scatto e la scrutò con uno sguardo cupo e diffidente che la sorprese.
    “Fatti gli affari tuoi. Io non ti ho chiesto niente!” rispose duro, poi se ne andò veloce come un lampo.
    Kazue restò lì sbalordita, mortificata per essere stata respinta così brutalmente.
    Pensandoci bene, però, non era solo per questo.
    Quel ragazzino…
    I suoi occhi…
    Erano stati duri e freddi, certo, ma per un breve attimo…sì, per un breve attimo, quegli occhi erano stati infinitamente tristi e dolenti.
    Gli occhi di un vecchio, di millenaria esperienza, e non gli occhi di un bambino.
    Gli occhi più tristi del mondo.
    Kazue scrollò la testa, turbata.
    Ma che andava a pensare?!
    Doveva smetterla di fantasticare, altrimenti poi il Doc chi lo sentiva?!
    Diede le spalle alla vetrina poi si affrettò a riprendere il suo cammino.
    E non si accorse del vero vecchio che la seguiva…

    ***

    Forse era tutto inutile.
    Forse non ci poteva essere perdono, non per chi aveva sbagliato così tanto.
    Lo aveva fatto con le migliori intenzioni ma…non si dice che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni?
    Il vecchio si appoggiò sconsolato al muro, poi guardò ancora una volta verso la finestra dietro la quale per un breve attimo aveva scorto la figura dell’uomo che stava cercando, o meglio, di uno dei due.
    Era diventato vecchio, come lui, ma dimostrava molti meno dei suoi anni.
    Il rimorso non aveva corroso il suo cuore, turbato i suoi sonni, scavato solchi profondi sulla sua pelle.
    La coscienza tranquilla gli aveva permesso di invecchiare meglio…ed era giusto così.
    Un sospiro.
    E adesso, dove trovare il coraggio di chiedere perdono?
    No…non ancora… non ci riusciva.
    Non aveva molto tempo, e doveva usare quel poco che aveva al meglio, ma…no, non adesso.
    Le spalle si curvarono sotto il peso di una sofferenza intollerabile.
    Un ultimo sguardo poi si girò, avviandosi con un passo stanco, appoggiato al suo bastone.
    Tempo.
    Gli serviva un altro po’ di tempo.

    ***

    ”Best Oppai”

    “Sì, così può andar bene.”
    “A me sembra che tu faccia molti turni meno di noi!” insinuò Falcon stizzito.
    “Non è vero! Come puoi dire una cosa del genere?!” protestò Mick offeso
    “Ragazzi, vi prego! Sembra di essere all’asilo!” intervenne Miki a fare da paciere. “Lee Yoon Sung, ti rendi conto di quello che mi tocca sopportare continuamente?”
    Lee Yoon Sung fece un sorrisino a Miki, ammirando ancora una volta la sua stupefacente bellezza bruna.
    Era stata una vera sorpresa scoprire che la moglie di Falcon era quel bel tipino, e che era niente di meno che una ex mercenaria!
    “Ormai comincio a farci l’abitudine anch’io.” fece spallucce evitando di entrare nella lite.
    La porta si aprì ed entrarono Ryo e Kaori.
    “Ehi, Lee Yoon sung, ma quando sei arrivato?!” esclamò Kaori piacevolmente stupita.
    Lee Yoon Sung si alzò per abbracciarla, seguito dallo sguardo attento di Ryo.
    “Da pochissimo. Sono venuto a cercarvi a casa ma voi non c’eravate.”
    “C’è anche Kim Na Na? Avrei tanto piacere di rivederla!” domandò Kaori eccitata come una bambina.
    “No, lei è rimasta a casa: questa volta sono venuto solo io.”
    Kaori fece una faccia delusa, allora Miki prontamente le tese un piattino con un enorme fetta di torta al cioccolato.
    “Su, consolati con questa!”
    Ryo invece scosse impercettibilmente la testa, poi si avviò verso il bancone.
    Lee Yoon Sung avrebbe imparato la lezione che aveva cercato di impartirgli invano a sue spese, a quanto pareva.
    “Miki, luce dei miei occhi, se mi fai un caffè con le tue dolci manine ti regalo il mio regno!”
    “Peccato che il regno tu non ce l’abbia ma il caffè te lo faccio lo stesso; solo perché sono buona, ok?”
    La porta si aprì di nuovo e la nuova arrivata entrò nel locale con il suo solito passo deciso e insieme sensuale.
    “Darling, sei sempre una meraviglia. Qual buon vento ti …”
    Mick si interruppe bruscamente e anche gli altri restarono a bocca aperta.
    Pure Saeko, perché di lei si trattava, restò come paralizzata e non accennò nemmeno ad estrarre i pugnali che teneva abitualmente alla coscia per autodifesa.
    La scena sembrava surreale.
    Lee Yoon Sung aveva estratto la sua Beretta e la stava puntando dritta alla testa di Saeko!
    “Lee Yoon Sung, ma che diavolo stai facendo?!” chiese Falcon brusco.
    “Cosa faccio? TENGO SOTTO TIRO IL KILLER CHE VUOLE UCCIDERE KAORI!”

    ”Super girl”

    ___________________________________________

    N.d.A.: “Perché tu…vuoi uccidere LA MIA KAORI!” In City Hunter Kaori dice qualcosa di molto simile a Mick quando si dice pronta a sparargli, ricordate? ^__- Ryo smaschera l’inganno del Camaleonte da tre particolari, tra i quali uno è la voce: si dà il caso che nel secondo volume della seconda serie di AH che ho letto da poco Ryo smascheri il Camaleonte travestito da Kaori proprio dalla voce! ^^

    CAPITOLO 11 – SITAEL (DIO DI SPERANZA) /30 MAR - 3 APR/PROTEZIONE PER INCARICHI DI GRANDE RESPONSABILITÀ. PROTEGGE DALLE AVVERSITÀ DELLA VITA QUOTIDIANA. DONA FORZA FISICA E GRANDE CORAGGIO.

    ”Blood on the moon”

    “Lee Yoon Sung, ma che diavolo stai facendo?!” chiese Falcon brusco.
    “Cosa faccio? TENGO SOTTO TIRO IL KILLER CHE VUOLE UCCIDERE KAORI!”
    Ryo si alzò dallo sgabello e si avvicinò a Lee Yoon Sung, poi posò la mano sulla sua pistola e lo forzò ad abbassarla.
    “Non è lei il killer. Quella che vedi e l’Ispettore di polizia Saeko Nogami, una nostra vecchia amica.”
    “Avrei apprezzato di più se avessi evitato di dire “vecchia”!” borbottò Saeko scontenta, poi scrutò Lee Yoon Sung da capo a piedi. “Chi è questo sbarbatello che mi accusa di essere un killer?”
    “E’ il nostro amico coreano, quello che abbiamo conosciuto quando siamo andati in Corea del Sud.” le spiegò Kaori guardando Lee Yoon Sung con curiosità.
    “Ahhhh, il famoso City Hunter di Seoul di cui mi avevate tanto parlato! Beh, non mi sembri dotato dell’intuito di Ryo, hai preso un granchio colossale, bello!” lo punzecchiò ironica posandosi una mano sul fianco provocatoriamente.
    Lee Yoon Sung non gradì la presa in giro.
    “Vi dico che è lei! L’ho vista bene, era all’incontro con Ritaijin e i narcotrafficanti a New York!”
    Il gelo scese tra i presenti e tutti si guardarono sconcertati, tranne Ryo che non sembrò per niente sorpreso, ma al momento nessuno di loro ci fece caso.
    “Tu…sei sicuro? L’hai vista davvero bene? Non la starai confondendo con qualcun altra?” domandò Mick per tutti, cercando a tentoni l’uscita da quella nebbia fitta.
    “Aish, ti pare che sia il tipo di donna che si possa confondere con altre?!” protestò Lee Yoon Sung offeso.
    “Lo prenderò per un complimento, carino!” miagolò Saeko ammiccando beffarda e Lee Yoon Sung la guardò storto.
    “E’ lei, ne sono completamente sicuro! Se non volete credermi non so che farci!”
    “Sai perché nessuno ti crede? Perché non può essere, stupido ragazzo!” lo rimbeccò Saeko cominciando a innervosirsi.”Non mi muovo da Shinjuku DA ANNI, figurati se puoi avermi vista a New York!” concluse trionfante, poi però fece mente locale.
    Ritaijin? QUEL Ritaijin, quello del Chen Da Fu Ei?! Narcotrafficanti? New York? Dov’era appena successo tutto quel casino?! E CHI VOLEVA UCCIDERE KAORI?!?!
    “Ehi, dico, ma che sta succedendo…?!”
    “Buona, non adesso.” la interruppe Ryo prima che partisse in quarta. “Quello che dice Lee Yoon Sung è possibile, invece.” affermò enigmatico.
    Saeko lo guardò stralunata.
    “Ma che stai dicendo?!”
    “Ryo, non penserai davvero che Saeko…” cominciò a protestare Kaori.
    “E come?”intervenne Falcon zittendo tutti quanti con una delle sue espressioni più truci e terribili. “Si dice che ognuno di noi abbia sette sosia in giro per il mondo: vuoi forse insinuare che uno di quelli di Saeko è a New York?” concluse con una smorfia piena di scetticismo.
    “Altre SEI Saeko in giro per il mondo?! Oddio, spero proprio di no! Pensa se tutte quante si presentassero per appiopparmi i loro casi assurdi!” biascicò Ryo fingendosi disperato.
    “Sei il solito miserabile imbecille, Ryo!” sibilò la donna inviperita, poi gli mollò un gran calcio negli stinchi a tradimento e Ryo lanciò un grido di dolore.
    “Grazie, cara, tu invece sei sempre così GENTILE!” grugnì quando riuscì ad appoggiare di nuovo la gamba a terra, poi si raddrizzò e chiarì meglio il suo pensiero. “Comunque non mi riferivo ad una sosia, ma ad una persona travestita da Saeko!”
    “Impossibile.“ sentenziò Mick lapidario. “Nessuno può essere così abile.”
    “Tu dici?” sorrise sornione Ryo. “Allora cosa penseresti se ti dicessi che poco fa si è avvicinata a me una donna identica a Kaori, ma non era lei?”
    Kaori si portò una mano alla bocca e si lasciò sfuggire un gridolino, attirandosi un’occhiata preoccupata di Miki: ecco chi era la donna con cui parlava Ryo in galleria, ed ecco perché lui era stato così misterioso!
    “Il killer è un abile trasformista; riesce a prendere le sembianze di chiunque, è questa la sua forza. Per questo lo chiamano “Il Camaleonte”.
    “Il Camaleonte? Ne avevo sentito parlare ma non credevo che esistesse veramente.” mormorò Falcon sovrappensiero, cominciando finalmente a prenderlo sul serio. “Non si sa nemmeno se è un uomo o una donna, la sua vera identità è avvolta nel mistero.”
    “Non è una donna, non totalmente, almeno.” affermò Ryo sicuro.”
    “Cosa? In che senso “non totalmente” ? chiese Lee Yoon Sung con una smorfia disgustata.
    Mio Dio, per CHI si era quasi eccitato a New York?!
    ”Beh, i seni secondo me erano veri, però il resto…”
    “L’hai studiata davvero a fondo, VERO RYO? ” saltò su Kaori leggermente alterata.
    “Ehm…volevo solo farmi un’idea precisa del nostro nemico!” si difese lo sweeper alzando le mani.
    “Ma perché a New York si sarebbe travestito da Saeko, secondo te?” domandò perplesso Falcon (salvando Ryo giusto in corner!).
    Ryo si schiarì la voce e riprese un’espressione seria.
    “Forse aveva annusato la situazione che lo aspettava in quella riunione…oppure aveva già deciso di sfidarmi per conto suo e si stava già preparando. Di certo ha trovato divertente presentarsi in mezzo a tutti quei delinquenti nei panni di una poliziotta. E’ il genere di cosa che può solleticare il suo perverso senso dell’umorismo…” concluse con una smorfia.
    “Sì, ma…se alla mostra vi era così vicino, perché non ha tentato di uccidere subito Kaori? Che senso ha avuto comportarsi così?” domandò Mick accarezzandosi il mento perplesso.
    Ryo fece spallucce.
    “Voleva sfidarmi…e a quanto pare gli piace giocare. E’ astuto, calcolatore, attento ai dettagli. D’ora in poi faremo bene a stare attenti a chi abbiamo a fianco, potrebbe non essere la persona che pensiamo.”
    Le parole di Ryo scatenarono un’ondata di sospetti e tutti si guardarono con circospezione, poi Saeko sbuffò e ruppe il clima di disagio che si era creato tra di loro.
    “ADESSO BASTA! Ora mi spiegate che cosa diavolo sta succedendo?! Ritaijin, narcotrafficanti, killer trasformisti, MA IN CHE RAZZA DI CASINO VI SIETE CACCIATI QUESTA VOLTA?!?! ” sbottò alla fine con la faccia leggermente stravolta.
    “Calmati, alla tua età devi cominciare a stare attenta alle coronarie!” scherzò Ryo poi ignorando il suo ringhio di disappunto la spinse a sedersi sullo sgabello più vicino.
    “Adesso ti racconto tutto…”
    Pochi minuti dopo una Saeko decisamente più pallida sorseggiava un bicchierino del liquore che si era scelta per superare lo shock (triplo whisky senza ghiaccio, era il minimo dopo una scossetta del genere!)
    Il Chen Da Fu Ei, il Camaleonte, Chin, la Polvere degli Angeli, Kaori al centro del ciclone…porca miseria, era ancora peggio di quanto avesse temuto!
    E sì che se n’era fatti dei film catastrofici nella testa da quando aveva sentito il nome di Ritaijin!
    “Ryo….ma come fai ad essere sempre esattamente nel bel mezzo di questi disastri?!” borbottò dopo un’altra sorsata di liquido bruciante che le fece quasi salire le lacrime agli occhi.
    L’interpellato fece un sorrisino.
    “Non so. Talento naturale, forse?” scherzò Ryo mentre Lee Yoon Sung alzava gli occhi al cielo.
    Proprio non gli riusciva di non fare il buffone, neanche in quella situazione!
    Saeko ringhiò, scoprendo i denti come una leonessa.
    “Ma ti rendi conto che è come se a Shinjuku stesse per scoppiare UNA GUERRA? Devo avvisare immediatamente il Prefetto, la SAT (N.d.A.Special Assalt Team), le Jieitai (N.d.A. Forze di autodifesa giapponesi), il….”
    “Se farai tutte queste cose allora sì che qui ci sarà una strage di civili! Pensaci, le forze dell’ordine non sono in grado di gestire una situazione del genere. Non è con la forza bruta che si può vincere.”
    Saeko aggrottò le sopracciglia.
    Maledizione, Ryo aveva ragione!
    Lo sweeper osservò per qualche istante il succedersi delle emozioni sul viso della bella poliziotta, poi sorrise.
    “Dai, dillo. So che ce l’hai sulla punta della lingua…non è difficile.”
    Saeko lo guardò storto, poi digrignò i denti.
    “Ryo, tu sei matto da legare! Io…non so se…non vorrei che poi…”
    “Ohhh, tanto lo farei comunque. Concedimi almeno una veste un po’ più ufficiale!”
    Saeko sospirò, poi chinò la testa: quando la rialzò i suoi bellissimi occhi d’ambra luccicavano in modo sospetto, come se fossero coperti da un velo di lacrime.
    La Pantera di Shinijuku aveva anche un cuore, dunque?
    Sì, lo aveva…e stavolta il suo cuore tremava per Ryo e per tutti gli altri!
    Era un suicidio.
    Era una follia.
    Era….il mondo di City Hunter.
    Alla fine si arrese.
    ”Zetsubou to Kibou no Hazama de”
    “X…y…z…., Ryo.” pronunciò faticosamente, staccando le lettere una dall’altra.
    “Brava ragazza.” sorrise Ryo approvando. “Hai fatto la cosa giusta.”
    Poi le scompigliò i capelli come se fosse una ragazzina incontrata al parco giochi.
    “Guarda che non è uno scherzo, ti sto chiedendo di salvare Shinjuku!” proruppe Saeko irritata.
    “E Tokyo, e il Giappone, e il mondo intero, se ci atteniamo al piano diabolico di Ritaijin. “ osservò Lee Yoon Sung ironico. “Una cosetta da nulla, no?”
    “Beh, Saeko è abituata ad affibbiarmi missioni impossibili!” rise Ryo e Saeko non perse tempo a fulminarli tutti e due con uno sguardo assassino.
    Ryo non se ne diede per inteso e ritornò serio.
    “Però non è importante. Comincerò con il salvare Kaori… Il resto verrà da sé.”
    In altre parole, prima Kaori, poi il resto del mondo!
    Kaori lo guardò e i loro occhi si agganciarono magicamente in un muto dialogo così intenso che gli altri ne restarono turbati e Falcon in particolare divenne rosso come la lava di un vulcano in eruzione.
    “Ehm…Saeko, come mai sei passata a quest’ora?” domandò Miki schiarendosi la voce, giusto per dare un aiutino al suo timido marito.
    La domanda era abbastanza sensata da riscuotere perfino Ryo e riportarlo sulla terra tra di loro.
    “Già, come mai da queste parti? Di solito questo significa che hai qualche rogna da rifilarmi!”
    “Ero venuta a dirti che mi è giunta notizia di strani movimenti nella zona del porto e anche di alcune mosse sospette della Yakuza. Volevo chiederti se potevi informarti un po’ in giro, ma a questo punto credo che sia tutto collegato.”
    Gli uomini si scambiarono uno sguardo d’intesa.
    Il Chen Da Fu Ei stava preparando il suo arrivo in grande stile e la Yakuza si stava arroccando nelle sue posizioni per assorbirne la forza d’urto senza restarne schiacciati.
    “Sarà meglio che torni in ufficio, qui non posso combinare molto. “ sospirò Saeko scendendo dallo sgabello. Il pavimento ondeggiava un po’….forse quel triplo whisky non era stata poi una grande idea!“Se avete bisogno di me, sapete dove trovarmi, ragazzi.”
    Era appena arrivata alla porta e stava per uscirne quando questa si spalancò davanti al suo naso e il Doc entrò dentro tutto affannato.
    “Ryo, non puoi immaginare chi ho appena visto!” ansimò ignorando tutti gli altri e stranamente anche la sua inveterata passione, le donne.
    “Forse no, ma perché dovrei sforzarmi a immaginarlo? Tanto scommetto che ora me lo dirai tu!” rispose Ryo in tono quasi annoiato.
    “Non scherzare! Signore, ancora non posso crederci…” Doc si sforzò di raccogliere il fiato, poi proruppe. “Ho visto CHIN! Chin è qui, è proprio a Shinjuku!”
    Ryo e Falcon si impietrirono sul posto e i loro occhi scagliarono lampi di furore.
    “Sei sicuro? Lo hai visto bene?” chiese Falcon con una voce resa quasi metallica dalla furia gelida che lo possedeva.
    “Da queste parti non avete molta fiducia nella vista degli altri, eh?” chiese Lee Yoon Sung con una punta di acidità.
    “In realtà l’ho solo intravisto attraverso la finestra. E’ invecchiato molto e adesso cammina appoggiandosi ad un bastone, ma…sì, sono sicuro che è lui.”
    Mick a quell’accenno al bastone si irrigidì.
    Chin.
    L’uomo che aveva inventato la Polvere degli Angeli, e adesso era ricercato dal Chen Da Fu Ei che voleva sfruttare la sua micidiale invenzione.
    La stramaledetta Polvere degli Angeli.
    La droga che aveva trasformato Ryo in un mostro assetato di sangue, facendogli sterminare il battaglione di cui Falcon era l’unico sopravvissuto, ma non incolume, perché a causa di quello scontro stava per perdere totalmente la vista.
    La stessa droga che lo aveva quasi resuscitato, facendolo scampare ad un disastro aereo, ma che poi lo aveva reso una sorta di zombie nelle mani del perfido burattinaio Kaibara.
    Per liberarsi dai fili di quelle mani crudeli e ribellarsi aveva distrutto per sempre le sue braccia, e con esse il futuro che aveva sempre voluto per sé.
    E il responsabile di tutto questo era….l’uomo che conosceva come Shan Jie…IL SUO MAESTRO?!

    ”Its alright”

    ___________________________________________

    N.d.A.: Anche in Angel Heart il Camaleonte assume le sembianze di Kaori e di Saeko. Grr, io gli devo ancora perdonare il modo in cui è stato cattivo con Ryo quando ha assunto l’aspetto di Kaori! =__= Anche la SAT (Special Assalt Team) è citata in Angel Heart, è quella che interviene marginalmente durante l’assalto dello squadrone Chin Lon all’inizio del manga. E sempre in Angel Saeko lancia l’xyz a Ryo per proteggere la città! ^__^
     
    Top
    .
  8. K66s
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 12 – AHAMIAH (DIO DI SPERANZA) /21 - 25 SET/SPIRITO RELIGIOSO E ALTRUISTICO. AIUTO NELLA RICERCA E NELLA DIFFUSIONE DELLA VERITÀ. FASCINO PERSONALE E CAPACITÀ DI CONVINCIMENTO DELLE PERSONE. INTUITO NELLA RICERCA SPIRITUALE.

    ”Sentou Kaishi”

    Era stata una botta pazzesca.
    Tutte le sue certezze, quelle su cui aveva basato gli ultimi anni della sua vita, erano crollate di schianto.
    Il suo maestro, l’uomo che gli aveva ridato fiducia in sé stesso, era anche quello che sia pure indirettamente aveva contribuito a togliergliela.
    Shan Jie e Chin erano la stessa persona!
    Doveva essere così, sì; non credeva alle coincidenze e in questo modo tutto quanto tornava, tutti i tasselli andavano al posto giusto.
    Però una parte di lui ancora non riusciva a crederci!
    Aveva conosciuto il maestro come un uomo calmo, paziente, con un forte senso del bene e del male…dov’era finita questa sua ultima qualità quando aveva inventato quella dannata Polvere degli Angeli?!
    Un dubbio gli attraversò la mente.
    All’inizio il maestro si era rifiutato di prenderlo come allievo: si era deciso a farlo soltanto dopo che gli aveva raccontato la sua storia.
    Per questo allora si era convinto?
    Aveva riconosciuto in lui una delle vittime della sua malefica creazione e ne aveva avuto pietà?
    Oppure era stato il rimorso a piegarlo?
    Un senso di nausea lo spinse ad appoggiarsi al muro per un istante.
    Si guardò attorno, spaesato: dov’era finito?
    Dopo essersene andato dal Cat’s Eye con una scusa qualunque le sue gambe lo avevano portato in giro a zonzo senza che lui ne fosse nemmeno cosciente, preso com’era a riflettere, ma a quanto pareva dimostrando un’indubbia intelligenza lo avevano portato quasi a casa.
    Riconobbe la pasticceria all’angolo, quella dove Kazue lanciava sempre uno sguardo desideroso per poi passare oltre con un sospiro, stressata dall’eterna lotta femminile con la bilancia.
    Ma riconobbe anche qualcos’altro.
    Quel ragazzino..come mai gironzolava ancora lì attorno?
    A prima vista sembrava un tipetto innocuo, uno dei tanti teenager vestito perennemente di jeans, ma quei vestiti erano un po’ male in arnese e c’era un rigonfiamento sotto il giubbotto che…uhm, sembrava proprio una pistola, cavolo!
    Valeva la pena controllare.
    Gli arrivò alle spalle di soppiatto, poi lo sollevò e lo portò di peso nel vicolo più vicino.
    Stranamente il ragazzino non si oppose, come se se lo aspettasse, ma non appena arrivarono nel vicolo la sua reazione fu furibonda!
    Si voltò di scatto e gli assestò un calcio al ginocchio talmente forte che se non fosse stato svelto a spostarsi glielo avrebbe maciullato.
    Non per questo fallimento il piccolo demonio si arrese, quello era stato solo il preludio!
    Mick si trovò ad affrontare una serie di calci e colpi di mano così ben calibrati ed esperti che gli dissero all’istante tutto quello che voleva sapere: il ragazzino era addestrato per uccidere, proprio come aveva pensato!
    Ci volle del bello e del buono per averne ragione: l’agilità che gli dava la giovane età era terrificante ma Mick aveva dalla sua l’esperienza e alla fine lo inchiodò a terra con le mani dietro la schiena.
    Tutti e due erano leggermente ansimanti e ci volle un po’ perché riprendessero fiato.
    Mick nel frattempo lo perquisì e in vari punti del suo corpo trovò tre pugnali, un tirapugni di plastica (ottimo per superare i metal detector negli aeroporti, mica scemo il ragazzino!) e una pistola, esattamente come da copione.
    “Chi sei? Perché te ne vai in giro armato in questo modo? Perché sorvegli casa mia? E non cercare di mentirmi, sono almeno due giorni che gironzoli qua attorno, ti ho visto!”
    Lo mitragliò di proposito di domande, giusto per mandarlo in confusione e fargli crescere l’ansia.
    Il suo mutismo lo irritò: stava per strattonarlo e dargli una bella regolata quando notò una catenella che aveva intorno al collo.
    Seguendo un’ispirazione si mosse per controllare se vi fosse attaccato un ciondolo.
    Il ragazzino non gradì e cominciò a dibattersi di nuovo per liberarsi ma riuscì soltanto a segarsi dolorosamente la pelle del collo a causa dell’attrito con la catenina.
    Una volta domata la nuova rivolta Mick trovò l’uovo di Colombo.
    Dalla catenina pendeva un anello con un simbolo.
    Mick lo osservò con freddezza, ma non aveva bisogno di studiarlo a lungo per sapere cosa significasse.
    Byakko!
    Dio, quel soldo di cacio era un membro del Byakko, uno degli squadroni del Chen Da Fu Ei di cui poche ore prima Falcon gli aveva fatto imparare i simboli, quasi presagisse che ne avrebbe avuto presto bisogno.
    Chi stava sorvegliando allora il ragazzino?
    Ryo e Kaori…oppure il suo maestro?
    O magari tutti e due?
    “Chi sei?” tornò a chiedergli con una punta di acciaio nella voce. “Rispondi, altrimenti qui finisce male!”
    “Sono il numero 36!” rispose il marmocchio in tono di sfida.
    Mick trattenne un sospiro.
    Numeri.
    I ragazzini addestrati nel Chen Da Fu Ei diventavano dei numeri.
    Non più bambini, nemmeno più esseri umani, derubati della loro umanità per diventare delle macchine da guerra spersonalizzate, al comando dei loro padroni.
    Chissà quando riuscivano ad estirparne del tutto anche i sentimenti?
    Quel ragazzino era molto giovane…chissà, forse per lui c’era ancora una speranza….
    “Voglio il tuo vero nome…sempre che te lo ricordi, piccolo come sei!” disse ironico, puntando tutto sull’orgoglio infantile che doveva essere ancora presente in lui per ottenere la risposta giusta.
    “Certo che me lo ricordo! Mi chiamo Ryu Shin Hon.”
    Evviva, un primo risultato.
    “Molto bene, Ryu Shin Hon. Io sono Mick Angel, ma credo che tu lo sapessi già.” replicò senza rivelare la sua esultanza.
    Si rimise in piedi, sollevando anche il ragazzino che lo guardò diffidente.
    “Ridammi le mie armi!”
    “Non ti servono. Adesso tu vieni con me.”
    E tra gli strepiti e le proteste del ragazzino se lo trascinò dietro volente o nolente a casa sua, con molte più domande in testa di quante erano le risposte.
    Su tutte, una domanda spadroneggiava senza rivali: che accidenti poteva farsene adesso di quel ragazzino?!

    ***

    ”Kwang wha Moon”

    “Ecco qui, questa è la tua stanza. Spero che ti troverai a tuo agio.” disse Kaori a Lee Yoon Sung con un sorriso caldo.
    “Ne sono sicuro, Kaori. Mi spiace darti altro lavoro da fare proprio in questo momento.”
    “Scherzi? Gli amici sono sempre i benvenuti e poi…” Kaori esitò poi gli regalò un sorriso ancora più ampio.”…lo sono ancora di più quando sono pronti a rischiare la vita per te.”
    Lee Yoon Sung distolse lo sguardo, a disagio.
    Ma Kaori sapeva proprio tutto di quello che stava succedendo?
    Come aveva fatto Ryo ad essere così incosciente da metterla al corrente della situazione, specialmente nelle sue condizioni?!
    “Sono venuto solo a dare una mano, chi ha detto che rischierò la vita?” tentò di minimizzare.
    “E invece lo farai e io non posso che ringraziarti. Anche per Ryo sarebbe stato difficile se fosse stato da solo.” aggiunse Kaori con dolcezza.
    “Difficile, non impossibile!” grugnì Ryo arrivandole da dietro. “Si può vedere l’ombra della cena in questa casa? Anche CH sta soffrendo la fame!”
    Quasi a confermare le sue parole la gatta comparve all’improvviso e sgusciò tra le loro gambe, poi si fermò vicino a Lee Yoon Sung e cominciò ad annusarlo per poi strusciarglisi subito addosso, da brava rappresentante del sesso femminile in grado di riconoscere un superbo esemplare maschile quando lo vedeva.
    Ryo la guardò storto: tradito anche dalla gatta?!
    “Simpatica questa gatta, è un nuovo arrivo?”
    “Ryo ha adottato CH durante una delle sue scorribande notturne…o forse è stata lei ad adottare lui, non è molto chiaro!”rispose maliziosa Kaori. “Purtroppo è perennemente affamata, proprio come il suo padrone! Sarà meglio che vada, prima che entrambi si mangino i mobili!”
    Ryo le fece una smorfia e Kaori si defilò con una risata.
    “Scorribande notturne?”
    “Poi ti spiego. Sistemati a tuo comodo, ti aspetto giù in salotto mentre Kaori prepara la cena.”
    Lee Yoon Sung annuì poi gettò la sua sacca sul letto.
    Ryo era già sparito.
    Non ci mise molto a mettere a posto i suoi pochi effetti personali.
    Considerò con desiderio l’idea di telefonare a Kim Na Na per sentire la sua voce ma l’idea di dover affrontare un bel po’ di domande imbarazzanti lo fece desistere, senza contare il pericolo a cui si esponeva accendendo il cellulare.
    A malincuore rinunciò.
    Decise che tanto valeva scendere e fatte le scale trovò Ryo spaparanzato sul divano che pigiava i tasti sul telecomando alla ricerca di un programma interessante.
    Si accomodò al suo fianco e pochi secondi dopo la gatta, che si stava leccando i baffi perché era già stata sfamata, decise che le sue gambe erano di suo gusto per il sonnellino digestivo e si acciambellò pacifica su di lui come se ne avesse tutti i diritti.
    Ryo sibilò un “ingrata!” e Lee Yoon Sung sorrise, poi le accarezzò il pelo morbido e la micia cominciò a fare le fusa soddisfatta.
    Stava giusto considerando l’idea che avere un gatto era una faccenda piuttosto rilassante quando Ryo si soffermò sul telegiornale, dove un immagine di New York campeggiava sullo schermo.
    ”Koroshi no Itami”
    “…Ancora fuoco e fiamme su New York, in questi giorni stretta d’assedio da un’ondata di violenza senza precedenti. Dopo l’allucinante inseguimento dell’altro giorno che ha coinvolto diversi veicoli e persino elicotteri e aerei dell’antiterrorismo poche ore fa è stata la volta di una sparatoria, avvenuta in pieno giorno ai danni di un ristorante coreano di prossima apertura vicino al Rockefeller Center, il “Korean Delicious Food”. Quasi contemporaneamente una villetta nel Queens è saltata per aria. Pare che la villetta appartenesse agli stessi proprietari del ristorante e per questo la Polizia sospetta che si tratti di una questione di “pizzo”, ma resta il fatto che mai si era assistito ad un escalation di violenza così estrema nel giro di pochi giorni. E’ stato solo per puro caso o per miracolo che non si sono contate vittime innocenti, almeno per il momento. La Polizia sta ancora indagando per scoprire i colpevoli e chi si trovasse esattamente all’interno della villetta e….”
    Lee Yoon Sung mosse le gambe di scatto e la gatta schizzò via indignata.
    Possibile che fossero tutti così agitati in quella casa?!
    Ma Lee Yoon Sung non le badò, si sentiva diventato di pietra.
    Kim Na Na…sua madre…Ajussi…
    Mio Dio, come aveva potuto lasciarli soli COSI’?!
    “Calmati. Ho mandato un’amica ad occuparsi di loro. Se fosse successo qualcosa, ora lo sapremmo.”disse Ryo posandogli una mano sulla spalla.
    “E se fosse rimasta coinvolta anche lei?” domandò Lee Yoon Sung disperato.
    A questo Ryo non seppe rispondere e si rabbuiò.
    Lo squillo del cellulare lo salvò da un difficile momento e il numero che comparve sul display gli fece tirare un sospiro di sollievo: era quello giusto!
    “Mary? Cos’è successo, siete tutti salvi?”
    “Sì, Ryo, anche se non posso dire che sia stato facile. Non scherzavi quando dicevi che avrebbe potuto essere rischioso!”
    “Mi spiace, Mary. Non avrei voluto tirarti ancora dentro queste storie, speravo che la mia fosse una precauzione inutile.”
    “Non fa niente, Ryo. Il mio debito verso di te è immenso, sono contenta di poter cominciare a pagarlo.”
    Lee Yoon Sung intanto stava fremendo e gli faceva cenni esasperati e allora Ryo inserì il vivavoce, poi arrivò al sodo.
    “Dove sono gli altri? Lee Yoon Sung è molto preoccupato per tutti loro!”
    “Sua madre e Bae Shik Jung sono qui vicino a me, li sto portando nella mia villa nel Connecticut. Lì saranno al sicuro.”
    “E Kim Na Na? Dov’è Kim Na Na?” proruppe Le Yoon Sung agitato, strappando a Ryo il cellulare di mano.
    “Ma allora è un vizio!” brontolò Ryo, riferendosi a tutte le volte in cui Lee Yoon Sung a Seoul aveva fatto la stessa cosa.
    “Kim Na Na …beh, lei si è rifiutata di venire con noi e…”
    “DOV’E’?” urlò quasi Lee Yoon Sung.
    “Ha preso il primo volo in partenza. Sta arrivando a Tokyo e ti avviso: non è per niente di buon umore!”
    Ryo ridacchiò e Lee Yoon Sung gemette.
    Aish, era un uomo morto!

    ”Snow light shower”
    ________________________________________________________

    N.D.A.: Ryu Shin Hon ovviamente è lo stesso personaggio di AH, soltanto un po’ ringiovanito (beh, se lo ha fatto Hojo con Miki posso farlo anch’io, no? ^__-) Il nome è esattamente quello di AH, così come anche il numero che ha nello squadrone, solo che io l’ho messo nel Byakko e non nello Chin Lon. Da notare che il tirapugni di plastica è un regalo di compleanno che in AH Shin Hon ad un certo punto della storia fa a Shan In e che lei apprezza molto, proprio per la sua capacità di superare i controlli del metal detector (che volete, la loro è una mentalità tutta particolare!^^)

    CAPITOLO 13 – JAMABIAH (DIO CREATORE)/28 FEB -2 MAR/PROTEZIONE DA FERITE DA TAGLIO. RICCHEZZA INTERIORE, CAPACITÀ DI RIGENERARSI E MIGLIORARE. CAPACITÀ DI REDIMERE. RAPIDA RIPRESA DALLE MALATTIE.

    ”Mokkori Night”

    “Sei in anticipo: come sei solerte, o avevi fretta di incontrare CH?”
    “AARGHHHH!!!! AVEVI DETTO CHE A QUEST’ORA ERA GIA’ USCITA!!” ululò Falcon cominciando ad arrampicarsi contro lo stipite della porta.
    Ryo sghignazzò.
    “Beh, di solito lo è ma forse ha capito che stava per arrivare un ospite speciale e ha voluto salutarlo, e poi tu ti sei presentato in anticipo e così…Ah, eccola qui. CH, ti presento il mio CARISSIMO amico Falcon!”
    Quasi fosse stata evocata la gatta comparì tra le gambe di Ryo poi manco a farlo apposta si fermò vicino agli stivali di Falcon (che purtroppo per lui data la sua mole non aveva trovato nessun appiglio per sollevarsi dal suolo!) e lo annusò per benino.
    Falcon si era tutto rattrappito, colorito bianco stile lenzuolo, gocce di sudore grosse e copiose che grondavano dalla sua fronte a mo’ di cascata.
    CH lo annusò coscienziosamente poi decidendo che non era poi così interessante finalmente infilò la porta aperta e uscì, dondolando la coda maestosamente.
    In pochi attimi era già sparita.
    “Sei ancora vivo? Sicuro di poter reggere un turno di guardia?” lo sbeffeggiò Ryo appoggiato alla porta con gambe e braccia incrociate.
    “Maledetto…DOVEVI PROPRIO PRENDERE UN GATTO IN QUESTO MOMENTO?!” biascicò tra i denti Falcon cominciando a riprendersi a fatica.
    Ryo gli si avvicinò all’orecchio e poi mormorò: “E dai, che sarà mai?! E’ solo una piccola gattina…”
    “E dai, che sarà mai?! E’ stato solo un piccolo voletto..”
    Le parole che aveva detto a Ryo subito dopo averlo buttato giù dall’aereo per paracadutarlo a forza nel Triangolo d’oro gli riecheggiarono nelle orecchie e Falcon strabuzzò gli occhi: porc…, ma allora QUELLA ERA LA VENDETTA DI RYO?!?!
    Che gran figlio di…!
    Si accasciò a terra esausto e fu allora che arrivò Kaori e notò il suo evidente stato di malessere.
    “Falcon! Oh, come mi dispiace, hai incontrato CH?! Avevo detto a Ryo di metterla fuori prima!”esclamò guardando storto il compagno.
    Ryo esibì la sua migliore espressione innocente, alla quale ovviamente non credette nessuno.
    “Sai com’è, me ne sono dimenticato!”
    Kaori sbuffò poi aiutò Falcon a rialzarsi e lo tirò dentro casa: lo fece accomodare sul divano poi si chinò su di lui preoccupata.
    “Vuoi qualcosa da bere? Un po’ d’acqua, o magari qualcosa di più forte?”
    Falcon scosse la testa e si schiarì la voce, cominciando come sempre a vergognarsi della sua reazione spropositata: ma che ci poteva fare, i gatti gli facevano accapponare la pelle!
    “No, grazie Kaori, ora va’ già molto meglio.”
    Ma era ancora piuttosto pallido e il sudore non gli si era ancora asciugato quindi aveva proprio l’aria di chi se la fosse vista brutta.
    “Che succede? Che ha Falcon?” chiese Lee Yoon Sung arrivando dal piano di sopra, notando la sua aria sbattuta.
    “Ma niente, ha avuto un incontro ravvicinato con CH e lui ha la fobia dei gatti!” spiegò Ryo in tono noncurante.
    Falcon ruggì il suo disappunto: DOVEVA PROPRIO SPUTTANARLO ANCHE DAVANTI A LEE YOON SUNG?!
    “Ma che c’è?! Siamo tra amici, no? In fondo tutti ormai sapete della mia fobia per il volo, che c’è di male ad ammettere qualche debolezza?” insinuò con malizia Ryo, ignorando l’occhiata di disapprovazione di Kaori e la faccia truce di Falcon. Vedendo che non si rasserenavano Ryo fece spallucce poi si rivolse a Lee Yoon Sung. “Dai, andiamo, ti farò assaggiare un po’ di vita vera, così sperimenterai di persona le mie famose scorribande notturne.”
    Kaori voltò le spalle sdegnosa e Lee Yoon Sung scosse la testa.
    Non vedeva il senso di quell’uscita, che Ryo invece aveva insistito a tutti i costi di voler fare!
    Va bene che Kaori non era sola e c’era Falcon a proteggerla, però anche così…insomma, non si sentiva troppo tranquillo.
    A dire il vero la tranquillità se n’era andata perennemente in vacanza da quando aveva saputo che Kim Na Na era in arrivo ed era fuori dalla grazia di Dio!
    Che le avrebbe raccontato il giorno dopo quando sarebbe arrivata?
    E poi, come avrebbe fatto a tenerla lontana dal pericolo in quella situazione?!
    Sospirando seguì Ryo fuori di casa, spingendo di malavoglia un passo davanti all’altro.
    Ryo si muoveva con sicurezza; quando passava ogni tanto qualcuno abbozzava un cenno di saluto che veniva ricambiato con un’alzata di sopracciglio o un altro piccolo gesto.
    Lee Yoon Sung si fece più attento.
    Aveva la sensazione che scorresse una conversazione sotterranea sotto quei semplici gesti.
    Era…un codice di comunicazione segreto?!
    Di colpo interessato accelerò il passo e si avvicinò a Ryo che camminava davanti a lui a passo più spedito.
    Forse Saeba stava facendo un giro dei suoi informatori e quello che gli aveva fatto passare come un’uscita goliardica per fargli conoscere Kabukicho, la famosa città dei piaceri, era invece una mossa studiata che aveva uno scopo ben preciso.
    Perché altrimenti Falcon avrebbe accettato di buon grado di far le veci di Ryo, se lui avesse avuto solo intenzione di divertirsi?
    E poi, come avrebbe potuto accettarlo Kaori?
    E infine, poteva davvero Ryo lasciare indifesa la sua amata compagna, solo per pensare a sé stesso e al suo divertimento?
    “Senti, Ryo, ma pensi sia giusto lasciare Kaori così scoperta e…”
    “Casa mia è una fortezza inespugnabile: Falcon l’ha riempita di trappole all’inverosimile e anch’io ci ho fatto qualche cosuccia. Finchè è lì dentro è completamente al sicuro, credimi.”
    Beh, questo spiegava tutto.
    Ecco perché riusciva ad andarsene in giro così tranquillo, però…
    “Ehi, Lee Yoon Sung, entri o pensi di restare fuori a fare da guardia del corpo all’ingresso?”
    Lee Yoon Sung si riscosse dalle sue congetture, alzò lo sguardo e così cozzò contro l’insegna luminosa del “Cabaret Club Oasis”!
    Ma..cosa…?!
    Ryo lo afferrò per una spalla e lo attirò dentro.
    “Vedrai, qui ci sono le più belle conigliette della città!” proclamò entusiasta con la bava alla bocca.
    Lee Yoon Sung gemette.
    E da quel momento cominciò la sua discesa in quella che gli sembrò una buonissima imitazione del girone dei lussuriosi.

    ***

    ”Red water”

    “Ma sei il ragazzino di questa mattina! Che bella sorpresa!” esclamò Kazue vedendo Mick entrare in casa con il suo riluttante ospite al seguito.
    “Lo conosci?” chiese Mick insospettito.
    Il ragazzino si irrigidì: forse il tizio che lo aveva sequestrato non avrebbe troppo gradito la maleducazione con cui aveva trattato la sua compagna e lo avrebbe picchiato per questo!
    “Non proprio. L’ho visto gironzolare qua attorno: aveva un’aria affamata e volevo offrirgli una pasta, ma lui ha rifiutato.”spiegò Kazue tranquilla, senza accennare minimamente ai modi sgarbati con cui l’aveva respinta.
    Si guadagnò così un’occhiata incredula, subito seguita da una breve scintilla di calore che baluginò rapida nelle iridi castane e subito si spense.
    Mick osservò il loro linguaggio corporeo e capì che non gli era stato detto proprio tutto, ma decise di soprassedere.
    “Si chiama Ryu Shin Hon. Lei è mia moglie, Kazue. “ disse Mick facendo le presentazioni. “Shin Hon sarà nostro ospite per un po’.” concluse facendogli cenno di sedersi.
    Il ragazzino strinse le labbra ma poi ubbidì.
    Ottimo, come tutti i bambini sapeva riconoscere un polso fermo quando lo vedeva!
    “Mi fa piacere, ma la nostra unica stanza degli ospiti è già occupata… Dove pensavi di farlo dormire?” chiese Kazue perplessa.
    “Il divano andrà benissimo.” rispose Mick noncurante. “Il maestro dov’è? Non è ancora tornato a casa?” chiese poi in tono leggermente freddo.
    I suoi occhi azzurri penetranti non si persero il modo in cui un muscolo vibrò leggermente all’angolo della bocca del suo piccolo ostaggio.
    Uhm, Ryu Shin Hon conosceva il maestro, proprio come aveva sospettato.
    Probabilmente era proprio per lui che era lì, allora.
    Però…possibile che il Byakko avesse assegnato ad un ragazzino l’incarico così importante di recuperare l’inventore della Polvere degli Angeli?
    “Il maestro non è ancora tornato, non sarà il caso di andare a cercarlo? Potrebbe essersi perso e…”
    La porta si aprì in quel momento e il maestro entrò, vanificando tutte le preoccupazioni di Kazue che quindi lo accolse con un sorriso sollevato.
    “Maestro, stavamo parlando proprio di lei! Temevamo che avesse avuto dei problemi, solo in una città che non conosce.”
    Il maestro sorrise leggermente.
    “Sono vecchio, cara Kazue, però riesco ancora ad arrangiarmi.” rispose in tono di mite rimprovero.
    Kazue non ebbe il tempo di rispondergli, successe tutto in un lampo.
    Ryu Shin Hon afferrò uno dei coltelli da cucina che Kazue aveva sul bancone poi si lanciò contro il vecchio, che però ebbe una reazione sorprendentemente agile e veloce per la sua età e con il bastone colpì la mano che voleva ferirlo a morte.
    Non riuscì però ad evitare del tutto il colpo e il suo braccio venne ferito di striscio.
    Mentre il maestro si piegava su sé stesso per il dolore bruciante Mick si gettò sul ragazzino e gli bloccò le mani.
    “Che diavolo stavi cercando di fare?!” ruggì furioso.
    “Secondo te, sapientone? STAVO CERCANDO DI UCCIDERLO!” fu la risposta agghiacciante del fanciullo.
    Kazue si portò le mani alla bocca, in stato di shock.
    MA CHE STAVA SUCCEDENDO LI’ DENTRO?!

    ***

    ”Just a Hunter”

    La donna si avvicinò a Ryo ancheggiando e lui seguì il suo arrivo con uno sguardo molto interessato.
    Lee Yoon Sung si era allontanato, aveva detto che andava in bagno ma aveva il sospetto che in realtà fosse uscito a prendere una boccata d’aria.
    Non si stava godendo affatto lo scorcio di vita notturna che gli stava offrendo, il pensiero dell’arrivo di Kim Na Na e tutte le conseguenze che ne derivavano lo stavano tenendo troppo sulle spine.
    Un po’ lo poteva anche capire: lo aspettava una solenne lavata di capo, con i fiocchi e i controfiocchi!
    Però doveva imparare a rilassarsi di più e a godersi la vita, con tutte le belle cose che offriva: come quella bionda, per esempio…
    Bellissime tette, niente da eccepire.
    La bionda da sballo stava puntando proprio lui, che fortuna!
    La donna si avvicinò e si sedette disinvolta al suo tavolino, poi si chinò verso di lui e mormorò con voce sensuale: “Mi offri da bere?”
    Ryo annuì entusiasta, poi le versò un’abbondante dose di whisky in un bicchiere pulito che era stato svelto ad afferrare dal tavolino lì vicino.
    La bionda sorrise poi bevve avidamente un sorso di liquore, dopodiché i due cominciarono a flirtare fitto fitto, intervallando parole, toccatine e risatine.
    Lee Yoon Sung rientrando nel locale lo vide immerso in quella intensa conversazione e sospirò, poi si diresse verso il bar e ordinò un cocktail.
    Come si chiamava il barista?
    Ah sì, Shin, glielo aveva presentato Ryo poco prima.
    Annoiato osservò a distanza l’interludio di Ryo, leggermente disgustato, poi però guardando meglio la bionda notò sulla coscia un rigonfiamento che faceva pensare…ma sì, ad una pistola!
    Allarmato accennò ad alzarsi per andare ad avvertire Ryo ma una mano sulla spalla lo trattenne.
    “Aspetta. Ryo sa sempre cosa sta facendo.” gli mormorò all’orecchio il barista.
    Lee Yoon Sung lo scrutò dubbioso.
    Davvero lo sapeva?
    Poi però notò che Ryo mentre distraeva la bionda le aveva tolto la pistola dalla coscia e aveva rapidamente sostituito i proiettili, poi l’aveva rimessa a posto senza che lei si accorgesse di niente.
    Ma che stava facendo?!
    Era chiaro però che il barista aveva ragione perciò Lee Yoon Sung girò le spalle alla scena e lo guardò con curiosità.
    “E’ da molto che sei un amico di Ryo?”
    L’uomo sorrise dietro i baffetti sottili.
    “Da un po’. Ma per la verità mi considero più amico di Kaori.”
    Lee Yoon Sung inarcò un sopracciglio stupefatto.
    “Kaori?! Tu…conosci Kaori?”
    Ma come, Kaori seguiva Ryo pure nelle sue uscite notturne?!
    “Perché ti stupisci? Non solo è la compagna di Ryo da anni, e già questo basterebbe a renderla nota a tutti, ma in più Kaori è speciale! Io le devo la vita. E‘ soltanto grazie a lei se non sono finito ammazzato in un vicolo con un proiettile piantato nella schiena!”
    “Scusa, è perchè avresti dovuto fare una fine simile, se posso chiederlo?”
    Non sembrava la tipica fine di un barista!
    “Perché ero un killer.”
    Lee Yoon Sung, che aveva appena iniziato a bere un sorso del suo drink, a quelle parole trangugiò troppo in fretta il liquido e quasi si strozzò: un killer?!
    Shin ridacchiò.
    “Sorpreso, eh? Eppure ti assicuro che ero un killer, e uno dei più quotati. Ma una notte, mentre stavo per eseguire uno dei miei sporchi incarichi, Kaori è capitata sul più bello e si è messa in mezzo, pretendendo che rinunciassi. Era pronta a rischiare la sua vita per questo. Non contenta poi ha voluto a tutti costi farmi smettere con quella vita, e infine mi ha trovato un lavoro qui. Quella donna è una forza della natura…oppure un angelo, a seconda dei punti di vista. Di certo è il mio angelo, e lo è stata per molti qui a Shinjuku.”
    Lee Yoon Sung ascoltava in silenzio, sempre più sconcertato: a quanto pareva la vita di Kaori contava per molte persone in quella città!
    “La proteggeremo tutti, non dubitarne.” disse in quel momento Shin, confermando il suo pensiero.
    Il suo sguardo duro mentre asciugava i bicchieri non era adeguato a quel compito così innocuo: il killer che era stato una volta era pronto a riemergere per difendere il suo angelo!
    Chissà se Ryo era cosciente di essere un uomo fortunato e di dividere il letto con una creatura celeste?
    Al momento Ryo era più cosciente del fatto che il gioco volgeva al termine.
    Quando la bionda accennò a risalire con la mano verso il centro dei suoi pantaloni le afferrò il polso e la fermò.
    “Spiacente, adesso basta. Non ce l’hai fatta, però ci hai provato e hai fatto del tuo meglio.”
    “Non capisco, che stai dicendo?” mugugnò la ragazza facendo un delizioso broncio con la bella bocca sensuale.
    Ryo sospirò.
    “Te l’ho detto, il mio amico reagisce sempre in presenza di una bella donna: se non lo fa, c’è sempre un motivo…Camaleonte.”
    Il viso che un istante prima era bellissimo divenne una maschera di furore.
    “Maledetto bastardo!”
    Doppio sospiro.
    A quanto pareva il Camaleonte detestava fallire nel farsi passare per una donna e riuscire ad eccitarlo era diventato per lui persino più importante di eseguire il suo incarico!
    “Lascia perdere, kameko, tanto non riuscirai mai ad ingannarmi e…”
    Il Camaleonte si alzò di scatto poi fece scattare un piccolo detonatore nella borsa.
    Le luci si spensero e la gente iniziò a rumoreggiare spaventata, poi il locale cominciò a riempirsi di fumo.
    Qualcuno gridò: “AL FUOCO!!!”
    E fu il parapiglia generale.

    ***

    ”Asa no Yokan”

    Mick stava tenendo d’occhio Ryu Shin Hon mentre Kazue finiva di medicare la ferita del maestro.
    Mentre lei procedeva nel suo compito Mick aveva provveduto a raccontarle a grandi linee quello che stava succedendo, senza omettere nulla.
    Era una situazione troppo rischiosa per potersi permettere di tenerla all’oscuro!
    Il maestro ascoltò in silenzio, senza dire niente, ma non doveva essergli sfuggito che l’atteggiamento di Mick verso di lui era diventato completamente privo di calore.
    Anche Kazue se n’era accorta ma non riusciva a capirne il perché; soprattutto però non poteva capacitarsi che un bambino così piccolo facesse parte di un’organizzazione criminale così pericolosa!
    Mio Dio, ma dove stava andando a finire il mondo?!
    “Ecco, adesso sai tutto.” stava dicendo Mick mentre lei faceva quella triste riflessione.” Quello che neanch’io so è perché questo piccolo delinquente abbia cercato di uccidere il maestro. Ma ora lo sapremo, vero Ryu Shin Hon? Perché tu ce lo dirai!”
    Il ragazzino lo guardò ostile.
    “Perché dovrei farlo?”
    “Perché sei solo. Sei solo e hai bisogno di aiuto. Tu non sei qui per eseguire gli ordini del Byakko, ora l’ho capito. Il Byakko sta cercando Chin, ma se lo trovasse non lo ucciderebbe mai: loro lo vogliono VIVO! Tu invece hai appena cercato di ucciderlo, quindi stai agendo per conto tuo. Secondo me hai disertato, per questo sei così mal messo e affamato. Hai trovato Chin per conto tuo e hai deciso di ucciderlo. Quello che non so è il PERCHE’!”
    Kazue era rimasta a bocca aperta.
    Una sola cosa aveva capito di tutto quel discorso: il maestro Shan Jie in realtà era Chin, l’inventore della Polvere degli Angeli?!
    Quello era un particolare che Mick aveva omesso nel suo precedente racconto, ma non si poteva certo dire che fosse piccolo!
    Lo guardò sgomenta.
    Il vecchio si era come accartocciato su sé stesso, gli occhi due pozze di smarrimento.
    Ma non negò, e ora tutti e due sapevano perché Mick avesse cambiato atteggiamento verso di lui.
    Come avrebbe dovuto comportarsi nei confronti dell’uomo che aveva contribuito a distruggere una parte importante del suo corpo, modificando per sempre il corso della sua vita?!
    “Avanti, diccelo. Tanto lo scopriremo comunque.”
    Ryu Shin Hon strinse le labbra: aveva fallito su tutta la linea!
    Aveva senso ora preservare solo il suo orgoglio?!
    Però, ormai gli era rimasto soltanto quello.
    “Va bene, allora proverò a indovinare. Dunque…credo che spiegare la tua diserzione non sia difficile: la vita nel Chen Da Fu Ei è spietata…scommetto che eri stanco di uccidere.”
    Il sussulto del ragazzino fu la prova che ci aveva azzeccato.
    Mick lo osservò attentamente: era solo un bambino ma i suoi occhi erano quelli di un vecchio che aveva visto troppo, molto di più di quello che avrebbe voluto vedere.
    Però, se aveva sentito il bisogno di smettere di uccidere, voleva dire che aveva mantenuto una sua coscienza…
    Che cosa poteva aver provato questa sua coscienza dopo aver scoperto quali erano i piani del Chen Da Fu Ei con la Polvere degli Angeli?
    Se era del Byakko non doveva essere stato difficile per lui venirne a conoscenza e forse, messo di fronte all’atrocità del futuro che stavano preparando per tutti, aveva fatto una scelta.
    Una scelta coraggiosa, ardita, che faceva di lui un bersaglio mobile per tutti gli squadroni del Chen Da Fu Ei: che altra pena ci poteva essere per un disertore se non la morte?
    Eppure non aveva esitato a correre il rischio… perché forse la morte gli faceva meno paura che continuare a vivere in quelle condizioni!
    E d’altra parte, la violenza era l’unico modo che conosceva per risolvere le situazioni…da qui l’insana e ardita decisione di uccidere Chin.
    “Ragazzo…ti sei preso una bella responsabilità alla tua età. Salvare il mondo non è una faccenda da
    poco!”
    Il ragazzino sollevò lo sguardo stupito, poi arrossì: accidenti, quello stupido americano doveva aver capito tutto!
    Imbarazzato si raggomitolò su sé stesso, restando inerme in attesa degli eventi.
    Mick si girò verso il suo antico mentore e lo guardò impassibile.
    “Allora, maestro, vogliamo parlare di quello che ha fatto? Credo che abbia molte cose da spiegarmi…”

    ***

    ”Kimi ni Au Tameni”

    Non ne poteva più.
    Non aveva mai visto tante donne discinte tutte in una volta, e neanche tanto alcool ingurgitato!
    Era stanco, nauseato e aveva solo voglia di andarsene a letto da almeno un paio d’ore, ma persino dopo il casino scoppiato al Jewerly Ryo aveva continuato a trascinarlo in giro per locali, instancabile e incurante del senso di colpa che lo rodeva.
    Aish, non aveva fatto niente di male ma visto che si sentiva già abbastanza in difetto verso Kim Na Na anche solo essere stato in tutti quei postacci accresceva il suo disagio.
    Ma in quante bettole erano entrati?!
    Aveva perso il conto!
    Cabaret Club Oasis, Nightmare, Cabaret Club Togen, Jewelry, Bar Kyrie… e tanti, tanti altri.
    E adesso si ritrovava a soccombere sotto il peso di Saeba, che dall’ultimo locale era uscito barcollando e non c’era stato verso di smuoverlo senza sollevarlo di peso.
    Aigoo, pesava quanto un elefante!
    La giusta punizione per i tuoi errori! , insinuò una vocina impertinente nel suo cervello.
    Eh no, rifiutava di schiantarsi la schiena come prezzo del suo pentimento!
    Deciso a liberarsi del suo fardello mollò la presa sulle gambe di Ryo e si raddrizzò, facendolo cadere a terra con un tonfo sonoro.
    “Ahia, perché mi hai fatto cadere?! Mi sono fatto male!” si lamentò Ryo toccandosi il punto in cui la sua testa aveva cozzato duramente contro il marciapiede.
    “Adesso basta. Perché mai dovrei continuare a portarti in spalla?! Tanto lo so che non sei veramente ubriaco!” lo accusò Lee Yoon Sung puntandogli un dito contro.
    Ryo riacquistò in fretta il suo aspetto da sobrio, confermando così le sue supposizioni.
    “Davvero lo sai?”
    “Certo. Ti ho visto versare la maggior parte del liquore in tutte le piante che hai potuto trovare o in altri bicchieri, e anche quando ti avvicinavi per fare l’idiota con una donna lo facevi fingendo, in realtà vi stavate passando informazioni. Credevi che non l’avessi capito?!”
    Era stato Shin a fargli comprendere che dietro il comportamento di Ryo c’era qualcosa di più, per questo nei locali successivi lo aveva tenuto d’occhio più attentamente e così aveva finalmente capito come funzionava il meccanismo.
    Ryo sorrise poi si rialzò in piedi, rassettandosi i vestiti con pochi colpi di mano.
    “Beh, a quanto pare sai andare oltre l’apparenza…allora, se hai capito, tanto vale che ti dica che cosa ho scoperto.”
    E Ryo cominciò a snocciolargli la sequenza di arrivo degli squadroni del Chen Da Fu Ei, i nomi delle navi e i porti in cui sarebbero sbarcati e un sacco di altre cosette.
    “Domani sulla “Sea Tiger” arriverà lo squadrone Byakko nel porto di Nagoya. Un centinaio di uomini, forse di più. Lo stesso giorno a Yokohama approderà la “Santiago” con ciò che è avanzato del Chin Lon, forse una quarantina di uomini. Glass Heart, il killer più esperto dello squadrone Suzaku, è in viaggio con un aereo dell’Air France, partito da Parigi due ore fa. Atterrerà all’aeroporto Narita tra non molto: magari potremmo prenderla su insieme a Kim Na Na, che dici?”
    Lee Yoon Sung non apprezzò l’umorismo.
    Ryo fece spallucce e continuò.
    “Il Seyryu sbarcherà con la “Saint Paul” a Yokohama: sono pochi, per le loro modalità di agire si sfoltiscono periodicamente e adesso sono solo una trentina. E poi c’è la Genbu…”
    Un brivido involontario percorse la schiena di Lee Yoon Sung: non aveva dimenticato quegli uomini mascherati che si muovevano come ombre mortali!
    “Loro sono già qui. Numero sconosciuto.”
    Un sibilo partì dalla bocca di Lee Yoon Sung.
    Ryo fece un sorrisetto.
    “Attento, ce n’è uno alle tue spalle!”
    “Aish, piantala di scherzare!”
    “Non sto scherzando.”
    Ryo sollevò la sua Python e sparò in un punto ben preciso alle spalle di Lee Yoon Sung.
    Un gemito.
    Un fruscio.
    Poi il silenzio.
    Allucinante.
    Come aveva fatto Ryo ad accorgersene?!
    Lui non aveva sentito niente!
    Lee Yoon Sung si sforzò di restare lucido e analizzare la situazione.
    No, qui i conti non tornavano.
    “Perché il Chen Da Fu Ei si sta muovendo già così in forze?! Il Camaleonte non ha ancora colpito, potrebbero almeno aspettare che fallisca il suo compito!”
    “Evidentemente non gli interessa. Hanno accettato di affidargli l’incarico soltanto per dare un contentino agli alleati sudamericani, ma in realtà hanno intenzione di giocarsi la partita tutta per conto loro. Chin è già qui…” Il viso di Ryo si indurì, come sempre quando ripensava a quell’uomo.”…e loro lo vogliono assolutamente. Non intendono correre rischi e non hanno fretta. Sanno che noi sappiamo e quindi tenteranno di schiacciarci usando i loro strumenti migliori. Non sono sbarcati in massa a Tokyo soltanto per non insospettire troppo le forze dell’ordine, ma anche se succedesse non avrebbero paura di affrontarle. E’ un piccolo esercito ben addestrato, potrebbero reggere il peso di una vera guerra.”
    “Come hai fatto a scoprire tutto questo? Questa gente che ti ha informato…sono quasi tutte persone normali e indifese, sanno cosa stanno rischiando ad aiutarti?”
    Ryo si mise le mani in tasca e sollevò il viso verso la luna.
    “Questa è la mia città: l’ho protetta tante volte e lo farò anche questa volta. Questa gente lo sa e mi aiuta per questo…perché è anche la loro città…e anche perché nessuno può sopportare che succeda qualcosa a Kaori…non a lei, non al nostro angelo!”
    Una corda segreta vibrò da qualche parte dentro di lui: questo voleva dire essere City Hunter?
    Proteggere e usare la propria forza per difendere gli altri?
    Che ci fosse un modo per usare quello che aveva imparato a fin di bene, riscattando quello che aveva fatto di sbagliato e dando un senso più alto alla sua vita?
    Lee Yoon Sung chinò la testa pensieroso e Ryo sorrise: forse il ragazzo cominciava finalmente a capire l’importanza di essere City Hunter…
    Gli aveva dato qualcosa su cui riflettere.
    “Dai, torniamo a casa: sennò poi chi la sente quella lagna di Kaori?”
    Ryo si incamminò, questa volta perfettamente saldo sulle gambe e Lee Yoon Sung gli andò dietro.
    “Sai, a dirla tutta una volta lo bevevo proprio l’alcool e mi divertivo anche con le donne, ma Kaori la pensava diversamente e…ehm…diciamo che dopo qualche ACCESA DISCUSSIONE ho dovuto cambiare qualcosina, se volevo sopravvivere…coff coff….”
    Lee Yoon Sung sospirò.
    Beh, se mai si fosse deciso ad intraprendere la professione di City Hunter in maniera duratura, aveva il sospetto che quella parte neanche Kim Na Na l’avrebbe mai gradita!
    I due uomini si scambiarono uno sguardo di muta comprensione poi si misero a camminare fianco a fianco; ben presto le loro ombre si allungarono vicine sull’asfalto sotto la pallida luce lunare, fino a sparire del tutto.
    Era ora di tornare a casa.

    ”The way it is”

    ___________________________________________

    N.d.A.: Tutti i locali che cito qui sono presenti in AH in vari volumi e anche il personaggio del barista Shin è in AH e da lì è tratta la storia di come Kaori lo ha salvato dalla sua professione di killer. Ryo chiama il Camaleonte kameko come fa in AH: quel nome è dato da chameleon, quindi kame+ ko, la desinenza per nomi femminili. Ah, ho dato al killer di punta del Suzaku il nome in codice di Shan In in AH, “Glass Heart” – Cuore di vetro. ^^

    CAPITOLO 14 – ALADIAH (DIO PROPIZIO) /4 - 8 MAG/PROTEZIONE DA MALVAGI. RIGENERAZIONE MORALE. GUARIGIONE DA MALATTIE. CAPACITÀ DI RIUSCIRE NEL LAVORO. CAPACITÀ DI PERDONARE LE OFFESE. CAMBIAMENTI FORTUNATI.

    ”Sweet Twilight”

    Cat’s Eye – 8.30 a.m.

    “Doc?! Che ci fai qui? Di solito a quest’ora sei al parco a sbirciare le ragazze che fanno jogging!” sogghignò Ryo cessando per l’occasione di sorseggiare la sua tazza di caffè.
    “E che ne so che ci faccio qui? Mick mi ha telefonato per dirmi che Kazue non verrà al lavoro per qualche giorno e poi mi ha chiesto di venire al Cat’s Eye. Ha detto che era importante.”
    Ryo si fece più attento, e anche Falcon: che stava combinando quel pazzoide di un americano?
    “Aahh, Miki, questa tua torta è una vera delizia, ne mangerei a vagonate. Di questo passo diventerò un’enorme mongolfiera!” si lamentò Kaori senza per questo smettere di mangiare, mentre la bella barista allungava una fetta di torta anche a Lee Yoon Sung.
    “Beh, per il momento hai una buona scusa per mangiare tanto ma presto non l’avrai più! Che cosa ti inventerai allora per soddisfare la tua golosità?” scherzò Miki osservando con soddisfazione che anche Lee Yoon Sung stava cedendo alle lusinghe del suo dolciume.
    L’ansia per il prossimo arrivo di Kim Na Na non gli aveva tolto l’appetito, per fortuna!
    Kaori non ebbe il tempo di studiarsi una buona risposta perché in quel momento Mick Angel entrò al Cat’s Eye, seguito da un uomo anziano che si appoggiava ad un bastone.
    A Ryo bastò meno di un secondo per riconoscerlo.
    Anche se gli anni lo avevano cambiato molto quegli occhi penetranti, vividi di acuta intelligenza sotto le sopracciglia folte e ormai bianche erano inconfondibili.
    Era Chin!
    Anche Doc lo riconobbe subito e restò immobile per la sorpresa: soltanto Falcon non potè riconoscerlo perché in realtà Chin non lo aveva mai conosciuto, aveva solo subito gli effetti deleteri e distruttivi della sua devastante invenzione, ma la reazione di Ryo e di Doc fu sufficiente a fargli capire di chi si trattasse e un istinto omicida gli crebbe dentro ingovernabile, facendogli stringere i pugni allo spasimo.
    “Guardate chi vi ho portato, ragazzi. Chin è venuto a trovarci.” disse Mick guardingo, le mani in tasca in una finta posa indolente. “Ho scoperto che il mio maestro e Chin erano la stessa persona…pensate un po’ quant’è piccolo il mondo!” scherzò poi malamente, senza riuscire a stemperare l’atmosfera tesa.
    Il vecchio si staccò dalla presenza di Mick e fece qualche passo in avanti: camminava sicuro, irradiando una certa dignità anche in quella difficile situazione.
    Teneva la testa alta e sembrava sopportare con molta calma gli sguardi pungenti che gli piovevano addosso da tutte le parti.
    Era di fronte a Ryo quando fece qualcosa che spiazzò tutti.
    Si mise in ginocchio e chinò la testa, poi appoggiò le mani sul pavimento e si piegò in segno di sottomissione.
    “Io…sono venuto per chiedervi perdono.” mormorò con voce soffocata. “So che vi ho fatto del male. Non posso fare più nulla per rimediare, ma…spero che nel vostro cuore troviate ugualmente la forza di perdonarmi.”
    Un silenzio teso seguì quella richiesta accorata, poi la voce di Doc intervenne amara.
    “Sei solo un vecchio bastardo. Ora che stai per incontrare la nera signora senti di colpo il bisogno di lavarti la coscienza, vero?” borbottò incrociando le braccia senza mostrare nessuna misericordia. “Ti avevo detto di lasciar perdere. Ti avevo detto che era pericoloso pasticciare con quella roba e che non avrebbe portato a niente di buono. Soprattutto ti avevo detto di non parlarne con nessuno prima di averne studiato a fondo gli effetti! Ma tu no. Hai fatto di testa tua, e questo è stato il bel risultato…”
    Il vecchio rialzò la testa e un’ombra dell’antico orgoglio vibrò sul suo viso, ma subito passò.
    “Ero troppo arrogante e sicuro di me, lo ammetto. Credevo di poter dominare gli elementi con la mia intelligenza, e anche se lo scopo era nobile le conseguenze non lo sono state affatto. Quello che è successo a Ryo dopo averla presa…”
    Ryo strinse le nocche fino a farle diventare bianche e Lee Yoon Sung lo guardò stupito: Saeba aveva preso la Polvere degli Angeli ed era sopravvissuto?!
    A quanto aveva sentito su quella droga era un’impresa a dir poco eccezionale!
    “…e anche a Mick è intollerabile….”
    Pure Mick Angel l’aveva presa ed era lì per raccontarlo?
    Lee Yoon Sung era sempre più stupefatto: doveva assolutamente trovare un ritaglio di tempo per farsi raccontare tutta quella storia da qualcuno!
    “…per non parlare della fine orribile dei tuoi compagni, Falcon, e della tua vista…”
    Un basso ringhìo e Lee Yoon Sung si girò verso Falcon: era quello il motivo della cecità di Falcon?!
    “Quello è stato solo una parte. Che mi dici dell’Union Teope e di tutto quello che ha potuto fare Shin Kaibara in tutti gli anni che l’ha avuta in suo possesso? Ti rendi conto di quante sono state realmente le vittime della tua presunzione e della tua stupidità?”
    Il vecchio si rattrappì sotto la sferza delle accuse di Falcon, che si sentiva sempre ribollire il sangue quando pensava alla fine orribile che aveva fatto il suo squadrone per mano di un Ryo posseduto dalla presenza maligna della droga.
    Aveva odiato Ryo con tutte le sue forze finchè non aveva scoperto che anche lui era una vittima incolpevole!
    Ma Chin non lo era, lui era…
    “Sono colpevole, lo so. Il peso che grava sulla mia coscienza è pesantissimo. L’ho capito quando ho visto che cosa aveva fatto Ryo sotto l’effetto della droga e ne sono rimasto sconvolto. Per questo sono fuggito dal campo e non mi avete più visto.”
    Doc lo guardò con curiosità: si era sempre domandato che fine avesse fatto Chin dopo la sua fuga, ed ora finalmente lo avrebbe scoperto.
    “Ho girovagato un po’ dappertutto, cercando un modo per espiare la mia colpa, ma non l’ho mai trovato. Alla fine mi sono stabilito lontano da tutti, cercando in me stesso e nella meditazione la forza di sopportare i miei gravi errori. Credevo di essermi allontanato a sufficienza dal resto dell’umanità, ma poi il mondo mi ha di nuovo raggiunto, prima con Mick, e ora…
    “Con il Chen Da Fu Ei. Sai di essere seguito?” domandò Ryo stringendo le labbra.
    Il vecchio annuì gravemente.
    “Non cadrò vivo nelle loro mani. So che cosa vogliono da me e non posso permettere che riescano ad estorcermi la formula della Polvere degli Angeli. Quell’abominio deve morire con me, finalmente.”
    L’atmosfera si alleggerì leggermente.
    “Almeno stavolta dimostri maggior buon senso.” borbottò Falcon un tantino meno rigido ma ancora non incline a fare grandi concessioni.” Ma se penso alla fine che hanno fatto i miei compagni per colpa delle tue manie di giocare al piccolo chimico, non è il perdono che mi viene in mente!”
    Il vecchio incurvò le spalle: era ancora in ginocchio, eppure la sua aura piena di dignità non lo aveva abbandonato del tutto.
    “Lo capisco. Quelle vite perdute non torneranno mai più, e nemmeno la tua vista. Le mie intenzioni erano buone ma questo non basta a giustificare quello che poi è successo.”
    Di nuovo silenzio, mentre tutti ponderavano le sue parole.
    “Sentite…scusate se mi intrometto, io non so niente di tutte queste storie, ma vorrei farvi notare che adesso abbiamo un problema un poco più grave da risolvere. Se vogliamo impedire che il Chen Da Fu Ei metta le mani su questa Polvere degli Angeli così catastrofica dovremo proteggere anche quest’uomo dalle loro mire, non può farcela da solo!” intervenne Lee Yoon Sung preoccupato.
    “C’è un metodo molto più semplice e sicuro per ottenere lo stesso risultato.” replicò Ryo estraendo la Python e puntandola sulla fronte del vecchio, tra le esclamazioni di sgomento di Miki e Kaori.
    Chin non battè ciglio e annuì.
    “Fallo. Hai ragione, sarebbe la cosa più sicura e più semplice...e anche la giusta punizione per i miei peccati.”
    Per un breve terribile istante tutti pensarono che Ryo avrebbe veramente premuto il grilletto, ma poi Kaori appoggiò una mano sul braccio del suo compagno.
    “Ryo.”
    Lui si voltò a guardarla e nei suoi meravigliosi occhi nocciola trovò la conferma che cercava: non era quello il modo giusto per fare giustizia.
    Era riuscito a superare il suo passato solo perché aveva imparato un nuovo modo di vivere e di vedere le cose: il rancore e l’odio non portavano a nulla, servivano soltanto ad autodistruggersi.
    Kaori glielo aveva insegnato, non poteva tradire i suoi insegnamenti proprio adesso!
    Non così.
    Abbassò l’arma e la rimise nella fondina lentamente.
    “No. Se lo facessi, vorrebbe dire che non sarei molto meglio del mostro in cui mi aveva trasformato quella polvere maledetta.”
    Si chinò e aiutò il vecchio a rialzarsi, poi lo fissò gravemente.
    “Per quello che vale, ti perdono, Chin.”
    Un lampo di gioia bruciò negli occhi stanchi dell’uomo.
    Doc e Falcon invece restarono muti.
    Poi un sospiro e la voce di Doc.
    “Che devo fare? Ti perdono. Non posso dire di avere un’anima completamente candida nemmeno io: niente di paragonabile alla tua ma…chissà, forse questo potrebbe valere dei punti per andare in Paradiso.”
    Chin accennò un’ombra di sorriso.
    Ne restava solo uno.
    “Falcon…?” lo esortò Miki con dolcezza.
    “E va bene, ti perdono. Se riesce a farlo Ryo, non vedo perché non dovrei riuscirci anch’io. Ma vedi di comportarti bene da adesso in poi o ti torcerò il collo con le mie stesse mani!” disse infine burbero e Ryo sorrise.
    Fino a che punto era disposto ad arrivare pur di vincere la loro eterna sfida, persino a perdonare qualcuno quando non ne aveva nessuna voglia!
    Questo però non risolveva il problema che Lee Yoon Sung aveva sollevato e Ryo fu costretto a rimettere i piedi per terra.
    “Ti ho perdonato, però…questo non vuol dire che non sarò davvero costretto ad ucciderti. Perché se dovessimo fallire nel compito di proteggerti dal Chen Da Fu Ei, quello sarà l’unico modo per impedirgli di mettere le mani sulla formula.”
    “Sono d’accordo. E sono pronto per questo, ci avevo già pensato io stesso.” annuì il vecchio.
    “Ryo!” protestò invece Kaori vivacemente.
    “Mi dispiace, Kaori, ma è troppo importante che il Chen Da Fu Ei non si impossessi della formula. Se lo catturassero vivo troverebbero senz’altro il modo di estorcergli la verità e c’è solo questo sistema per renderlo impossibile. “affermò Ryo deciso.
    “Non sarai tu a farlo. Ci penserò io.” intervenne Mick secco.”Sarò io a proteggerlo, e se non ci riuscirò farò quello che deve essere fatto.”
    Quello che era stato il suo maestro lo guardò intensamente.
    Mick non aveva detto una parola dopo che gli aveva raccontato del suo passato e delle vere ragioni della sua venuta in Giappone.
    Lo aveva ascoltato in silenzio, fissandolo con i suoi gelidi occhi azzurri riflettenti come specchi ma impermeabili ad ogni emozione.
    Non lo aveva perdonato a casa sua e non si era unito al perdono degli altri lì al Cat’s Eye: cominciava a dubitare che mai glielo avrebbe concesso, ma almeno aveva accettato di farlo incontrare con i suoi compagni e adesso stava assumendo su di sè questo incarico gravoso…se non altro poteva essere sicuro che non si sarebbe tirato indietro e lo avrebbe svolto fino alla fine!
    “Sì, so che lo farà. Mi fido di Mick.” diede il suo consenso alla fine il vecchio Chin.
    Tutti gli altri annuirono.
    Ora tutto era nelle mani di Mick Angel.

    ***

    ”Kurayami ni Mieta YuuHi”

    Maledetto Mick Angel!
    Lo aveva legato così stretto e in modo così efficace che mai sarebbe riuscito a liberarsi!
    Continuò a strattonare le corde e a contorcersi per un bel pezzo nonostante la sua convinzione, poi decise di arrendersi, ormai senza fiato.
    Poteva soltanto aspettare e cercare di cogliere la prima occasione che fosse capitata per liberarsi e fuggire.
    Che altro poteva fare?
    Il suo piano per riscattarsi dal suo passato era fallito e non aveva idea di che cosa volesse fare di lui quell’Angel, ma non poteva essere niente di buono: quando mai gli era capitato qualcosa di buono in vita sua?!
    Era nato sotto una cattiva stella, che lo teneva saldamente sotto il suo influsso maligno e mai lo avrebbe mollato.
    Oh, se soltanto non fosse mai nato!
    Nella sua breve vita non aveva mai conosciuto l’abbraccio caldo di una madre, e neanche nulla che assomigliasse vagamente ad una traccia di calore umano.
    All’orfanotrofio era stato soltanto uno tra i tanti, intento a sgomitare per raccattare un pezzo in più di cibo o una briciola di attenzioni meno che distratte, poi era finito nelle mani spietate del Chen Da Fu Ei e..il resto era storia.
    Una storia fatta di sudore e sangue.
    La porta si aprì e lui sussultò, raggomitolandosi su sé stesso pronto a reagire, anche se non sapeva come, legato com’era!
    “Shin Hon? Non aver paura, sono Kazue.”
    La voce dolce della donna suscitò un eco lontana di tenerezza nel suo cuore, ma lui fu pronto a soffocarla.
    Non poteva fidarsi di nessuno, nemmeno di quella donna che continuava a blandirlo con il suo viso tenero e le sue moine femminili!
    “Ti ho portato la colazione. Immagino che tu abbia fame e…però non puoi mangiare in quelle condizioni! Aspetta, ti libero le mani.”
    Lui la squadrò sospettoso: ma era una pazza?!
    Non sapeva che cosa avrebbe potuto farle se lo avesse liberato?
    Evidentemente no.
    Kazue uscì dalla stanza e dopo poco tornò con un paio di forbici.
    Prima di darsi da fare per tagliare le corde, però, si fermò a guardarlo.
    “Forse pensi che sono una stupida, ma non è così. Mick mi ha spiegato molto bene che cosa sai fare. Mi ha detto che probabilmente ti hanno insegnato ad uccidere una persona in più modi di quanti io conosco per cuocere un uovo, e ti assicuro che sono tanti perché sono una buona cuoca. Però…io mi fido di te. E voglio aiutarti.”
    Shin Hon incrociò gli occhi limpidi di quella donna e ne restò suo malgrado incantato.
    Lei…si fidava di lui?
    Non lo conosceva.
    Sapeva soltanto che era del Byakko, un biglietto da visita piuttosto inquietante per chiunque.
    E invece...si fidava di lui.
    E voleva aiutarlo!
    Ma come?
    E soprattutto, PERCHE’?
    “So che non sei cattivo, e che sei pentito di quello che ti hanno fatto fare in passato. Stai cercando di rimediare, anche se stavi per farlo nel modo sbagliato, e questo ti fa onore.”
    Davvero pensava di sapere quanto fosse cattivo, quanto fosse nera la sua anima?
    Dubitava che lo avrebbe mai sospettato.
    “Io…ho ucciso persino la mia migliore amica…”
    Kazue nascose bene il suo brivido a quelle parole crude.
    “Come si chiamava?”
    “Non conosco il suo nome, nemmeno lei lo sapeva. Era il numero 18. Ho dovuto ucciderla: era l’unico modo per…”
    “…sopravvivere, lo so. Mick mi ha raccontato anche questo.” lo interruppe Kazue dolcemente, fingendo di ignorare la lacrima che stava facendo capolino dagli occhi del ragazzo. “Ma non è stata colpa tua. Niente di quello che ti è successo e che hai fatto mentre eri con quella gente è colpa tua. Tu sei solo un bambino. Loro erano gli adulti, e a loro spetta la responsabilità di quello che ti hanno costretto a fare per restare vivo. Non dimenticarlo mai.”
    Lui la guardò dubbioso.
    Davvero poteva vederla così, davvero era così semplice?
    Non ne era sicuro.
    Durante la notte i fantasmi di coloro che aveva ucciso lo tormentavano: non li avrebbe mai dimenticati, e poco contava dire a sé stessi che non era sua la responsabilità!
    “Ascolta, noi possiamo aiutarti. Che cosa vuoi fare da solo contro tutti? Se hai disertato il Byakko ti cercheranno ovunque per ucciderti, e non puoi farcela senza nessun aiuto. Anche noi ci stiamo difendendo dal Chen Da Fu Ei: dove potresti trovare degli alleati migliori, me lo sai dire?”
    Shin Hon si morse le labbra: il discorso filava, però..anche Mick Angel l’avrebbe vista così?
    Quella donna sembrava sincera e ben intenzionata, ma non si poteva dire lo stesso di Angel dopo che lo aveva legato come un salame!
    Kazue sorrise, intuendo il corso dei suoi pensieri.
    “Mick ti ha legato solo per proteggere me, non perché ti voglia fare del male. Non ti nascondo che un tempo avresti avuto tutte le ragioni di aver paura di un uomo come Mick, ma da molti anni è cambiato e puoi fidarti di lui. Se avesse voluto ucciderti, lo avrebbe fatto da molto tempo. Quanto a me, non so maneggiare né un coltello né una pistola, e neanche conosco le arti marziali. Non ti farò niente, tranne darti da mangiare, se me lo permetti.”
    Ancora soppesò quelle parole: dov’era la trappola?
    Non la vedeva.
    “Allora, penso di averti dato abbastanza elementi per decidere. Posso tagliare queste corde e fidarmi del fatto che non scapperai né cercherai di farmi del male, come io credo? Posso avere la tua parola?”
    Ci pensò su ancora per un attimo, poi annuì.
    Kazue annuì solennemente, poi cominciò a tagliare le corde.
    Quando fu libero il ragazzo scattò in piedi e per un attimo Kazue pensò che le avrebbe dato di che pentirsi della sua eccessiva fiducia.
    Shin Hon guardò la porta, poi lei…infine infilò sì la porta, ma solo per dirigersi verso il tavolo imbandito della cucina, seguito lentamente da Kazue, e poi si sedette.
    Dopo un ultimo sguardo diffidente si tuffò sulla colazione come uno che non vedeva cibo da mesi.
    Kazue sorrise, e per un po’ nella stanza non ci fu altro che rumore di mandibole che masticavano freneticamente.
    Ah, com’era bello avere un bambino per casa!

    ***

    ”Hold me Slowly”

    Cat’s Eye – 9.30 a.m.

    “Allora, è pronto il collegamento con Fan Yui?” esordì Ryo poco dopo che Mick e Chin se n’erano andati, diretti verso casa.
    “Calma, lo sai che per queste cose ci vuole pazienza.”brontolò Falcon mentre sistemava il pc portatile in modo che tutti potessero vederlo. “E poi manca ancora un quarto d’ora al momento fissato per l’incontro, dovresti saperlo visto che sei stato tu a ricevere il suo messaggio!”
    “Sì, ma mi pare che tu sia troppo lento.” borbottò Ryo insoddisfatto. “Forse sarebbe meglio che lasciassi fare a Lee Yoon Sung, lui è più esperto.”
    “Chi diavolo lo dice?!” sbraitò Falcon offesissimo. “Ne so sempre più di te, CHE PASSI PIU’ TEMPO SUI TUOI GIORNALACCI SCONCI CHE A TENERTI AL PASSO CON I TEMPI!”
    “QUESTO NON E’ VERO! IO SO TUTTO, SONO SEMPRE AGGIORNATISSIMO!”
    “SEEE, SUI REGGISENI ULTIMO MODELLO, ECCO SU COSA SEI AGGIORNATO, TZE’!”

    Lee Yoon Sung sospirò.
    Niente da fare, quella parte del loro rapporto non sarebbe mai cambiata!
    La porta si aprì al suono della campanella e allora guardò distrattamente da quella parte, domandandosi chi fosse così pazzo da desiderare di frequentare ancora quel locale.
    ”KIM NA NA!” esclamò sorpreso scattando in piedi.
    Oddio, era arrivata prima del previsto o aveva perso di vista l’orario del suo arrivo all’aeroporto?!
    “Scusa, Lee Yoon Sung, non ha voluto che ti avvertissi!” si scusò Kaori con un sorriso.
    Quindi era arrivata prima ed ecco da chi aveva saputo dove si trovavano!
    Il suo viso scuro non prometteva niente di buono.
    Kim Na Na si avvicinò a lui con pochi passi decisi, senza guardare nessun’altro, poi gli si piazzò davanti e gli diede uno schiaffo così formidabile che lo schiocco echeggiò nel Cat’s Eye per un bel pezzo.
    “Noi due viviamo insieme e moriremo insieme, non l’hai ancora capito? Io non posso vivere senza di te! Come hai potuto farmi questo?!”
    “Kim Na Na…”
    “Io sono la tua compagna! Non hai il diritto di escludermi dalla tua vita. Non hai pensato che SE TU FOSSI MORTO, SAREI MORTA ANCH’IO?”
    Falcon durante quel duro confronto si era portato istintivamente una mano alla guancia, come se lo schiaffo lo avesse percepito anche lui, e in un certo senso era vero!
    Perché quello schiaffo era parente stretto del pugno con cui lo aveva colpito Miki quando aveva cercato di tagliarla fuori dalla sua vita e aveva deciso di giocarsi il tutto per tutto sfidando Ryo in ultimo duello, prima di perdere completamente la vista.
    Persino le parole erano molto simili!
    Kim Na Na intanto per via della tensione nervosa accumulata si era sciolta in lacrime, e Lee Yoon Sung era così sconcertato e avvilito che non ebbe nemmeno la presenza di spirito di prenderla tra le braccia per consolarla.
    Fu allora che Miki decise che era il momento di intervenire e sostenere quella povera ragazza.
    “Sarai stanca per il lungo viaggio, cara:perché non ti siedi? Ti preparò un buon caffè, vedrai come ti tirerà su. Ah, io sono Miki, la moglie di Falcon.” disse la bella barista con simpatia, mentre la guidava perché si sedesse.
    Sapeva riconoscere una sua simile quando la vedeva, c’erano tutti i presupposti per instaurare una bella e nuova amicizia!
    “Kim Na Na…Io…volevo soltanto…” tentò Lee Yoon Sung ancora sottosopra.
    “Lascia perdere, sei indifendibile.” grugnì Falcon scuotendo la testa.
    “Che vuol dire?! Io l’ho fatto per lei, per tenerla fuori dal pericolo!”
    “No. Lo hai fatto PER TE, perché non riuscivi a sopportare l’angoscia di saperla in pericolo. Credimi, io lo so molto bene!” sospirò Ryo scuotendo anche lui la testa.
    “Tutto questo non è giusto! Io ho solo cercato di fare quello che era meglio per lei e…”
    “Ehilà, ragazzi, come va la vita?”
    “Fan Yui!” esclamò Ryo girandosi subito e incontrando sul monitor il viso della sua vecchia compagna d’armi. “Dove diavolo sei?”
    Dietro Fan Yui si vedeva soltanto un campo di sterpaglia e qualche albero, impossibile identificare il luogo da cui li stava chiamando.
    “Non posso dirtelo, Ryo, ma non è importante. Sappi soltanto che sto finendo di fare quello che devo, poi verrò subito lì ad aiutarti. Ehi, Kaori, è un peccato che tu non sia ancora diventata mamma: non vedo l’ora di poter riprendere le nostre sfide e farci una bella bevuta insieme! La prossima volta sarai tu a rotolare sotto il tavolo, giuro!”
    Kaori arrossì leggermente sotto lo sguardo incuriosito di Lee Yoon Sung e Kim Na Na: accidenti, Fan Yui la stava facendo passare per una specie di avvinazzata ubriacona!
    “Ehm…sì, anch’io non vedo l’ora, Fan Yui, ma ci vorrà un bel po’ prima che possiamo riprovarci.” si decise infine a risponderle, ben sapendo che l’amica aveva il tatto di un elefante e avrebbe comunque preteso una risposta.
    “Guarda che ci conto! Ora che vi osservo meglio, noto una faccia nuova tra di voi: chi è quella bella ragazza vicino a Lee Yoon Sung?”
    Kim Na Na guardò storto il suo compagno: come mai quella donna lo conosceva?!
    Lee Yoon Sung provò un ingiustificato senso di allarme: o forse..non poi tanto ingiustificato…
    Ma vuoi vedere che quella sciocca spudorata avrebbe…?!
    “Per caso sei Kim Na Na?! Oh, sì, devi essere proprio tu. Ehi, Kim Na Na, ma lo sai che il tuo ragazzo bacia proprio bene?! Sei una donna davvero fortunata, ti invidio!”
    Kim Na Na divenne paonazza poi pallidissima, muovendo le labbra come se boccheggiasse mentre Lee Yoon Sung trattenne a stento un’imprecazione: maledetta Fan Yui, quella pazza aveva completato la sua rovina!
    Non appena avesse messo le mani su di lei l’avrebbe strangolata con la sua stessa treccia di capelli!
    Beatamente ignara dell’effetto della bomba che aveva appena lanciato sulla coppia Fan Yui scoppiò in una sincera risata mentre faceva il segno di vittoria con due dita.
    “Ragazzi, ora devo lasciarvi, il dovere mi chiama. Ci vediamo tra non molto, voi resistete fino al mio arrivo, chiaro?”
    “No, aspetta!” tentò di trattenerla Ryo ma la comunicazione era già saltata.
    Un silenzio tesissimo piombò tra tutti i presenti.
    “L’hai baciata?” chiese Kim Na Na dura.
    Lee Yoon Sung si umettò le labbra.
    “Beh…non proprio…cioè…”
    “O è un sì oppure è un no. Non ci sono vie di mezzo!” lo interruppe lei fulminandolo con un’occhiata micidiale.
    “E invece sì! Dovevamo sviare l’attenzione di un poliziotto che ci stava puntando, allora lei ha pensato che se ci fossimo fatti passare per una coppietta ci avrebbe lasciato in pace, mi si è buttata addosso e mi ha baciato! Era solo una messinscena, tutto qui!”
    “E dimmi, come mai ti sei trovato in quella situazione con una donna appena conosciuta? Hai ricominciato ad usare il tuo corpo senza dirmelo, vero?! Chi è lei, che cosa stavate facendo insieme di così importante? TI RENDI CONTO DI QUANTE COSE MI HAI NASCOSTO?”
    Ormai Kim Na Na stava urlando.
    Lee Yoon Sung venne travolto da quella valanga di domande, e ad ogni nuova domanda il paletto del senso di colpa che gli si era conficcato in fondo al cuore sprofondava un po’ di più.
    Aveva sbagliato tutto!
    “Kim Na Na, io…”
    “Lascia stare. Non hai capito niente…e comincio a domandarmi se capirai mai qualcosa!” disse lei con un’espressione così delusa e così triste che lo fece sentire il verme più strisciante esistente sulla terra, anzi nell’intero universo!
    “Scusate, vado fuori a prendere un po’ d’aria, ne ho bisogno.”
    Lee Yoon Sung accennò a seguirla ma Kaori lo fermò.
    “Dalle un po’ di tempo. Poi avrai modo di spiegarle, ma non adesso, è meglio. Ora non è in grado di ascoltarti.”
    Lee Yoon Sung sospirò.
    Aveva commesso lo sbaglio più grande del mondo.
    Aveva ferito la donna che amava..e poteva solo sperare che lei lo amasse abbastanza da perdonarlo!

    ”Can’t stop”

    __________________________________________

    N.d.A.: Nell’incontro tra Kim Na Na e Lee Yoon Sung come ho detto esplicitamente (e anche con la musica! ^__-) c’è il ricordo della scena al cimitero tra Miki e Falcon nell’episodio con Sonia Field “Una cicatrice del passato”, e anche una frase ripresa pari pari dal manga (“SE TU FOSSI MORTO, SAREI MORTA ANCH’IO”). In Angel Heart Shin Hon viene sconfitto dalla sua migliore amica, Shan In: qui ho ribaltato la situazione.^^

    CAPITOLO 15 – MEBAHIAH (DIO ETERNO) /15 -19 DIC/PREDISPOSIZIONE PER L'INSEGNAMENTO. AMORE PER L'INFANZIA. AIUTO PER LA DIFFUSIONE DI IDEE SPIRITUALI. GRANDE SERENITÀ INTERIORE. CARATTERE FORTE E GENEROSO. PROTEZIONE DAGLI INCIDENTI DI VIAGGIO.

    ”Requiem”

    “Dov’è finita Kim Na Na? E’ troppo tempo che è fuori.” si preoccupò Kaori dopo un po’.
    “Vado a cercarla.” si offrì subito Lee Yoon Sung, sfidando con la sua aria cupa chiunque a fermarlo.
    Dopo pochi minuti rientrò al Cat’s Eye ancora più scuro in volto.
    “Non c’è. E’ sparita! Ma dove si può essere cacciata?!”
    Ryo si rabbuiò.
    “Un bel momento per sparire! Forza, dobbiamo cercarla.”
    “No, lo farò io. Tu pensa a portare Kaori a casa al sicuro, Kim Na Na è compito mio.”
    Lee Yoon Sung non aspettò la risposta di Ryo.
    Uscì dal Cat’s Eye precipitosamente poi cominciò la sua ricerca, ben sapendo che era come cercare il classico ago nel pagliaio.
    Dove poteva essersi diretta?!
    Sola, in una città che non conosceva…e per di più arrabbiata e delusa.
    Aish, l’aveva fatta proprio grossa!
    Ryo aveva avuto ragione quando gli diceva che avrebbe dovuto confidarsi con la sua compagna e metterla al corrente di quello che stava facendo.
    Non appena l’avesse trovata avrebbe fatto di tutto per rimediare al suo sbaglio.
    Prima però doveva trovarla!
    Guardando attentamente a destra e a sinistra attraversò la strada, poi imboccò la via che portava verso il centro, sperando che fosse quella che aveva scelto anche Kim Na Na.
    Non appena fu sufficientemente lontano un furgone bianco sbucò dal vicolo a fianco del Cat’s Eye , poi muovendosi con lentezza prese la direzione opposta.
    Ma lui lo notò appena e tirò dritto per la sua strada.

    ***

    ”Yasashii Shinon”

    “Sei impazzita? Perché l‘hai liberato?! Non sai che avrebbe potuto..?”
    “Sshh, così finirai per svegliarlo!” bisbigliò Kazue tappando la bocca a Mick. “Era molto stanco, è crollato subito dopo aver finito di fare colazione. Si vede che stanotte per l’agitazione non ha dormito.”
    Gli occhi azzurri di Mick lampeggiarono tutta la loro disapprovazione, saettando alternativamente da Kazue al ragazzino che dormiva saporitamente sdraiato sul divano.
    “Anch’io sono piuttosto stanco. Se non vi dispiace mi ritiro nella mia stanza.” disse Chin, desideroso di sottrarsi ad un altro scontro, anche se non era lui ad esserne coinvolto in prima persona.
    Il confronto con il suo pesante passato lo aveva stremato: il suo passo era più faticoso del solito mentre si dirigeva verso la sua camera, seguito dallo sguardo preoccupato di Kazue e da quello indecifrabile di Mick.
    Quando il vecchio si chiuse la porta alle spalle Kazue si voltò verso il marito corrucciata.
    “Ryo e gli altri lo hanno perdonato?”
    Mick annuì, ma contemporaneamente indurì le labbra.
    “Penso che dovresti farlo anche tu, Mick. Non ti fa bene crogiolarti nel rancore.”
    “Può darsi. Ma ho i miei tempi.” fu la risposta infastidita.
    “Il problema è che di tempo non ce n’è! Io credo che…”
    Stavolta fu lui a tacitarla con una mano davanti alla bocca.
    “Che ne diresti di tornare all’argomento iniziale? Perchè lo hai liberato? Avrebbe potuto farti del male!”
    “E’ solo un bambino che cerca un po’ di tenerezza. Mi ha promesso che non sarebbe scappato e ha mantenuto la promessa. Ha mangiato così tanto che credevo scoppiasse! Da quando ha disertato dal Byakko non ha fatto pasti regolari, sempre in fuga da tutto e da tutti. Lo sai che non ha mai conosciuto i suoi genitori? E’ così solo, povero bambino…”
    Mick sospirò: ahia, Kazue si era presa a cuore la sorte di Shin Hon e questo gli diceva che la cosa non avrebbe tardato ad avere altre conseguenze.
    “Senti, stavo riflettendo…e se lo adottassimo? In fondo ci stavamo interessando proprio di adozione, perché non lui, quindi?”
    “Ma non volevi un bambino più piccolo? Credevo che volessi fare l’esperienza di mamma dall’inizio!” tentò con prudenza.
    “Lo pensavo anch’io, ma ora che ci sono dentro…Non so, quel ragazzino ha qualcosa che mi prende il cuore.”
    Mick sospirò.
    Era ancora peggio di quanto avesse pensato!
    Adesso purtroppo non gli restava altro da fare che disilluderla.
    Si avvicinò al bancone della cucina e prese dalla fruttiera una mela.
    “Che cosa stai facendo?” chiese Kazue perplessa.
    Mick scosse la testa.
    “Stai a guardare.”
    Poi lanciò la mela in modo che descrivesse un arco perfetto che terminava sul viso di Shin Hon.
    Ma prima che la mela potesse avvicinarsi troppo al suo viso il braccio del ragazzo scattò velocissimo e con un pugnale che aveva recuperato da chissà dove tagliò perfettamente la mela in due, allontanandola da sé.
    Kazue sussultò sgomenta: ma come aveva fatto mentre dormiva?
    E dove e quando aveva preso quel pugnale?!
    Lei non si era accorta di niente!
    “Non sta veramente dormendo, non del tutto, almeno. Una parte di lui è sempre vigile e pronta a scattare per difendersi. Questo fa parte dell’addestramento del Chen Da Fu Ei insieme a tutta una serie di cosette che ti farebbero inorridire.Sei sempre sicura che sia la cosa giusta adottarlo? Sai quanti traumi, quante ferite dell’anima potrebbe avere da curare? Potrebbe averne così tante da non riuscire a guarire mai!” disse piano Mick.
    Lui lo sapeva bene: anche lui ne aveva moltissime e considerava un miracolo non essersi semplicemente perso sulla via del male.
    Gli spiaceva per il ragazzo, ma nemmeno voleva che Kazue restasse delusa o ferita!
    Kazue intanto era diventata mortalmente pallida: per un istante Mick sperò di averla convinta ma poi lei sporse il mento adottando la sua espressione più ostinata.
    “Ho capito: avrei dovuto immaginare che sarebbe stato così. Non è il bambino che avevo immaginato, ma io mi sento pronta lo stesso. Anche tu e Ryo avevate un passato difficile da superare, eppure ce l’avete fatta, perché non potrebbe farcela anche lui? Ha solo dieci anni, e scegliendo di lasciare il Byakko ha già dimostrato di avere una certa coscienza, mi pare. Io l’aiuterò, NOI l’aiuteremo, perché se lo merita, si merita di avere un’altra possibilità…Ti prego, Mick.”
    Beh, era difficile respingere una richiesta così accorata!
    Anche perché lui stesso sotto sotto aveva voglia di accontentarla: ah, se qualcuno gli avesse teso una mano quando era ancora un ragazzino…forse si sarebbe risparmiato molti, molti dolori.
    Mick guardò il ragazzo poi sua moglie.
    “Facciamo così: se usciamo vivi da questa storia- il che non è detto, bada- chiederemo a Shin Hon che ne pensa e se ci vuole come genitori…Sì, ci proveremo, va bene?”
    Kazue si illuminò di gioia e si lanciò tra le sue braccia stampandogli un bacio entusiasta sulle labbra.
    “Grazie, Mick!”
    “Aspetta a ringraziarmi.” borbottò Mick soccombendo però volentieri alle sue effusioni. “Forse non mi sarai più così grata quando sarai alle prese con un ragazzino che oltre alle turbe dell‘adolescenza ha anche quelle della sua infanzia difficile.”
    Ma ormai Kazue stava già volando sulle ali della fantasia.
    Evviva, sarebbe diventata mamma!

    ***

    ”Eagle eye”

    Che stupida.
    Come aveva potuto farsi sorprendere come una novellina?!
    A che serviva tutto l’addestramento che aveva affrontato, se poi si comportava così al momento del bisogno?
    Era tutta colpa sua.
    Era infuriata, arrabbiata, delusa, triste e un milione di altre cose, ma anche così non avrebbe mai dovuto distrarsi ed essere così imprudente!
    E adesso, che cosa poteva fare?
    Tentò inutilmente di battere i piedi contro il portellone del furgone, ma era improbabile che qualcuno la sentisse mentre stava procedendo sulla strada, con tutti i rumori del traffico che già c’erano.
    Disperata, rendendosi conto dell’inutilità del suo tentativo, si fermò: si stancava senza nessuno scopo, era molto meglio cercare di liberarsi, invece!
    Purtroppo chi l’aveva catturata questa volta era stato abbastanza furbo da legarle le mani dietro la schiena, quindi doveva darsi molto più da fare se voleva riuscire nell’impresa.
    La rabbia le diede la forza per reagire allo sconforto che minacciava di sopraffarla.
    No, non voleva dare a Lee Yoon Sung un’altra occasione per accusarla di essere debole e indifesa, non l’avrebbe sopportato.
    Doveva liberarsi da sola, a qualunque costo!

    ***

    ”Requiem”

    Incredibile.
    Ma davvero quei due stavano pensando di volerlo adottare?!
    Beh, lei era molto più determinata di lui a diventare sua madre, ma anche così era un evento eccezionale.
    Nessuno lo aveva mai voluto in tutta la sua vita.
    Mai!
    Si era sempre sentito una sorta di piccolo cane rognoso, che doveva stare da una parte per dare il minor fastidio possibile.
    Il Chen Da Fu Ei lo aveva voluto, eccome, ma non si poteva dire che fosse per dargli una famiglia o uno scopo nobile nella vita!
    A loro era appartenuto ma soltanto come una cosa, un numero, uno strumento impersonale per uccidere, frodare, rubare e qualunque altra cosa servisse per la causa malvagia di chi lo comandava.
    E adesso questo.
    La possibilità di avere una mamma!
    Mamma.
    Una parola sconosciuta, aliena dal suo vocabolario.
    Forse…era la sua occasione.
    Forse…poteva fidarsi di queste persone.
    Forse…poteva credere ancora in qualcosa.
    Forse…
    Scivolò in un sonno più profondo senza nemmeno accorgersene, il tipo di sonno che non aveva mai sperimentato.
    Aveva già cominciato a fidarsi, e nemmeno lo sapeva.

    ***

    ”Fire flower”

    “L’ho cercata dappertutto nel quartiere, ma nessuno sembra averla vista e il cellulare suona a vuoto. Non so più cosa fare, potrebbe essere dovunque!” si lamentò lugubre Lee Yoon Sung, seduto sul divano di casa Saeba con la testa tra le mani.
    “Non puoi farcela da solo, la città è troppo grande. Allerterò i miei informatori e la troveremo. Non può essere andata troppo lontano.” propose Ryo pragmatico.
    “Non so…ho un brutto presentimento.” mormorò Lee Yoon Sung senza dar segno di averlo sentito. “E se l’avessero presa? Kim Na Na non è il tipo che tiene il broncio a lungo, è troppo buona per farlo.”
    “Sì, lo penso anch’io. E anche ammesso che fosse ancora arrabbiata con Lee Yoon Sung avrebbe almeno avvisato me del suo ritardo, sapeva che mi sarei preoccupata.” intervenne Kaori dandogli manforte. “Dev’esserle successo qualcosa. Ryo, esci subito e fai quello che puoi, per favore.”
    Ryo annuì e si avviò al piano di sopra per prendere la giacca per uscire.
    Lee Yoon Sung intanto si alzò e cominciò a camminare per la stanza descrivendo cerchi concentrici dettati dal suo grande nervosismo.
    Quando il campanello della porta suonò era il più vicino all’ingresso. Estrasse la pistola poi fece cenno a Kaori di restare ferma.
    Mai si sarebbe aspettato la sorpresa che trovò dietro la porta!
    “Kim Na Na!”
    Lei aveva l’aria un po’ scarmigliata, come di chi ha subito qualche vicisittudine ed è scampato da un pericolo, ma tutto sommato sembrava stare bene.
    “Posso entrare o intendi minacciarmi con la pistola ancora a lungo?”
    Lee Yoon Sung abbassò l’arma di scatto, poi si scostò per farla passare.
    “Scusa. Siamo in stato d’allerta e allora….”
    Lei gli passò vicino per entrare ma lui la fermò trattenendola per un braccio.
    “Mi dispiace. Ti prego, perdonami.”
    “Potrei anche farlo…se mi giuri che non succederà mai più.”
    “Lo prometto!” si affrettò ad acconsentire lui.
    Kim Na Na gli lanciò uno sguardo obliquo, come per soppesarlo meglio, poi annuì.
    “Voglio crederti. Non mi piace essere arrabbiata con te: preferisco molto di più quando facciamo pace…”
    Le sue parole si trasformarono lentamente in un mormorio sensuale, poi si avvicinò ancora di più a lui con fare da predatrice e…lo baciò.
    Lee Yooon Sung avrebbe dovuto abbandonarsi al bacio, invece istintivamente si irrigidì.
    C’era qualcosa che non tornava, qualcosa di stonato!
    Il suo comportamento era strano, aveva una sfacciataggine che non le apparteneva, e poi Kim Na Na non lo aveva mai baciato così…
    Di colpo capì: ora era tutto chiaro!
    La allontanò da sé brutalmente poi le puntò di nuovo addosso la sua Beretta.
    “Lee Yoon Sung, che ti prende?! Perché stai tenendo sotto tiro Kim Na Na?” esclamò sgomenta Kaori, che intanto era venuta nell’ingresso per vedere chi fosse arrivato.
    “Torna subito dentro, Kaori. QUESTA NON E’ KIM NA NA, E’ IL CAMALEONTE!”

    ”Battlefield of love”

    ___________________________________________

    N.d.A.: La scena del frutto tagliato nel sonno è ripresa da AH (è nell’episodio in cui arriva la sorella di Kaori, e Ryo lancia la mela su Shan In mentre dorme per dimostrare quanto sia pericolosa) così come da lì è ripresa l’indicazione di un vero abbandono nel sonno solo quando c’è vera fiducia (anche questo è riferito sempre a Shan In). Ah, in AH il Camaleonte bacia Shin Hon per ribadire la sua natura femminile, qui gli faccio baciare niente meno che Lee Yoon Sung! ^__-
     
    Top
    .
  9. K66s
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 16 – SEHEIAH (DIO CHE GUARISCE)/2 - 6 AGO/OTTIMA SALUTE, PREDISPOSIZIONE PER LA MEDICINA. PROTEZIONE DAL FUOCO, DAGLI INCIDENTI E DAGLI EVENTI IMPREVEDIBILI. VITA LUNGA E RICCA DI SODDISFAZIONI. RISPETTO PER LE AMICIZIE.

    ”Donor no Kioku”

    “Torna subito dentro, Kaori. QUESTA NON E’ KIM NA NA, E’ IL CAMALEONTE!”
    Era tutto così chiaro, adesso.
    Il Camaleonte era riuscito a riprodurre con strabiliante precisione le fattezze di Kim Na Na ma non aveva avuto abbastanza tempo per approfondire anche il suo temperamento, e questo alla fine lo aveva tradito.
    “Kaori, stai indietro!”
    Ryo le arrivò alle spalle e la tirò bruscamente dietro di sé nell’istante esatto in cui il Camaleonte, preso atto che il suo tentativo di infiltrarsi come donna era ancora una volta fallito, prese la decisione di giocarsi il tutto per tutto.
    La pistola gli comparve tra le mani così velocemente che Lee Yoon Sung razionalmente ne fu sorpreso ma l’istinto ancora una volta lo aiutò e reagì tempestivamente al posto suo.
    I due spari furono quasi in contemporanea ma mentre quello del Camaleonte fallì clamorosamente il bersaglio non così fu per il colpo che aveva sparato Lee Yoon Sung, che ferì il suo nemico alla spalla, ma solo perché il suo bersaglio si era spostato al momento giusto altrimenti avrebbe centrato il cuore!
    Ryo, che dalla sua posizione non poteva sparare perché rischiava soltanto di colpire Lee Yoon Sung, restò fuori dalla mischia e si preoccupò solo di proteggere Kaori, offrendole lo schermo protettivo del suo corpo e lasciando a Lee Yoon Sung la sfida diretta con il killer.
    Avevano però a che fare con un professionista e Lee Yoon Sung non ebbe tempo di gloriarsi a lungo di averlo almeno ferito: ignorando il dolore il Camaleonte scagliò a terra l’enorme portaombrelli di ceramica che si trovava lì all’ingresso, costringendo Lee Yoon Sung ad arretrare, poi infilò la porta a rotta di collo dandosi alla fuga.
    Lee Yoon Sung si stava muovendo per inseguirlo quando Ryo urlò per fermarlo:”Aspetta! Prendi la mia Mini, lo troverai al 1-1-1 Uchisaiwaicho Chiyoda-ku nel quartiere Suginami, zona Imagawa.”
    Lee Yoon Sung lo guardò stupefatto.
    Come faceva Ryo a conoscere con tanta precisione il nascondiglio del Camaleonte?!
    Ryo ammiccò, comprendendo la sua confusione.
    “Gli ho sostituito le pallottole nella pistola mettendone di quelle a salve e per di più corredate di un dispositivo GPS, così ho scoperto dove fosse la sua base. Non avrei tardato molto ad andarlo a prendere, ma lui ci ha preceduto!”
    Lee Yoon Sung ripescò nei suoi ricordi dell’uscita notturna con Ryo il momento in cui al Jewerly Ryo si era impossessato della pistola del Camaleonte.
    Ecco cosa stava facendo, ed ecco perché il killer aveva fallito clamorosamente il bersaglio nonostante la distanza ravvicinata!
    Di sicuro però ora aveva mangiato la foglia e non avrebbe più goduto di quel vantaggio, la prossima volta che lo avesse incontrato: erano pallottole vere quelle che lo aspettavano al varco!
    “Vai. “disse Ryo lanciandogli le chiavi. “Kim Na Na ha bisogno di te!”
    Sempre che il Camaleonte l’avesse tenuta in vita e l’avesse portata davvero al suo covo….
    Si rifiutò di cedere al pessimismo.
    Lee Yoon Sung infilò la porta con un unico pensiero in mente: salvare Kim Na Na ad ogni costo!

    ***

    ”Hou no Okite”

    Faceva uno strano effetto osservare il proprio viso come allo specchio e nello stesso tempo vederlo deformato da emozioni che normalmente non gli appartenevano.
    Cattiveria, malignità, rancore.
    Tutto questo Kim Na Na vedeva riflesso nel viso che aveva di fronte e che assomigliava così clamorosamente al suo.
    Chi era quella donna?!
    Come aveva fatto a trasformarsi in lei, e perché lo aveva fatto?!
    La sua testa era un turbinio di domande, e quello che la faceva impazzire era che forse sarebbe morta senza avere nessuna risposta!
    La donna misteriosa la pugnalò con uno sguardo freddo e tagliente che l’agghiacciò fin dentro le ossa, ma si impose di non far trapelare la sua paura: beh, almeno avrebbe salvato il suo orgoglio, se non la sua vita!
    La sua antagonista ansimava e si teneva una mano sulla spalla sporca di sangue.
    Con chiunque avesse perso lo scontro, ora sarebbe stata lei a pagare il prezzo, se lo sentiva!
    “Sai, il tuo ragazzo è davvero molto bello, è stato un vero piacere baciarlo…”
    Stavolta fu Kim Na Na ad avvampare di rabbia: Lee Yoon Sung aveva baciato anche quella lì?!
    Va bene che gli si era presentata con il suo aspetto, però, per la miseria, come aveva fatto a non capire che non era lei veramente?!
    Insomma, LA DOVEVA PIANTARE DI DISTRIBUIRE BACI A DESTRA E A MANCA!
    “…però non posso perdonargli due cose: mi ha smascherata e mi ha ferito, quindi credo proprio che dovrò farlo soffrire…”
    Il modo in cui scoprì i denti era molto eloquente sul modo in cui voleva ottenere quel risultato!
    “Ora vado a prendere qualcosa per medicarmi la spalla, ma quando tornerò io e te ci divertiremo parecchio, bella bambolina…” disse in tono cattivo.
    Si girò verso la porta, muovendo il primo passo per uscire, poi sembrò cambiare idea e si voltò di nuovo.
    “O forse no. Penso che sarò solo io a divertirmi!” concluse beffarda facendo una risata rauca.
    La porta si chiuse con un tonfo secco, indice che la rabbia di chi l’aveva richiusa era davvero molto profonda.
    Kim Na Na non perse tempo a rimuginare e riprese la sua paziente opera di sfilacciatura delle corde che la legavano.
    Non c’era da scherzare.
    Presto, doveva fare presto!

    ***

    ”Attention”

    Lee Yoon Sung parcheggiò la Mini di Ryo in una stradina laterale, poi si avvicinò al suo obiettivo.
    Una palazzina arancione piuttosto vecchiotta e dall’aspetto trascurato, che era stata sede di alcuni uffici ma che ora era disaffittata e completamente vuota, tranne che per un unico significativo inquilino: il Camaleonte!
    Quella era la sua tana.
    Il GPS non poteva più confermarglielo; il Camaleonte doveva essersi reso conto che le sue munizioni erano a salve e se n’era liberato per strada, ma era improbabile che avesse indovinato che Ryo le aveva anche truccate con un dispositivo di rilevazione quindi l’informazione doveva essere ancora buona.
    O almeno se lo augurava, perché in caso contrario non avrebbe proprio saputo dove sbattere la testa!
    Una scintilla di speranza lo scaldò quando vide parcheggiato lì di fronte un furgone bianco che aveva notato all’uscita del Cat’s Eye, quando si era mosso per cercare Kim Na Na la prima volta.
    Controllò la targa per verificare la sua impressione e sospirò di sollievo.
    Quello doveva essere il mezzo con cui Kim Na Na era stata rapita, e quindi c’erano buone probablità che anche la sua preda fosse lì dentro!
    Fece scattare la serratura della porta d’ingresso con una chiave universale, poi cominciò a risalire le scale con molta cautela, pistola alla mano.
    Sul primo pianerottolo si affacciavano tre porte. Posò l’orecchio contro ogni porta, spiando qualunque rumore sospetto all’interno, ma non si sentiva niente.
    Poi sul pavimento individuò una minuscola gocciolina di sangue, poi un’altra…portavano ancora alla scala!
    Salì in un lampo al piano superiore.
    La scala era buia.
    Le imposte delle finestre erano state ben chiuse e sbarrate dall’interno e l’interruttore della luce non sembrava un opzione percorribile: probabile che in assenza di inquilini la luce fosse stata staccata, ma anche se non fosse stato così accenderla sarebbe stato da stupidi, avrebbe segnalato la sua presenza al suo nemico.
    Per individuare la traccia fu costretto a ricorrere alla luce del suo cellulare.
    Quando al secondo piano trovò un’altra minuscola goccia davanti ad una porta esultò trionfante.
    Era lì dentro.
    Già, ma come fare ad entrare senza metterlo in allarme?
    Doveva trovare una via alternativa.
    Ricordando la disposizione delle terrazze che aveva visto dall’esterno decise che forse poteva trovare una via d’accesso passando dal balcone.
    Non ne era sicuro, ma doveva tentare, altrimenti Kim Na Na avrebbe potuto essere usata come ostaggio e non era proprio il caso che succedesse!
    Ridiscese al piano terra, poi andò sul retro della palazzina, dove c’era un piccolo giardino.
    Nel terrazzo del piano di mezzo la tapparella era socchiusa: doveva essere quello che accedeva al locale che stava usando il Camaleonte.
    Doveva pur usufruire di un po’ d’aria, ogni tanto!
    Lee Yoon Sung cominciò ad arrampicarsi a mani nude sfruttando la grondaia e il cornicione, poi balzò sulla terrazza cercando di fare meno rumore possibile.
    La tapparella non era sollevata di molto.
    Si stese sul pavimento per vedere chi ci fosse all’interno della stanza, ma non c’era nessuno.
    Si scorgeva solo un filo di luce che filtrava sotto un’altra porta.
    Chi c’era là dentro?
    Kim Na Na, il Camaleonte oppure tutti e due?
    Con le mani fece pressione per alzare ancora un po’ la tapparella, quel tanto che bastava per infilarsi sotto e finalmente fu dentro.
    La stanza era vuota, intervallata da colonne qua e là.
    Dopo essersi assicurato che non ci fossero nascondigli o anfratti nascosti si avvicinò all’altra porta, e di nuovo appoggiò l’orecchio per cercare qualche indizio per capire come fosse la situazione là dentro.
    C’era qualcuno che si muoveva, si sentiva il fruscio dei vestiti e qualche tonfo sul pavimento.
    Poi ci fu un gridolino soffocato e subito dopo un’imprecazione masticata e Lee Yoon Sung sorrise.
    Era Kim Na Na, ne era sicuro!
    Si affrettò ad aprire la porta e la trovò sul pavimento che si contorceva per liberarsi le mani.
    ”Endless crying”
    “Kim Na Na!” gridò lanciandosi su di lei.
    “Lee Yoon Sung!” esclamò lei stupefatta, poi si ritrovò tra le sue braccia, stretta così forte da non riuscire quasi a respirare.
    “Hai una pallida idea di quello che mi hai fatto passare quando sei scomparsa?” le mormorò all’orecchio con voce roca.
    “Non so, forse quello che ho passato io quando ho scoperto che non eri affatto a Seoul ed eri di nuovo in pericolo?” colpì lei senza pietà, anche se travolta dalla gioia di rivederlo.
    “Touchè.”ammise lui con una smorfia, poi le prese il viso tra le mani e la baciò.
    Con urgenza, in modo famelico e passionale.
    Non c’era spazio per la tenerezza, non ancora, non quando aveva creduto di averla persa per sempre!
    Dopo un tempo infinito si staccò da lei a malincuore poi sospirò.
    “Dobbiamo andarcene di qui. Il Camaleonte tornerà presto e…”
    Un pizzicorino alla nuca lo avvertì che forse era una preoccupazione inutile, e infatti….
    “Troppo tardi.”
    La voce dura e secca risuonò alle sue spalle e Lee Yoon Sung si sentì gelare.
    Che idiota, come aveva potuto abbassare così tanto la guardia?!
    La gioia di ritrovare Kim Na Na lo aveva fatto sragionare!
    Si voltò per affrontare il suo avversario e incontro la bocca nera e scura di una pistola, puntata dritta su di lui.
    La sua invece era posata a terra, dove l’aveva messa per prendere tra le braccia Kim Na Na e quell’imprudenza avrebbe potuto costargli molto, molto cara.
    Si spostò impercettibilmente per allontanarsi da Kim Na Na e il Camaleonte seguì il suo movimento.
    “E’ inutile che ti affanni tanto: dopo che avrò sistemato te mi prenderò cura anche della tua compagna!” lo irrise con un sorrisetto malvagio, che visto sulle labbra dolci di Kim Na Na faceva davvero impressione.
    Poi il Camaleonte si leccò le labbra sensualmente.
    “Però ammetto che è un gran peccato: sei davvero un bel tipo…se non mi avessi riconosciuto, avremmo potuto spassarcela parecchio io e te!”
    Lee Yoon Sung soffocò un conato di vomito: oddio, stando a quello che diceva Ryo QUELLA…COSA NON ERA NEMMENO UNA DONNA!
    Nonostante il disgusto Lee Yoon Sung continuò a spostarsi, poi raccolse le sue forze; era pronto a lanciarsi a peso morto contro il killer, ben sapendo che si sarebbe preso una pallottola in corpo di sicuro, ma poi successe qualcosa che rovinò i piani di tutti quanti.
    Kim Na Na, che non aveva mai cessato di lottare silenziosamente contro la sua prigionia, finalmente riuscì a liberare le mani e senza esitare afferrò la pistola di Lee Yoon Sung che era a terra lì vicino, poi sparò.
    Il Camaleonte fece una faccia sorpresa: guardò la sua rivale come se non potesse credere a quello che aveva appena fatto, poi un filo di sangue le sgorgò dal lato della bocca e la pistola le cadde di mano.
    Prima di cadere a terra non emise un gemito ma una volta caduta il respiro le divenne subito affannoso, mentre un germoglio rosso sangue le sbocciava sul petto.
    Lee Yoon Sung si rialzò in fretta e le si avvicinò, dopo aver dato un calcio alla sua pistola perché non tentasse un brutto scherzo all’ultimo momento, poi le posò una mano sul collo per ascoltarne le pulsazioni.
    “Io…non volevo ucciderla. Ho sparato in fretta e…”
    Il Camaleonte ebbe una risata breve che fini un rantolo.
    “Che fine ingloriosa…uccisa da una marmocchia che non sa nemmeno che cosa sta cercando di colpire…”
    Furono le sue ultime parole, poi girò la testa, chiuse gli occhi e spirò.
    Lee Yoon Sung non le dedicò un solo istante di più e si avvicinò di nuovo a Kim Na Na per consolarla.
    “Non accusarti di niente. Mi avrebbe ucciso sicuramente se tu non fossi intervenuta! E’ stata legittima difesa, e non dimenticare mai che era un killer che aveva ucciso molte persone. Non è il tipo di persona su cui valga la pena spendere una sola lacrima!”
    Kim Na Na annuì ma il suo viso era tirato e le lacrime trattenute rendevano più lucidi i suoi occhi.
    Non aveva mai ucciso nessuno, e anche se sapeva che quella era una persona indegna e che prima o poi sarebbe potuto succedere, specialmente se insisteva a voler fare un mestiere come quello di City Hunter, questo non lo rendeva meno duro.
    Dopo che Lee Yoon Sung ebbe finito di liberarle anche i piedi lasciò che la sollevasse tra le braccia e la portasse via come una bambina, poi si strinse a lui.
    Aveva bisogno del suo conforto e del suo amore…
    E lui glieli diede a piene mani.

    ***

    ”XYZ no Densetsu”

    “Ecco, adesso sai tutto.” concluse Lee Yoon Sung con circospezione, cercando di intuire dalla faccia della sua compagna la sua reazione a quelle spiegazioni piuttosto angoscianti, che se da un lato facevano luce su quanto era successo dall’altro spalancavano uno scenario sul futuro a dir poco terrificante.
    Kim Na Na sospirò.
    Non si poteva dire che Lee Yoon Sung gliele avesse mandate a dire.
    Le aveva fatto un quadretto tutt’altro che roseo, quindi sicuramente sincero: a parte l’unico miglioramento della morte del Camaleonte, tutto il resto era un disastro!
    Il Chen Da Fu Ei, Chin e Kaori nel mirino e da proteggere, anche se per motivi diversi….sì, c’era parecchio da fare e due City Hunter bastavano a mala pena!
    “Kim Na Na…non devi sentirti obbligata a fare niente, anzi, direi che hai già fatto più che abbastanza, eliminando il Camaleonte. Se vuoi tornare a casa…”
    Kim Na Na fulminò Ryo con un’occhiata a dir poco offesa.
    Seduto sulla poltrona del salotto davanti a lei lo sweeper accettò il muto rimprovero senza scomporsi: si era solo messo in bocca le parole che premevano sulle labbra di Lee Yoon Sung, pronto a parargli un'altra uscita poco felice con la sua compagna!
    “Non ti ci mettere anche tu, adesso. Basta già Lee Yoon Sung a cercare di tenermi fuori dai suoi affari!”
    E lì scoccò un occhiata durissima al suo compagno, che compresa l’antifona si chiuse la bocca metaforicamente con la cerniera.
    “Va bene, se è questa la situazione, ci sto anch’io, naturalmente. Proteggerò Kaori con tutte le mie forze: è questo per cui sono nata, per essere uno scudo umano. Come potrei permettere che proprio una cara amica faccia una brutta fine?”
    “Kim Na Na...”accennò a dire Lee Yoon Sung ma fu bruscamente interrotto.
    “Credevi forse che mi sarei tirata indietro? Come hai potuto pensare che non fossi interessata ad aiutare i nostri amici?! Dopo tutto quello che hanno fatto Ryo e Kaori per noi, poi!”
    Kaori sorrise e appoggiò la tazza di tè che stava sorbendo sul tavolino.
    “Kim Na Na, non devi preoccuparti per me. Io sarei contenta se tornaste a casa al sicuro, non voglio che vi succeda qualcosa di male. C’è Ryo a proteggermi, non mi accadrà nulla, io lo so.”
    Ancora una volta Kim Na Na restò colpita dalla fiducia incrollabile che aveva Kaori nel suo compagno, ma per la prima volta notò un’ombra di insicurezza nel comportamento di Ryo, che stringeva la sua tazza di tè come se fosse sul punto di spezzarla.
    “Kaori…”
    “Tranquillo, Ryo, non mi sbaglio. Andrà tutto bene.” disse Kaori tuffando i suoi limpidi e dolci occhi nocciola in quelli scuri e offuscati dall’ansia di Ryo.
    “Kaori, tutti conosciamo il valore di Ryo ma penso che stavolta un po’ di aiuto non gli farà male. Lascia che ti aiuti…lascia che sia il tuo scudo. Non ti abbandonerò mai, lo giuro.”
    Kim Na Na si chinò verso di lei e le prese la mano mentre Lee Yoon Sung assisteva impotente alla sua offerta.
    Mio Dio, così anche Kim Na Na sarebbe finita nel centro del mirino!
    “Per favore, fidati anche di me!” fu la supplica accorata della ragazza.
    Kaori divenne seria.
    Kim Na Na stava cercando di mettersi alla prova: voleva dimostrare qualcosa, a sé stessa ma anche al suo compagno.
    Era un rischio accontentarla, però…lei poteva capire molto bene quello che provava, visto che gli stessi sentimenti le erano appartenuti per molto tempo.
    Kaori si girò istintivamente verso Ryo, che annuì impercettibilmente.
    Allora Kaori strinse quella mano e sorrise.
    “Va bene, Kim Na Na. Mi affiderò anche a te.”
    Lee Yoon Sung chiuse gli occhi: era fatta!
    “Ragazzi, ora vado a farmi un bagno caldo, la schiena come sempre mi sta uccidendo. Kim Na Na, ti spiacerebbe venire ad aiutarmi a lavarmi i capelli? Faccio una gran fatica a tenere alzate le braccia a lungo…” si giustificò contrita.
    “Certo! Con grande piacere.” acconsentì Kim Na Na prontamente alzandosi subito in piedi.
    “Grazie, sei molto gentile. Ma lo sai che io e Ryo abbiamo fatto installare una vasca come quella che avevate voi a Seoul? E’ una vera delizia!” disse Kaori prendendo Kim Na Na per un braccio.
    Ma prima che potesse portarla via con sé Kim Na Na si bloccò.
    “Lee Yoon Sung…”
    Lui rialzò la testa guardingo: c’era una nota strana nella sua voce, che lo mise subito sull’attenti.
    “Sì?”
    “Solo un piccolo avvertimento. Se in futuro ti azzarderai ancora a baciare per qualunque motivo un’altra persona, UOMO O DONNA CHE SIA, sappi che affrontare il Che Da Fu Ei in confronto a quello che ti farò passare io sarà una cosa da niente!”
    Inutile dire che altrettanto sarebbe successo se le avesse nascosto ancora qualcosa, quello lo aveva già precisato a suon di sberle!
    Soddisfatta di aver chiarito anche quel punto e senza attendere la sua reazione Kim Na Na gli voltò le spalle e riprese a camminare, poi parlottando insieme le due donne si diressero verso le scale, infine sparirono all’interno del bagno.
    Lee Yoon Sung sospirò: uff, questa se l’era proprio meritata!
    Ryo dal canto suo ebbe il buon senso di restarsene zitto, ma non fu facile per lui trattenere una sana risata.
    “Kaori ha un’immensa fiducia in te.” osservò Lee Yoon Sung dopo un po’ da che non vi era più traccia delle due donne.
    Lo sweeper ritornò subito serio.
    “Forse troppa…” mormorò Ryo a voce così bassa che l’altro fece fatica a sentirlo.“Lei pensa che io sia invincibile, e pensa anche che io sappia sempre tutto, ma c’è una cosa che proprio non so.”
    Lee Yoon Sung attese curioso la sua conclusione.
    “Io….non so come farei a continuare a vivere senza il mio angelo.”
    Il cuore di Lee Yoon Sung si strinse e un pensiero lo attraversò.
    Già. Nemmeno io. Come farei a continuare a vivere se perdessi Kim Na Na?
    I due uomini combatterono in silenzio e in solitudine con le loro paure per qualche minuto, poi Ryo ruppe la tensione e parlò.
    “Ah, Lee Yoon Sung, toglimi una curiosità…”
    “Sì?” rispose Lee Yoon Sung distratto, ancora non totalmente emerso dalle sue angosce precedenti.
    “Com’è baciare un uomo?”
    Lee Yoon Sung digrignò i denti.
    AISH, RYO ERA PROPRIO UNO STRAMALEDETTO IDIOTA!!!

    ”Without you”

    ___________________________________________

    N.d.A.: In AH (volume 59, se non erro) Ryo rintraccia il Camaleonte proprio con una pallottola falsa con un sistema GPS incorporato!

    CAPITOLO 17 – LEHAHIAH (DIO CLEMENTE)/1 - 5 SET/ CALMA LA COLLERA (LA NOSTRA O QUELLA VERSO DI NOI). CAPACITÀ DI RAPPACIFICARE I CONTENDENTI. OTTIME OCCASIONI DI SUCCESSO. COMPRENSIONE DELLE LEGGI DIVINE. CARATTERE ALTRUISTICO.

    ”Guardian”

    “Mick , svegliati. Il Maestro è sparito!”
    Mick sospirò e aprì gli occhi, poi guardò l’orologio.
    Le quattro e mezza di mattina.
    “Sei sicura?” tentò di chiedere soffocando uno sbadiglio.
    “Sono andata in bagno, uscendo ho visto la sua porta socchiusa e ho sbirciato dentro. Non c’è nessuno!” confermò Kazue desolata, ben sapendo che cosa questo volesse dire per Mick e per tutti loro.
    Mick gemette.
    Una sveglia antidiluviana e una notizia particolarmente spiacevole servita al posto della colazione!
    Brutt’affare.
    Brutt’affare veramente.
    La città ormai pullulava di uomini del Chen Da Fu Ei, era solo questione di tempo prima che la situazione esplodesse.
    E adesso, come poteva rintracciarlo prima che finisse dritto dritto nella bocca del lupo?
    Nervosamente scostò il lenzuolo dalle gambe e si alzò, poi superò un’afflitta e angosciata Kazue e si fiondò nella camera del vecchio per cercare qualche indizio.
    La stanza era in perfetto ordine, tranne la finestra che era aperta.
    La via di fuga perfetta per evitare la barriera costituita da Shin Hon che dormiva sul divano con un occhio solo.
    Anche così però era strano che nessuno l’avesse sentito: il maestro era riuscito a muoversi veramente come un’ombra…
    Quel paragone lo fece trasalire e lo portò ad un pensiero ben più sgradito: e se non fosse fuggito di sua iniziativa ma fosse stato invece rapito dal Genbu?!
    Pungolato da quella terrificante ipotesi Mick si catapultò nella sua stanza per vestirsi, scavalcando di nuovo Kazue che in preda all’ansia lo seguiva passo passo per la casa.
    Mentre si stava infilando i pantaloni Shin Hon infilò la testa dentro la porta.
    “Che vuoi? Non ho tempo per te adesso.” borbottò brusco Mick, mentre iniziava a controllare l’efficienza delle sue frecce in vista di una lotta.
    “Beh, se non ti interessa sapere dove si trova Chin, allora me ne vado.” buttò lì il ragazzino con un sorrisetto.
    “Ehi, aspetta!” scattò Mick afferrandolo per un braccio. “Dov’è? Come fai a saperlo?”
    Shin Hon si strinse nelle spalle appoggiandosi allo stipite della porta.
    “Ieri sera l’ho visto strano, secondo me stava tramando qualcosa, e allora gli ho piazzato un localizzatore di posizione nel bastone. Non mi sono mai fidato di quel vecchio.”
    Nuova stretta nelle spalle e sguardo neutro.
    “Tu non ti fidi di nessuno.” osservò Mick per amor di cronaca. “E’ un’abitudine che nel mondo civile forse sarebbe da correggere ma nel nostro mondo non è del tutto malvagia e a volte è veramente utile, come in questo caso. Allora, dov’è?”
    Shin Hon non si fece turbare dalla pressione di Mick.
    “Te lo dirò mentre andiamo, io vengo con te.”
    “No!” esplose Kazue arrivandogli alle spalle. “Mick, non puoi permetterglielo, è solo un bambino!”
    “Signora, sarò anche un bambino come età ma so combattere, eccome! Non mi va di essere trattato come un moccioso qualunque!”
    Kazue si morse le labbra poi guardò Mick con aria supplice.
    E Mick si trovò preso tra due fuochi: da un lato capiva l’apprensione di Kazue e il suo bisogno di tenere quello che aveva già cominciato a considerare un figlio fuori dai guai, dall’altro…beh, il ragazzino aveva ragione.
    Con un addestramento come il suo avrebbe potuto essergli molto utile, non era di certo una palla al piede quella che stava per portarsi dietro, e il fatto che si fosse offerto per aiutarlo non era forse un segno della sua volontà di integrarsi nella loro famiglia nell’unico modo che al momento conosceva, cioè combattendo per le loro cause?
    Respingere la sua offerta avrebbe potuto essere interpretato dal ragazzino come un segnale di rifiuto, anziché di affetto!
    Confidando che Kazue avrebbe compreso, anche se non subito, Mick annuì all’indirizzo del ragazzo, che subito si illuminò.
    “Puoi venire, ma ricordati che ti tengo d’occhio.”
    Shin Hon si toccò il berretto da baseball in segno d’assenso mentre Kazue gemeva.
    Oddio, non bastava un solo pazzo in casa, ORA NE AVEVA DUE!
    Mick si diresse verso un cassetto poi ne estrasse la pistola e i due pugnali che gli aveva sequestrato e glieli porse.
    “Credo che questi ti serviranno.”
    Il ragazzino fece tanto d’occhi: si fidava così tanto da ridargli le sue armi?!
    Tese la mano esitante e prese la pistola, poi scrutò gli occhi azzurri di Mick.
    Erano limpidi e tranquilli.
    Davvero si fidava di lui!
    Senza più esitare si infilò la pistola sotto il giubbotto.
    Beh, se le cose stavano così, ora sapeva che cosa doveva fare.
    E stavolta lo avrebbe fatto fino in fondo!

    ***

    ”Koroshi no Itami”

    Erano dietro di lui.
    Erano dappertutto.
    Lo sapeva.
    Lo avevano seguito quasi dal momento stesso che aveva lasciato la casa del suo allievo.
    Lo aveva fatto controvoglia.
    Avrebbe tanto voluto avere anche il perdono di Mick, ma…. per soddisfare il proprio egoismo non poteva rischiare che lui e la sua famiglia venissero uccisi nel tentativo di difendere la sua miserabile vita!
    Lui era vecchio e stanco.
    Aveva già visto abbastanza.
    Aveva già fatto troppo.
    Era giunto il momento di ricongiungersi ai suoi avi e lo avrebbe fatto prima possibile, in modo da non lasciare strascichi dietro di sé.
    Era giunto il suo tempo, e quegli stupidi che lo avevano seguito sarebbero stati l’arma che gli serviva per porre fine alla sua vita.
    Si guardò attorno ancora una volta, poi si appoggiò al bastone e cominciò a risalire il Ponte dell’Arcobaleno, il cavalcavia pedonale che collega l’Ufficio del Governo di Tokyo con il Parco Centrale.
    Era arrivato quasi al centro quando cominciarono a sbucare da tutte le parti.
    Lo avevano circondato ed ora incombevano su di lui con i loro sguardi freddi e determinati e le loro espressioni granitiche.
    Byakko!
    Il vecchio si fermò, poi si drizzò dignitosamente sul bastone, dando la schiena al parapetto del cavalcavia.
    Il vento gli portò sul viso il petalo di un ciliegio e Chin lo prese con la mano e lo guardò con una punta di malinconia.
    Presto.
    Presto tutto sarebbe finito, e allora la sua anima sarebbe rientrata nel grande cerchio della vita.
    Chissà se la sua energia vitale sarebbe mai servita a nutrire un ciliegio?
    Gli sarebbe piaciuto molto, ma forse era troppo sperare che la sua anima nera fosse degna di tanto onore.
    “Chin. Deve venire con noi.” ordinò una voce gutturale e dura riscuotendolo dalle sue riflessioni malinconiche.
    Il vecchio sorrise.
    “Dovrete venirmi a prendere…se ci riuscite!”
    L’uomo che aveva parlato strinse la bocca in una linea dura.
    “Allora lo faremo.”
    E il cerchio mortale cominciò a chiudersi su di lui.

    ***

    ”Black Warrior”

    “Guarda, eccolo.” gridò Shin Hon indicando la figura del vecchio che si stagliava sul cavalcavia, accerchiato da un buon numero di loschi individui.
    Mick bestemmiò pesantemente.
    “Non dire a Kazue che l’ho detto.” bofonchiò subito dopo al ragazzino che si lasciò andare ad una risatina sorpresa, trovandolo molto divertente.
    Che strano tipo, riusciva a preoccuparsi di questo in quella situazione?!
    Aveva la sensazione che sarebbe stato un padre parecchio sopra le righe, se mai lo fosse diventato veramente!
    “Forse è meglio che resti qui. Sono più di quanti avessi pensato e…”
    “No!” protestò sprizzando rabbia da tutti i pori Shin Hon. “Voglio venire con te.”
    Non aveva tempo per discutere.
    Ormai erano in ballo e dovevano ballare!
    Mick gli fece cenno di stargli dietro poi si avviò affrontando la salita del cavalcavia dalla parte del parco.
    Accorgendosi di lui alcuni del Byakko si mossero per venirgli incontro, poi uno di loro esclamò sorpreso.
    “Guardate un po’ chi c’è, il disertore! Il capo sarà contento, gli porteremo Chin e il numero 36 in un colpo solo!”
    Ryu Shin Hon digrignò i denti.
    “Prima dovete riuscire a prendermi, pezzi di merda e rotti in culo!”
    Mick alzò gli occhi al cielo.
    “Beh, adesso siamo pari: anche questa è meglio non dirla a Kazue, eh? Altrimenti ti vorrà lavare la bocca con il sapone!”
    Il ragazzino lo guardò torvo ma non ebbe la possibilità di dargli una rispostaccia: il Byakko si stava scagliando con forza contro di loro e ben presto furono costretti a difendersi.
    Anche il maestro lo stava facendo, ma dalla sua rispetto a loro aveva il vantaggio che nel suo caso lo volevano vivo, invece con Mick e Shin Hon non avevano nessun motivo di essere teneri, loro li volevano morti!
    Mick non si risparmiò e anche Shin Hon si dimostrò un valido compagno, ma in due non avrebbero potuto resistere ancora a lungo a quell’assalto.
    Mick lanciò una freccetta e l’uomo colpito cadde fulminato, poi con un calcio poderoso colpì al collo un tizio che stava per assalire alle spalle Shin Hon.
    Il ragazzino ammiccò per ringraziarlo, poi lanciò il suo pugnale contro uno che si stava avvicinando troppo al maestro, il quale mulinava il suo bastone usandolo come un’arma insieme ai colpi micidiali inferti con i suoi piedi.
    Ma i nemici erano troppo numerosi e Mick sapeva che entro pochi minuti, anzi pochi secondi sarebbero stati sopraffatti: con disperazione considerò l’idea che era arrivato il momento di uccidere il maestro, prima che fosse troppo tardi!
    Anche il maestro lo sapeva ma prima aveva ancora una cosa da fare.
    Schiacciò la capsula che aveva nel dente e attese che la mistura avesse effetto.
    Cominciò a sentire la forza fluire in lui, potente e inarrestabile, un flusso di energia quale mai aveva sentito in tutta la sua vita.
    Roteò il bastone furiosamente ancora per qualche secondo, poi lo lanciò in aria lontanissimo.
    Ora non ne aveva più bisogno.
    Adesso era potente e invincibile!
    Attaccò lo squadrone come una furia, cominciando a mietere vittime e a scagliarle giù dal cavalcavia come fossero bruscolini.
    Mick lo guardò terrorizzato.
    “Ma…cos’è successo al vecchio?! Sembra diventato un supereroe!” domandò Shin Hon sbalordito.
    “No…è diventato un mostro…Ha preso la Polvere degli Angeli!” sospirò Mick con lo sguardo velato di tristezza.
    Ora non c’era altra strada da percorrere, per nessuno.
    Impossibile catturarlo vivo: ora potevano solo ucciderlo!
    Quelli del Byakko tardarono qualche secondo fatale a capirlo, ma quando ci arrivarono e misero mano alle armi non si risparmiarono.
    Gli spararono sul petto diverse volte e anche alla testa, ma Chin era inarrestabile, una vera furia umana!
    Poi quello che sembrava il capo del Byakko mirò alla testa, e non fallì.
    Chin ebbe un sussulto, ma ancora proseguì.
    Il Ponte dell’Arcobaleno aveva perso tutti gli altri colori per cedere spazio soltanto al rosso sangue.
    Mick afferrò Shin Hon e lo attirò in un anfratto.
    Non si poteva dire quanto fosse rimasto lucido Chin, avrebbe potuto attaccare anche loro come se fossero nemici!
    Ma il vecchio sembrava sapere bene che cosa stava facendo e proseguì la sua mortale mietitura usando la falce della morte con infallibile precisione.
    Alla fine il Byakko capì che era impossibile sopraffarlo, sarebbero soltanto riusciti a morire.
    I primi guerrieri cominciarono a ritirarsi, finchè il ponte fu svuotato e rimasero solo Chin, Mick e Shin Hon.
    Il vecchio era irriconoscibile.
    Le sue braccia nodose erano gonfie di muscoli, così come le sue gambe: la sua espressione era selvaggia, i suoi occhi vacui.
    Ovunque era coperto di sangue, suo e delle sue vittime.
    La ferita alla testa era mostruosa, gli aveva quasi portato via metà capo!
    Eppure lui era ancora in piedi e sembrava ancora pronto a combattere.
    Ma ne era veramente in grado?
    Il suo vero spirito poteva ancora essere raggiunto?
    Mick si alzò in piedi e si avvicinò cautamente.
    ”Ai no Theme”
    “Maestro…”
    Il vecchio si voltò verso di lui con uno sguardo vuoto che non prometteva niente di buono, poi una scintilla di conoscenza sembrò animarlo di nuovo.
    “Mick…” mormorò con una strana voce rasposa.
    Poi crollò.
    Mick si precipitò a sostenerlo, ormai incurante del pericolo, ma riuscì a frenarne la caduta solo in parte.
    Il vecchio sospirò e Mick gli appoggiò quello che restava della testa alle ginocchia.
    “Perché?! Perché lo avete fatto? Perché avete preso la Polvere?” gli chiese con voce resa roca dalla fatica e dalla tensione.
    “Era l’unico modo per salvarvi…e per costringerli ad uccidermi. Non potevo lasciarmi prendere vivo..e non volevo depositare sulla tua coscienza il peso di avermi ucciso. Sapevo che non l’avresti sopportato.” bisbigliò il vecchio aprendo e chiudendo gli occhi in una sorta di contrazione nervosa incontrollabile, probabilmente dovuta ai danni subiti dal cervello.
    “Maestro…”
    “Ne valeva la pena: ora mi chiami di nuovo “Maestro” con affetto, e non più con disprezzo.” e un sorriso gli stirò le labbra.
    Mick deglutì.
    Non poteva piangere, si sarebbe vergognato troppo però…accidenti, come poteva scacciare quell’odioso nodo che aveva in gola?!
    “Maestro, ora vi porto dal Doc. Può darsi che lui possa…”
    “No.E’ inutile, sono arrivato alla fine della corsa. Non puoi più fare niente per me, né tu né nessun’altro.”
    Non era vero: c’era ancora una cosa che poteva fare, e doveva farla.
    La sua collera ora era placata.
    Il Maestro era stato disposto a dare la sua vita per lui, no?
    Beh, questo doveva pur voler dire qualcosa!
    “Maestro…io… vi perdono.”
    Un sorriso estatico sbocciò sulle labbra del vecchio e i suoi occhi si illuminarono di una gioia profonda.
    “Mick…grazie.”
    Mosse le labbra come per aggiungere qualcosa, ma non ci riuscì: il suo tempo era alla fine.
    Poi spirò.
    Mick gli chiuse gli occhi in un gesto pietoso, poi gli strinse la povera testa tra le mani, incurante delle ferite mostruose che devastavano quel corpo sfinito dalla lotta.
    Infine lo prese in braccio e si alzò, deciso a non lasciarlo tra i corpi di quegli altri sconosciuti, con l’obitorio come destinazione e a seguire una sepoltura anonima in un cimitero oscuro, magari in una fossa comune.
    Lo avrebbe riportato a casa, perché riposasse in pace.
    Mick cominciò a percorrere il Ponte diretto verso casa sua, senza guardarsi intorno.
    Shin Hon lo seguì in silenzio.
    Non capiva del tutto quell’uomo né che cosa lo muovesse ma era un tipo interessante…
    Sì, forse…poteva davvero diventare suo padre.
    Perchè conosceva l’inferno come lui, ma anche la strada per uscirne.

    ”Slow – Kanojo No Omoi”

    ___________________________________________

    N.d.A.: Il Ponte dell’Arcobaleno è quello su cui in AH il fratello di Kaori, Hideyuki Makimura, viene ucciso per mano di un serial killer adolescente ossessionato da Saeko.

    CAPITOLO 18 – YERATHEL (DIO PROTETTORE) /28 LUG - 1 AGO/PROTEZIONE DA NEMICI, AGGRESSORI. MISSIONE DI PROPAGARE LA LUCE E LA CIVILTÀ. FACILITÀ DI PAROLA.

    ”Nina”

    “Ritaijin è qui.”
    Ryo non commentò, ma strinse la cornetta del telefono con più forza.
    “Ufficialmente è venuto per stringere un accordo con il Ministro della Sanità del Giappone per la sua industra farmaceutica, in realtà…”
    “…è qui per godersi lo spettacolo in prima fila.” concluse Ryo per Saeko.
    Sospiro dall’altra parte.
    “Già. Speravo che la morte di Chin lo avrebbe fatto desistere, in fondo con la sua scomparsa il suo piano è andato a gambe all’aria. Cosa può fare ora senza la formula della Polvere degli Angeli? Crede forse che tu ne abbia una copia?”
    “No. E’ solo che ha ancora un obiettivo da raggiungere: la sua vendetta. Era quella che gli interessava veramente.”
    “Ryo…sarà per stanotte, lo sai, vero?”
    Silenzio.
    “Come posso aiutarti? Non sopporto che a voi tutti possa succedere qualcosa mentre io sono qui impotente a far niente!”
    “Tu non DEVI fare niente, per adesso, devi attenerti al nostro piano originale. Quando sarà il momento ti dirò io cosa devi fare. Mi hai lanciato un xyz: ho mai deluso una mia cliente?”
    Saeko trattenne la risposta pepata che aveva sulle labbra.
    Le aveva deluse mille volte, tutte quelle in cui le poverette si erano innamorate di lui per poi vederlo passare oltre il loro caso risolto e tornare sempre dalla sua Kaori!
    Però, a parte questo…sì, Ryo non aveva mai fallito.
    “Sei un dannato testardo, ma farò come tu dici. Mi fiderò di te anche questa volta. Però, Ryo…”
    “Sì?”
    Un silenzio teso, poi la voce di Saeko con un tono grave come non le aveva mai sentito.
    “Non morire: non te lo perdonerei mai.”
    Ryo sorrise.
    Piccola sciocca.
    “Scherzi?! Non ne ho nessuna intenzione! Però…caso mai fosse…potrei chiederti un piccolo favore?”
    Saeko deglutì: le avrebbe forse chiesto di prendersi cura di Kaori e del loro bambino?
    Sarebbe stato un incarico importante, e avrebbe testimoniato tutta la fiducia che Ryo riponeva in lei.
    Era un onere pesante, ma in nome della loro vecchia amicizia non si sarebbe mai tirata indietro!
    “Sì?” mormorò piena di aspettativa.
    “Al mio funerale potresti mettere quella gonna nera con lo spacco sulla coscia e la camicetta trasparente rossa? Lo apprezzerei veramente tanto!”
    “IDIOTA! ” sbottò Saeko infuriata.
    Aveva appena cominciato a commuoversi e guarda quell’imbecille dove andava a finire!
    Ryo ridacchiò quando sentì che la comunicazione telefonica era stata bruscamente tolta: Saeko si era proprio incazzata!
    Beh, non poteva permettere che cedesse al sentimentalismo: la Pantera di Shinjuku doveva restare fredda ed efficiente.
    Solo così avrebbe potuto continuare a proteggere la città, con o senza di lui!
    Ryo posò la cornetta del telefono e si allontanò fischiettando.
    Era il momento di darsi da fare.
    La notte era vicina, in tutti i sensi.

    ***

    ”Police woman”

    “Sei pronta?”
    “Sì.” annuì Kaori con un sorriso.
    Ryo guardò la sua compagna e invidiò la serenità che le leggeva sul viso.
    Stavano per subire l’assalto del Chen Da Fu Ei e lei era tranquilla come se stesse uscendo per fare un pic nic!
    “Cos’è quel borsone che ti tiri dietro?” chiese Lee Yoon Sung curioso mentre finiva di allacciare a Kim Na Na il giubbotto antiproiettile.
    “E’ l’occorrente per andare in ospedale per il parto. Sai, caso mai cominciassero le doglie in anticipo non potrei certo tornare a casa a prenderlo!” rispose la sweeper facendogli l’occhiolino.
    Lee Yoon Sung arrossì leggermente mentre Kim Na Na spalancava gli occhi preoccupata: oddio, c’era la possibilità che Kaori partorisse in anticipo?!
    Certo che sarebbe stato un bel disastro!
    Ancora una volta si ripromise di non lasciarla nemmeno per un momento e fedele al suo proposito si avvicinò a lei e la prese sottobraccio.
    “Ryo, guarda.”
    Falcon lo chiamò e Ryo avvertì subito la nota d’urgenza che era contenuta nel suo vocione di solito imperturbabile.
    Ryo si avvicinò alle telecamere di sorveglianza e strinse gli occhi.
    “Direi che stanno arrivando in massa: certo che sono molto maleducati a presentarsi a casa di qualcuno senza invito!” disse Mick con il suo solito fare strafottente, appoggiato negligentemente al muro con le braccia incrociate.
    “Vorrà dire che gli insegneremo le buone maniere a modo nostro. Kazue è al sicuro?”
    Mick ridivenne subito serio.
    “Sì, è a casa del Doc nel suo rifugio sotterraneo. C’è Shin Hon a proteggerla: non posso dire che sia stato facile convincerlo a restarci, ma alla fine ce l’ho fatta.”
    “Beh, hai sempre avuto più successo di quello che ho avuto io con mia moglie…” borbottò Falcon stizzito e Miki per tutta risposta gli scoccò un sorrisino malizioso.
    “Tesoro, come te lo devo dire che io e te siamo una cosa sola? Io non ti mollo neanche per un istante, dove vai tu, vado io!”
    Falcon divenne rosso fornace e tutti ridacchiarono divertiti, nonostante il momento non fosse esattamente dei migliori.
    Fu Ryo il primo a riprendersi.
    Afferrò CH che stava dormendo pacifica sul divano e la fece sgattaiolare fuori dalla porta: la gatta lo guardò un po’ scocciata per il sonnellino interrotto, poi annusò l’aria e divenne guardinga.
    Quasi avesse capito che lì tirava una brutta aria senza darsi un ultimo sguardo indietro sparì nel buio della notte.
    Non c’era da preoccuparsi per lei: quella gatta aveva un ottimo istinto di sopravvivenza!
    Ryo chiuse la porta e attivò i vari sistemi di allarme, poi si girò verso gli altri con un sorrisetto.
    “Forza, ragazzi: si comincia.”
    Tutti annuirono, poi imboccarono le scale che portavano ai sotterranei.
    Una volta arrivati Ryo spostò un mattone leggermente in rilievo nel muro e la parete si aprì su una stanzetta veramente piccola, che li conteneva tutti a malapena.
    Prima di richiudere il muro, nascondendo così il punto da cui erano fuggiti, Ryo sollevò la botola con la quale si accedeva ad un vecchio sottopassaggio in disuso: ne aveva scoperto l’esistenza per puro caso, studiando una vecchia cartina di Tokyo, e aveva ritenuto che in casi di emergenza potesse rivelarsi una via di fuga eccellente.
    Ora era il momento di usarla.
    Kim Na Na considerò dentro di sé che ultimamente sembrava che il mondo sotterraneo fosse la sua via di salvezza privilegiata, poi seguì silenziosamente Kaori che stava scendendo con una certa fatica la stretta scala che portava al sottopassaggio, preceduta da Miki e Falcon.
    Dopo Kim Na Na toccò a Lee Yoon Sung, poi Mick e infine Ryo, che richiuse scrupolosamente la parete fasulla alle loro spalle.
    La prima parte del piano era andata liscia come l’olio.

    ***

    ”Ransen Konsen”

    “Ispettore, sta succedendo qualcosa di strano nel quartiere di Shinjuku, per questo l’abbiamo fatta venire qui. Ci sono delle strane figure vestite come militari che si aggirano intorno ad una palazzina: sembra che stiano cercando di entrare, ma fino ad ora sono sempre stati respinti da cariche di esplosivo! Dobbiamo mandare subito le nostre autopattuglie e…”
    “No.” si oppose Saeko chinandosi verso le telecamere per osservare meglio. Mmmhh, il Byakko e quello che restava del Chin Lon, probabilmente.
    Il Genbu non sarebbe mai stato così grossolano.
    L’addetto alla sorveglianza guardò il suo superiore come se fosse impazzito.
    “Ma..Ispettore…Non possiamo restare qui senza far niente! Là dentro ci potrebbero essere dei civili e…”
    “Quella palazzina è vuota, sarebbe inutile e pericoloso mandare adesso qualcuno. Stiamo a vedere che succede: intanto attivate tutte le telecamere di sorveglianza nella Città dei Piaceri, voglio che siano tutte in funzione. E mettete in preallarme la SAT.”
    L’uomo obbedì dubbioso.
    Che diavolo aveva in mente quella donna?!

    ***

    “Dannazione, questo posto è vuoto!” bestemmiò il comandante Cho del Byakko. “Eppure non si sono mossi di casa fino a pochi minuti fa! Dove diavolo possono essere spariti?!”
    Era furente di rabbia: riuscire ad entrare in quella stupida palazzina con la miriade di trappole che vi erano piazzate era stata un impresa che era costata molte vite dei suoi uomini, e tutto per il bel risultato di trovarsi con un pugno di mosche in mano!
    La ricetrasmittente gracchiò e lui la prese.
    “I vostri uccellini hanno preso il volo, ma noi sappiamo dove trovarli. Trovo vergognoso dovervi informare proprio io, ma questa volta il capo vuole che tutti collaboriamo per il risultato.”
    L’uomo rabbrividì a quella voce così fredda e sepolcrale.
    Il comandante del Genbu, Lin Zhong.
    Maledizione, riuscivano sempre a giocare il ruolo delle primedonne!
    No, stavolta non doveva andare così: Ritaijin avrebbe dovuto apprezzare le grandi capacità del Byakko e ammirarne tutto lo splendore e la potenza!
    “Dove sono?” ringhiò rabbioso.
    “Stanno fuggendo dal sottosuolo e ora stanno per sbucare all’esterno.”
    “DOVE?!” ruggì sempre più infuriato per lo stillicidio delle notizie.
    La voce all’altro capo non si scompose di fronte a quella rabbia e snocciolò la sua informazione in tono professionale e insieme strafottente, poi fu chiusa bruscamente la comunicazione.
    Il comandante del Byakko non perse tempo: ad un suo cenno tutti i suoi uomini rimasti si mossero come un sol uomo e gli andarono dietro.
    Obiettivo: Città dei piaceri!

    ***

    “Kaori, ce la fai? Non sei stanca?” chiese Ryo preoccupato sentendola ansimare un pochino e sostenendola mentre saltava il piccolo muretto con il suo aiuto e quello di Lee Yoon Sung.
    “No, ce la faccio, sono solo un po’ fuori forma.” si scusò contrita maledicendo sé stessa per tutte le fette di torta al cioccolato che si era concessa.
    L’aveva detto la ginecologa che era ingrassata un po’ troppo, ma lei no!
    Golosa com’era non si era posta nessun limite, e adesso stava pagando il prezzo della sua ingordigia.
    E non solo quello…
    Strinse i denti, determinata a resistere alla nuova ondata di dolore senza tradirsi: nessuno doveva capire quello che stava succedendo, nessuno!
    Non voleva rallentare la loro fuga, non era il momento.
    Esercitando tutto il suo autocontrollo si costrinse a distendere il viso contratto e a respirare più lentamente, ignorando le fitte strazianti che le tagliavano il ventre, poi rivolse a Ryo un sorriso che voleva essere rassicurante.
    “Sto bene, davvero.”
    Evidentemente riuscì nel suo inganno perché Ryo la scrutò per un istante perplesso, ma poi annuì.
    Si voltò e si guardò attorno per fare il punto della situazione.
    Sì, erano quasi arrivati, doveva solo dare inizio alla seconda parte del piano.
    Individuò su un palo della luce quello che cercava e si arrampicò con destrezza per arrivarci.
    Poi piazzò la sua faccia davanti alla telecamera di sorveglianza e fece un gran sorriso, ben sapendo chi lo stava guardando dall’altra parte del video.
    Saeko sussultò.
    Eccoci arrivati al dunque!
    “Saeko, è ora che tu mi paghi tutti i debiti! Raggiungimi subito all’albergo a ore “Vecchia torre”! Porta un bel po’ di contraccettivi, mi raccomando, e indossa le mutande da combattimento! Sbrigati, ti aspetto!” trillò entusiasta mandando il suo messaggio delirante.
    La bella poliziotta dall’altra parte dello schermo digrignò i denti: cretino, doveva proprio farle fare quella figuraccia davanti a tutti i suoi uomini?!
    Nella saletta video la stavano tutti guardando strano, ma lei non si scompose.
    “Ispettore? Chi è quell’uomo?” osò chiedere uno degli uomini. “Non lo sa che quell’albergo ha chiuso da un mese?”
    Stavolta fu lui ad essere guardato storto dai colleghi.
    “Ehm…lo so perché ci sono solo passato davanti…Non vorrà mica andarci lei, vero?”
    Saeko non gli badò e puntò il dito sulla piantina di Tokyo all’altezza dell’albergo.
    “Dobbiamo isolare l’area intorno a quest’albergo. Quell’uomo si sta portando dietro quei militari in questa zona. Evacuate immediatamente il quartiere e fate intervenire la SAT!”
    Il poliziotto spalancò la bocca sbalordito, comprendendo finalmente il significato recondito del messaggio apparentemente sconcio: contraccettivi uguale isolare, mutande da combattimento uguale SAT, il tutto probabilmente per tema di essere intercettato!
    Ma chi era quell’uomo che si stava arrogando il diritto di difendere da solo tutta la città?!
    L’Ispettore Nogami non aveva detto nulla su di lui, però sembrava decisa a seguire le sue indicazioni.
    Di chiunque si trattasse, ora aveva una bella gatta da pelare per le mani…e forse anche loro!

    ***

    ”Yellow Party”

    Quando Ryo aprì la porta dell’albergo, seguito dagli altri, si aspettava di trovare un ambiente buio e silenzioso, invece…fu un esplosione di luci e palloncini!
    Barcollò stupefatto: c’era quasi tutto il quartiere!
    Tra gli altri riconobbe in prima fila i visi di Shin, il barista ex killer, il gestore del gay bar “Lafresha”, un ex membro delle forze di autodifesa, Sayoko dell’Imekura Kingdom, anche lei ex membro delle forze di autodifesa, e poi…
    “Doc! Kazue! Shin Hon!” ruggì Mick stralunato. “Che diavolo ci fate qui?! Vi avevo detto di restare a casa al sicuro!”
    Kazue scambiò uno sguardo allusivo con gli altri due e fece spallucce.
    “Tu lo hai detto, certo, ma noi non abbiamo mai promesso che ti avremmo obbedito!”
    “Fan Yui?! Simon?! Ma quando siete arrivati?” grugnì Falcon riconoscendo la soldatessa che stava brindando insieme ai suoi soldati e al suo elicotterista preferito.
    “Siamo arrivati poche ore fa, Doc ci ha detto che vi avrei trovati qui e allora ci siamo aggregati! Disturbiamo per caso?” domandò ironica scoccando un’occhiata maliziosa a Ryo che alzò gli occhi al cielo mentre Simon scoppiava in una delle sue sonore risate e gli faceva l’occhiolino mentre alzava il bicchiere.
    “Kaori, tesoro, sei cresciuta parecchio dall’ultima volta che ti ho vista! Non avrai intenzione di scodellarci la creatura proprio adesso, vero?” continuò divertita la donna allungandosi per abbracciare Kaori, la quale rimase senza parole dopo aver subito la stretta soffocante dell’amica. “Lee Yoon Sung, è un piacere rivederti.” disse poi facendo l’occhiolino all’interessato e allora Kim Na Na gli si parò davanti e la guardò storto.
    Fan Yui rise, senza offendersi: ahia, aveva scatenato le gelosie della sua ragazza!
    “Tranquilla, bambina, il tuo ragazzo non è nelle mie mire!” precisò ironica poi si voltò e allungò il bicchiere per farsi servire ancora da bere, dando il la per un’altra bevuta generale.
    “Ragazzi, unitevi a noi, stavamo facendo un bel brindisi!”urlò Doc prendendo le redini della festa dopo quel piccolo momento di tensione.
    Tutti i nuovi arrivati si videro mettere in mano un bicchiere con un po’ di vino, persino Kaori, ma in dose un po’ più ridotta, viste le sue condizioni.
    Ryo prese il bicchiere con un sospiro, poi abbassò lo sguardo, sentendo qualcosa che gli si strofinava addosso.
    “CH! Persino tu sei qui?!” esclamò stupito.
    Un miagolio seguito da un sommesso ronfare fu la placida risposta, e nemmeno l’urlo di Falcon che si era accorto della presenza della piccola guastafeste riuscì a incrinare la perfezione di quel momento.
    Ryo si chinò per accarezzare la gatta dietro l’orecchio, cercando di nascondere la sua commozione.
    “Beh, e poi dicono che i cani sono più fedeli…” mormorò per poi tuffarsi sul bicchiere di vino ancora incredulo.
    C’erano proprio tutti.
    La gente del suo quartiere si era riunita per difenderlo e per difendersi da una vera e propria invasione…ma soprattutto per aiutarlo!
    Sì, era bello avere degli amici.
    Qualcosa però lo distolse dalle sue felici considerazioni.
    “Kaori, che sta succedendo?”
    “Ehm…non vorrei rovinare l’atmosfera di festa, ma…temo che il bambino sia impaziente di nascere…è già da qualche ora che avverto le contrazioni, e mi si sono rotte le acque mentre venivamo qui…”
    Le si era formata una pozza ai piedi mentre Ryo parlava con Saeko, ma per fortuna nessuno se n’era accorto, lei si era spostata con noncuranza lasciando dietro di sé la pozzanghera rivelatrice e la loro fuga era potuta continuare come previsto.
    Ora però non ce la faceva proprio più, voleva urlare tutto il suo dolore!
    Ryo impallidì violentemente nel vedere la sua compagna tenersi la pancia con una smorfia di sofferenza.
    “Doc, vieni subito qui, c’è bisogno di te!” urlò Mick accorrendo al suo fianco, ed a quelle parole Ryo riprese forza e colore.
    “Ma neanche per sogno! Kazue, vieni qui, presto!”
    All’occhiata perplessa di Mick Ryo rispose tra i denti: “Non penserai che lascerò che quel vecchio maniaco, che per di più adesso è anche ubriaco, metta le mani addosso alla mia donna, vero?!”
    “Ma Ryo, io non ho l’esperienza per…” ansimò Kazue preoccupata, guardando sgomenta Mick in cerca di coraggio.
    “Allora vorrà dire che Doc ti darà le istruzioni e tu le eseguirai. Questo sei in grado di farlo, vero?” stabilì Ryo rassegnato.
    A rotta di collo venne allestita una sala parto di fortuna e Kaori venne fatta adagiare su un letto prelevato da una delle stanze superiori.
    Ryo le tenne la mano mentre lei soffriva durante le contrazioni, e soltanto Dio seppe quanto lo straziasse non poter assorbire su di sé il suo dolore!
    Kazue era pallida ma concentrata e seguiva le istruzioni del Doc scrupolosamente; Kaori era già completamente dilatata e mancava veramente poco al parto.
    Shin Hon guardò ammirato quella che sarebbe stata la sua futura madre: però, non sapeva combattere ma era veramente in gamba!
    Mick gli fece l’occhiolino e lui sorrise di rimando: sì, tutto sommato quei due avevano tutti i titoli giusti per poter essere i suoi genitori.
    Se tutto fosse andato come doveva andare…
    Lo strillo acuto di un neonato lo distrasse dai suoi pensieri.
    “E’ una femmina!” esultò Kazue sollevandola, poi tagliò velocemente il cordone ombelicale e infine la sistemò tra le amorevoli braccia della madre.
    Kaori baciò la testolina umida della bimba, poi guardò Ryo che era così commosso da avere gli occhi più lucidi che gli avesse mai visto.
    “Abbiamo una figlia, Ryo.”
    Poi gli regalò il suo sorriso più luminoso, quello che gli apriva sempre il cuore.
    Lui annuì, poi si chinò per baciare tutte e due le sue donne con tenerezza.
    “Grazie.” mormorò a Kaori, e lei gli sorrise ancora felice.
    Ora erano veramente una famiglia!
    Già.
    Ma per quanto?


    ***

    ”Aria of the city”

    “Kaori, che stai facendo?!” chiese Kim Na Na stupita sorprendendola mentre stava cercando di filarsela alla chetichella dalla finestra del bagno.
    Uff, per un pelo non ce l’aveva fatta!
    “Kim Na Na, ti prego: fai finta di non aver visto niente. C’è qualcosa che devo fare assolutamente, e per farla devo andarmene di qui!”
    Kaori la supplicò con uno sguardo accorato e Kim Na Na si morse le labbra, indecisa.
    “Che cos’è che devi fare là fuori? Sai quanto è pericoloso per te uscire in questo momento?! Tutti gli uomini del Chen Da Fu Ei ti stanno dando la caccia e…”
    “Lo so. Ma c’è qualcosa di più importante per me della mia stessa vita.”
    “Così importante da rischiare di lasciare orfana la tua bambina?” domandò Kim Na Na confusa.
    Kaori si accarezzò la pancia ormai vuota e sospirò.
    Kim Na Na aveva toccato il tasto più dolente.
    La sua bambina.
    Avrebbe voluto poterle stare vicino per sempre e proteggerla come stava per proteggere la vita di Ryo, ma…ora aveva qualcosa di più importante da fare, così importante da essere pronta a rischiare la sua vita per riuscirci.
    Era dolorosamente cosciente della concreta possibilità di morire nel tentativo, ma non poteva fermarsi solo per questo!
    C’erano troppe altre vite innocenti sul piatto della bilancia, non poteva essere egoista per salvare solo sé stessa!
    “La mia bambina…è parte di me, e non vorrei mai lasciarla. Ma per quanto la ami tantissimo, ancora una volta devo insistere: Kim Na Na, ti prego, lasciami andare.”
    Un silenzio lunghissimo, poi la decisione.
    “No. Verrò con te e ti aiuterò in quello che vuoi fare.”
    “Ma…”
    “Niente ma. Se ti ricordi anch’io una volta ho avuto da fare qualcosa che ritenevo importante e mi sono messa in pericolo, e tu non mi hai lasciata andare da sola. Non posso lasciarti andare se non a queste condizioni.”
    Kaori sospirò: beh, in fatto di testardaggine Kim Na Na era sua degna compagna!
    “E va bene. Allora aiutami a passare da quella finestrella, già che sei così decisa!” ordinò ricominciando ad attaccarsi alla maniglia per sollevarsi.
    Kim Na Na la guardò dubbiosa.
    “Ma sei sicura di riuscire a passarci? Mi sembra un po’ troppo stretta!”
    “Non lo so, ma ci devo provare: quella è l’unica strada possibile!”
    Poco dopo l’anticamera del bagno era soffusa dei grugniti delle due donne impegnate a spingere per far uscire una donna ancora un po’ troppo voluminosa da un passaggio che non era affatto preparato per questo!

    ***

    ”Deep inside”

    “E’ uscita dal una finestra sul retro, con lei c’è un’altra donna, la compagna di Lee Yoon Sung.”
    Breve riflessione dall’altra parte.
    “Sembra che si stia dirigendo verso di lei.”
    Silenzio.
    “Ordiniamo a Glass Heart di colpire, questo è il momento buono, l’obiettivo è scoperto.” suggerì il subalterno sollecitando una risposta dal suo capo che sembrava del tutto prevedibile.
    E invece….
    “No. Se davvero sta venendo da me, voglio scoprire che cosa vuole. Lasciatela passare, ma senza mai perderla di vista.”
    “Agli ordini.”
    Rijenchan Ritaijin chiuse la comunicazione pensieroso.
    Kaori Makimura stava venendo da lui.
    Che intenzioni aveva e cosa pensava di ottenere?
    Non sapeva che la sua vita era appesa ad un filo?
    Incuriosito da quel nuovo sviluppo si dispose in attesa, osservando distrattamente il panorama notturno della città che si osservava dal terrazzo di quel palazzo non molto distante dall’albergo “Vecchia Torre”, quello dal quale aveva deciso di godersi la sconfitta del suo nemico.
    “Vieni pure, Kaori Makimura. Sono qui che ti aspetto.” mormorò mettendosi le mani in tasca.
    Forse la sua vendetta sarebbe stata ancora più completa.
    Forse…l’avrebbe uccisa lui stesso.
    Un sorriso crudele gli deformò il viso.
    Sì.
    Era quello che doveva fare.

    ***

    ”Nemuri no Mori no Hime”

    Ecco, quello era il punto giusto.
    La visuale era perfetta, il campo era sgombro, e nello stesso tempo era abbastanza distante da essere protetta dal raggio di azione della maggior parte dei tiratori scelti.
    A quanto sapeva non da uno della levatura di City Hunter, ma contava sul fatto che di lui si occupassero gli squadroni del Chen Da Fu Ei.
    Era quello il loro compito, no?
    Il suo invece era un altro.
    Con un gesto morbido della mano portò una ciocca dei suoi lunghi e lisci capelli scuri dietro all’orecchio, in modo che non l’infastidisse.
    Si sentiva un po’ nervosa e questo era molto strano per lei, un killer professionista, ma non tanto se si considerava quello che c’era in ballo.
    Le avevano offerto una montagna di soldi per eseguire quel lavoro, ma non era per quello che aveva accettato l’incarico!
    Sollevò il viso perfetto e incantevole verso la luna, lasciando che la sua pallida luce le illuminasse la pelle con riflessi perlacei.
    Le labbra rosse e tumide si sciolsero in un sorriso.
    Se tutto fosse andato come doveva andare, quello sarebbe stato il suo ultimo lavoretto, poi avrebbe realizzato il suo più grande sogno.
    La libertà.
    Non sapeva ancora che cosa ne avrebbe fatto, visto che le sue notti era costellate di incubi trapuntati dei fantasmi di coloro che aveva ucciso: le catene dei suoi peccati erano forti e pesanti, ma lei sperava che le fosse concesso di spezzarle, in un modo o nell’altro.
    Ma per riuscirci, prima di tutto doveva smettere di uccidere: fermare la spirale di sangue in cui era immersa…sempre che per gente come lei ci fosse la possibilità di un riscatto.
    Non ne era così sicura.
    Forse la vera libertà che doveva desiderare era la morte stessa.
    Ci aveva pensato tante volte, ma…proprio lei, che aveva ucciso tanta gente, non sapeva decidersi a rivolgere un arma qualunque contro sé stessa: che tragica ironia!
    A quanto pareva, c’era più di un giustificato motivo se l’avevano soprannominata Glass Heart, Cuore di vetro.
    Un sorriso amaro le piegò le labbra.
    Beh, vigliacca o non vigliacca, quello era il suo ultimo incarico, quello che le avrebbe regalato la possibilità di costruirsi una nuova vita!
    Forse non ne aveva il diritto, ma…ci avrebbe provato.
    Non aveva un passato a cui cercare di far ritorno: non aveva mai conosciuto i suoi genitori, persino il suo nome era avvolto nella nebbia del tempo. Per quanto lo odiasse, Glass Heart era anche l’unico nome a cui rispondesse, perché altrimenti in alternativa aveva solo un numero, il numero 27.
    Il numero che le aveva assegnato il Chen Da Fu Ei non le aveva cancellato nessuna identità alla quale tenesse veramente, questo era vero…gliene aveva però assegnata una che le aveva tolto ogni umanità: quella di un’assassina!
    E lei fino ad ora l’aveva accettata.
    Per sopravvivere, certo, ma a volte si domandava se quella fosse una scusa sufficiente: e se invece l’avesse rifiutata lasciandosi uccidere?
    Dubbi, sempre dubbi.
    E accuse rivolte contro sé stessa alle quali non aveva strumenti per ribattere.
    Era così stanca….una stanchezza mortale, che le opprimeva l’anima.
    In ogni caso, sapeva con certezza che non avrebbe potuto andare avanti così ancora per molto.
    Prima o poi si sarebbe fatta ammazzare.
    Per inerzia, per distrazione o forse…per istinto suicida.
    A tanto era arrivata in ultimo la sua stanchezza.
    Quindi questa era la sua ultima opportunità.
    L’ultima possibile via d’uscita prima del baratro in cui stava per precipitare la sua vita!
    Sì, se lo sentiva.
    Per questo aveva accettato di tradire il Chen Da Fu Ei e di mettersi al soldo di Vitòrio Silva, il narcotrafficante brasiliano.
    Non le importava nulla delle loro lotte di potere, ma Silva oltre ai soldi le aveva promesso la cosa più importante: la sua libertà.
    E lei era lì per afferrarla!
    Ruotò le spalle con un gesto che mirava oltre che a sciogliersi i muscoli anche a scrollarsi di dosso tutti i suoi pensieri, poi si mise in posizione.
    Appoggiò l’occhio al mirino e si preparò con la massima concentrazione.
    L’ora era vicina.

    ***

    “Kaori è sparita, e anche Kim Na Na!”
    Ryo si lasciò sfuggire una bestemmia quando Miki ritornò dopo essere andata a cercare le due ritardatarie, affidando la neonata alle cure di Kazue così come Kaori l’aveva affidata alle sue con la scusa di dover andare in bagno.
    Maledizione, avrebbe dovuto aspettarselo!
    Kaori gli era sembrata un po’ troppo tranquilla in quella situazione, era palese che doveva avere rimuginato qualcosa in quel suo cervellino bacato!
    “Dobbiamo trovarle, anche se non so da che parte cominciare!” ringhiò Ryo furioso, percorrendo cerchi nervosi a grandi passi.
    “Ma non hai messo un rilevatore di posizione su tutti i suoi vestiti?” domandò Lee Yoon Sung perplesso nel vederlo così agitato.
    “Sì, ma da quando è incinta me li ha fatti togliere tutti. Temeva che le onde elettromagnetiche danneggiassero il bambino!” spiegò Ryo con l’aria più fosca che gli fosse mai stata vista, abbastanza feroce da intimorire anche chi lo conosceva bene.
    Stranamente Lee Yoon Sung invece sorrise, per nulla intimorito.
    “Che hai da sorridere? Non so se hai capito ma anche Kim Na Na è sparita!” sbottò Ryo impaziente.
    “Sì. Ma stavolta sono io che so dove trovarla, e se come è facile immaginare è insieme a Kaori..beh, trovata lei le abbiamo trovate tutte e due!”
    “Dimmi che è come penso io.”
    Lee Yoon Sung ammiccò.
    “Le ho messo un rilevatore di posizione nel giubbotto antiproiettile. Sapevo che quella pazzerella ne avrebbe fatta un’altra delle sue!”
    “Ottimo lavoro, ragazzo!” annuì Falcon battendogli una mano sulla spalla in segno di approvazione.
    “Grande! Festeggiamo con un bicchiere di cognac?” propose Mick con un sorrisino, alludendo alla sbornia che loro due si erano presi nel Triangolo D’oro dopo aver sistemato la sgradevole faccenda di nome “Yanin Yeerum”.
    “Facciamo un’altra volta, eh? Ora abbiamo altro da fare.” tagliò corto Ryo. “Lee Yoon Sung, andiamo!”
    Lee Yoon Sung, che alla proposta di Mick era impallidito e si era sentito rovesciare lo stomaco, annuì entusiasta: meglio affrontare il Chen Da Fu Ei in due piuttosto che un’altra sbornia come quella!

    ”Midnight Rain”
    ___________________________________________

    N.d.A.: In AH il sottopassaggio in disuso è quello dove si rifugia la piccola Miki, rimasta senza mamma. Ryo stende la sua trappola all’albergo “Vecchia Torre”, come in Angel Heart, e le parole che dice a Saeko sono praticamente le stesse.^^ Sempre in AH Lin Zhong è il vicecapo del Genbu, quello destinato alla protezione di Shan In e protagonista degli episodi con la suora: diciamo che l’ho promosso di grado! ^__- Il comandante Cho (ma all’inizio viene chiamato Chan Lon, uno dei soliti cambi di nome che avvengono misteriosamente nel manga!) in AH non c’entra niente con il Byakko ed è invece la mente della congiura per eliminare Ritaijin tramite lo squadrone Chin Lon, che una volta scoperto viene eliminato dal Genbu.

    CAPITOLO 19 – EHYIAH (DIO ELEVATO) /20 - 24 MAR/DONA ILLUMINAZIONE SPIRITUALE. UNA VOLONTÀ POSSENTE PER CREARE E TRASFORMARE. RAPIDITÀ DI RAGIONAMENTO, LUCIDITÀ NELL'INTROSPEZIONE. BUONA SALUTE E CAPACITÀ DI CURARE GLI AMMALATI.

    ”Giwaku”

    “Kaori, ho l’impressione che qualcuno ci stia seguendo.” bisbigliò Kim Na Na guardandosi dietro le spalle nervosamente.
    Kaori non rispose: lei non ne aveva solo l’impressione, ma la certezza!
    Sentiva una miriade di occhi pungenti saettare nell’ombra e avrebbe potuto giurare che più di un mirino fosse puntato sulla sua testa: uno di quelli doveva appartenere alla famosa “Glass Heart”, l’infallibile killer del Suzaku.
    Se avessero voluto ucciderla stava offrendo loro l’occasione perfetta, eppure non stavano facendo nulla.
    Perché?
    Forse Ritaijin era curioso di confrontarsi con lei, almeno quanto lei era decisa a fermarlo?
    “Kaori…”
    “Tranquilla, Kim Na Na, è tutto sotto controllo; non ci faranno niente.” affermò con una sicurezza che in realtà non provava.
    Kim Na Na strinse le labbra: Kaori era troppo fiduciosa!
    Estrasse la pistola e cercò conforto in quel gesto , ben sapendo che ci sarebbe stato molto poco da fare se le avessero attaccate in massa.
    Ma che stavano aspettando?!
    Quell’attesa era uno stillicidio di ansia!
    Kaori intanto si stava infilando in un portone di un palazzo, anzi di una sorta di grattacielo: si erano allontanate di poche centinaia di metri dal vecchio albergo dove erano radunati tutti gli altri, ma a lei sembrava di aver percorso centinaia di chilometri ed era coperta di sudore!
    Perché Kaori voleva andare proprio lì?
    Che cosa le faceva pensare che Ritaijin si trovasse in quel posto?
    Poteva solo sperare che l’istinto di Kaori eguagliasse quello di Ryo, o almeno gli si avvicinasse abbastanza da non aver preso un colossale granchio!
    La sweeper intanto era già entrata nell’ascensore, ma quando fece per seguirla la bloccò.
    “Kim Na Na, tu mi aspetti qui.”
    “Kaori, non credo che…”
    “Fai quello che ti dico. E’ qualcosa che devo fare da sola. Se proprio vuoi aiutarmi, resta qui di guardia e controlla che non salga nessun’altro a disturbarci.”
    Kaori schiacciò il pulsante dell’ascensore, togliendole ogni possibilità di replica.
    Kim Na Na restò lì angosciata.
    Era così testarda: Ryo l’avrebbe accettata come giustificazione se le fosse successo qualcosa?
    E come poteva fermare da sola quelli del Chen Da Fu Ei se fossero arrivati all’attacco?
    Oppure, domanda ancora più difficile: COME FERMARE RYO SE FOSSE ARRIVATO A CERCARE LA SUA KAORI?!

    ***

    ”Utsukushii Shinigami”

    “Mick, è sparito anche Shin Hon!” gridò angosciata Kazue. “Non lo trovo da nessuna parte!”
    Mick gemette.
    “Vado a cercarlo. Io devo…”
    “Tu resta ferma qui e pensa alla bambina!” ordinò Mick scoccandole un’occhiata terribile. “Ci penserà Ryo, che è già là fuori. E’ probabile che abbia seguito le altre due, e non ha senso che ci disperdiamo ulteriormente. Sarebbe troppo pericoloso!”
    Kazue aprì la bocca per protestare ma Miki la prese per il braccio e scosse la testa.
    “Mick ha ragione. Non sarebbe di aiuto a nessuno, nemmeno a Shin Hon se anche tu ti buttassi là fuori allo sbaraglio.”
    Dette queste parole Miki tornò a caricare con efficienza le armi per il marito e Kazue restò lì sconsolata, cullando la bambina per farsi coraggio mentre Mick mandava un messaggio a Ryo per avvertirlo dell’ultima novità.
    Dubitava molto che la notizia gli sarebbe piaciuta!

    ***

    “Non sono lontane, per fortuna. Ma perché se ne sono andate così?” sbuffò Lee Yoon Sung colpendo di taglio l’uomo del Genbu che lo aveva assalito alle spalle, cercando di strangolarlo con una sottile cordicina.
    Ryo sistemò uno del Byakko che aveva avuto l’insana idea di attaccarlo di fronte, poi finalmente rispose: “Kaori ha qualcosa in mente, e penso di sapere cosa. Kim Na Na deve averla accompagnata.”
    E se erano riuscite a passare indenni attraverso le maglie dell’assedio del Chen Da Fu Ei, voleva dire che Ritaijin aveva dato ordine di lasciarle passare, non c’era altra spiegazione possibile!
    L’arrivo di un sms lo distrasse dalle sue riflessioni: lesse il messaggio di Mick e soffocò un’imprecazione, poi informò anche Lee Yoon Sung che ebbe un gesto di stizza.
    C’era altro che potesse andar storto?!
    Il frastuono del bazouka di Falcon che entrava in azione gli disse che la manovra diversiva dei loro amici era iniziata con successo.
    L’elicottero di Simon intanto si era librato in aria e volteggiava sulle loro teste, pronto a offrire copertura dall’alto.
    Fan Yui e tutta la banda avrebbero tenuto impegnati gli squadroni del Chen Da Fu Ei, per loro due invece c’era la missione di recuperare le due fuggitive, più il ragazzino disperso.
    Ah, e poi un’altra cosuccia da niente.
    Affrontare Ritaijin!

    ***

    ”Hou no Okite”

    “Si accomodi. La stavo aspettando.”
    Ritaijin continuò a guardare impassibile lo spettacolo che gli veniva offerto dalla terrazza: sarebbe potuto sembrare di fuochi d’artificio, visto che per le strade del quartiere era in corso un feroce confronto tra il
    Chen Da Fu Ei e lo squadrone “Hei Bao” di Yan Fan Yui, rinforzato per l’occasione con diversi elementi di varia estrazione.
    La SAT invece per il momento si teneva alla larga, limitandosi a mantenere attivo un cordone di protezione che teneva isolato il quartiere in modo da impedire che la guerriglia trasbordasse in altre zone della città.
    Una mossa non priva di intelligenza: in questo modo si sarebbero limitati a rastrellare le vittime alla fine dell’operazione, senza subire troppi danni!
    Interessante…
    Chiunque avesse studiato quel piano, sapeva quello che faceva…e molto probabilmente si trattava di Ryo Saeba.
    Il compagno della donna che, ferma alle sue spalle, stava attendendo di affrontarlo faccia a faccia.
    Si voltò lentamente e finalmente incrociò lo sguardo degli occhi nocciola di Kaori Makimura, la donna che aveva desiderato uccidere così tanto da mettere in piedi un piano mostruoso.
    Dopo aver passato tante ore a studiare il suo viso su una semplice foto, ora era stranamente colpito dal fatto che lei fosse completamente diversa da come se l’era immaginata.
    Non aveva creduto neanche per un attimo che esistesse davvero una creatura che possedesse due occhi nocciola così caldi e un viso così angelico!
    Probabilmente era solo molto fotogenica, e se era diventata la compagna di uno come Saeba doveva avere un carattere molto freddo e cinico, forse anche frivolo e superficiale.
    La compagna dell’uomo che detestava non poteva essere l’angelo che sembrava!
    Ora che ce l’aveva di fronte, però…beh, tutto era di nuovo rimesso in gioco.
    Lei lo stava fissando seria, ma senza una sola ombra di paura nel suo sguardo.
    Una donna coraggiosa: peccato che dovesse morire.
    Il suo sguardo era deciso, ma insieme pieno di qualcosa che non riusciva a definire…forse…uhm…sembrava quasi che lo guardasse…sì, con compassione.
    COME OSAVA AVERE PIETA’ DI LUI?!
    Era Rijenchan Ritaijin, il grande capo del Chen Da Fu Ei, e quella piccola misera donna osava…?!
    “Si fermi. Deve fermare tutto questo, non ce n’è bisogno. Io sono qui. Se vuole prendere la mia vita la prenda. Ma lasci in pace tutti gli altri. Lasci in pace Ryo.”
    Ritaijin sorrise.
    Allora la cosa assumeva un sapore diverso: quella era una resa, e lui magnanimamente poteva accettarla!
    Kaori intuì il suo pensiero e sorrise malinconica e insieme serena.
    “Non mi sto arrendendo. Sto solo difendendo quello che amo nell’unico modo possibile.”
    Allargò le braccia, come se si ergesse a scudo di protezione.
    “Questa è la mia città, questa è la mia gente, quello è il mio uomo. Non lascerò che per la sua vendetta faccia loro del male. E’ me che vuole! E allora, faccia quello che deve fare. Ma abbia il coraggio di farlo con le sue mani, e non nascondendosi dietro ai suoi uomini!”
    Gli stava dando del vigliacco?!
    Piccola ragazzina impudente!
    Pungolato dalla sua accusa Ritaijin estrasse la sua pistola e gliela puntò addosso, ma prima che potesse sparare un ragazzino sbucò dall’ombra e si parò davanti alla donna, poi lo prese di mira con la sua pistola.
    “Fossi in te non lo farei!” ringhiò con una voce dura, atipica in un ragazzino di quell’età.
    La domanda su che ci facesse uno sbarbatello in quella situazione non ebbe nemmeno il tempo di formularsi nella sua testa: l’anello del Byaako che portava al collo legato con una catenina e che la luce lunare fece luccicare per un breve istante era di per sé una risposta.
    Era il ragazzino disertore che fino ad ora era riuscito a sfuggire alla cattura!
    Bene, due piccioni con una fava.
    “Shin Hon! Che ci fai qui?” esclamò Kaori sgomenta.
    Avevano avuto l’occasione di incrociarsi solo per pochi minuti, quando Mick era ritornato a casa con il corpo del Maestro e poi era venuto ad informarli dell’accaduto, e infine poco prima all’albergo, ma non poteva sbagliarsi, era proprio lui!
    “Sono venuto a vedere in faccia l’uomo che mi ha sbattuto all’inferno e mi ha trasformato in un killer!” rispose senza voltare la testa.
    “E adesso che mi hai visto? Cosa pensi di fare, marmocchio?” lo schernì Ritaijin.
    “Ucciderti, mi pare chiaro! Non potrai fare del male più a nessuno, mai più!” reagì furioso Shin Hon, desiderando cancellargli dalla faccia quell’espressione beffarda, ma prima che potesse premere il grilletto Kaori svelta allungò la mano e gli prese la pistola, disarmandolo.
    Ritaijin restò stupefatto da quel gesto, non meno di Shin Hon.
    “Kaori?!”
    Non conosceva bene quella donna, ne aveva appreso a malapena il nome quando Mick lo aveva portato ad incontrare lei e il suo compagno per informarli della morte di Chin, e poi l’aveva solo intravista nell’albergo dove si erano radunati tutti poco prima mentre partoriva in modo fortunoso, ma non gli era sembrata una pazza furiosa!
    Perché ora lo stava disarmando?!
    ”Utsuro na Kokoro”
    “No. Tu non farai niente di simile. Non ucciderai più nessuno: ti impedirò di trasformarti nel mostro che lui avrebbe voluto! Tu devi tornare ad essere un bambino...ti prego, Shin Hon, non lasciare che lui l’abbia vinta.”
    Calde lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi di Kaori, poi lei abbracciò il ragazzo, dandogli la sensazione di essere avvolto da una calda coperta, amorevole e piena di affetto e comprensione.
    Come l’abbraccio di una madre!
    Si ritrovò in ginocchio, a ricambiare l’abbraccio di Kaori, tutti e due dimentichi della presenza inquietante di Ritaijin che li osservava con un’espressione curiosa.
    Non potevano immaginare a cosa stesse pensando…
    Anche sua moglie Shan Ping era stata così: una donna piena di calore umano.
    Una donna che credeva nella famiglia, nell’affetto e nella devozione verso i propri cari.
    Una donna che avrebbe dato la vita per le persone che amava!
    Era la luce di un angelo, di cui indegnamente aveva usufruito quand’era in vita e che si era spenta troppo presto.
    Per colpa sua!
    E ora, non contento di aver commesso questo crimine, stava per spegnerne un’altra...
    Ma che stava facendo?!
    “Rijenchan.”
    Quella voce…
    Si voltò e incrociò lo sguardo di un altro sé stesso.
    “Richenda?! Che ci fai qui anche tu?”
    “Fratello, sono venuto a fermarti.”
    Ritaijin sospirò.
    Suo fratello sapeva leggergli dentro molto meglio di quanto sapesse fare lui stesso: non per niente erano gemelli!
    Aveva sentito che aveva bisogno di lui per non perdersi completamente, ed era venuto fin lì per fermarlo.
    “Non farlo. Non servirebbe a niente. Non si può cambiare il passato. Shan Ping è morta per un incidente. E’ morta per…”
    “…colpa mia.” mormorò abbassando la pistola con un gesto stanco.
    Richenda lo guardò stupito, e così pure fece Kaori, che era ancora abbracciata a Shin Hon, tornando finalmente attenta alla situazione.
    “Non ho mai voluto ammetterlo, ma…è questa la verità. Ora lo so. Perdonami, fratello, per averti colpevolizzato al mio posto per tanti anni.”
    Gli occhi di Richenda si inumidirono di lacrime.
    “Sono contento che tu lo abbia capito. Torniamo a casa: noi due possiamo ricominciare da capo e…”
    Il colpo di pistola partì all’improvviso e un fiore macabro e sanguigno germogliò sul petto di Richenda, che cadde sulle ginocchia con un’espressione stupefatta.
    “RICHENDA!” urlò Rijenchan gettandosi sul corpo del fratello.
    Chi aveva osato tradirlo di nuovo, cercando di causare la sua morte?!
    Soltanto il fatto che avessero scambiato il gemello per lui lo aveva salvato!
    “A TERRA!”
    L’altro urlo provenne dalla porta della terrazza e subito dopo Ryo e Lee Yoon Sung fecero irruzione sulla scena di quel dramma.
    Lee Yoon Sung afferrò il ragazzino e lo costrinse a chinarsi, poi prese Kaori e cercò di farle fare altrettanto, ma con più cautela visto che aveva appena partorito.
    Ryo inquadrò la situazione in un istante: un colpo di quella precisione poteva essere opera solo di “Glass Heart”!
    Era lei la traditrice, e c’era un solo modo per costringerla a fermarsi.
    E Ryo non esitò: sparò, come solo lui sapeva fare.

    ***

    Incredibile.
    Glass Heart ebbe solo una frazione di secondo per capire che cosa stava succedendo, ma le fu sufficiente.
    City Hunter…solo lui poteva averle fatto questo.
    La sua libertà era arrivata, ma non nel modo che aveva sperato!
    Beh, era comunque un modo…e forse era giusto così.
    Quando il proiettile le attraversò la fronte, inconsciamente sorrise.
    Chissà se avrebbe mai avuto un’altra possibilità.
    Forse, un giorno…
    In ogni caso, ora…finalmente… era libera.
    Per sempre.
    Il suo corpo restò lì, raggomitolato su sé stesso come una bambola a cui avessero spezzato i fili, ma il suo viso era sereno e un misterioso sorriso le aleggiava sulle labbra.
    Glass Heart aveva finito di soffrire…oppure…era rinata a nuova vita?

    ***

    Ryo aveva sparato nella direzione da cui era venuto il colpo, sulla cima di un palazzo vicino, nell’esatto momento in cui l’attentatrice stava sparando di nuovo per colpire l’altro fratello: per non correre il rischio di uccidere il fratello sbagliato evidentemente si era decisa a sterminarli tutti e due!
    Il colpo di Ryo fece deviare leggermente la direzione del tiro e sfortuna volle che Rijenchan Ritaijin in quel momento fosse molto vicino a Kaori: quando si spostò per strisciare ancora un po’ in avanti la pallottola destinata a lui si conficcò invece nel petto di Kaori, che si afflosciò con un gemito.
    Lee Yoon Sung la sostenne inorridito e anche Ritaijin ne sembrò sconvolto, mentre Shin Hon si prese la testa tra le mani.
    Prima ancora di voltarsi Ryo seppe che non aveva di che congratularsi con sé stesso per aver ucciso Glass Heart: lei aveva comunque vinto.
    Aveva ferito a morte il suo angelo!
    Sgomento si avvicinò a lei, poi la prese tra le braccia tuffando il viso tra i suoi capelli, inconsapevole di tutti gli altri.
    “NON MORIRE!! TI PREGO, CERCA DI SOPRAVVIVERE! FALLO PER NOI!” le urlò quasi nell’orecchio.
    Kaori lo guardò con occhi disperati e si aggrappò a lui.
    “Io voglio vivere! Non voglio…separarmi da te!!” gli rispose con il poco fiato che le restava.
    Poi chiuse gli occhi e…perse conoscenza.
    “NOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!KAORI!!!!!!!!!!!!!!!!!” fu il grido disperato di Ryo.
    Quel grido si perse nella notte…e così parve anche per l’angelo di Shinjuku.

    ”Atsuku Naretara”

    ___________________________________________

    N.d. A. : In AH Richenda, il fratello gemello di Rijenchan Ritaijin, perde la vita proprio venendo scambiato per il fratello in un attentato ordito per uccidere il Capo del Chen Da Fu Ei. Di quell’attentato ad un certo punto viene accusata Glass Heart, che invece è assolutamente innocente, al punto che non conosceva nemmeno il nome del suo capo! ^__- La scena del confronto sulla terrazza richiama quella che avviene in AH tra Ritajin e un Shin Hon più grande. Nella scena finale ho usato le stesse parole usate nella scena di AH – straziante- della morte di Kaori. ç___ç Mamma che brutto momento quello….
     
    Top
    .
  10. K66s
     
    .

    User deleted


    CAPITOLO 20 – CHAVAKHIAH (DIO DI GIOIA)/6 - 10 SET /PACE E ARMONIA TRA LE PERSONE E TRA I FAMILIARI.CARATTERE ACCOMODANTE. CAPACITÀ DI SUPERARE LE DIFFICOLTÀ. PROTEZIONE DALLA DISCORDIA. CAPACITÀ DI PERDONARE.

    ”The fire of love”

    “KAORI, RESISTI!”
    Kim Na Na era sull’orlo di una crisi isterica: ecco cos’era successo per colpa sua!
    Lee Yoon Sung avrebbe voluto abbracciarla per consolarla ma non poteva farlo: stava guidando come un pazzo diretto all’ospedale più vicino, mentre Ryo sul sedile posteriore stava praticando a Kaori la respirazione bocca a bocca e e le tamponava la ferita da un tempo che sembrava infinito.
    La ragione gli diceva che era troppo tempo, il cuore voleva che la ragione avesse torto marcio!
    Svoltò nel parcheggio dell’ospedale, la clinica associata all’Università Jintendo, cercando di combinare in un equilibrio quasi impossibile la velocità con la stabilità del veicolo: Kaori non era in grado di sopportare troppi scossoni, ma nemmeno poteva reggere un ritardo nei soccorsi!
    Se era ancora viva, cosa di cui cominciava a dubitare…
    Ryo stava forse tentando l’impresa impossibile di rianimare una persona morta?
    L’automobile non era ancora del tutto ferma quando Ryo saltò giù con Kaori in braccio, precipitandosi all’ingresso del Pronto Soccorso.
    Fece irruzione nell’ospedale gridando come un forsennato e medici e infermieri accorsero prontamente alla richiesta di aiuto.
    Era ricoperto del sangue di Kaori e sembrava un folle, con gli occhi fuori dalla testa.
    Afferrò un medico e lo sbattè al muro, poi gli ringhiò addosso.
    “Dovete salvarla! SUBITO!”
    Lee Yoon Sung, che finalmente era arrivato insieme a Kim Na Na, ebbe del bello e del buono per liberare il povero medico dalle sue grinfie, poi riuscì a inchiodarlo contro la parete.
    “Ryo, lasciali lavorare! Così non risolvi niente!”
    Mentre il medico si allontanava con l’aria un po’ stravolta e la mano al collo per cercare di ritrovare il respiro, Ryo si afflosciò contro il muro, per poi atterrare sul pavimento e prendersi la testa tra le mani.
    “Kaori…” mormorò affranto.
    Non era riuscito a proteggerla.
    Non era riuscito a proteggere l’amore della sua vita.
    Non aveva mai fallito, eppure lo aveva fatto quando era più importante che non succedesse!
    “Ryo…è stata tutta colpa mia. Non avrei dovuto darle retta e aiutarla a fuggire. Io…” farfugliò Kim Na Na con voce spezzata, andandogli vicino.
    Ryo la guardò con un’espressione assente e vacua.
    “Non ora, Kim Na Na. Non credo che sia in condizione di sentirti.” le disse Lee Yoon Sung dolcemente tirandola via, poi le offrì il conforto della sua spalla, su cui lei sciolse le sue lacrime di rimorso e preoccupazione in un gran pianto.
    La porta del pronto soccorso si aprì e un sacco di gente affluì all’interno tutta insieme.
    Mick, Falcon, Miki, Doc, Fan Yui, Simon, Shin, Kazue con in braccio la bambina appena nata, Shin Hon, poi tutti gli altri.
    Shin Hon era vicino a Mick, che gli teneva la mano con dolcezza.
    Era toccato proprio al ragazzino l’onere di portare la brutta notizia al gruppo impegnato a combattere, e quel raduno molto meno festoso di quello che era avvenuto poche ore prima nell’albergo ne era il risultato.
    Anche il Chen Da Fu Ei si era defilato dalla battaglia, probabilmente su ordine di Ritaijin, affranto per la morte di suo fratello Richenda: la guerra era finita rapidamente così com’era iniziata, senza vinti né vincitori.
    Ad ognuno ora toccava solo la conta dei propri morti e dei propri feriti.
    “Dov’è Kaori? Come sta?” parlò a nome di tutti gli altri Miki, ma era chiaro che la stessa tragica domanda era presente in ognuno di loro.
    “E’ là dentro, in rianimazione. “ rispose Lee Yoon Sung accennando con la testa verso una porta chiusa, dove il destino della loro amica si stava compiendo misteriosamente senza che loro potessero fare niente.
    ”Kagami no Naka no Watashi”
    Miki si avvicinò alla porta ma dal vetro non era possibile capire niente, era fatto in modo che le figure all’interno fossero indistinte, sicuramente per impedire ai parenti di angosciarsi vedendo scene troppo cruente.
    Ma era poi davvero meglio non sapere niente?!
    Miki ne dubitava molto.
    “Da quanto è lì dentro?” chiese Falcon gravemente.
    “Non so, penso quindici minuti.” rispose sempre Lee Yoon Sung distratto.
    Ryo taceva.
    Era ancora seduto a terra appoggiato al muro, la faccia così pallida che sembrava che tutto il sangue gli fosse defluito dalle vene, e la cosa faceva ancora maggior contrasto con il rosso del sangue di Kaori che aveva sui vestiti.
    Un’infermiera accorse presso di loro con un’espressione un po’ arcigna.
    “Scusate, ma siete un po’ troppi per stare qui nel corridoio. Dovreste spostarvi nella saletta qui a fianco, altrimenti disturbate gli altri pazienti.”
    “Lasci stare, infermiera. Queste persone possono restare qui. Si prenda cura della bambina, piuttosto!”
    La voce secca di Rijenchan Ritaijin impartì il suo ordine con il tono di chi sa che verrà obbedito.
    L’infermiera lo scrutò dapprima agguerrita, pronta a ribattere, poi incrociando l’occhiata fredda e micidiale dell’uomo appena arrivato seppe riconoscere un avversario più forte di lei e chinò la testa in segno di sottomissione.
    Kazue le si avvicinò e le mormorò qualcosa accennando alla neonata, sicuramente le circostanze un po’ impervie della sua nascita: l’infermiera annuì e la invitò a seguirla, cosa che Kazue fece dopo un cenno d’intesa con Mick.
    Ritaijin si accomodò su una panchina e si dispose in attesa.
    Nessuno si chiese cosa facesse lì e perché adesso fosse interessato alla vita di Kaori, anziché alla sua morte.
    Per quanto potesse sembrare assurdo, rientrava nell’ordine naturale delle cose: nessuno incontrava Kaori senza esserne toccato in qualche modo!
    Doveva essere successo persino a Ritaijin.
    Shin Hon fu l’unico a scrutarlo guardingo, ma poi Ritaijin lo fissò con due occhi tristi e quasi lucidi e fece un cenno impercettibile con la testa.
    Il ragazzino sospirò: chi l’avrebbe mai detto?
    Rijenchan Ritaijin, il temibile capo del Chen Da Fu Ei, aveva anche un cuore!
    L’uomo lo guardò per un po’ meditabondo, poi allungò la mano e la tese verso di lui.
    “Dammi l’anello.”
    Shin Hon lo guardò incredulo.
    L’anello?
    Il simbolo che lo legava al Byakko come la catena lega un cane al suo padrone?
    Ma… questo…voleva dire che…?!
    D’istinto guardò verso Mick, cercando la sua opinione: Mick annuì poi sorrise.
    Incoraggiato dal suo consenso con mosse lente ed esitanti se lo sfilò dalla catenina che portava al collo e lo posò sulla mano di quello che era stato il suo crudele padrone.
    Ritaijin richiuse le dita sull’anello e se lo infilò in tasca.
    “Sei libero, ragazzo.”
    Shin Hon barcollò sotto il peso di quella rivelazione: era libero!
    Ma perché lo stava facendo?
    Il vecchio stava forse cedendo al peso dei rimorsi per tutto quello che aveva fatto?
    Oppure era la morte tragica ed improvvisa del fratello ad averlo piegato?
    Prima che potesse darsi una risposta sensata a quelle domande dalla porta che tutti stavano fissando spasmodicamente in attesa di notizie uscì un’infermiera.
    “Come sta Kaori?” le chiese Mick con urgenza, ma quella subito si chiuse in un’espressione neutra.
    “Di questo sta venendo il medico a parlarvi, io non posso dirvi niente. Ora devo andare, scusate.” rispose in fretta per poi allontanarsi ancora più velocemente.
    Era appena sparita quando il medico le comparve alle spalle con un’espressione guardinga.
    Era lo stesso che Ryo aveva quasi strangolato poco prima ed era chiaro che si aspettava il peggio, specialmente dopo aver dato un’occhiata alla figura gigantesca di Falcon!
    Si portò una mano al collo e allentò la cravatta, mentre il sudore gli colava copioso dalla fronte.
    “Ehm…Abbiamo fermato l’emorragia,però..il cuore si è fermato. Era ferito gravemente. Abbiamo cercato di rianimarla, ma...”
    Ryo si alzò in piedi e lo spostò con violenza, poi cominciò a correre verso la porta della sala di rianimazione.
    “Ehi, ma dove va’?! Lei non può entrare lì dentro!”
    Ryo non lo ascoltò e si lanciò quasi sul lettino dove Kaori giaceva con gli occhi chiusi e il viso bianco come la neve, poi cominciò a massaggiare di nuovo il cuore, come aveva fatto in macchina quando la stavano portando lì.
    Continuò a praticarle la respirazione per un tempo infinito, un’espressione selvaggia negli occhi scuri.
    Vedendo la sua caparbietà e la sua disperazione nessuno osò fermarlo, né ebbe il coraggio di dirgli che non c’era più niente da fare.
    Ryo ormai ansimava per lo sforzo prolungato, poi radunò le ultime briciole di fiato per gridare: “KAORI!!! NO, NON PUOI FARMI QUESTO!!!”
    Dopo quel grido disperato Ryo si accasciò sul corpo della sua compagna e lasciò che le lacrime cominciassero a scorrere.
    La sua resa fu come il segnale per dare il via anche alla disperazione di tutti gli altri.
    Miki si gettò tra le braccia di Falcon, Mick in assenza di Kazue strinse a sè Shin Hon, mentre Kim Na Na non si era mai mossa da quelle di Lee Yoon Sung, che la strinse più forte mentre lei scoppiava a piangere.
    Per lei il dolore era più pungente, era oppressa anche dal peso della colpa!
    Doc tirò fuori il fazzoletto e Fan Yui si portò una mano al viso per nascondere la sua commozione. Simon ebbe una reazione violenta e sbattè un pugno furibondo contro il muro: l’ingiustizia riusciva sempre a tirare fuori tutta la sua rabbia, e cosa ci poteva essere di più ingiusto della morte di un angelo come Kaori?! Shin invece singhiozzava proprio e così facevano tutti gli altri che erano rimasti nell’anticamera, avendo compreso che era finita.
    Ryo appoggiò la testa sul petto di Kaori, completamente distrutto.
    Era finita.
    La sua vita era finita, insieme a quella di Kaori!
    Che cosa doveva fare adesso di sé stesso?
    Non sapeva cosa fare, dove andare, in quale luogo avrebbe potuto portare il suo immenso dolore.
    Poi, imprevedibilmente, sentì qualcosa che risvegliò le sue speranze….
    Bum.
    No…non poteva essere vero.
    Bum.
    Ancora.
    Ma allora…sì, era possibile che…
    Un debole suono proveniente dal monitor lo avvertì che non stava sognando!
    “Dottore, venga qui a vedere!” lo chiamò deciso.
    Il Dottore, che aveva già notato il debole segnale sul monitor, si avvicinò stranito.
    “Non può essere…il cuore era fermo…” mormorò sconvolto, poi facendosi prendere dalla frenesia scostò Ryo dal lettino.
    “Infermiera, presto, dobbiamo riprendere la paziente! Allertate subito la sala operatoria! Dobbiamo stabilizzarla e prepararla subito per un’intervento! PRESTO!”
    Ryo venne spostato un’altra volta da una torma di medici e infermieri, poi lui e gli altri furono frettolosamente cacciati dalla sala di rianimazione, ma non se ne preoccupò più.
    Perché ora era tranquillo e lo sapeva.
    SAPEVA!
    Kaori, il suo angelo, non aveva nessuna intenzione di lasciarlo.
    Sarebbe rimasto per sempre con lui!
    Finalmente, sorrise.
    Le lacrime cominciarono a scorrere sul suo viso mentre sorrideva, grato al cielo di aver avuto pietà di lui.
    Il suo angelo… era ancora suo, soltanto suo.

    ***

    ”Sweet Twilight”

    Clinica associata all’Università Jintendo – Stanza n°27

    “Allora, come la chiamerete?”
    Miki guardò soddisfatta la sua migliore amica, osservando compiaciuta come il suo aspetto fosse tornato praticamente uguale a prima.
    Chi avrebbe mai detto che solo un paio di settimane prima avesse sopportato un intervento delicatissimo al cuore e fosse sopravvissuta?
    Era stata ad un passo piccolo così dalla morte ma per fortuna era riuscita a salvarsi, e anche se la convalescenza si prospettava lunga, tanto che era ancora ricoverata in ospedale e tenuta sotto controllo, presto si sarebbe ripresa perfettamente e avrebbe potuto tornare alla sua solita vita.
    Con una piccola meravigliosa aggiunta in più: la sua bellissima figlia!
    Kaori, che stava allattando la piccola con un’espressione amorevole e beata sul viso, rialzò la testa e guardò Miki dubbiosa.
    “Beh, non abbiamo ancora deciso, ma…”
    “Si chiamerà Shan In.” affermò Ryo con sicurezza, smentendola completamente mentre si avvicinava al suo letto.
    “Mmmhh, un nome piuttosto particolare…come mai l’hai scelto?” chiese Mick curioso.
    “In cinese l’ideogramma usato per scrivere Kaori si scrive Shan, In vuol dire qualcosa di prezioso, quindi…”
    “La preziosa figlia di Kaori.” finì la spiegazione per Ryo Lee Yoon Sung, alzando un sopracciglio, un po’ preoccupato.
    Kim Na Na stava osservando estasiata la bambina, e questo gli faceva temere che stesse covando insani propositi per il futuro!
    Ryo non disse niente.
    Quella era solo una parte della spiegazione…
    Qualcosa era scattato dentro di lui quando aveva saputo da Saeko che la famosa Glass Heart, il killer che aveva ucciso nelle fasi concitate dell’ultimo confronto, era una giovanissima ragazza, di appena quindici anni, di origine cinese.
    Quasi una bambina.
    Una giovane, bellissima ragazza che un tempo era stata innocente ma che la vita aveva deviato senza sua colpa per i sentieri cupi e sordidi del male, spingendola a seguire il percorso maligno assegnato a tutti gli orfani che il Chen Da Fu Ei fagocitava nelle sue spire.
    Un destino ingiusto, crudele, che in parte mitigava la sua rabbia per quello che era quasi riuscita a fare, uccidere il suo angelo.
    Non era stato facile scoprirne il vero nome, forse non ci sarebbero mai riusciti se lo stesso Ritaijin non avesse deciso di collaborare, e quando lo aveva scoperto era rimasto molto colpito dalla coincidenza, dal suo legame con il nome di Kaori.
    Perché il suo vero nome era proprio Shan In!
    In qualche modo, Dio solo sapeva perchè, nonostante quello che aveva fatto, sentiva oscuramente di doverle qualcosa…
    Le aveva tolto la vita.
    Non senza ragione, ma…gliel’aveva tolta.
    In fondo, quella ragazza era solo uno specchio fedele di quello che era stato lui stesso: però, a lui il destino aveva concesso una possibilità di riscatto!
    Gli aveva dato Kaori, e con lei tutta una prospettiva di vita diversa davanti.
    Con Kaori, lui aveva avuto la sua seconda occasione, e l’aveva afferrata a piene mani.
    Come dare proprio quel nome a sua figlia potesse costituire una seconda possibilità anche per la sfortunata ragazzina non lo sapeva con certezza: in quale arcano modo Glass Heart avrebbe mai potuto riscattare la sua grama esistenza rinascendo a nuova vita?
    Forse questo sarebbe stato possibile solo se il cielo lo avesse voluto…ma aveva già beneficiato di un grande miracolo, riavendo indietro Kaori viva… non era certo di poter osare di chiedere qualcosa di più.
    Ma sentiva che doveva farlo, e così aveva fatto!
    Shan In in quel momento fece un breve versetto, concludendo soddisfatta la sua poppata, e Ryo si riscosse dalle sue riflessioni.
    Che stupido, che cosa andava mai a pensare…
    Però, forse…
    “Shin Hon, perché non vai a vederla più da vicino?” lo incoraggiò Kazue dandogli una spintarella dietro la schiena.
    Il ragazzino le ubbidì tenendo le mani in tasca, un’aria di finta strafottenza sul viso imbronciato.
    Tutti fecero finta di non notare quanto gli stessero male i capelli biondi che sfoggiava da qualche giorno, in un tenero tentativo di ribadire una reale familiarità con quello che stava per diventare suo padre adottivo, Mick Angel.
    “Dai, prendila in braccio.” gli propose Kaori sorridendo, poi gli tese la bambina come se nulla fosse.
    “Chi, io?!” fece lui strabuzzando gli occhi. “Ma…io non so come fare e…”
    “E’ facile, basta che stai attento a tenerle la testa, è quello il suo punto debole.” gli spiegò tranquilla.
    E fu così che Shin Hon si trovò ad osservare il visino di una marmocchia che sapeva di latte e borotalco a pochi centimetri dal suo viso.
    Lei lo fissava con i suoi occhietti scuri e lo studiava come se fosse molto interessante.
    Aveva pochi capelli scuri sulla testa e la pelle ancora un pochino arrossata, ma i suoi lineamenti erano molto belli e si intuiva che sarebbe diventata una bella ragazza.
    La bimba fece una deliziosa smorfietta con la bocca che gli fece temere che stesse per cominciare a piangere, poi invece la tenera boccuccia si aprì in un sorriso radioso, tutto per lui, un sorriso che gli prese il cuore facendolo battere più forte.
    Ancora non lo sapeva, ma sarebbe stato per sempre!
    Automaticamente le rispose con un sorriso.
    Gli occhi della bimba ebbero uno strano scintillio.
    ”Kurayami ni Mieta Yuuhi"
    Shin Hon strizzò gli occhi incuriosito.
    Che strano….il suo sguardo ora sembrava diverso e…
    “Ecco, così è perfetto. Abbiamo trovato un candidato per portarla in giro a passeggio!“ gongolò Ryo avvicinandosi a Kaori e prendendola tra le braccia.”Così intanto io e te possiamo…”
    I suoi progetti sconci si persero nelle orecchie di Kaori, mentre lei arrossiva e Falcon grugniva diventando anche lui rosso.
    “E ti pareva che non trovasse il modo di approfittarsi di qualcuno?! Sempre il solito, tzè!” bofonchiò imbarazzato, cercando di darsi un tono.
    Shin Hon invece gonfiò il petto orgoglioso: che qualcuno si fidasse tanto di lui da affidargli la sua preziosa figlia era una vera novità!
    Mick gli scompigliò i capelli biondi e sorrise.
    “A quanto pare hai già trovato lavoro come baby sitter! Vedi di farti pagare, però, eh?”
    Shin Hon deglutì poi rimise a malincuore la bambina in braccio alla madre.
    Buffo, si sentiva le braccia vuote, adesso!
    Miki sembrò pensare lo stesso, perché guardò il marito con intenzione.
    “Sai, Falcon, volevo dirti che a questo punto avrei proprio intenzione di...” ma il resto glielo mormorò all’orecchio.
    “AAARGHHH!!!” fu l’esclamazione strozzata di Falcon, tra le risate di tutti gli altri.
    Miki fece spallucce.
    “Mi avevi promesso che ci avresti riflettuto. Beh, credo di averti dato tempo a sufficienza, ora decido io!”
    Falcon la guardò stralunato: E QUANDO MAI AVEVA POTUTO TROVARE IL TEMPO DI PENSARCI IN MEZZO A TUTTO QUEL CASINO?!?
    “Pensi anche tu quello che penso io?” disse Lee Yoon Sung ammiccando ironico Ryo.
    “Certo. Lucciolone diventerà presto papà! Che bello, ci troveremo tutti ai giardinetti!” sogghignò Ryo.
    Kaori lo guardò storto, continuando a cullare Shan In con dolcezza.
    “Non è bello prendere sempre in giro il povero Falcon! Sarà un padre fantastico, ha il cuore così tenero…” disse a sua difesa mentre il poveretto diventava di tutti i colori.
    Tenero LUI?!
    “E’ vero, l’ho notato anch’io. E’ grande e grosso, ma è molto dolce.“ intervenne Kim Na Na divertita.
    Miki venne in aiuto del suo timido marito e trovò un diversivo.
    “Senti, Ryo, ma non hai preso nessun regalino per Kaori per ringraziarla di averti reso padre?! Qui non c’è neanche un misero mazzo di fiori!” brontolò contrariata guardandosi attorno nella stanza un po’ spoglia.
    Ryo si grattò il capo con aria imbarazzata.
    “Beh…ai fiori non ho proprio pensato, però….”
    Sollevò lo sguardo per un momento, poi sbuffò, infine cominciò a frugarsi impacciato nelle tasche e ne estrasse un astuccio di dimensioni rivelatrici.
    A Kaori si fermò il respiro: possibile che quello fosse…?!
    Lo guardò avvicinarsi al letto sospendendo quasi ogni funzione vitale: quando lui aprì l’astuccio e le fece brillare davanti agli occhi l’anello praticamente non lo vide, perché la vista era offuscata da un velo di lacrime.
    Visto che lei era incapace di qualunque reazione toccò a Ryo togliere l’anello dalla sua scatolina e prenderle la mano, per poi infilarglielo al dito, e solo allora lei si lasciò andare ad un respiro profondo, misto ad un singhiozzo.
    “Per te, Kaori. Alla donna della mia vita.” mormorò Ryo con voce profonda e intensa. “Sai che purtroppo non mi è possibile sposarti, ma non c’è altare che possa rendere più sacro e indissolubile il nostro legame. Nel mio cuore sei mia moglie, Sugar: lo sei sempre stata.”
    Kaori sorrise tra le lacrime.
    “Lo so…e tu sei sempre stato mio marito, Ryo, e sempre lo sarai.”
    Ci fu un breve silenzio, denso della commozione generale, poi Miki si schiarì la gola.
    “Beh…non potete sposarvi, però potreste sempre farvi una foto insieme vestiti da cerimonia…Credo che a Kaori farebbe molto piacere indossare per una volta un abito da sposa…”
    Per un istante forse Ryo sperò che quella proposta a Kaori non interessasse particolarmente, ma vedendo come il suo sorriso divenne se possibile ancora più luminoso e i suoi occhi presero a brillare come stelle, capì che il suo destino era segnato!
    Chinò la testa, ma non poteva dirsi particolarmente scontento: se per farla felice bastava quella piccola cosa, era più che contento di farla.
    Tutto, purchè Kaori restasse per sempre accanto a lui!
    “Oh, è tutto così romantico! Kaori, sono tanto contenta per te!” intervenne Kim Na Na entusiasta, poi lanciò un’occhiata languida a Lee Yoon Sung. “In effetti stavo proprio pensando che magari, anche noi…”
    “Neanche per sogno, scordatelo! Per noi è troppo presto!” si tirò subito indietro Lee Yoon Sung con occhi di fuoco.
    “Beh, magari per un figlio sì…ma per il matrimonio, direi di no. Anche tua madre diceva che sarebbe ora di pensarci…”
    Aish, fregato!
    Quella era la giusta punizione per averla esclusa ingiustamente dalla sua vita!
    Lee Yoon Sung sospirò, mentre Ryo e Mick sghignazzavano senza ritegno.
    “Ahia, se la fidanzata e la madre si sono già coalizzate la vedo male, pivello, sei praticamente fritto. Mandaci i confetti, mi raccomando!” motteggiò Ryo, felice di rigirare il coltello nella piaga.
    Lee Yoon Sung gli fece una smorfia e lo pugnalò con un’occhiata assassina.
    “Fossi in te non riderei tanto, perché quando succederà anche tu avrai i tuoi problemini da risolvere….” rilanciò Lee Yoon Sung con un sorrisino.
    Ryo smise di ridere di botto.
    “E cioè? Che vuoi dire esattamente?!”
    “Voglio dire che ti manderò molto di più che i confetti! Ti arriverà un bell’invito a partecipare alle nozze, il che vuol dire…”
    A Ryo la mascella cadde quasi per terra.
    “…che Ryo dovrà prendere un aereo per New York!” finì per lui Mick ridacchiando. “Complimenti, Ryo, se continui così vincerai il premio come superviaggiatore dell’anno!”
    “Già.” annuì Lee Yoon Sung soddisfatto. “E non pensare di riuscire a sottrarti, ci penserà Falcon a costringerti a salire su quell’aereo!” continuò perfido.
    Ryo si afflosciò a terra gemendo, e a quel punto partì la risata generale.
    Lee Yoon Sung prese Kim Na Na per la vita e le sorrise.
    Il suo futuro gli si snodava davanti pieno di colori e di possiblità.
    Ora lo sapeva, non era fatto per una vita di routine, pacifica e priva di sorprese!
    Avrebbe seguito la strada del suo mentore, Ryo Saeba, e sarebbe diventato un ottimo City Hunter, con Kim Na Na sempre al suo fianco ad aiutarlo.
    Da quel momento in poi, era entrato in una pazza, pazza famiglia.
    Pazza, sì…..ma quanto era meravigliosa!

    THE END

    ” Angel Heart – My Destiny - Sigla finale"


    PERSONAGGI CH DRAMA

    LEE YOON SUNG
    KIM NA NA
    LEE KYUNG HEE (MADRE DI LEE YOON SUNG, AJUMMA)
    BAE SHIK JUNG (AJUSSI)

    PERSONAGGI ANGEL HEART

    YAN FAN YUI (CAPO SQUADRONE MILITARE “HEI BAO”, DETTA LA GENERALESSA D’ACCIAIO)
    RIJENCHAN RITAIJIN (CAPO DEL CHEN DA FU EI)
    RI SHAN PING (MOGLIE DI RIJENCHAN RITAIJIN )
    RICHENDA (FRATELLO GEMELLO DI RIJENCHAN RITAIJIN)
    CAMALEONTE (RYO LO CHIAMA KAMEKO , CIOÈ CHAMELEON + KO)
    YOSHIKI NATSUME (PITTORE EX COMPAGNO DI SCUOLA DI KAORI)
    PAI LAN (COMPONENTE DEL BYAKKO)
    TERRY SIMON (PILOTA DI ELICOTTERO)
    RYU SHIN HON ( IN AH FACEVA PARTE DEL CHIN LON, QUI L’HO MESSO NEL BYAKKO)
    CH (GATTA BIANCA E NERA CON LA C IN FRONTE)
    SHIN (BARISTA EX KILLER SALVATO DA KAORI)
    SHAN IN (FIGLIA DI RYO E KAORI)
    CHIN (IN AH ERA IL GRAN CIAMBELLANO DEL CHEN DA FU EI , QUI E’ L’ALTER EGO DI SHAN JIE, FAMOSO MAESTRO CINESE DI MICK E INVENTORE DELLA POLVERE DEGLI ANGELI, PERSONAGGIO CHE HO CREATO SEMPRE NELL’ALTRA FF)
    COMANDANTE CHO (IN AH TRADITORE CHE MIRA AD UCCIDERE RITAIJIN, QUI CAPO DEL BYAKKO)
    LIN ZHONG (IN AH VICECAPO DEL GENBU, QUI SUO COMANDANTE)

    NOMI PERSONAGGI FF INVENTATI DA ME

    YANIN YEERUM (NUOVO SIGNORE DELLA DROGA NEL TRIANGOLO D’ORO DOPO LEE JIN PYO, UCCISO NELLA PRECEDENTE FF “CITY HUNTER SONO IO!!!”)
    ALEJANDRO TEVEZ (CAPO DEL CARTELLO MESSICANO DI TIJUANA)
    ESTEBAN GUTIERREZ (CAPO DEL CARTELLO COLOMBIANO DI MEDELLÍN)
    VITÒRIO SILVA (RESPONSABILE DEL PCC (PRIMEIRO COMANDO DA CAPITAL), CENTRALE DEL NARCOTRAFFICO BRASILIANO)

    PERSONAGGI CH

    BEH, C’E’ BISOGNO DI DIRLO? TUTTA LA BANDA DI CH, NATURALMENTE!!!! ^___^

    PERSONAGGI DRAMA PERSONAL TASTE

    KIM IN HEE - ASSISTENTE PERSONALE DI GU JUN PYO NELLA MIA FF “PERSONAL PREFERENCE”

    PERSONAGGI DRAMA BOYS OVER FLOWERS

    GU JUN PYO - PRESIDENTE DEL GRUPPO SHINHWA

    COMMENTI E RINGRAZIAMENTI FINALI

    Le mie note all’ultimo capitolo le metto qui stavolta: la Clinica associata Jintendo è citata in AH 25, è quella dove viene ricoverato l’uomo trapiantato di cuore, Minoru Takahata, uno dei casi di City Hunter. Shin Hon in AH in effetti ad un certo punto della storia si tinge i capelli di biondo, per seguire una moda giapponese dei giovani (che sinceramente io trovo un po’ ridicola! ^^): qui invece il colore dei capelli ha un significato più profondo, che ho già spiegato e quindi non mi dilungherò oltre. Il modo in cui Kaori viene salvata potrebbe sembrare incredibile….ma non più di una ragazza che si butta su un cancello trafiggendo il cuore e viene ugualmente salvata, credo, e neanche di un trapiantato che acquisisce i ricordi e i sentimenti di chi gli ha donato l’organo! ^__- L’ho fatto per portare avanti quel senso di magia che Angel Heart si porta dietro… Ma anche nella realtà succedono cose straordinarie: per citarne una, vi ricordo il caso di Fabrice Muamba, centrocampista del Bolton il cui cuore è rimasto fermo per ben 78 minuti!
    E questo non è l’unico miracolo…ma dopo ci tornerò sopra.
    Beh, credo che ormai abbiate capito perché questa ff si chiama Angel Heart. In pratica non mi sono inventata quasi niente, ho semplicemente saccheggiato a man bassa quel manga traendone personaggi e situazioni e riproducendoli in una salsa diversa, tutto qui, quindi niente di particolarmente originale! ^^
    Le atmosfere che ho tratto da Angel sono talmente tante che può darsi che qualcuna mi sia sfuggita di citarla, ma sicuramente le esperte di AH le avranno riconosciute e mi scuseranno per la svista.
    Se siete curiose di sapere un po’ di più della storia degli angeli che ho usato come titoli dei capitoli dovete andare su questo sito:
    www.viveremeglio.org/angeli/nomi/72nom01.htm#toppagina
    Lì troverete tutto quanto! ^__-
    Il mio intento in questa storia mi sembra evidente: ho voluto dare una nuova veste a quel manga, una veste in cui la morte di Kaori non fosse contemplata ma soltanto sfiorata, mentre la profondità dei sentimenti che è sicuramente apprezzabile trovasse il giusto spazio, quello che non gli avevo dato nella prima ff.
    Era ovvio poi che non fosse possibile incrociare la storia di Angel con le altre così com’era: mi sono limitata a prendere i personaggi di Angel e a muoverli in un contesto diverso, compiendo un’operazione simile a quella che ha fatto Hojo con City Hunter per trasformarlo nel mondo parallelo di Angel.
    Ho scelto di prendere i cattivi da AH perché mi è sembrata la cosa più logica da fare, visto che in CH Drama non ne avevo più e in CH pure, e per fare questo ovviamente ho dovuto modificare i presupposti delle loro relazioni con Ryo. Ritaijin non è nemico di Ryo in AH, tutt’altro, ma come persona non può essere una mammoletta, se è il capo del Chen Da Fu Ei! E’ bastato cambiare le fondamenta della sua relazione con Ryo per farne un nemico implacabile di degna levatura! Richenda invece l’ho lasciato in amicizia con Ryo per vari motivi: mi serviva per la redenzione finale, mi consentiva di aprire gli occhi a Kaori sul modo di pensare di Ryo e faceva da contraltare al fratello cattivo.
    Il Camaleonte invece in AH ha una natura così ambigua che era facile farlo diventare uno dei cattivi senza snaturare la sua personalità: fino ad ora è stato entrambe le cose! ^^
    L’ho fatto trasformare in Saeko per richiamare uno degli episodi di AH, così come in Kaori, e anche in Kim Na Na per richiamarne un altro, che ancora non gli ho perdonato: non mi è piaciuto affatto come ha minacciato Ryo! =_=
    Devo dire che però in origine avevo pensato di farlo uccidere da Lee Yoon Sung, poi al momento cruciale i personaggi mi hanno preso la mano e…è andata diversamente da come avevo pensato!
    Non ne sono pentita.
    Uno degli scopi della storia era far sì che Kim Na Na diventasse più forte e Lee Yoon Sung la riconoscesse sempre più degna di essere la sua compagna, quindi va’ bene così.^^
    Questa storia mi ha dato parecchio da pensare, lo ammetto: con così tanti personaggi e spunti a cui attingere aveva infinite possibilità, e ho continuato a rimaneggiarla più volte sino alla fine, cosa che di solito mi capita di rado.
    In particolare gli ultimi capitoli non mi soddisfacevano per niente: sentivo che mancava qualcosa, come ho detto anche alla mia beta (Lynn) quando le ho mandato la ff.
    Pochi giorni dopo averle scritto ho avuto l’illuminazione: mancava la chiusura del cerchio!
    Anche questa cosa strana, perché di solito è proprio la cosa che mi preme di più e che ho in mente sin dall’inizio.
    Però come ho detto questa storia aveva così tante pieghe e risvolti che ad un certo punto avevo una marea di roba nella testa da cui attingere, e non sapevo più dove mettere le mani!
    Il problema, quindi, era proprio questo.
    Non avevo legato a sufficienza i personaggi di Glass Heart e Kaori, creando quel collegamento tra loro due che c’era in AH!
    A quel punto la scelta più semplice e lineare era far sì che si rendesse necessario per Kaori un trapianto di cuore (tanto avevo già previsto che Kaori rimanesse ferita gravemente) e che Glass Heart le fornisse quello di cui aveva bisogno, proseguendo nel rovesciamento di situazioni che avevo creato in tutta la ff.
    Ma…c’erano due grossi MA che mi trattenevano.
    Primo: se Kaori fosse diventata una trapiantata di cuore, l’avrei condannata ad una vita breve e difficoltosa! Certo, potevo tirare fuori di nuovo la storia della perfetta compatibilità tra i due cuori, ecc. ecc., ma rimaneva comunque una vita più fragile e incerta, dalla dubbia durata. Uffa, io non volevo questo per la mia Kaori!
    E poi, subentrava la seconda obiezione.
    La fine di Glass Heart è amara, ha un sapore amaro persino per me che l’ho scritta!
    Non ha mai avuto una possibilità di vivere una vita normale, e se le avessi regalato un’esistenza come quella di Kaori nell’AH di Hojo, sarebbe stata in realtà una non-esistenza! Una vita di riflesso…e poi per quanto?! Hojo stesso ci dice che prima o poi la personalità di Shan In avrà il sopravvento e Kaori morirà completamente! (ç__ç)
    Questa vita di Kaori in AH a voi soddisfa? A me NO!!!! =__=
    Alla resa dei conti questa soluzione, che se da un lato era un perfetto contraltare alla storia di Hojo, non soddisfaceva però le MIE esigenze: io volevo Kaori viva a lungo e felice e una seconda chance per Glass Heart!
    Allora ho pensato: miracolo per miracolo, perché no?
    Chi scrive diventa come Dio e può fare quello che gli pare, no?
    E allora, non un trapianto di cuore questa volta, ma un trapianto DI ANIMA!
    Come?
    Non l’ho potuto dire esplicitamente, ma ci sono vari segnali.
    Uno è un particolare molto piccolo, quasi insignificante: la stanza d’ospedale in cui è ricoverata Kaori è la numero 27, cioè lo stesso numero che il Chen Da Fu Ei aveva attribuito a Glass Heart .
    La seconda cosa, più evidente: la figlia di Kaori e Ryo si chiama Shan In, e tutte le riflessioni di Ryo sulla scelta di quel nome portano in quella direzione!
    E poi…gli occhi della bimba scintillano…la musica cambia, si passa da una musica di City Hunter a una di Angel Heart…e si spalanca per lei la porta del futuro…un futuro insieme a Shin Hon! ^^
    E’ vero che questa rinascita sarebbe stata più immediata e realistica (si fa per dire, trattandosi comunque di miracolo!) se avessi fatto nascere la bambina CONTEMPORANEAMENTE alla morte di Glass Heart, magari facendole avvenire nello stesso ospedale, lo ammetto, ma già da prima, mentre studiavo le fasi della battaglia finale e pensavo a come gestire il confronto tra Kaori e Ritaijn, ero arrivata alla conclusione che Kaori NON POTEVA essere incinta in quel momento!
    Nessuna madre degna di questo nome, per quanto ami il suo compagno, metterebbe mai a rischio la vita di suo figlio in quel modo, io lo so: finchè le loro vite fossero state legate a filo doppio, ero certa che Kaori non avrebbe mai fatto quel passo!
    Quindi l’ho dovuta far partorire prima…mi ha reso tutto più complicato, e mi ha impedito di intrecciare quelle due vite in modo più lineare, ma…non ho avuto altra scelta.
    E così, finalmente, Shan In è DAVVERO la figlia di Ryo e Kaori, quello che noi tutte abbiamo sognato almeno una volta! ^__^
    Comunque, visto che nel momento dei soccorsi ho accennato ad un intervento al cuore su Kaori, chi preferisce pensare che le cose siano andate nel primo modo lo può pensare tranquillamente: in fondo, su questo punto è un finale abbastanza aperto, ma io sinceramente preferisco la seconda soluzione.
    Dove ho potuto ho ripreso dialoghi e situazioni di AH e le ho usate in un contesto diverso.
    Forse vi domanderete anche come mai in tutte e due le ff ho privato Kaori dell’uso dei suoi beneamati martelli…Ebbene, so che i martelli sono proprio il marchio caratteristico della nostra amata eroina, ma sono anche la cosa che la rende tanto “fumetto”! Visto che in queste ff invece stavo cercando di creare un incrocio realistico con dei personaggi in carne e ossa, l’unico modo che avevo per riuscirci era quello di disarmarla e di renderla un po’ più “umana”…dando ogni volta delle motivazioni il più possibile credibili. Spero di esserci riuscita! ^^
    Lo stesso motivo ha guidato la mia scelta nelle due ff di rendere i personaggi un po’ meno infallibili: la natura umana è quella di sbagliare, non di essere perfetti come in un fumetto!

    Spero che questa ff vi sia piaciuta, in ogni caso sappiate che scriverla non è stata una passeggiata! ^__-

    Un bacio! ^__^
    D
     
    Top
    .
9 replies since 1/6/2013, 22:00   184 views
  Share  
.